Utente:Muschio Di Quercia/Sandbox

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[@ Gianfranco]

Stile e contenuti

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Nicola Samorì Rapture, 2009, olio su tela, 300 x 200 cm

Partendo dalla copia minuziosa delle opere di grandi maestri, in particolar modo del Cinquecento e del Seicento,[1] dove domina lo scontro tra luce e ombra, Samorì interviene poi sulla superficie dipinta forando, grattando o manipolando la pellicola pittorica.[2] Lorenzo Canova scrive nel libro La pelle della pittura, che in Samorì «il senso della corrosione del tempo e della storia si acutizza nella dialettica tra la penetrazione iconica della pittura e la sua eliminazione [...]. Samorì costruisce così un sistema di rimandi, [...] in un gioco di rispecchiamenti e di opposizioni, di citazioni e cancellazioni, collocando la sua opera in bilico tra figurazione e de-figurazione».[3]

L'artista stesso, invitato al festival letterario “Writers” dal tema “La vocazione e il talento”, ha spiegato di come per lui abilità e facilità esecutiva siano alla base della costruzione dell'immagine e di come parimenti lo portino alla sua repentina decostruzione, muovendosi simultaneamente tra il controllo della forma e il sabotaggio della forma stessa.[4]

«L’arte è un foro nel tempo, qualcosa che ne anestetizza la corsa.»


Dalla pittura su tavola o tela, all’affresco, l’artista romagnolo dipinge anche su superfici come rame e pietre dure, integrando le loro peculiarità materiche nelle proprie opere.[6][7][8]


La sua pittura cerca di abbandonare la bidimensionalità, «quella sorta di torpore al quale è affidata un'immagine che finge di essere un altro spazio. - afferma l'artista – I miei dipinti sono in questo spazio, sono tremendamente nella vita concreta di chi li osserva, nella misura in cui ti vengono addosso, si avvicinano oppure sprofondano». [9] Le sue sculture invece talvolta paiono cercare la smaterializzazione della materia e della forma stessa, «l’aspirazione della mia scultura è talvolta quella di fare tabula rasa dell’immagine scacciando i rilievi dal piano e scavando i volumi da dentro».[10] Caposaldi per Samorì sono stati Wildt e Fontana per il loro modo di trattare e concepire (o: rapportarsi con) la materia.[11]

  1. ^ A Tribute to Nicola Samorì, su vogue.it.
  2. ^ (FR) NICOLA SAMORÍ, su fondationfrances.com.
  3. ^ Lorenzo Canova, Nella pelle della pittura: Nicola Samorì, Marco Stefanucci, su google books, Gangemi Editore.
  4. ^ Filmato audio Writers Festival, Writers10# - La vocazione e il talento, su YouTube, 10 aprile 2022, a 19 min 50 s. URL consultato il 4 ottobre 2022.
  5. ^ Nicola Samorì: “Cerco di captare la stanchezza delle immagini nei musei”. Intervista esclusiva, su Finestre sull’Arte.
  6. ^ Sergio Matalucci, Manierismo senza tempo. Nicola Samorì a Berlino, su artribune.com.
  7. ^ Marcello Tosi, Samorì: «La decadenza è incorruttibile perché non teme lo sfregio», su Corriere Romagna.
  8. ^ Nicola Samorì, Ultimo sangue. Photo Rolando Paolo Guerzoni (JPG), su artribune.com.
  9. ^ Filmato audio Genus Bononiae, Sfregi, su YouTube, 15 maggio 2021, a 8 min 45 s. URL consultato il 4 ottobre 2022.
  10. ^ Nicola Samorì – La cancrena delle statue e di ogni grande grande bellezza, su StileArte.
  11. ^ Filmato audio Genus Bononiae, Sfregi, su YouTube, 15 maggio 2021, a 24 min 07 s. URL consultato il 4 ottobre 2022.