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Filosofo cinico, Musei Capitolini di Roma. Questa statua è una copia di età romana di una greca più antica del III secolo a.C.[1]. La pergamena nella mano destra è un restauro settecentesco.

I cinici (dal greco κύων, "cane", soprannome di uno dei loro esponenti maggiori, Diogene) sono i seguaci della scuola filosofica di Antistene, una delle scuole socratiche minori, così chiamate per essere in qualche modo ispirate alla filosofia di Socrate. Il loro esponente più importante è Diogene di Sinope. Il nome sembra derivare o dal Cinosarge, l'edificio ateniese che fu la prima sede della scuola, o dalla parola greca per "cane", appellativo che fu dato in senso dispregiativo ai cinici dalle correnti filosofiche avversarie.

I cinici professavano una vita randagia e autonoma, indifferente ai bisogni e fedele al rigore morale. Dopo un periodo di declino per la scuola cinica, essa ebbe una ripresa in concomitanza alla corruzione del potere imperiale: si fece appello allora alla libertà interiore e all'austerità dei costumi.

L'interesse della scuola fu prevalentemente etico, e il concetto di "virtù" assunse un nuovo significato in una vita vissuta secondo natura; l'ideale era divenuto l'autosufficienza (l'autosufficienza del saggio, condotta fino all'assoluta indipendenza dal mondo esterno, secondo il termine greco autàrkeia, ovvero autarchia, capacità di detenere il totale controllo su se stesso), portando alle estreme conseguenze il pensiero individualistico e utilitaristico proprio della sofistica.

La tesi fondamentale di questa corrente di pensiero è la ricerca della felicità come unico fine dell'uomo. Una felicità che è una virtù e al di fuori di essa sussiste un disprezzo per ogni cosa che richiama comodità e agi. Comunemente il termine "cinismo" è stato associato in termini di sinonimia alla sfacciataggine, all'indifferenza.

Origine del termine "cinico"[modifica | modifica wikitesto]

Il nome "cinico" deriva dal greco antico κυνικός (kynikos, da κύων (kyôn), cane), ossia "alla maniera del cane"[2]. Una motivazione proposta nell'antichità del perché i cinici erano chiamati "cani" prendeva in considerazione il primo filosofo cinico, Antistene, che insegnò nel Cinosarge - termine la cui radice è kyôn - ad Atene[3]. Sembra comunque certo che la parola "cane" sia stata affibbiata ai primi cinici come insulto per il loro sfacciato rifiuto dei costumi tradizionali e per la loro decisione di vivere in strada. Diogene, in particolare, era additato come il Cane[4], una definizione nel quale il filosofo si crogiolava affermando che "gli altri cani mordono i loro nemici, io mordo i miei amici per salvarli"[5]. I cinici successivi cercarono di capovolgere la parola a loro vantaggio, come ha spiegato un commentatore successivo[6].

Pensiero filosofico[modifica | modifica wikitesto]

Il cinismo è una tra le più suggestive filosofie ellenistiche[7]. Esso ha offerto, in un'epoca di incertezza, la felicità e la libertà dalla sofferenza. Sebbene non sia mai esistita una codificazione ufficiale della dottrina cinica, i principi fondamentali del cinismo possono essere riassunti come segue[8][9]:

  1. Lo scopo della vita è la felicità, ossia il vivere in armonia con la natura
  2. La felicità dipende dall'essere autosufficienti
  3. L'autosufficienza è ottenuta per mezzo di una vita virtuosa
  4. Per raggiungere la virtù è necessario liberarsi da ogni influenza come la ricchezza e il suo desiderio, la fama e il potere, che in natura non hanno alcun valore.
  5. La sofferenza è causata da erronei giudizi di valore, che sono causa di emozioni negative e di un carattere vizioso

Un cinico, dunque, non possiede alcuna proprietà e respinge i valori convenzionali rappresentanti dalla ricchezza, dalla fama, dal potere e dalla reputazione[8]. Una vita vissuta secondo natura richiede solo il minimo indispensabile e si può divenire liberi eliminando qualsiasi bisogno che sia il risultato di convenzioni sociali[10]. I cinici adottarono come loro eroe Eracle in quanto rappresentante ideale del cinico[11].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ anno Christopher H. Hallett, The Roman Nude: Heroic Portrait Statuary 200 BC–AD 300, Oxford University Press, p. 294.
  2. ^ "Kynikos", A Greek-English Lexicon, Liddell and Scott
  3. ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VI 13; Cfr. The Oxford Companion to Classical Literature, seconda edizione, pag. 165
  4. ^ Un'oscura allusione al Cane nella Retorica di Aristotele è generalmente accettata come il primo riferimento a Diogene
  5. ^ Diogene di Sinope, citato da Giovanni Stobeo, Florilegium III 13. 44.
  6. ^ Scolio alla Retorica di Aristotele, citato in Dudley, Donald R., A History of Cynicism from Diogenes to the 6th Century A.D., Cambridge
  7. ^ A. A. Long (1996), "The Socratic Tradition: Diogenes, Crates, and Hellenistic Ethics", in Bracht Branham, R.; Goulet-Cazé, Marie-Odile, The Cynics: The Cynic Movement in Antiquity and Its Legacy, University of California Press, pag. 28, ISBN 0520216458
  8. ^ a b I. Kidd, (2005), "Cynicism", in Rée, Jonathan; Urmson, J., The Concise Encyclopedia of Western Philosophy, Routledge, ISBN 0415329248
  9. ^ Long 1996, pag. 29
  10. ^ Long 1996, pag. 34
  11. ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VI 2; Dione Crisostomo, Orazioni, VIII 26-32; Pseudo-Luciano, Cynicus; Luciano di Samosata, De Morte Peregrini, 4, 33, 36

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