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Pietro Zanfrognini (Staggia Modenese, 8 maggio 1885Modena, 1942) è stato un filosofo, poeta, musicologo e pittore italiano.

Pietro Zanfrognini nasce l’8 maggio del 1885, in una famiglia di possidenti terrieri della Bassa modenese nella frazione di Staggia nel comune di San Prospero. Inizia gli studi presso il Liceo San Carlo di Modena, per proseguirli poi presso l’Università di Firenze e quella di Bologna. Qui conosce e segue le lezioni di Giovanni Pascoli, con il quale rimase in rapporti per tutta la vita. È di questi anni anche l’amicizia con Giovanni Papini e la conoscenza con Benedetto Croce. Si laurea nel 1909 con una tesi sulle fonti dell’Apocalisse[1], che svilupperà nell’opera Evangelo secondo Giovanni, pubblicata da Laterza nel 1928.

Fu tra i collaboratori de La Voce durante il periodo più battagliero della rivista. Cugino di Antonio Delfini che a lui si riferisce nei suoi diari come Pierino[2], fu per questi un esempio letterario ed una figura di riferimento, come lo fu anche di Ugo Guandalini (il futuro Guanda editore) che gli dedicò il suo primo romanzo[3].

Come attesta la corrispondenza Zanfrognini-Guandalini (Biblioteca Estense di Modena, Fondo Zanfrognini), Pietro partecipa ed appoggia attivamente la nascita della Casa Editrice Guanda arrivando, lui autore affermato, ad offrire al giovane editore, nel 1933, una sua opera Cristianesimo e Psicanalisi come opera d’apertura della nascente casa editrice. Zanfrognini introduce il giovane editore Guandalini nella cerchia dei suoi colleghi scrittori e filosofi.

Con i due giovani scrittori era solito intrattenere lunghe conversazioni filosofiche e letterarie all’ombra del bosco della villa di famiglia di Staggia e qui, con gli stessi, lavorò all’ideazione e stesura del primo ed unico numero della rivista Ariete che uscito nel 1927, viene immediatamente sequestrato dalla censura fascista, probabilmente per un articolo dello stesso Zanfrognini, almeno secondo quello che scrive Antonio Delfini nei suoi diari. Anche se non si sa di sicuro se la rivista venne ritirata veramente per l’articolo di Zanfrognini, sicuramente gli intenti di Ariete, come scrive lo stesso Delfini a Pannunzio “di scuotere l'apatia di tutte le cose nelle quali sono immersi i cosiddetti italiani d'oggi[4]” ricordano, in buona parte, le critiche rivolte da Zanfrognini al panorama culturale modenese su La Voce[5].

Zanfrognini dopo le prime pubblicazioni nelle quali analizza alcuni aspetti dell’Apocalisse, Di due inavvertite fonti apocalittiche della Divina Commedia (Modena, Ferraguti, 1911) e L’Anticristo e la fine del mondo (Modena, Ferraguti, 1912), raccoglie per la stampa una raccolta di componimenti poetici che però fatica a pubblicare. Finalmente nel 1917 l’opera vede la luce con il titolo Canti d’Avanti Giorno (Ferrara, Taddei e Figli, 1917). Il volume ottiene un notevole successo ed incontra il favore della critica con recensioni molto favorevoli sulle principali riviste letterarie e su diversi quotidiani nazionali dell’epoca. Ma Zanfrognini, invece di proseguire sulla strada della poesia, abbandona quest’ultima, portando avanti la sua riflessione filosofica che si fa sempre più profonda.

Nel 1922 pubblica Itinerario di uno Spirito che si cerca, (1912-1919) (Modena, Vincenzi e nipoti, [1922]). Parallelamente alla sua attività letteraria, nel 1926 inizia ad insegnare filosofia presso il Liceo San Carlo di Modena ma dopo pochi anni, nel 1932, lascia l’insegnamento ritirandosi, definitivamente, con la moglie Valentina Trova, sposata nel 1919, in campagna per concentrarsi completamente nella sua riflessione filosofica diretta in particolare all’indagine del concetto filosofico del “sublime”. Sono anni in cui Pietro Zanfrognini affina anche le sue capacità pittoriche stringendo amicizia con Elpidio Bertoli e Giovanni Costetti. Con il passare degli anni, inizia sempre di più a ritirarsi a vita meditativa rinunciando agli appuntamenti mondani e letterari tanto da diminuire anche la visite agli amici come Giovanni Papini, Ada Negri, Ernesto Bonaiuti e Giuseppe Antonio Borgese che sono ora costretti a scrivergli o a fargli visita a Staggia per sentirlo e vederlo. Papini in questi anni conia per lui il nome di “Il solitario di Staggia” e per il Casino Zanfrognini quello di “Eremo di Staggia” (Fondo Pietro Zanfrognini Biblioteca Estense Universitaria di Modena).

La sua continua ricerca delle basi mistiche del Cristianesimo attraverso anche le dottrine filosofiche orientali nella rilettura di Arthur Schopenhauer e agli studi di Rudolf Steiner, portano Zanfrognini all’estreme conseguenze di sviluppare, nelle sue opere più mature, teorie sincretiste. La sua natura di cristiano critico e artefice di una sua personale religiosità, lo portò fin dall’inizio del suo percorso filosofico, a scontrarsi con gli ambienti più conservatori del mondo cattolico. Questo non gli impedì, però, di aver la stima di personalità importanti del mondo cattolico come attesta, ad esempio, la corrispondenza proveniente dall’Inghilterra, con don Luigi Sturzo (Fondo Zanfrognini, Biblioteca Estense di Modena). Pietro Zanfrognini morì nel 1942, nella sua villa di Staggia, a causa di un’improvvisa emorragia celebrale. Parte della sua corrispondenza con numerosi personaggi del panorama culturale italiano ed europeo come Giovani Pascoli, Benedetto Croce, Giovanni Papini, Antonio Borgese, Ada Negri, Achille Campanile, Bonaiuti, Carrera, Julius Evola, Giulio Bariola, Giuseppe Prezzolini, Miguel de Unamuno, Gino Roncaglia e molti altri, è oggi conservata presso la Biblioteca Estense di Modena, assieme a numerosi suoi manoscritti.

Pietro Zanfrognini fu insieme a Luigi Mattioli (che per questo venne arrestato dal regime fascista), uno dei pochissimi a prender parte ai funerali dell’editore Angelo Fortunato Formiggini, suicidatosi per protesta contro le leggi razziali il 29 novembre 1938.

  • Di due inavvertite fonti apocalittiche della Divina Commedia, Modena, Ferraguti, 1911
  • L’Anticristo e la fine del mondo, Modena, Ferraguti, 1912
  • Canti d’Avanti Giorno, Ferrara, Taddei e Figli, 1917
  • Itinerario di uno Spirito che si cerca, (1912-1919), Modena, Vincenzi e nipoti, [1922]
  • Dialoghi di creature, Foligno, F. Campitelli, 1925
  • Le Vie del Sublime, Torino, Bocca, 1926
  • Da Talete a Noi, Lanciano, G. Carabba, 1927
  • L’Evangelo secondo Giovanni, Bari, Laterza, 1928
  • Azione e contemplazione: vie orientali, vie occidentali, la via, Bari, Laterza, 1931
  • Esercizi spirituali, culto interiore, Lanciano, G. Carabba, 1932
  • Cristianesimo e Psicanalisi, Modena, Guanda, 1933
  • Il problema spirituale della pittura d’oggi, Modena, Guanda, 1934
  • Giulio Bariola, I Canti d’Avanti Giorno di Pietro Zanfrognini, Modena, Blondi & Parmeggiani, 1917
  • Ugo Guandalini, Tra Zanfrognini ed i Gesuiti, Modena, Società Tipografica Modenese, 1929
  • Fausto Bianchi, Pietro Zanfrognini la sua opera filosofica e poetica, Modena, Società tipografica modenese Antica tipografia Soliani, 1943
  • Fernando Losavio, La pittura di Pietro Zanfrognini, Modena, Società tipografica modenese, 1943
  • Gino Roncaglia, La sensibilità musicale di Pietro Zanfrognini, in Rivista musicale italiana, n° 2, aprile-giugno 1946, pp. 275-275
  • Stefano Calabrese, L’esilio del flâneur. La provincia di Delfini, Guanda e Zanfrognini, Pisa, Pacini, 1992
  1. ^ Fascicoli degli Studenti: Pietro Zanfrognini, su archiviostorico.unibo.it.
  2. ^ Antonio Delfini, Diari, 1927-1961, collana Supercoralli, Einaudi, 1982, p. 11, ISBN 9788806526887.
  3. ^ Ugo Guandalini, Adamo: libro per gli uomini di buona volontà, collana I Narratori, Guanda, 1962 [1932].
  4. ^ Quando Guanda era Guandalini, su rivista.ibc.regione.emilia-romagna.it.
  5. ^ Pietro Zanfrognini, Modena, in La Voce, n. 46, 28 ottobre 1909, pp. 192-193.