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Tullio Vietri

Tullio Vietri (Oderzo, 23 gennaio 1927Bologna, 23 aprile 2016) è stato un pittore italiano.

Profilo artistico

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Tullio Vietri è pittore e intellettuale, testimone del secondo novecento. La sua pittura documenta più di mezzo secolo di storia italiana e occidentale, analizza e critica i complessi processi sociali, economici, politici e culturali che la definiscono, anticipando gli esiti drammatici delle trasformazioni in atto.

Notizie, fatti, eventi si concatenano in un'ininterrotta “cronaca” per immagini che interpreta la condizione dell'uomo nella stagione della ricostruzione e del boom economico, della società dei consumi e dell'industria avanzata, della comunicazione di massa e del villaggio globale.  

La “cronaca – sono parole sue – è una selezionata, rappresentativa documentazione di quotidianità” che prende corpo attraverso un'iconografia emblematica di Volti e Persone, Piazze e Strade, Auto e Case, Alberi e Campagne, sostanziandosi in un linguaggio espressivo sintetico e univoco che emblematicamente integra forme e codici visivi del repertorio massmediatico.

“L'arte è comunicazione di idee-sentimento radicate nel presente storico” è il suo profondo convincimento di cui trova i fondamenti teorici nell'estetica e nella filosofia di György Lukács, Herbert Marcuse, Theodor Adorno, Walter Benjamin come nella sociologia di Arnold Hauser.

Il realismo è scelta etica prima ancora che estetica, maturata nella necessità di una comunicazione inequivoca, di un linguaggio capace di interpretare il presente storico, la contemporaneità. E il suo linguaggio coerentemente si trasforma nel corso dei decenni per significare il mutare continuo e il progressivo drammatico disgregarsi della realtà testimoniata, acquisendo nel tempo timbri via via più espressionistici.

Osservatore acuto e impietoso, da sempre coglie puntualmente i segnali di un progresso intrinsecamente contraddittorio, ma alle soglie del 2000 deve misurarsi con scenari radicalmente mutati, con orizzonti post moderni dove lo squilibrio crescente tra uomo e natura, la lacerazione dei rapporti tra individuo e collettività, la perdita di identità culturale e morale parlano di mancanza di prospettive, di crisi incombente, di guerra, di emergenza globale. Vietri accentua il gesto, decompone forme, contamina colori, concentrandosi su Campagne deserte e Alberi spogli, Volti deformi e Persone perdute, denunciando una conflittualità sempre più violenta, pervasiva e planetaria; la sua figurazione diventa iconografia del dolore, estrema e addirittura tragica.

Vietri può essere inserito nella “linea espressionista” dell'arte del novecento, rimarcandone comunque una precisa e riconoscibile specificità. Infatti, pur partecipe del dibattito estetico e ideologico nella stagione del revisionismo post-avanguardia e della neofigurazione, Vietri consapevolmente prende le distanze da tutti gli “ismi” contemporanei, e ricerca una cifra personale, un linguaggio figurato che costruisce guardando direttamente alla tradizione ereditata così come alle avanguardie primo-novecentesche, affrontate in un percorso formativo-sperimentale di oltre dieci anni.

Tullio Vietri nasce ad Oderzo (TV) il 23 gennaio 1927 da Anna Filomena Giso e Gerardo Vietri. Lascia Oderzo bambino per la carriera del padre, che dalla pretura di Oderzo, dopo alcuni anni a Parma e Piacenza, lo porta nel 1938 al tribunale di Bologna. Qui la famiglia si ferma e prende casa in Strada Maggiore dove stringe rapporti di amicizia con due pittori bolognesi Pietro Pietra e Otello Mombelli. Tullio, che già dalla prima infanzia disegnava e dipingeva ad acquarello, trova in loro i suoi primi maestri. Nel ‘41 al ginnasio riceve in premio l'iscrizione al corso pomeridiano di "Plastica", presso l'Istituto Statale d'Arte. Tra '43 e ‘44 incontra i pittori bolognesi Nino Bertocchi e Alfredo Protti, poi nel '45 Augusto Majani, pittore e caricaturista, il cui studio frequenterà per un quinquennio, nel '49 Carlo Corsi. Dal '47 al ‘52 frequenta la Scuola di Nudo dell'Accademia di Belle Arti di Bologna diretta da Ilario Rossi: studia anatomia artistica, osteologia e miologia e compie un'approfondita indagine estetica di Leonardo, Michelangelo, Tiziano. Autonomamente studia Giotto, Giovanni Pisano, Ambrogio Lorenzetti, Masaccio, poi i pittori del rinascimento veneziano Carpaccio, Giovanni Bellini, Tintoretto. Comincia anche ad affrontare moderni e contemporanei, che meglio approfondirà nel decennio successivo. Come pittore esordisce giovanissimo nella Bologna dei primi anni quaranta con un'ampia produzione che accompagna il periodo degli studi superiori, universitari e accademici: già nel '43 vende al collezionista bolognese Giuseppe Guatteri un primo nucleo di dieci dipinti a olio dedicati alle Egloghe di Primavera, nel ‘49 partecipa alla sua prima mostra collettiva nazionale (Premio Siena).

Nel '48 partecipa alla discussione aperta dal Fronte Nuovo delle Arti ma ne rifiuta la schematica contrapposizione astrattismo-neorealismo.

Nel ‘49, entrato nel Tribunale di Bologna come cancelliere, sposa Anna Maria Reggiani (figlia dell'architetto Francesco Reggiani) con cui era fidanzato già dal '43. Nel 1950 nasce la figlia Silvia.

Formazione e sperimentazione

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Tra fine quaranta e fine cinquanta, studia sistematicamente – lasciandone ricca documentazione – ancora i grandi del passato (specie Giotto, Masaccio) ma soprattutto i maestri moderni e contemporanei (Cézanne, Picasso, De Chirico, Morandi, Mondrian) e la scomposizione dello spazio prospettico, geometria euclidea e non euclidea; in parallelo prosegue nei suoi iniziali studi di storia e lettura (Leopardi, soprattutto), aprendosi a conoscenze sociologiche, psicologiche, filosofiche, estetiche, linguistiche. Un periodo di formazione-sperimentazione durato oltre un decennio. L'esito è una scelta etico-estetica[1], l'assunzione di un impegno civile che segnerà l'intera sua ricerca pittorica, negli anni della maturità artistica e della visibilità cosi come in quelli dell'autoesclusione.

Maturità artistica e impegno organizzativo

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La prima personale si tiene nel '60 a Bologna presso il Circolo di Cultura, presentata da Aligi Sassu (la mostra è visitata anche da Giorgio Morandi, Carlo Corsi, Tono Zancanaro); Il periodo ‘60 -'75 è quello della piena maturità artistica e della visibilità in numerose esposizioni in ambito sia nazionale che internazionale.  Vietri viene invitato a importanti rassegne nazionali tra cui la IX edizione '65-‘66 della Quadriennale di Roma che, insieme alla Società Dante Alighieri, lo invita già nel '61 alle celebrazioni per il settimo centenario dantesco[2] e poi, con l'Assessorato alla Cultura di Roma, alla mostra Interpretazioni Figurali del Vangelo[3] nel '75 in occasione dell'anno santo. Significativa anche la partecipazione a collettive internazionali a Los Angeles '60-‘69-'72, Berlino e Bucarest '61, Parigi '66, Nottingham ‘72, Berkley '73, Berlino '75-'76. Socio della Consulta e del Circolo di Cultura sin dal ‘53, diviene segretario della Federazione Nazionale Artisti Pittori e Scultori a livello provinciale nel '59, regionale nel ‘61, nazionale nel ‘68. Nel ‘60 fonda con Aldo Borgonzoni, Dino Boschi, Emilio Contini, Vittorio Landi l'Officina-Galleria Bianco e Nero, uno spazio espositivo per riaffermare l'importanza del disegno nell'arte moderna. Nel periodo '68-'71 con Concetto Pozzati, Vasco Bendini, Pietro Bonfiglioli, Gianni Scalia e Vittorio Mascalchi promuove la contestazione delle Istituzioni Culturali bolognesi mentre su invito del Comune di Venezia partecipa al dibattito sulla contestazione e il rinnovamento della Biennale di Venezia; nel gennaio ‘69 e nel maggio '71 organizza a Bologna due

” Mostre della contestazione” cui partecipano liberamente artisti di tutta Europa e degli Stati Uniti d'America e personalità come Cesare Musatti, Fortunato Bellonzi, Luigi Rosiello, Glauco Carloni, Gianni Celati, etc. che tengono conferenze su psicologia e sociologia dell'arte, linguistica, storia dell'arte e della letteratura.

Autoesclusione e impegno culturale

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Ma già sul finire di quegli anni matura la cesura: il “ritorno all'ordine” post ‘68 lo lascia isolato, progressivamente si allontana da critica e accademie, da gallerie e stampa specializzata, da un mondo dell'arte che avverte sempre più condizionato da esigenze mercantili e privo di finalità culturali.

Nel ‘73 si dimette dalla segreteria nazionale della federazione pittori e scultori. Inizia così il lungo periodo dell'autoesclusione, della marginalità rivendicata come condizione di libertà, che concede solo rare e mirate eccezioni.

La produzione artistica procede incessante e si accumula nel suo studio, l'attività culturale cerca spazi alternativi. Nel '76 compie un primo e breve tentativo con la Cooperativa Arti Visive[4]. Pensatore laico, per diversi anni pubblica su Il Resto del Carlino, l'Unità, Avanti, Avvenire. Nel ‘88 fonda la rivista «Critica Radicale»[5], per una nuova cultura per una nuova arte, semestrale autofinanziato editato fino al ‘99, pensato come spazio di libero confronto su questioni etiche, estetiche, storiche e culturali.

Ultime testimonianze e nuova visibilità

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È Oderzo, la città natale cui è sempre rimasto sentimentalmente legato, a farlo uscire dall'isolamento: prima, nel '95, l'invito a una collettiva di pittori opitergini, poi l'antologica del '97 presso la Pinacoteca Civica Alberto Martini. Tutte le opere, al termine delle mostre donate al Comune, nel 2002 vanno a costituire Il Museo Tullio Vietri (spazio espositivo permanente all'interno della Biblioteca Civica). Significative occasioni espositive seguono nel corso degli anni in area veneto-friulana. Dal 2008 però impedimenti fisici costringono Vietri a lasciare studio e cavalletti; in biblioteca, tra le pareti domestiche, si dedica alla lettura e al disegno. Dal 2014, pur sempre lucidissimo, rinuncia ad ogni attività. Muore il 23 aprile 2016 nella sua dimora bolognese; le esequie, in forma laica, si svolgono il 27 aprile nel cimitero di Oderzo presso la cappella di famiglia.

Al Comune di Oderzo Vietri lascia, per volontà testamentaria, la sua opera pittorica e grafica (oltre 3500 opere) la sua biblioteca, l'archivio personale e quello della rivista «Critica Radicale». A tre anni dalla sua scomparsa, Comune di Oderzo e Fondazione Oderzo Cultura gli dedicano la prima retrospettiva: Vietri – Cronache Italiane 1958-2008 (Palazzo Foscolo 2 marzo – 16 giugno 2019) accompagnata da un ricco catalogo, prima pubblicazione ragionata a cura - come la mostra stessa - di Roberto Costella, lo studioso che da ormai un quarto di secolo si è dedicato alla valorizzazione della sua opera in un fecondo e mai spento sodalizio con l'artista.

Museo Tullio Vietri

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Il Museo Tullio Vietri, inaugurato nel settembre 2002, è allestito all'interno delle sale della Biblioteca Civica di Oderzo, Via Garibaldi 80. Espone a rotazione un'ottantina tra i 163 dipinti donati al Comune di Oderzo tra 1995 e 1997. Tutte le opere sono analiticamente documentate nel catalogo-monografia in 3 volumi del 2001, 450 pagine a cura dello storico dell'arte Roberto Costella.

Anche il lascito del 2016 è oggetto di catalogazione: la parte pittorica affidata ancora una volta a Roberto Costella, quella librario-documentale affidata alla responsabilità della Biblioteca stessa.

Nella biblioteca ― al secondo piano ― il corpus librario (una selezione di circa 2000 volumi che rispecchia la personalità artistica ed intellettuale di Vietri) ha trovato collocazione accanto ad altri fondi speciali (Fondo Eno Bellis e Fondo Antico) e per lo più nella Sezione Locale. Inoltre è stata predisposta una stanza dedicata a Tullio Vietri ed Eno Bellis, aperta al pubblico, che ospita tutti i volumi dell'artista legati alla storia dell'arte e alla sua produzione oltre ad alcune delle opere della collezione pittorica.

Resta il lavoro sull'archivio, un lavoro imponente che è in corso d'opera.

Museo arricchito nel patrimonio iconografico-fondo librario-archivio: nell'insieme un interessante work in progress nella prospettiva di un centro di documentazione apprezzato e riconosciuto.

Atelier Tullio Vietri

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A Bologna resta lo studio di via Saragozza 135, l'ultimo studio in cui ha lavorato tra 1995 e 2008, il laboratorio, un rifugio intimo e quasi impenetrabile; oggi è l'Atelier Tullio Vietri, socio dell'Associazione Nazionale Case della Memoria, che tra i cavalletti con gli ultimi dipinti ancora fissati con le puntine, il tavolo da disegno, le matite, le cere, i pennelli, i barattoli di colore e di colla, i giornali e le riviste ora ospita la vasta collezione privata della famiglia: i quadri già montati esposti e sugli scaffali centinaia di fogli messi da parte negli anni per la famiglia, qualche cartella di grafica, un piccolo residuo gruppo di dipinti a olio della giovinezza sempre gelosamente custoditi tra le cose di casa. Dalla biblioteca di casa è stata portata anche la “redazione” della rivista Critica Radicale con la grande scrivania, un tempo sommersa di carte e di libri, e la macchina da scrivere su cui pazientemente Anna Maria batteva sotto dettatura i testi del marito. Infine, oltre i propri, i cataloghi degli artisti recensiti nella rivista, dei contemporanei di cui aveva visitato le mostre o, semplicemente, di quelli più vicini per amicizia o conoscenza personale.

La figlia Silvia si è assunta la responsabilità di aprire al pubblico l'atelier e di promuovere la conoscenza delle opere del padre attraverso esposizioni temporanee, attività di comunicazione, partecipazione a mostre ed eventi pubblici nonchè l'interessamento di artisti e studiosi.

L'Atelier Tullio Vietri è censito da PatER (patrimonio culturale dell'Emilia Romagna) e da aprile 22 in Case e studi delle persone illustri dell'Emilia-Romagna come uno dei siti dell'Emilia-Romagna riconosciuti “di rilevanza patrimoniale, territoriale e culturale”[6].

Musei e collezioni

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Oltre che in numerose e qualificate raccolte di privati, opere di Tullio Vietri si trovano in

  1. ^ 1.     La Squilla, Bologna 18 dicembre ’58 pubblica il “manifesto” di Vietri: «… la forma non è altro che la forma del contenuto, la forma del rispecchiamento della realtà storico-sociale (nella sua accezione più lata) …  se il produttore, l'artista, come ogni essere è un prodotto storico, non è forse necessario che si inserisca coscientemente nel processo storico generale per coglierne tutti gli aspetti, negativi e positivi, per ricercarne le linee costanti e permanenti di sviluppo? Mi sembra un problema importante in funzione di quello che è il processo di chiarificazione interiore di ogni personalità e quindi non solo ai fini di una chiarificazione del quadro storico-sociale generale in cui si inserisce una personalità. … lotta per una nuova cultura e non per una nuova arte (in senso immediato) …lotta per una nuova cultura, cioè per una nuova vita morale che non può non essere intimamente legata a una nuova intuizione della vita, fino a che essa diventi un nuovo modo di sentire e di vedere la realtà.»    
  2. ^ Dante, La commedia, Aldo Martello Editore, Milano 1965: edizione speciale per le celebrazioni ufficiali del settimo centenario della nascita del Poeta, illustrata da cinquanta dei maggiori pittori italiani; il disegno a cera di Vietri illustra gli Accidiosi (Purgatorio, Canto XVIII).
  3. ^ Interpretazioni Figurali del Vangelo, a cura di Fortunato Bellonzi, De Luca editore, Roma ’75: catalogo della mostra promossa in occasione del Giubileo per l’Anno Santo; il disegno a pastello di Vietri dal titolo Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?, riprodotto in catalogo, entra successivamente nella Collezione di Arte religiosa moderna dei Musei Vaticani
  4. ^ Cooperativa arti Visive (COAV): fondata nel’ 76 con due artisti bolognesi Giovanni Gaibari e Otello Brocca (presidente tra gli altri anche Armando Pizzinato) tenta di ricreare un luogo di incontro-confronto nazionale tra artisti e intellettuali, ma è un’esperienza breve che non porta i frutti sperati
  5. ^ «Critica Radicale, per una nuova cultura per una nuova arte» è un foglio alternativo, senza inserzioni promozionali ed editore, distribuito gratuitamente, sostenuto dall’ interesse dei lettori, dal contributo dei pubblicisti e da Vietri stesso. Fondata nel 1988 è editata semestralmente in 22 numeri dal gennaio-giugno 1989 al luglio-dicembre 1999.
  6. ^ Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna, a cura di Cristina Ambrosini e Claudia Collina, Bologna University Press 2022; il volume raccoglie gli esiti del censimento condotto in regione per iniziativa dell’Assessorato alla Cultura e al Paesaggio nell’ambito del progetto che ha portato alla legge regionale 10 febbraio 22 n°2.

                    

Vietri. Panorama d'arte moderna – grafica, Il Foglio editrice, Macerata 1971: monografia di 16 immagini litografiche dedicate alle Piazze d'Italia.

Tullio Vietri. Opere 1960-1980 / 1980-1990 / 1990-1997, a cura di Roberto Costella, edizioni Centrostampa, Oderzo (TV) 2001: catalogo in tre volumi del Museo Vietri di Oderzo

Vietri. Cronache italiane 1958-2008 a cura di Roberto Costella, Fondazione Oderzo Cultura editore 2019: catalogo della retrospettiva marzo - giugno 2019

Vietri. Sono, persone non cose, Biblioteca civica di Pordenone - Collana segni e disegni diretta da Ofelia Tassan Caser, Comune di Pordenone editore 2012: catalogo con venti opere interpretate da venti poeti italiani                                                                                                                                                                                                            

E adesso dove, spogliato delle ombre, dove?, a cura di Gianni Pignat, edizioni Liberinto Pordenone 2010: plaquette con quattro disegni di Tullio Vietri e una poesia di Gian Mario Villalta

Roberto Costella, Tullio Vietri. Pittore e intellettuale, testimone del secondo Novecento, in «Archivio Storico Cenedese» n. 3, Vittorio Veneto, 2017.

Tullio Vietri. L'arte nell'informazione, a cura di Sandro Malossini, Regione Emilia-Romagna editore, Bologna 2021: catalogo della personale maggio 2021

Collegamenti esterni

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