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Relazioni tra Iran e Italia
Bandiera dell'Iran Bandiera dell'Italia
Mappa che indica l'ubicazione di Iran e Italia
Mappa che indica l'ubicazione di Iran e Italia

     Iran

     Italia

Le relazioni bilaterali tra Iran e Italia fanno riferimento ai rapporti diplomatici ed economici tra la Repubblica islamica dell'Iran e l'Italia. L'Italia ha un'ambasciata a Teheran,[1] mentre l'Iran ha un'ambasciata a Roma e un consolato a Milano.

Relazioni politiche

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Origini storiche

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Iran e Italia hanno da sempre ospitato popolazioni le cui vicende si sono incrociate ripetutamente nel corso della Storia. Nell'antichità già i Sassanidi (e prima ancora i Parti) mantenevano con Roma e Bisanzio intensissime, seppur non sempre pacifiche, relazioni politiche che durarono per diversi secoli, fino a quando la conquista islamica della Persia sancì la salita al potere delle dinastie arabe musulmane.

Le relazioni tra la Persia e gli Stati italiani rimasero da quel momento e per gran parte del medioevo di tipo commerciale. La via della seta terrestre incrociava nei suoi rami settentrionali il territorio iraniano e rappresentò per secoli una delle principali direttrici economiche mondiali. Anche Marco Polo attraversò l'Iran lungo tale percorso verso la Cina alla fine del XIII secolo. Papa Innocenzo IV inviò missionari religiosi e diplomatici in Iran nel tentativo di convertire la classe regnate dell'Ilkhanato. Ascelino da Cremona per esempio, incontrò un comandante ilkhanide vicino a Tbilisi, mentre Giovanni da Pian del Carpine incontrò in visita ufficiale Güyük Khan. Anche la Repubblica di Venezia intrattenne relazioni diplomatiche con i Khanati iraniani: molti ambasciatori della Serenissima visitarono le corti di Aq Qoyunlu, aumentando la frequenza dei viaggi durante il periodo safavide.[2]

Relazioni politiche contemporanee

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Il Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi e Ali Khamenei.

La Rivoluzione iraniana e la guerra Iran-Iraq

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Le relazioni bilaterali italo-iraniane subirono un forte danno strategico nel 1980 quando l'Iran si isolò dalla maggior parte dei paesi occidentali a seguito della rivoluzione islamica, e quando, durante la guerra tra Iran e Iraq, l'Italia fornì all'Iraq aiuti economici e assistenza navale. Le relazioni successivamente si normalizzarono dopo la fine del conflitto, a partire dal 1988.

Relazioni storiche tra Iran e Italia

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Le relazioni tra Italia e Iran hanno una lunga storia. I rapporti tra i due paesi risalgono a quando l’impero dei Parti, una potenza politica e culturale dell’antica Persia e Roma erano le due grandi potenze universali. La caduta dell’Impero Romano d’occidente e la fine della dinastia dei Sasanidi hanno intaccato per un breve periodo di tempo i rapporti tra i due. La relazione riuscì comunque a resistere per secoli e quando l’Italia venne unificata nel 1862 firmarono un trattato di amicizia e un accordo commerciale nel 1973. Durante la Seconda guerra mondiale i rapporti si interruppero momentaneamente per riprendere alla fine del conflitto.  [1] Inoltre, parte dell’élite intellettuale iraniana, di formazione modernista e aperta al mondo occidentale, durante le turbolenze politiche del Novecento fino alla rivoluzione costituzionale del 1906 trovarono rifugio nello stato italiano. [2]                                         

Nel 1977 il presidente della repubblica Giovanni Leone fece un viaggio a Teheran, a capo di una delegazione politico-economica di alto livello per normalizzare le relazioni tra i due paesi specialmente nella sfera economica. Dopo la vittoria della rivoluzione islamica, l’opinione pubblica italiana e soprattutto i partiti di sinistra sostenevano l’Iran, mentre il governo italiano si era allineato alla posizione statunitense a favore delle sanzioni economiche contro l’Iran. Durante la guerra del Golfo, nel conflitto che vedeva combattere l’Iran contro il regime di Saddam Hussein, l’Italia aveva dichiarato la sua neutralità.                               

Dopo la guerra e l’elezione di Mohammed Khatami come presidente della repubblica islamica, le cose migliorarono. Nel 1999 Khatami visitò Roma e l’incontro nella capitale segnò una nuova fase di ricostruzione in cui le imprese italiane cercarono di ritagliarsi un ruolo nei progetti delle infrastrutture, dell’energia e delle tecnologie e fu proprio in questi anni che si riconobbe una cooperazione commerciale ed economica tra i due. Negli anni della presidenza di Ahmadinejad, appartenente dell’ala conservatrice, le relazioni diplomatiche si intensificarono poiché l’Iran considerava l’Italia come uno dei grandi alleati occidentali.                    

Negli uffici della NIOC, la compagnia petrolifera, ricordano con molto affetto Enrico Mattei, il fondatore dell’ENI che nel 1957 concluse un accordo favorevole al governo iraniano, allontanando l’ENI dalle sette sorelle. Mattei era a capo dell’ENI compagnia di combustibili italiana. Egli era una figura molto scomoda per le grandi multinazionali petrolifere, un ex partigiano e militante della DC che stava distruggendo il monopolio delle Sette sorelle. Uno dei suoi maggiori successi e attentati lanciati alle grandi multinazionali petrolifere fu lo scardinamento della regola fifty-fifty imposta dagli angloamericani secondo la quale il 50% dei profitti sarebbero andati alle imprese angloamericane e la parte rimanente, ai paesi produttori di petrolio che in cambio avrebbero dovuto rilasciare le concessioni di estrazione del petrolio alle imprese petrolifere straniere. Mattei approfittò della crisi di Suez e prese contatti con lo Scià di Persia, Reza Pahlavi e gli propose un accordo che segnò una novità strutturale nel mondo delle compagnie petrolifere, diventando un modello anche per altri stati produttori. L’accordo prevedeva una società che per il 50% era dello stato iraniano e il restante 50% sarebbe stato diviso tra l’Eni e la NIOC, arrivando a una quota del 75% in totale per lo stato iraniano. Il 14 marzo del 1957 fu firmato un accordo tra l’ENI e la NIOC e l’8 settembre dello stesso anno nacque la SIRIP, Società Irano-Italienne des Pétroles. L’ENI promise di prendersi carico di tutte le spese di ricerca e in caso di scoperta di riserve e giacimenti petroliferi in Iran, avrebbero rimborsato tutte le spese affrontate dall’azienda italiana. Tutt’oggi la figura di Mattei è venerata dentro gli ambienti della NIOC.[3]     

L’Italia fu il primo partner commerciale dell’Iran dal 2006 fino al 2012. Negli stessi anni a causa del programma nucleare perseguito dall’Iran, arrivarono pesanti sanzioni economiche e finanziarie sia da parte degli USA che dall’UE, che pesarono sugli scambi commerciali tra i due paesi. Nel 2013 Rouhani considerava l’Italia la porta delle relazioni tra Iran ed Europa. Prima che il consiglio di sicurezza imponesse sanzioni all’Iran per l’arricchimento di uranio impoverito, copriva il 90% del fabbisogno di olio all’Italia. L’embargo fu revocato solo nel gennaio del 2014 a seguito di un Accordo Interinale, Piano d’azione comune tra l’UE+3 e Iran stabilito l’anno precedente.                                                                                             

Nel 2015, dopo la conclusione del accordo sul nucleare una delegazione italiana guidata da Carlo Calenda, dai leader di Confindustria e dell’ICE, che rappresentavano 180 piccole-medie imprese e 12 banche, arrivò in Iran. L’obiettivo era preparare lo stato alla rimozione delle sanzioni imposte nel 2006 per il programma nucleare.        

Nel 2016 furono revocate le sanzioni economiche ma rimasero comunque delle limitazioni.[4] Dopo l’eliminazione della misura punitiva, molte imprese italiane migliorarono gli investimenti sul luogo. Molte sono le compagnia attive tutto ora in quel territorio: è il caso dell’Alitalia, della SAIPEM una sussidiaria dell’ENI, Ansaldo Energia gruppo di Finmeccanica una tra le più famose al mondo per la produzione di centrali elettriche.                                                                                              

Nel 2017 l’Italia rappresentò il primo partner commerciale per l’Iran. L’ammontare degli interscambi tra i due crebbe del 97% rispetto l’anno precedente, arrivando a cinque miliardi di euro. L’Italia era il primo paese europeo per importazioni, in cui il settore preminente era quello petrolifero, mentre era il secondo paese europeo per esportazioni. Le sanzioni hanno influito molto sull’interscambio Italia-Iran soprattutto in termini d'importazioni, per via dello stop obbligato all’acquisto di petrolio iraniano imposto dall’UE nel 2012. L’export italiano rimase invece sempre alto. Dopo l’entrata in vigore del JCPOA (Fare riferimento) nel 2015 e l’interruzione delle sanzioni, Rouhani scelse l’Italia come primo paese europeo per una visita di stato. In questa occasione venne firmato il memorandum of understanding per un totale di 20 miliardi di euro. [5]Molti rimasero solo memorandum d’intesa a causa delle sanzioni primarie e di quelle secondarie non collegate al problema del nucleare, degli USA. Grandi gruppi bancari a causa della loro contemporanea esposizione verso il mercato USA, non potevano compiere transazioni verso l’Iran poiché correvano il rischio d'incorrere nelle sanzioni del Tesoro americano. A risolvere in parte questo problema è intervenuto nel gennaio 2018 il ministero dello Sviluppo Economico, con la firma di un Master credit agreement, con lo scopo di regolare ogni futuro contratto di finanziamento concluso tra Invitalia Global Investment (riferimento) e le banche iraniane per un importo complessivo del valore di cinque miliardi di euro e coperte da una garanzia sovrana emessa dallo stato iraniano. L’accordo però attende la trasformazione in decreto-legge per divenire effettivo.[6]   

La cooperazione tra i due stati non è stata solo economica ma inevitabilmente ha avuto delle implicazioni politiche, diplomatiche e culturali.

La situazione attuale

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Relazioni economiche

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La relazione economica Italo-iraniana presenta numerosi punti di forza ed opportunità. Tra i punti di forza si riscontrano:

-        Una posizione geografica strategica

-        PIL elevato

-        Ingente riserva di idrocarburi

-        Età media della popolazione e grado di scolarizzazione

-        Estensione territoriale e numero di abitanti

Le opportunità sono molteplici in quanto si possono vendere:

-        Macchinari e apparecchiature

-        Prodotti alimentari

-        Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici

-        Computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi

-        Mobili

Sarebbe auspicabile investire in:

-        Costruzioni: negli ultimi anni si è verificato un boom edilizio in Iran che ha riguardato maggiormente il settore residenziale e le strutture commerciali.

-        Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata: L’esecutivo iraniano ha annunciato progetti per la creazione di nuovi impianti di generazione, in risposta alla crescente domanda energetica. Inoltre, il paese punta al rinnovamento e riqualificazione degli impianti esistenti. Le Autorità hanno elaborato un piano di sviluppo delle fonti alternative, annunciando investimenti anche nell’ambito delle fonti rinnovabili, settore su cui puntano alla generazione di 5000 MW annui, auspicando la partecipazione straniera con finanziamenti e trasferimento di tecnologie e know-how. Sono attesi anche investimenti nel settore petrolifero e petrolchimico. Tra il 2017 e il 2018 l’Iran è tornato ad esportare greggio a livello pre-sanzioni, ma il ripristino delle sanzioni USA (con decorrenza, nel settore energetico, dal 5 novembre 2018), sta influenzando in negativo questo dato.  

-        Fornitura di acqua, reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento: le città iraniane, mediamente, necessitano di importanti investimenti nel settore del trattamento delle acque reflue e della gestione dei rifiuti urbani. L’acqua sta diventando una risorsa sempre più scarsa in Iran e sono necessari moderni sistemi di irrigazione e impianti di desalinizzazione.

-        Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi: viene considerato il settore di punta dell’economia iraniano dopo il comparto energetico (10% del PIL e 4% dell’occupazione). La richiesta di collaborazioni commerciali con marchi stranieri (anche italiani) per la commercializzazione e co-produzione di autovetture, autoveicoli per il trasporto pesante (TIR e camion), macchine agricole e automezzi per il trasporto collettivo (autobus e minivan) è elevata. Di rilievo anche il settore dei pezzi di ricambio.

-        Flussi turistici: il settore in cui si è rilevato un enorme espansione è soprattutto quello alberghiero e turistico. I flussi turistici principali provengono dall’Europa o da paesi di religione sciita (turismo religioso) per i quali si è registrato un incremento consistente.

La priorità per il paese è quello di realizzare strutture ricettive o in ogni caso migliorare quelle già esistenti per permettere l’accoglienza ottimale per i turisti.

Uno dei fattori che ha causato l’espansione del turismo in Iran è sicuramente dovuto al fatto della svalutazione della valuta iraniana a partire dalla fine del 2017 che ha permesso una riduzione dei costi dei pacchetti turistici per gli stranieri.

Nel breve periodo il settore, a causa della pandemia Covid-19 potrebbe subire gravissime contrazioni.

Rapporti con l’Italia

L’iran appartiene alle prime 20 potenze economiche mondiali. Le relazioni bilaterali storicamente hanno fatto sempre fatto registrare profili di interesse elevato, accelerando vertiginosamente con l’accordo nucleare del 2016 anche se attualmente (2020) assistiamo ad un periodo di attesa dovuto al ripristino delle sanzioni unilaterali con effetti secondari da parte degli Stati Uniti.

La fiducia reciproca tra l’Italia e Iran sviluppatosi nell’arco di decenni grazie ad attività delle aziende nazionali soprattutto nel settore petrolifero, petrolchimico, energetico, siderurgico, meccanico, infrastrutturale e dei trasporti comporterà una collaborazione economica italo-iraniana molto vantaggiosa per i due paesi.

In UE, l’Italia si conferma tra i principali partner commerciali dell’Iran. Nel 2017 l’interscambio ha raggiunto 5,1 miliardi di euro, nel 2018 4,6 miliardi di euro. A causa del contesto internazionale, i dati del 2019 hanno fatto registrare una sensibile contrazione (1 miliardo di euro), così come quelli del 2020 (670 milioni di euro). Tuttavia il livello di interesse per questo paese rimane alto.

Relazioni culturali

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Sulla base di un Accordo quadro di Cooperazione culturale tra Italia e Iran del 1958, e dai successivi Protocolli Esecutivi, l’Ambasciata d’Italia a Teheran promuove le relazioni culturali bilaterali nei settori della promozione e della diffusione della lingua italiana, del patrimonio musicale, artistico, teatrale, cinematografico e scientifico nazionale.[1] Tale accordo è stato stipulato tra Amintore Fanfani, allora Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro per gli Affari Esteri, e Sua Maestà Imperiale Lo Sciahinsciah dell’Iran ed ha rappresentato la base per i successivi accordi stipulati tra i due paesi.


Grazie all’Accordo del 1958 è stato possibile per gli anni 1978-1979 realizzare un Programma di scambi culturali tra il governo repubblica italiano e il governo imperiale dell’Iran[2]. Un Programma di scambi culturali per gli anni 1996-1997-1998-1999 ha permesso inoltre di sviluppare ulteriormente gli scambi nel campo della cultura e dell’istruzione e di contribuire in tal modo all’approfondimento dei legami di amicizia fra i due Paesi[3].


Importante è il Memorandum d’Intesa tra i due paesi sottoscritti dal Ministro dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato con Incarico per il Turismo Pierluigi Bersani e il Ministro della Cultura e dell’Orientamento Islamico Ataollah Mahajerani il 10 novembre 1999[4].


Nel 2000 è stato stipulato un ulteriore Programma esecutivo di collaborazione culturale per gli anni 2000-2004sulla base del quale i due paesi si impegnano alla cooperazione nel settore universitario e insegnamento della lingua (grazie alla stipulazione di accordi e convenzioni tra le singole università e lo scambio di attività didattiche e scientifiche), nel settore culturale e dell’arte (musica, teatro, cinema, festival, eventi culturali), del patrimonio culturale, della cooperazione scientifica, nel settore radiotelevisivo e dell’informazione, dello sport e del turismo[5].


In occasione dell'XI Settimana della Lingua Italiana nel Mondo la Scuola Italiana di Teheran ha organizzato un ciclo di eventi, realizzati con la collaborazione delle università iraniane che propongono corsi di lingua italiana. La Settimana è stata inaugurata domenica 16 ottobre del 2011 con una giornata di studi dedicata ad Eugenio Montale. Successivamente sono stati inoltre proposti alcuni film italiani (Il Postino, Pane e Tulipani, Benvenuti al Sud)[6].


Un ulteriore programma, Programma esecutivo di collaborazione nell’ambito della cultura, dell’istruzione, dell’alta formazione e della ricerca, è stato firma nel 2015 tra l’Ambasciatore della Repubblica Islamica d’Iran in Italia, Jahanbakhsh Mozaffari, e il Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Ambasciatore Andrea Meloni.


In novembre 2019 è stata inaugurata la mostra dal titolo “Italia e Iran, 60 anni di collaborazione sul patrimonio culturale” presso il Museo nazionale dell’Iran. La mostra racconta i 60 anni della presenza archeologica italiana in Iran e della collaborazione bilaterale in materia di tutela e valorizzazione congiunta del patrimonio culturale iraniano[1].

Nel dicembre dello stesso anno ha preso via la prima fase del progetto “Italy-Iran cooperation project for the development of cultural heritage, tourism and handicrafts”. Il progetto prevede la promozione e lo scambio di conoscenze e competenze italiane e iraniane in ambito di gestione e sviluppo del patrimonio storico, artistico e culturale[2].



  1. ^ Ambasciata d'Italia a Teheran, Home Page
  2. ^ Patrick Clawson, Eternal Iran Palgrave 2005 ISBN 1-4039-6276-6, p.25

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