Utente:Lupo rosso/sandoboxproviamo/Intrecci mafia fascismo nel secondo dopoguerra ed altro

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Intrecci mafia fascismo nel secondo dopoguerra ed altro[modifica | modifica wikitesto]

La voce è sicuramente migliorata, però ho paura che non sia ancora sufficiente: provo a farti un elenco delle cose che (a mio parere) devono ancora essere migliorate[modifica | modifica wikitesto]

1. Il titolo mi sembra assolutamente inappropriato, perchè se pure può avere una relazione con la strage di Portella della Ginestra, non c'entra nulla (o quasi) col resto del brano. 2. Purtroppo continua a mancare un filo logico: il primo paragrafo unisce in sè la spartizione del mondo tra USA e URSS alla strage di Portella, il secondo paragrafo parla dell'operato in funzione anticomunista della CIA nell'Europa dell'Est, il terzo dell'arruolamento degli ufficiali nazisti da parte della CIA, poi c'è la citazione del discorso sulla Strage di Portella e per concludere un paragrafo sulla commistione tra fascisti, mafiosi e organizzazioni partigiane nella Sicilia del dopoguerra... Tutti argomenti interessanti, ma da trattare, forse, all'interno di singole voci (la storia della CIA, per es., si potrebbe integrare nella voce CIA). 3. Come notava anche Crisarco, manca un incipit che riassuma e introduca il discorso, e questo è problematico, perchè qualunque voce senza un incipit chiaro risulta incomprensibile alla maggior parte dei lettori dell'enciclopedia, che probabilmente non sanno nulla sull'argomento in questione. 4. Ci sono un po' di errori grammaticali che complicano la lettura, ma quello è secondario perchè li può correggere chiunque.

Io non ho i mezzi per aiutarti a migliorare la voce (a parte il lato grammaticale, ma quello, ribadisco, è secondario, prima bisogna pensare al contenuto), a parte questi consigli. Se riesci a migliorarla, avvisami, che vedo se proporre di annulare la cancellazione. Ciao, buon lavoro! ==

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13:55, 29 ago 2007

rivolte in sicilia sito bersaglieri[modifica | modifica wikitesto]

interessante:

«La situazione nel corso del 44 risente della crisi americana nella penisola. Molte risorse sono dirottate in Francia fronte principale. Badoglio, dopo la presa di Roma non è più neanche Ministro. L'uomo nuovo che sede al Governo è una marionetta degli americani. Si sono conclusi in questi mesi diversi accordi sia a livello locale che internazionale. Unità politica dell'Italia, sospensione sulla forma futura dello stato. I separatisti vengono man mano estromessi, ma la situazione resta tesa in Sicilia. A Palermo, un plotone di fanteria del 139° Sabauda s.i. apre il fuoco sulla folla che dimostra per il pane: 23 morti e 158 feriti sono il bilancio della strage. A Licata stesso copione. Se fino ad allora le motivazioni della rivolta erano state quelle alimentari una nuova miccia si andava accendendo. Venivano chiamate alle armi le classi 1924-1925. Il braccio politico del movimento separatista anche se sconfitto creava da una propria costola una formazione armata, l'Evis Esercito Volontario per l'indipendenza della Sicilia di Antonio Canepa *, uomo di sinistra (noto col nome di battaglia di Mario Turri). Un governo ufficiale oltre che per le tasse si distingue anche per alcuni obblighi come la leva militare. Le continue diserzioni dai reparti del Cil richiedevano nuovo personale, ma la leva in Sicilia ora rischiava di aumentare queste assenze. Ad aprire le ostilità contro l'Esercito monarchico furono le bande assoldate di Giuliano "Brigata Palermo e Avila "poi Brigata Rosano". Non si trattava di sprovveduti ma di uomini in grado di progettare azioni che andavano oltre la guerriglia partigiana caratteristica del Nord. Nel Sud non c'era stata resistenza e nessuno sognava di ritornare al fronte per il re, stesse intenzioni del Nord.....»


«14-15 dicembre 1944 Catania, una folla tumultuante manifesta contro il richiamo alle armi devastando il Municipio e la sede dell'esattoria presso il Banco di Sicilia. Si recano poi dinanzi alla sede del Distretto militare, dal cui interno i militari esplodono colpi di arma da fuoco che uccidono il giovane Antonio Spampinato. Sono tratti in arresto 53 manifestanti, fra i quali studenti separatisti 4 gennaio 1945 Ragusa, l'esercito spara sulla folla che tenta di bloccare un camion che trasportava giovani verso i distretti, ferendo gravemente un ragazzo e uccidendo il sacrestano della chiesa di san Giovanni, con una bomba a mano che gli stacca la testa. La rivolta dei "non si parte" (La Sicilia al tempo dei Borbone fruiva dell’esenzione al servizio militare), lungi dal sedarsi, si inasprisce. I rivoltosi si impadroniscono di alcuni quartieri, elevando barricate ed iniziano la resistenza armata. La rivolta è guidata da militanti socialisti e soprattutto comunisti, ignari delle posizioni del partito che ha stigmatizzato la rivolta come "rigurgito fascista". La vendetta dell'esercito sarà spietata. Le cifre ufficiali danno 18 morti e 24 feriti tra carabinieri e soldati, e 19 morti e 63 feriti fra gli insorti nella sola Ragusa e provincia. Si scriveva sui muri e si ripeteva in improvvisati comizi: “Presentarsi significa servire i Savoia”, “Non vogliamo andare contro i fratelli del Nord”. E così a Noto, Naro, Piana degli Albanesi, Ramacca Giarratana, Modica, Scicli, ecc. Anche le forze di polizia inviate furono disarmate e respinte. Il 6 gennaio la rivolta di Ragusa si diffuse ai paesi limitrofi: Vittoria, Acate, Santa Croce Camerina, Chiaramonte. Ripresa Ragusa dopo dura battaglia, Comiso visse per una settimana la sua indipendenza con la “Repubblica di Comiso”, repubblica che andava ad aggiungersi a quelle partigiane del Nord. L'11 gennaio il Gen. Brisotto circondò la città minacciando bombardamenti aerei se Comiso non si arrendeva. Non restava che la resa e tramite il clero resa fu. Condizioni: deporre le armi, nessuna rappresaglia. Pia illusione più di 2000 comisani languirono a Ustica, amnistiati solo nel 1946 dopo la proclamazione della Repubblica vera.»

[2]

Intrecci mafia fascismo nel secondo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cosa_Nostra.
Lo stesso argomento in dettaglio: EVIS .
Lo stesso argomento in dettaglio: Central_Intelligence_Agency § Europa.
Lo stesso argomento in dettaglio: Andrea_Finocchiaro_Aprile.
Lo stesso argomento in dettaglio: Portella della Ginestra.

INIZIO[modifica | modifica wikitesto]

La situazione del dopoguerra dovuta sia alle cause internazionali della suddivisione del mondo in blocchi che dalla situazione storico sociale siciliana inasprita ancor piu' dopo in concomitanza dell'invasione alleata dell'isola italiana con le relative tensioni sociali di ordine rivendicativo sia salariale che normativo da parte delle classi piu' disagiate siciliane porto' nel dopoguerra ad una commistione operativa fra mafia,agenti dei servizi segreti americani che gia' avevano operato in appoggio alla lotta antifascista e fascisti stessi riutilizzati dai servizi americani stessi.Tale commistione agiva nell'ottica della repressione delle lotte rivendicative per evitare il pericolo che potessero essere utilizzate come metodi di manovra per fra prevalere la sinistra italiana ancora unita al momento nei suoi partiti storici fondamentali. Chiarificatrice e' questa frase tratta da Wikipedia:

  • La CIA ebbe più successo nei suoi sforzi di limitare l'influenza del comunismo in Francia e in Italia, soprattutto nelle elezioni italiane del 1948. Dopo la seconda guerra mondiale, la CIA fu lo strumento attraverso cui si organizzò la rete Gladio, una rete segreta di organizzazioni in Italia e in altre parti dell'Europa occidentale.

Tratta dal paragrafo Central_Intelligence_Agency#Europa ed ulteriormente ampliata nel paragrafo Central_Intelligence_Agency#Arruolamento_di_ex_nazifascisti la seguente citazione tratta dal dossier relativo alla pubblicazione di Storia segreta della Siciliaedscuola,a firma di Giuseppe Casarrubea,uno dei maggiori storici attuali di storia siciliana,figlio di una vittima della strage di Partinico,chiarifica ancora maggiormente il problema e la lettura completa del dossier da una visione ,anche se sintetica ,sia dello svolgersi dei fatti sia del metodo di studio applicato dagli storici

«Cari amici, sono lieto di inviarvi una raccolta di documenti da me preparata in occasione della pubblicazione del mio volume Storia segreta della Sicilia (Milano, Bompiani, 2005), in libreria da questa settimana. Queste carte narrano della spudorata impunità di cui godettero i neofascisti nell’instaurare un vero e proprio Stato parallelo in Italia, che mirava ad annientare le forze democratiche uscite vittoriose dalla guerra di Liberazione. Tra il 1944 e il 1947, prese forma una pericolosa Gladio ante litteram, che obbliga ormai gli storici a retrodatare alle settimane che videro la costituzione della Rsi (novembre 1943) la nascita della cosiddetta “strategia della tensione” di matrice neofascista. I rapporti desecretati dell’Oss e del Cic (i servizi segreti statunitensi della Seconda Guerra Mondiale), che provano l’esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la cosiddetta “banda Giuliano” e le forze paramilitari del fascismo di Salò (in primis, la Decima Mas di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel meridione) sono il risultato di una ricerca promossa e realizzata negli ultimi anni da Nicola Tranfaglia (Università di Torino), dal ricercatore indipendente Mario J. Cereghino e da chi scrive. L’antologia di documenti inediti curata da Tranfaglia l’anno scorso (Come nasce la repubblica, Milano, Bompiani, 2004) e le opere di storici e giornalisti come Aldo Sabino Giannuli, Vincenzo Vasile, Peter Tompkins, Mimmo Franzinelli, Claudio Pavone, Sergio Flamigni, Gianni Cipriani, Angelo Del Boca, Giuseppe De Lutiis e Pier Giuseppe Murgia, costituiscono, assieme al mio nuovo libro, i prodromi di uno stimolante processo di rilettura della Storia italiana della seconda metà del Novecento, una revisione che, grazie ai sempre più numerosi fondi archivistici che gli Stati Uniti d’America continuano a declassificare (Cia, Fbi e Dipartimento di Stato, ad esempio), ci consentirà di riscrivere nei prossimi anni la tormentata storia della prima Repubblica e,»

In data 2/9/2007 la trasmissione televisiva "Blu Notte" curata da Lucarellisito Carlo Lucarelli e tornata sul discorso specifico a come Junio Valerio Borghese capo della X Mas e poi implicato nella vicenda siciliana in questione sia stato preso in consegna e fatto fuggire dagli americani,la trasmissione era centrata sull'armadio della vergogna,ovvero come per motivi di equilibri internazionali molte stragi nazifasciste italiane sia state nascosste con ammissioni ad esempi in proposito di Paolo Emilio Taviani.

Ritornando alla Sicilia e' utile per vedere il livello discontro sociale nel periodo i seguenti dati da fondazione Luigi Cipriani trovati su indicazione sito bersaglieri

Belin sti bersaglieri sun propriu di periculusi anarco-comunisti

«24 settembre 1943


A Palma di Montechiaro (Agrigento), per stroncare la manifestazione della popolazione contro il richiamo alle armi, reparti militari aprono il fuoco uccidendo un uomo e una donna.

29 marzo 1944


A Partinico (Palermo), nel corso di una manifestazione contro il carovita e gli accaparratori di grano, un sottufficiale dei carabinieri uccide Lorenzo Pupillo, minorenne. Negli scontri muore anche il maresciallo dei carabinieri Benedetto Scaglione.


27 maggio 1944


A Regalbuto (Enna), nel corso di un raduno separatista al quale partecipano Andrea Finocchiaro Aprile, Luigi La Rosa, Santi Rindone, Bruno di Belmonte, Guglielmo Carcaci, Concetto Gallo, Concetto Battiato e Isidoro Piazza, si verificano gravi incidenti nel corso dei quali perde la vita, sotto il fuoco dei carabinieri, il segretario della locale federazione del Pci Santi Milisenna. Altre 2 persone rimangono gravemente ferite.

28 maggio 1944


A Licata (Agrigento), polizia e carabinieri sparano sulla folla che protesta per il ritorno all'ufficio di collocamento del dirigente fascista, provocando 3 morti, 18 feriti e procedendo all’arresto di altri 120 dimostranti.

19 ottobre 1944


A Palermo, un plotone di fanteria del 139° Rgt della divisione Sabauda apre il fuoco sulla folla che dimostra, pacificamente, per il pane. 23 morti e 158 feriti sono il bilancio della strage. Rimangono uccisi: Giuseppe Balistreri, Vincenzo Cacciatore, Domenico Cordone, Rosario Corsaro, Michele Damiano, Natale D’Atria, Giuseppe Ferrante, Vincenzo Galatà, Carmelo Gandolfo, Francesco Giannotta, Salvatore Grifati, Eugenio Lanzarone, Gioacchino La Spisa, Rosario Lo Verde, Giuseppe Maligno, Erasmo Midolo, Andrea Olivieri, Salvatore Orlando, Cristina Parrinello, Anna Pecoraro, Vincenzo Puccio, Giacomo Venturelli, Aldo Volpes.

20 ottobre 1944


Sulla stampa appare un comunicato del governo sul massacro avvenuto a Palermo il giorno precedente: "In occasione di una dimostrazione diretta ad ottenere miglioramenti di carattere economico, compiuta ieri a Palermo da impiegati delle banche e dell’esattoria, gruppi estranei, sobillati da elementi non ancora chiaramente individuati, prendevano l’iniziativa per inscenare una manifestazioni sediziosa. Davanti alla sede dell’Alto Commissariato venivano esplosi colpi d’arma da fuoco contro reparti dell’Esercito, che erano così costretti a reagire. Si deplorano 16 morti e 104 feriti. L’ordine pubblico è stato ristabilito. Il Comitato provinciale di liberazione nazionale si è subito riunito ed ha dichiarato di mettersi a disposizione dell’Autorità governativa locale per la ricerca dei responsabili della manifestazione sediziosa". ottobre 1944


A Licata (Agrigento), nel corso di una manifestazione di contadini, i carabinieri aprono il fuoco uccidendone due, ferendone 19 e provvedendo a denunciarne altri 80.


14-15 dicembre 1944


A Catania, una folla tumultuante manifesta contro il richiamo alle armi devastando il Municipio, la sede del Banco di Sicilia dove sono ubicati gli uffici dell’esattoria comunale, e recandosi dinanzi alla sede del Distretto militare, dal cui interno i militari esplodono colpi di arma da fuoco che uccidono il giovane Antonio Spampinato. Sono tratti in arresto 53 manifestanti, fra i quali gli studenti separatisti Egidio Di Mauro, Salvatore Padova da Ispica, Giuseppe La Spina; fra coloro che risultano denunciati a piede libero vi sono Concetto Gallo, i fratelli Gullotta, Michele Guzzardi, Giuseppe Galli, Isidoro Avola, Guglielmo Paternò Castello.

17 dicembre 1944


A Pedara, nella mattinata vengono lanciate 5 bombe a mano in due piazze del paese, per protesta contro il richiamo alle armi dei giovani. A Vizzini, nel pomeriggio, i carabinieri aprono il fuoco contro i dimostranti intenti ad incendiare la sede del Municipio, uccidendone 2.

4 gennaio 1945


A Ragusa, l’esercito spara sulla folla che tenta di bloccare un camion che trasportava giovani verso il fronte, ferendo gravemente un ragazzo e uccidendo il sacrestano della chiesa di san Giovanni, con una bomba a mano che gli stacca la testa. La rivolta dei ‘non si parte’, lungi dal sedarsi, si inasprisce.

5-6 gennaio 1945


A Ragusa, i rivoltosi si impadroniscono di alcuni quartieri, elevando barricate ed iniziano la resistenza armata. La rivolta è guidata da militanti socialisti e soprattutto comunisti, ignari delle posizioni del partito che ha stigmatizzato la rivolta come "rigurgito fascista". La vendetta dell’esercito sarà spietata. Le cifre ufficiali danno 18 morti e 24 feriti tra carabinieri e soldati, e 19 morti e 63 feriti fra gli insorti nella sola Ragusa e provincia, ma diverse fonti le ritengono cifre sottostimate.

11 gennaio 1945


A Naro, si acutizza la rivolta contro la chiamata dei giovani alla leva. Il bilancio della repressione sarà di 5 morti, 12 feriti e 53 arrestati.

12 gennaio 1945


A Licata, si verificano disordini contro la chiamata alla leva, nel corso dei quali viene ucciso un manifestante.

11 marzo 1945


A Palermo, la folla assalta gli uffici delle imposte e la sede dell’ispettorato dei dazi e consumi, dirigendosi poi verso la prefettura. Negli scontri che ne seguono con le forze di polizia, rimangono uccisi un commissario di Ps ed un giovane operaio

11 settembre 1945


A Piazza Armerina (Enna), nel corso di uno scontro con dimostranti, un carabiniere uccide il militante socialista Giovanni Pivetti.

2 ottobre 1945


A Piazza Armerina (Enna), le forze di polizia caricano e procedono a numerosi arresti fra i contadini e i lavoratori che da 2 giorni manifestano contro il carovita e la mancanza di lavoro; la carica provocano un morto e diversi feriti.


12 marzo 1946


A Palermo, disoccupati e reduci di guerra tentano di assaltare la Prefettura per protestare per la mancanza di lavoro. Le forze di polizia aprono il fuoco, uccidendo Giuseppe Maltesi e un altro dimostrante e ferendo 30 persone. Negli scontri muore anche il commissario di Ps Calderone.

21 marzo 1946


A Messina, nel corso di una manifestazione di protesta contro la disoccupazione e l’assenteismo del governo, le forze di polizia sparano uccidendo il soldato di leva Salvatore Caramanna ed un bambino, e ferendo altri 24 dimostranti.

5-6 agosto 1946


A Caccamo (Palermo), a causa della requisizione del grano esplode il risentimento dei contadini affrontati, armi alla mano, dalle forze di polizia. Il bilancio degli scontri che ne seguono è di 18 morti e un centinaio di feriti fra i contadini, e di 4 morti e 15 feriti fra le forze di polizia.


7 marzo 1947


A Messina, nel corso di uno sciopero generale contro il carovita e per aumenti salariali, i carabinieri caricano e uccidono gli operai comunisti Biagio Pellegrino e Giuseppe Maiorana e feriti altri 3 dimostranti.

7 giugno 1947


A Messina, durante una manifestazione contro la disoccupazione, i carabinieri aprono il fuoco uccidendo Ludovico Maiorana, Antonio Pellegrini e Carlo Rocco.

21 dicembre 1947


A Canicattì, nel corso di uno sciopero i carabinieri, intervenuti a proteggere la sede dell’Uomo qualunque, aprono il fuoco uccidendo Giuseppe Amato, Salvatore Lauria e Giuseppe Lupo, ferendo gravemente 9 persone e lievemente altre 11.

4 aprile 1949


A Mazara del Vallo (Trapani), viene strangolato nella locale caserma dei carabinieri il bracciante Francesco La Rosa, che era stato convocato per un interrogatorio.

19 aprile 1949


A Mazara del Vallo (Trapani), nel corso di una manifestazione di braccianti, la polizia apre il fuoco uccidendo un contadino.

29 novembre 1949


A Bagheria (Palermo), nel corso di una manifestazione contadina, i carabinieri intervengono aprendo il fuoco e uccidendo la contadina Filippa Mollica Nardo.

2 marzo 1950


A Petralia (Palermo), nel corso di una manifestazione di protesta, la polizia apre il fuoco sui dimostranti, uccidendone 2 e ferendone un terzo.


17 gennaio 1951


A Adrano (Ct), la polizia apre il fuoco sui militanti di sinistra che protestano contro la visita di Eisenhower, uccidendo Girolamo Rosano, bracciante 19enne iscritto alla Cisl e ferendo altre 11 persone fra i quali, gravissimo, il 16enne Francesco Greco. Una donna muore per attacco cardiaco, poco dopo la sparatoria. La prima carica, con uso di armi da fuoco, avviene davanti alla Camera del lavoro dove i manifestanti si stavano concentrando, la seconda contro il corteo, effettuata con mitra e lacrimogeni. Secondo il quotidiano "L’Unità" si sarebbe sparato anche dal balcone di tale Filadelfio Cancio, iscritto al Msi e dell’avvocato Danielo, già segretario del Fascio.

17 febbraio 1954


A Mussumeli (Cl), nel corso di una manifestazione popolare di protesta per la cronica mancanza di acqua e la pretesa dell’Ente acquedotti di riscuotere comunque le bollette, le forze di polizia aprono il fuoco sulla folla davanti al Municipio, uccidendo Onofria Pellicceri, Giuseppina Valenza, Vincenza Messina e Giuseppe Cappalonga di 16 anni. Fra i numerosi feriti, 9 sono gravi e fra loro un bambino di 7 anni, Baldassare Mistretta.

17 febbraio 1954


A Barrafranca (Enna), i carabinieri sparano contro i partecipanti ad una manifestazione contadina, uccidendo un bambino di 5 anni.

31 marzo 1954


A distanza di poco più di un mese dall’eccidio, 2.300 poliziotti invadono Mussomeli (Caltanissetta) perquisendo decine di abitazioni ed operando una trentina di arresti fra coloro che si erano adoperati per evitare il massacro o l’avevano denunciato: fra gli altri, i consiglieri comunali Calogero Amico e Vincenzo Consiglio, comunisti, il segretario della Cdl Salvatore Guarino ed il consigliere democristiano Giovanni Vullo che aveva sottoscritto un dettagliato esposto alla Procura della repubblica.

19 ottobre 1954


A Caltanissetta, viene emessa dal Tribunale una sentenza per i fatti di Mussomeli dei quali sono chiamati a rispondere, anziché le forze di stato responsabili dell’eccidio, 35 cittadini che manifestavano per la mancanza d’acqua. Viene condannato il segretario della Camera del lavoro Salvatore Guarino a 9 mesi e 15 giorni di reclusione per ‘oltraggio aggravato’; con la medesima imputazione sono comminate condanne da 6 a 8 mesi per Francesco Catania, Salvatore Mancuso, Diego Seminatore, Vincenzo Russo, Antonino Collura, Calogero Castello, Michele Noto, Nicola Cardinali, Alfonso Caruso, Calogero Amico, Vincenzo Consiglio, Vincenza Randasso, Vincenza Giovino, Calogero Immermano, Giuseppe Savia, Vincenzo Lobrutto, Giuseppe Di Liberto, Marcangelo Lo Presti, Salvatrice La Rocca, Giuseppe Bonfanti, Calogero Castello, Gaetano Barba, Eraldo Martinassi, Giovanni Calà, Concetto Evelino, Angela Torquato, Giovanna Giovino.


30 gennaio 1957


A Palermo, divampa una rivolta all’interno del carcere dell’Ucciardone. L’intervento della polizia provoca la morte di un detenuto ed il ferimento di altri 20.


31 gennaio 1959


A Palermo, esplode una rivolta nel carcere dell’Ucciardone contro le disumane condizioni di vita. Le forze di polizia intervengono facendo largo uso delle armi da fuoco, uccidendo un detenuto e ferendone gravemente altri 7

8 luglio 1960


A Palermo, il centro è presidiato fin dalle prime ore del mattino dalla Celere per disturbare lo sciopero generale proclamato dalla Cgil. Alle violente cariche i dimostranti rispondono. Restano uccisi Francesco Vella, organizzatore delle leghe edili, mentre soccorre un ragazzo colpito da un lacrimogeno, Giuseppe Malleo, Rosa La Barbera e Andrea Cangitano di 18 anni, non si sa se da poliziotti o mercenari. Una manifestazione indetta alle 18 davanti a municipio, questura e prefettura viene respinta con l'impiego di armi da fuoco. Gli scontri continuano fino a notte, seguiti da rastrellamenti e pestaggi dei fermati. Bilancio: 300 fermi, centinaia di feriti e contusi, 40 persone medicate per ferite da armi da fuoco.

8 luglio 1960


A Catania, nel corso dello sciopero contro il governo Tambroni, le forze di polizia caricano i manifestanti con lancio di candelotti lacrimogeni. Un edile disoccupato, Salvatore Novembre, rimasto isolato viene massacrato a manganellate e finito a colpi di pistola. Altri 7 manifestanti rimangono feriti.


2 dicembre 1968


Ad Avola (Siracusa), la Celere apre il fuoco contro una manifestazione di braccianti, in agitazione nel quadro di una settimana di scioperi per il rinnovo del contratto, uccidendo Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona.


9 novembre 1970


Ad Avola (Siracusa), il giudice istruttore Dionisio Mangiacasale invia 85 mandati di comparizione ad altrettanti braccianti, per i reati di ‘blocco stradale’, ‘resistenza a pubblico ufficiale’, ‘violenza’, a seguito della repressione poliziesca del 2 dicembre 1968


12 giugno 1971


A Palermo, un attivista del Partito repubblicano, Michele Guaresi di 32 anni, viene ucciso con un colpo di pistola da un agente di Ps perché sorpreso ad affiggere manifesti elettorali del suo partito dopo il termine consentito.»

nel merito[modifica | modifica wikitesto]

Il secondo dopoguerra porto', a causa degli equilibri di natura internazionale, ma anche per esser utilizzato alla repressione di rivendicazioni sociali sia operaie che contadine,porto' ad utilizzare qualunque metodo per contrastare il "pericolo comunista" ,vedi il caso eclattante di Portella della Ginestra. Nei sui primi anni la CIA e il suo predecessore, l'OSS, tentarono di "contenere" il comunismo nell'Europa dell'est dando supporto ai locali gruppi anti-comunisti; ma nessuno di questi tentativi ebbe molto successo. Tentativi di provocare rivoluzioni in Ucraina e Bielorussia infiltrando spie anti-comuniste e sabotatori incontrarono il fallimento totale. Tra le numerose accuse rivolte all'OSS e alla CIA - in gran parte confermate a seguito della desecretazione di documenti riservati statunitensi e britannici - vi è anche quella di aver aiutato e reclutato molti nazisti di alto grado, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale Da diversi documenti è emerso con chiarezza un vasto piano organico - nel quadro della guerra fredda - organizzato dai servizi segreti USA al fine di reclutare migliaia di ufficiali tedeschi e nazisti anche di primo piano già prima della fine del secondo conflitto mondiale. Tra i nazisti che sarebbero stati protetti o avrebbero collaborato con l'intelligence statunitense spiccano i nomi di Klaus Barbie, Eugen Dollmann .......................... Karl Hass (condannato all'ergastolo con Erich Priebke per l'Eccidio delle Fosse Ardeatine e coinvolto in diverse indagini relative alla Strategia della tensione) e il capitano SS Theodor Saevecke, capo in Lombardia della SIPO-SD (Polizia e Servizio di Sicurezza) e responsabile della strage di Piazzale Loreto e quella consumata a Corbetta (Milano). Tra gli italiani arruolati dai servizi USA spicca il nome del principe Junio Valerio Borghese, comandante della X MAS ........................... La CIA ebbe più successo nei suoi sforzi di limitare l'influenza del comunismo in Francia e in Italia, soprattutto nelle elezioni italiane del 1948. ............................. Quanto soprascritto su Wikipedia di evince anche da editoriale di Santo Della Volpe,ovvero uno dei capiredattori TG3 [1] Tale situazione sia dovuta a cause internazionali che specifiche sia italiane che siciliane porto'nel difficile ambiente siciliano,(reso ancor piu' difficile dopo lo sbarco alleato), ad un'utilizzo di formazioni come l'EVIS ed il MIS(movimento indipendentista siciliano),nate con progetti di rivendicazioni sociali ed eguaglitarie con dirigenti anche di sinistra,ad una fagotitazione delle suddette organizzazioni da parte di una commistione fra mafiosi__fascisti_servizi stranieri,nel particolare americani che avevano gia' agito in precedenza in Italia per preparare lo sbarco ed in linea di massima per fornire aiuti e collegamenti ai partigiani nella lotta contro il fascismo,figura emblematica fra questi agenti e' Max Corvo[2]

inchieste-ricostruzioni,proposte anche come documentario televisivo, non sembra manchi sia la partecipazione fascista sia l'intervento di intelligence stranieri,sopratutto collegati all'autonomismo siciliano

  • (ricordiamo,pero', che l'inidipendismo siciliano parti',pero',nei suoi

capi storici, come istanza di sinistra

quando faremo la repubblica sociale in Sicilia i feudatari ci dovranno dare le loro terre se non vorranno darci le loro teste ovvero per dirlo sinteticamente:

«17 Giugno 1945 Muore in uno scontro a fuoco con i carabinieri, in circostanze oscure, Antonio Canepa , comandante dell'EVIS (assieme a Carmelo Rosano, Giuseppe Lo Giudice e [[Francesco Ilardi]],nomi fuori citazione) . Dopo la sua morte la componente progressista del Movimento Indipendentista viene repressa e annientata e la destra della mafia e dei latifondisti prende il sopravvento.»

[http://www.messinacity.com/news/Archivio/2005/2005-06-Canepa.html da messinacitymap.com]) [http://montagna-longa.noblogs.org/post/2006/05/06/il-fascista-giuliano-i-legami-tra-il-bandito-e-l-estrema-destra-di-attilio-bolzoni-tratto-da-la-repubblica-sabato-28-aprile-2007 si veda rapporto del vicequestore di Trapani Giuseppe Peri su crimini banda Giuliano].

«Coordinamento delle ricerche presso gli Archivi Nazionali degli Stati Uniti (NARA, College Park, Maryland) e l’Archivio Centrale dello Stato (Roma): Nicola Tranfaglia (Università di Torino), Giuseppe Casarrubea (Palermo), Mario J. Cereghino (San Paolo del Brasile)..... I rapporti desecretati dell’Oss e del Cic (i servizi segreti statunitensi della Seconda Guerra Mondiale), che provano l’esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la cosiddetta “banda Giuliano” e le forze paramilitari del fascismo di Salò (in primis, la Decima Mas di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel meridione) sono il risultato di una ricerca promossa e realizzata negli ultimi anni da Nicola Tranfaglia (Università di Torino), dal ricercatore indipendente Mario J. Cereghino e da chi scrive.»

di gran peso storico ha lo stralcio precedente tratto [http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/banda_giuliano.htm da edscuola DOSSIER A CURA DEL PROF. Giuseppe Casarrubea] Rapporti incrociati fra Decima_Mas_di_Borghese,mafia e golpismo fascista si evincono anche dalla vicenda di Mauro De Mauro secondo un articolo di [http://www.isolapossibile.it/article.php3?id_article=2391 Andrea Cottone e Laura Nicastro],fra i redattori di [http://www.ateneonline-aol.it/chisiamo.php Testata giornalistica dell'Università degli Studi di Palermo]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia su Portella della Ginestra

alleato a Portella della Ginestra", Bompiani editore

  • Giuseppe Casarrubea "Tango Connection.L'oro nazifascista, l'America

Latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943-1947 ", Bompiani editore

  • Giuseppe Casarrubea "Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei

suoi luogotenenti", Franco Angeli editore

  • Giuseppe Casarrubea"Fra' Diavolo e il governo nero. «Doppio Stato» e

stragi nella Sicilia del dopoguerra", Franco Angeli editore

  • Giuseppe Casarrubea "Portella della Ginestra .Microstoria di una

strage di Stato",Franco Angeli editore [3] Giuseppe Casarubbea,uno dei massimi storici della Sicilia contemporanea, e' figlio di una delle vittime della strage di Partinico][4]

completezza sul reparto fascista


dati scontro sociale in Sicilia[modifica | modifica wikitesto]

da fondazione Luigi Cipriani trovati su indicazione sito bersaglieri

Belin sti bersaglieri sun propriu di periculusi anarco-comunisti

«24 settembre 1943


A Palma di Montechiaro (Agrigento), per stroncare la manifestazione della popolazione contro il richiamo alle armi, reparti militari aprono il fuoco uccidendo un uomo e una donna.

29 marzo 1944


A Partinico (Palermo), nel corso di una manifestazione contro il carovita e gli accaparratori di grano, un sottufficiale dei carabinieri uccide Lorenzo Pupillo, minorenne. Negli scontri muore anche il maresciallo dei carabinieri Benedetto Scaglione.


27 maggio 1944


A Regalbuto (Enna), nel corso di un raduno separatista al quale partecipano Andrea Finocchiaro Aprile, Luigi La Rosa, Santi Rindone, Bruno di Belmonte, Guglielmo Carcaci, Concetto Gallo, Concetto Battiato e Isidoro Piazza, si verificano gravi incidenti nel corso dei quali perde la vita, sotto il fuoco dei carabinieri, il segretario della locale federazione del Pci Santi Milisenna. Altre 2 persone rimangono gravemente ferite.

28 maggio 1944


A Licata (Agrigento), polizia e carabinieri sparano sulla folla che protesta per il ritorno all'ufficio di collocamento del dirigente fascista, provocando 3 morti, 18 feriti e procedendo all’arresto di altri 120 dimostranti.

19 ottobre 1944


A Palermo, un plotone di fanteria del 139° Rgt della divisione Sabauda apre il fuoco sulla folla che dimostra, pacificamente, per il pane. 23 morti e 158 feriti sono il bilancio della strage. Rimangono uccisi: Giuseppe Balistreri, Vincenzo Cacciatore, Domenico Cordone, Rosario Corsaro, Michele Damiano, Natale D’Atria, Giuseppe Ferrante, Vincenzo Galatà, Carmelo Gandolfo, Francesco Giannotta, Salvatore Grifati, Eugenio Lanzarone, Gioacchino La Spisa, Rosario Lo Verde, Giuseppe Maligno, Erasmo Midolo, Andrea Olivieri, Salvatore Orlando, Cristina Parrinello, Anna Pecoraro, Vincenzo Puccio, Giacomo Venturelli, Aldo Volpes.

20 ottobre 1944


Sulla stampa appare un comunicato del governo sul massacro avvenuto a Palermo il giorno precedente: "In occasione di una dimostrazione diretta ad ottenere miglioramenti di carattere economico, compiuta ieri a Palermo da impiegati delle banche e dell’esattoria, gruppi estranei, sobillati da elementi non ancora chiaramente individuati, prendevano l’iniziativa per inscenare una manifestazioni sediziosa. Davanti alla sede dell’Alto Commissariato venivano esplosi colpi d’arma da fuoco contro reparti dell’Esercito, che erano così costretti a reagire. Si deplorano 16 morti e 104 feriti. L’ordine pubblico è stato ristabilito. Il Comitato provinciale di liberazione nazionale si è subito riunito ed ha dichiarato di mettersi a disposizione dell’Autorità governativa locale per la ricerca dei responsabili della manifestazione sediziosa". ottobre 1944


A Licata (Agrigento), nel corso di una manifestazione di contadini, i carabinieri aprono il fuoco uccidendone due, ferendone 19 e provvedendo a denunciarne altri 80.


14-15 dicembre 1944


A Catania, una folla tumultuante manifesta contro il richiamo alle armi devastando il Municipio, la sede del Banco di Sicilia dove sono ubicati gli uffici dell’esattoria comunale, e recandosi dinanzi alla sede del Distretto militare, dal cui interno i militari esplodono colpi di arma da fuoco che uccidono il giovane Antonio Spampinato. Sono tratti in arresto 53 manifestanti, fra i quali gli studenti separatisti Egidio Di Mauro, Salvatore Padova da Ispica, Giuseppe La Spina; fra coloro che risultano denunciati a piede libero vi sono Concetto Gallo, i fratelli Gullotta, Michele Guzzardi, Giuseppe Galli, Isidoro Avola, Guglielmo Paternò Castello.

17 dicembre 1944


A Pedara, nella mattinata vengono lanciate 5 bombe a mano in due piazze del paese, per protesta contro il richiamo alle armi dei giovani. A Vizzini, nel pomeriggio, i carabinieri aprono il fuoco contro i dimostranti intenti ad incendiare la sede del Municipio, uccidendone 2.

4 gennaio 1945


A Ragusa, l’esercito spara sulla folla che tenta di bloccare un camion che trasportava giovani verso il fronte, ferendo gravemente un ragazzo e uccidendo il sacrestano della chiesa di san Giovanni, con una bomba a mano che gli stacca la testa. La rivolta dei ‘non si parte’, lungi dal sedarsi, si inasprisce.

5-6 gennaio 1945


A Ragusa, i rivoltosi si impadroniscono di alcuni quartieri, elevando barricate ed iniziano la resistenza armata. La rivolta è guidata da militanti socialisti e soprattutto comunisti, ignari delle posizioni del partito che ha stigmatizzato la rivolta come "rigurgito fascista". La vendetta dell’esercito sarà spietata. Le cifre ufficiali danno 18 morti e 24 feriti tra carabinieri e soldati, e 19 morti e 63 feriti fra gli insorti nella sola Ragusa e provincia, ma diverse fonti le ritengono cifre sottostimate.

11 gennaio 1945


A Naro, si acutizza la rivolta contro la chiamata dei giovani alla leva. Il bilancio della repressione sarà di 5 morti, 12 feriti e 53 arrestati.

12 gennaio 1945


A Licata, si verificano disordini contro la chiamata alla leva, nel corso dei quali viene ucciso un manifestante.

11 marzo 1945


A Palermo, la folla assalta gli uffici delle imposte e la sede dell’ispettorato dei dazi e consumi, dirigendosi poi verso la prefettura. Negli scontri che ne seguono con le forze di polizia, rimangono uccisi un commissario di Ps ed un giovane operaio

11 settembre 1945


A Piazza Armerina (Enna), nel corso di uno scontro con dimostranti, un carabiniere uccide il militante socialista Giovanni Pivetti.

2 ottobre 1945


A Piazza Armerina (Enna), le forze di polizia caricano e procedono a numerosi arresti fra i contadini e i lavoratori che da 2 giorni manifestano contro il carovita e la mancanza di lavoro; la carica provocano un morto e diversi feriti.


12 marzo 1946


A Palermo, disoccupati e reduci di guerra tentano di assaltare la Prefettura per protestare per la mancanza di lavoro. Le forze di polizia aprono il fuoco, uccidendo Giuseppe Maltesi e un altro dimostrante e ferendo 30 persone. Negli scontri muore anche il commissario di Ps Calderone.

21 marzo 1946


A Messina, nel corso di una manifestazione di protesta contro la disoccupazione e l’assenteismo del governo, le forze di polizia sparano uccidendo il soldato di leva Salvatore Caramanna ed un bambino, e ferendo altri 24 dimostranti.

5-6 agosto 1946


A Caccamo (Palermo), a causa della requisizione del grano esplode il risentimento dei contadini affrontati, armi alla mano, dalle forze di polizia. Il bilancio degli scontri che ne seguono è di 18 morti e un centinaio di feriti fra i contadini, e di 4 morti e 15 feriti fra le forze di polizia.


7 marzo 1947


A Messina, nel corso di uno sciopero generale contro il carovita e per aumenti salariali, i carabinieri caricano e uccidono gli operai comunisti Biagio Pellegrino e Giuseppe Maiorana e feriti altri 3 dimostranti.

7 giugno 1947


A Messina, durante una manifestazione contro la disoccupazione, i carabinieri aprono il fuoco uccidendo Ludovico Maiorana, Antonio Pellegrini e Carlo Rocco.

21 dicembre 1947


A Canicattì, nel corso di uno sciopero i carabinieri, intervenuti a proteggere la sede dell’Uomo qualunque, aprono il fuoco uccidendo Giuseppe Amato, Salvatore Lauria e Giuseppe Lupo, ferendo gravemente 9 persone e lievemente altre 11.

4 aprile 1949


A Mazara del Vallo (Trapani), viene strangolato nella locale caserma dei carabinieri il bracciante Francesco La Rosa, che era stato convocato per un interrogatorio.

19 aprile 1949


A Mazara del Vallo (Trapani), nel corso di una manifestazione di braccianti, la polizia apre il fuoco uccidendo un contadino.

29 novembre 1949


A Bagheria (Palermo), nel corso di una manifestazione contadina, i carabinieri intervengono aprendo il fuoco e uccidendo la contadina Filippa Mollica Nardo.

2 marzo 1950


A Petralia (Palermo), nel corso di una manifestazione di protesta, la polizia apre il fuoco sui dimostranti, uccidendone 2 e ferendone un terzo.


17 gennaio 1951


A Adrano (Ct), la polizia apre il fuoco sui militanti di sinistra che protestano contro la visita di Eisenhower, uccidendo Girolamo Rosano, bracciante 19enne iscritto alla Cisl e ferendo altre 11 persone fra i quali, gravissimo, il 16enne Francesco Greco. Una donna muore per attacco cardiaco, poco dopo la sparatoria. La prima carica, con uso di armi da fuoco, avviene davanti alla Camera del lavoro dove i manifestanti si stavano concentrando, la seconda contro il corteo, effettuata con mitra e lacrimogeni. Secondo il quotidiano "L’Unità" si sarebbe sparato anche dal balcone di tale Filadelfio Cancio, iscritto al Msi e dell’avvocato Danielo, già segretario del Fascio.

17 febbraio 1954


A Mussumeli (Cl), nel corso di una manifestazione popolare di protesta per la cronica mancanza di acqua e la pretesa dell’Ente acquedotti di riscuotere comunque le bollette, le forze di polizia aprono il fuoco sulla folla davanti al Municipio, uccidendo Onofria Pellicceri, Giuseppina Valenza, Vincenza Messina e Giuseppe Cappalonga di 16 anni. Fra i numerosi feriti, 9 sono gravi e fra loro un bambino di 7 anni, Baldassare Mistretta.

17 febbraio 1954


A Barrafranca (Enna), i carabinieri sparano contro i partecipanti ad una manifestazione contadina, uccidendo un bambino di 5 anni.

31 marzo 1954


A distanza di poco più di un mese dall’eccidio, 2.300 poliziotti invadono Mussomeli (Caltanissetta) perquisendo decine di abitazioni ed operando una trentina di arresti fra coloro che si erano adoperati per evitare il massacro o l’avevano denunciato: fra gli altri, i consiglieri comunali Calogero Amico e Vincenzo Consiglio, comunisti, il segretario della Cdl Salvatore Guarino ed il consigliere democristiano Giovanni Vullo che aveva sottoscritto un dettagliato esposto alla Procura della repubblica.

19 ottobre 1954


A Caltanissetta, viene emessa dal Tribunale una sentenza per i fatti di Mussomeli dei quali sono chiamati a rispondere, anziché le forze di stato responsabili dell’eccidio, 35 cittadini che manifestavano per la mancanza d’acqua. Viene condannato il segretario della Camera del lavoro Salvatore Guarino a 9 mesi e 15 giorni di reclusione per ‘oltraggio aggravato’; con la medesima imputazione sono comminate condanne da 6 a 8 mesi per Francesco Catania, Salvatore Mancuso, Diego Seminatore, Vincenzo Russo, Antonino Collura, Calogero Castello, Michele Noto, Nicola Cardinali, Alfonso Caruso, Calogero Amico, Vincenzo Consiglio, Vincenza Randasso, Vincenza Giovino, Calogero Immermano, Giuseppe Savia, Vincenzo Lobrutto, Giuseppe Di Liberto, Marcangelo Lo Presti, Salvatrice La Rocca, Giuseppe Bonfanti, Calogero Castello, Gaetano Barba, Eraldo Martinassi, Giovanni Calà, Concetto Evelino, Angela Torquato, Giovanna Giovino.


30 gennaio 1957


A Palermo, divampa una rivolta all’interno del carcere dell’Ucciardone. L’intervento della polizia provoca la morte di un detenuto ed il ferimento di altri 20.


31 gennaio 1959


A Palermo, esplode una rivolta nel carcere dell’Ucciardone contro le disumane condizioni di vita. Le forze di polizia intervengono facendo largo uso delle armi da fuoco, uccidendo un detenuto e ferendone gravemente altri 7

8 luglio 1960


A Palermo, il centro è presidiato fin dalle prime ore del mattino dalla Celere per disturbare lo sciopero generale proclamato dalla Cgil. Alle violente cariche i dimostranti rispondono. Restano uccisi Francesco Vella, organizzatore delle leghe edili, mentre soccorre un ragazzo colpito da un lacrimogeno, Giuseppe Malleo, Rosa La Barbera e Andrea Cangitano di 18 anni, non si sa se da poliziotti o mercenari. Una manifestazione indetta alle 18 davanti a municipio, questura e prefettura viene respinta con l'impiego di armi da fuoco. Gli scontri continuano fino a notte, seguiti da rastrellamenti e pestaggi dei fermati. Bilancio: 300 fermi, centinaia di feriti e contusi, 40 persone medicate per ferite da armi da fuoco.

8 luglio 1960


A Catania, nel corso dello sciopero contro il governo Tambroni, le forze di polizia caricano i manifestanti con lancio di candelotti lacrimogeni. Un edile disoccupato, Salvatore Novembre, rimasto isolato viene massacrato a manganellate e finito a colpi di pistola. Altri 7 manifestanti rimangono feriti.


2 dicembre 1968


Ad Avola (Siracusa), la Celere apre il fuoco contro una manifestazione di braccianti, in agitazione nel quadro di una settimana di scioperi per il rinnovo del contratto, uccidendo Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona.


9 novembre 1970


Ad Avola (Siracusa), il giudice istruttore Dionisio Mangiacasale invia 85 mandati di comparizione ad altrettanti braccianti, per i reati di ‘blocco stradale’, ‘resistenza a pubblico ufficiale’, ‘violenza’, a seguito della repressione poliziesca del 2 dicembre 1968


12 giugno 1971


A Palermo, un attivista del Partito repubblicano, Michele Guaresi di 32 anni, viene ucciso con un colpo di pistola da un agente di Ps perché sorpreso ad affiggere manifesti elettorali del suo partito dopo il termine consentito.»

Dati sullo scontro sociale in atto[modifica | modifica wikitesto]

da fondazione Luigi Cipriani trovati su indicazione sito bersaglieri

Belin sti bersaglieri sun propriu di periculusi anarco-comunisti

  • in corsivo i fatti siciliani inerenti il periodo



«26 luglio 1943


A La Spezia, la polizia spara sui dimostranti uccidendo 2 operai.

26 luglio 1943


A Savona, nel corso di una manifestazione antifascista dinanzi alla caserma della milizia, la milizia portuaria apre il fuoco, uccidendo 2 donne e ferendo 7 persone.

26 luglio 1943


A Torino, una manifestazione favorisce l’evasione di 300 detenuti dal carcere Le Nuove, senza perdite. Viene però ucciso un fascista ed i giorni successivi, in scioperi e manifestazioni, i lavoratori torinesi avranno morti e feriti, in numero imprecisato.

26 luglio 1943


A Cuneo, nel corso di una manifestazione antifascista, gli alpini aprono il fuoco sui dimostranti, uccidendone 1 e ferendone 2.

26 luglio 1943


A Milano, nel corso di scontri seguiti allo svolgimento di alcuni comizi antifascisti, le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo 4 dimostranti e ferendone 31. Rimane ucciso anche un fascista.

26 luglio 1943


A Faenza, le forze di polizia aprono il fuoco su dimostranti antifascisti uccidendone 1 e ferendone 5.

26 luglio 1943


A Sesto fiorentino (Firenze), la polizia apre il fuoco sui dimostranti uccidendo un ragazzo.

26 luglio 1943


A Monfalcone, per stroncare le agitazioni operaie, le forze di polizia sparano uccidendo un operaio e ferendone altri 3.

27 luglio 1943


A Sarissola di Busalla (Genova), la polizia interviene contro gli operai in sciopero, uccidendone uno.

27 luglio 1943


A Sestri Ponente (Genova), nel corso di uno sciopero le forze di polizia aprono il fuoco ferendo gravemente un dimostrante, che morirà il 2 agosto successivo.

27 luglio 1943


A Genova, le truppe aprono il fuoco sui cittadini che manifestano per la caduta del regime uccidendone tre.

27 luglio 1943


A Massalombarda, in scontri tra fascisti e militari, perdono la vita 4 persone e 11 rimangono ferite.

27 luglio 1943


A Milano, l'esercito spara sui manifestanti, in via Carlo Alberto, provocando 2 morti e 20 feriti. Sempre a Milano, il carcere di San Vittore entra in rivolta a seguito dell’ammutinamento dei detenuti politici, provocando l’intervento della 7° Fanteria che fa uso delle armi, uccidendo un detenuto e ferendone 14.

27 luglio 1943


A Lullio (Bergamo), scontri tra dimostranti antifascisti e forze di polizia si concludono con un manifestante ucciso.

27 luglio 1943


A Bologna, per stroncare una manifestazione operaia intervengono reparti dell’esercito e forze di polizia, che aprono il fuoco uccidendo un dimostrante e ferendone altri 3.

28 luglio 1943


A Reggio Emilia, un reparto militare apre il fuoco sugli operai delle Officine Reggiane che intendono sfilare in corteo per le vie della città, chiedendo la pace. Muoiono Antonio Artioli, Vincenzo Belocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisenti, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi e Angelo Tanzi. Altre 42 persone restano ferite.

28 luglio 1943


A Bari, in piazza Roma un reparto militare apre il fuoco su un corteo guidato da Luigi De Secly, liberale, e Fabrizio Canfora, azionista, che si dirige verso il carcere cittadino per chiedere la liberazione dei detenuti politici. Il bilancio è di 19 morti e 36 feriti (secondo altra fonte, 60 feriti). Muoiono Fausto Buono, Gaetano Civera, Francesco De Gerolamo, Giuseppe Di Tulli, Graziano Fiore, Nunzio Fiore, Michele Genchi, Vittorio Giove, Giuseppe Gurrado, Paolo Ladisa, Michele La Ghezza, Angelo Lo Vecchio, Giovanni Nicassio, Tommaso Piemontese, Giuseppe Potente, Gennaro Selvaggi, Francesco Sgrana, Francesco Tanzarella, Vincenzo Tropete.

28 luglio 1943


A Torino, l'esercito apre il fuoco come il giorno precedente sui dimostranti contro la guerra, provocando altri morti e feriti.

28 luglio 1943


A Milano, nel corso di scontri tra dimostranti antifascisti e forze di polizia, queste ultime aprono il fuoco, uccidendo tre manifestanti e ferendone altri 28. Una rivolta di detenuti politici a San Vittore, appoggiata dall'esterno, è stroncata dall'esercito con l'impiego di mezzi corazzati e di un battaglione di fanteria. Imprecisato il numero dei morti e dei feriti, mentre 4 detenuti vengono fucilati dopo un processo sommario.

28 luglio 1943


A Canegrate (Milano), nel corso di una manifestazione si arriva allo scontro, e la polizia apre il fuoco uccidendo un dimostrante.

28 luglio 1943


A Desio (Milano), le forze di polizia uccidono un manifestante nel corso di dimostrazioni contro la guerra.

28 luglio 1943


A Urgnano (Milano), una manifestazione è repressa dalla polizia che uccide un dimostrante e ne ferisce un altro.

28 luglio 1943


A Roma, nel carcere di Regina Coeli, esplode una rivolta capeggiata da detenuti politici. L'intervento delle forze militari e di polizia provoca 5 morti e decine di feriti.

28 luglio 1943


A Pozzuoli (Napoli), si arriva allo scontro tra cittadini e forze di polizia: queste ultime sparano uccidendone uno e ferendone 2.

28 luglio 1943


A Sestri Ponente (Genova), proseguono manifestazioni operaie e scontri: la polizia spara uccidendo un operaio e ferendone altri.

28 luglio 1943


A Genova, nel corso di uno sciopero generale si arriva a scontri, le forze di polizia aprono il fuoco, uccidendo tre dimostranti e ferendone molti altri.

28 luglio 1943


A Sesto fiorentino, nel corso di scontri, la polizia uccide un ragazzo. Viene uccisa una seconda persona durante il coprifuoco.

28 luglio 1943


A Bologna, nel corso di una manifestazione operaia, la polizia apre il fuoco uccidendo un dimostrante.

28 luglio 1943


A Budrione (Modena), un uomo viene ucciso durante il coprifuoco.

29 luglio 1943


A Milano, nel corso dello sciopero generale, le forze militari e di polizia aprono il fuoco, uccidendo 3 dimostranti e ferendone altri 4.

29 luglio 1943


A La Spezia, nel corso di una manifestazione operaia, la polizia apre il fuoco uccidendo 2 dimostranti e ferendone altri 11

29 luglio 1943


A Sesto fiorentino, proseguono gli scontri tra dimostranti e forze di polizia che, ancora una volta, aprono il fuoco uccidendone uno.

29 luglio 1943


A Colle Val d’Elsa (Siena), una manifestazione popolare viene repressa dalle forze di polizia, che sparano uccidendo un dimostrante e ferendone altri 11.

29 luglio 1943


A Rieti, nel corso di una manifestazione, la polizia apre il fuoco uccidendo 2 dimostranti.

29 luglio 1943


A Torino, viene ucciso un uomo durante il coprifuoco.

29 luglio 1943


A Rufina (Firenze), 2 uomini vengono uccisi durante il coprifuoco.

30 luglio 1943


A Milano, prosegue lo sciopero generale e si arriva a nuovi scontri nel corso dei quali le forze militari e di polizia uccidono 5 dimostranti e ne feriscono 3.

30 luglio 1943


A Sassuolo (Modena), un uomo viene ucciso durante il coprifuoco.

1 agosto 1943


A San Giovanni di Vigo di Fassa (Trento), nel corso di una manifestazione, la polizia apre il fuoco uccidendo un dimostrante e ferendone un secondo.

1 agosto 1943


A Imperia, un uomo è ucciso durante il coprifuoco.

1 agosto 1943


A Milano, un uomo è ucciso durante il coprifuoco.

3 agosto 1943


A Napoli, nel corso di una manifestazione, la polizia apre il fuoco uccidendo un dimostrante e ferendone 2.

5 agosto 1943


A Laveno Mombello (Varese), un uomo viene ucciso durante il coprifuoco.

8 agosto 1943


A Castelnuovo di Traù (Spalato), un uomo viene ucciso durante il coprifuoco.

13 agosto 1943


A Milano, nel corso di una dimostrazione, le forze di polizia sparano uccidendo 2 dimostranti e ferendone 7.

17 agosto 1943


A Torino, l'esercito spara sugli operai che tentano di uscire dalla fabbrica della Fiat - Grandi motori, provocando 2 morti e 7 feriti. La città risponde con lo sciopero generale. All’ordine di sparare sui lavoratori, impartito dal gen. Adami Rossi, gli alpini rifiutano.

24 settembre 1943


A Palma di Montechiaro (Agrigento), per stroncare la manifestazione della popolazione contro il richiamo alle armi, reparti militari aprono il fuoco uccidendo un uomo e una donna.

18 dicembre 1943


A Montesano (Salerno), nel corso di una rivolta durata 2 giorni, la popolazione occupa gli uffici pubblici distruggendo i documenti riguardanti le tasse e il razionamento, cercando anche di impadronirsi delle armi custodite nella caserma dei carabinieri. La rivolta avvenuta "su probabile istigazione di elementi comunisti", scrivono i carabinieri nel loro rapporto, si conclude con un bilancio di 8 morti, 10 feriti e 55 arrestati.

13 gennaio 1944


A Montefalcone Sannio e a Torremaggiore (Foggia), si verificano rivolte contadine che vengono represse con estrema violenza da reparti dell’esercito e della polizia che fanno uso delle armi da fuoco, provocando un numero indeterminato di morti e feriti.

29 marzo 1944


A Partinico (Palermo), nel corso di una manifestazione contro il carovita e gli accaparratori di grano, un sottufficiale dei carabinieri uccide Lorenzo Pupillo, minorenne. Negli scontri muore anche il maresciallo dei carabinieri Benedetto Scaglione.

21 aprile 1944


A Roma, la polizia apre il fuoco contro le donne che manifestano per la mancanza di cibo, uccidendo Caterina Martinelli.

27 maggio 1944


A Regalbuto (Enna), nel corso di un raduno separatista al quale partecipano Andrea Finocchiaro Aprile, Luigi La Rosa, Santi Rindone, Bruno di Belmonte, Guglielmo Carcaci, Concetto Gallo, Concetto Battiato e Isidoro Piazza, si verificano gravi incidenti nel corso dei quali perde la vita, sotto il fuoco dei carabinieri, il segretario della locale federazione del Pci Santi Milisenna. Altre 2 persone rimangono gravemente ferite.

28 maggio 1944


A Licata (Agrigento), polizia e carabinieri sparano sulla folla che protesta per il ritorno all'ufficio di collocamento del dirigente fascista, provocando 3 morti, 18 feriti e procedendo all’arresto di altri 120 dimostranti.

15 ottobre 1944


Una manifestazione di contadini ad Ortucchio (L'Aquila), diretta ad occupare terre incolte (fra le quali un appezzamento del principe Torlonia), è stroncata da carabinieri e guardie campestri che aprono il fuoco, provocando 2 morti (fra i quali Domenico Spera, militante Pci), 4 feriti gravi e molti altri più lievemente.

19 ottobre 1944


A Palermo, un plotone di fanteria del 139° Rgt della divisione Sabauda apre il fuoco sulla folla che dimostra, pacificamente, per il pane. 23 morti e 158 feriti sono il bilancio della strage. Rimangono uccisi: Giuseppe Balistreri, Vincenzo Cacciatore, Domenico Cordone, Rosario Corsaro, Michele Damiano, Natale D’Atria, Giuseppe Ferrante, Vincenzo Galatà, Carmelo Gandolfo, Francesco Giannotta, Salvatore Grifati, Eugenio Lanzarone, Gioacchino La Spisa, Rosario Lo Verde, Giuseppe Maligno, Erasmo Midolo, Andrea Olivieri, Salvatore Orlando, Cristina Parrinello, Anna Pecoraro, Vincenzo Puccio, Giacomo Venturelli, Aldo Volpes.

20 ottobre 1944


Sulla stampa appare un comunicato del governo sul massacro avvenuto a Palermo il giorno precedente: "In occasione di una dimostrazione diretta ad ottenere miglioramenti di carattere economico, compiuta ieri a Palermo da impiegati delle banche e dell’esattoria, gruppi estranei, sobillati da elementi non ancora chiaramente individuati, prendevano l’iniziativa per inscenare una manifestazioni sediziosa. Davanti alla sede dell’Alto Commissariato venivano esplosi colpi d’arma da fuoco contro reparti dell’Esercito, che erano così costretti a reagire. Si deplorano 16 morti e 104 feriti. L’ordine pubblico è stato ristabilito. Il Comitato provinciale di liberazione nazionale si è subito riunito ed ha dichiarato di mettersi a disposizione dell’Autorità governativa locale per la ricerca dei responsabili della manifestazione sediziosa".

ottobre 1944


A Licata (Agrigento), nel corso di una manifestazione di contadini, i carabinieri aprono il fuoco uccidendone due, ferendone 19 e provvedendo a denunciarne altri 80.

6 novembre 1944


A Roma, un agente di Ps uccide con un colpo di pistola Giorgio Misiti, mentre tracciava scritte anti monarchiche sui muri.

14-15 dicembre 1944


A Catania, una folla tumultuante manifesta contro il richiamo alle armi devastando il Municipio, la sede del Banco di Sicilia dove sono ubicati gli uffici dell’esattoria comunale, e recandosi dinanzi alla sede del Distretto militare, dal cui interno i militari esplodono colpi di arma da fuoco che uccidono il giovane Antonio Spampinato. Sono tratti in arresto 53 manifestanti, fra i quali gli studenti separatisti Egidio Di Mauro, Salvatore Padova da Ispica, Giuseppe La Spina; fra coloro che risultano denunciati a piede libero vi sono Concetto Gallo, i fratelli Gullotta, Michele Guzzardi, Giuseppe Galli, Isidoro Avola, Guglielmo Paternò Castello.

17 dicembre 1944


A Pedara, nella mattinata vengono lanciate 5 bombe a mano in due piazze del paese, per protesta contro il richiamo alle armi dei giovani. A Vizzini, nel pomeriggio, i carabinieri aprono il fuoco contro i dimostranti intenti ad incendiare la sede del Municipio, uccidendone 2.

4 gennaio 1945


A Ragusa, l’esercito spara sulla folla che tenta di bloccare un camion che trasportava giovani verso il fronte, ferendo gravemente un ragazzo e uccidendo il sacrestano della chiesa di san Giovanni, con una bomba a mano che gli stacca la testa. La rivolta dei ‘non si parte’, lungi dal sedarsi, si inasprisce.

5-6 gennaio 1945


A Ragusa, i rivoltosi si impadroniscono di alcuni quartieri, elevando barricate ed iniziano la resistenza armata. La rivolta è guidata da militanti socialisti e soprattutto comunisti, ignari delle posizioni del partito che ha stigmatizzato la rivolta come "rigurgito fascista". La vendetta dell’esercito sarà spietata. Le cifre ufficiali danno 18 morti e 24 feriti tra carabinieri e soldati, e 19 morti e 63 feriti fra gli insorti nella sola Ragusa e provincia, ma diverse fonti le ritengono cifre sottostimate.

11 gennaio 1945


A Naro, si acutizza la rivolta contro la chiamata dei giovani alla leva. Il bilancio della repressione sarà di 5 morti, 12 feriti e 53 arrestati.

12 gennaio 1945


A Licata, si verificano disordini contro la chiamata alla leva, nel corso dei quali viene ucciso un manifestante.

18 gennaio 1945


A Roma, ingenti forze di polizia e dell'esercito rastrellano le borgate Gordiani e Quarticciolo, procedendo all'arresto di centinaia di militanti Pci e di renitenti alla leva. Un sottufficiale dei carabinieri uccide, nei locali in cui veniva trattenuto in stato d'arresto, Arduino Fiorenza, comunista.

21 gennaio 1945


A Cagliari, si verificano violenti incidenti fra le forze di polizia e gli studenti che manifestano contro il richiamo alle armi. Un agente di Ps muore a seguito del lancio di una bomba a mano da parte dei manifestanti, mentre numerosi fra questi ultimi vengono feriti dai colpi di arma da fuoco sparati dagli agenti. La città è infine presidiata dall’esercito.

7 marzo 1945


A Roma, nel corso di una manifestazione organizzata dal Pci per protestare contro la fuga del generale Roatta dall'ospedale militare del Celio e chiedere l’inasprimento delle sanzioni epurative contro i fascisti, si arriva allo scontro e alla morte, davanti al Quirinale, di un manifestante, Giuseppe Lasagna Mancini, per la esplosione anticipata di una bomba.

11 marzo 1945


A Palermo, la folla assalta gli uffici delle imposte e la sede dell’ispettorato dei dazi e consumi, dirigendosi poi verso la prefettura. Negli scontri che ne seguono con le forze di polizia, rimangono uccisi un commissario di Ps ed un giovane operaio.

2 maggio 1945


A Gravina di Puglia (Bari), si arriva a scontri fra la popolazione e la polizia. Appartenenti alle forze di polizia uccidono Vincenzo Lobaccaro, bracciante, omonimo di un ex confinato antifascista e scambiato per quest’ultimo.

1 luglio 1945


A Minervino Murge (Bari), in incidenti fra militanti comunisti e carabinieri, con uso di armi da fuoco da entrambi i lati, rimane ucciso un dimostrante

2 luglio 1945


A Minervino Murge (Bari), i carabinieri assediati nella loro caserma aprono il fuoco, nel tentativo di aprirsi un varco, contro la popolazione che circonda lo stabile, uccidendo un manifestante.

11 settembre 1945


A Piazza Armerina (Enna), nel corso di uno scontro con dimostranti, un carabiniere uccide il militante socialista Giovanni Pivetti.

25 settembre 1945


A Lecce, nel corso di una manifestazione di operai edili dinanzi alla Prefettura, si arriva allo scontro e i carabinieri sparano, uccidendo Francesco Schifa, Oronzo Zingarelli e Nicola Favatano e ferendo un numero imprecisato di altri dimostranti.

2 ottobre 1945


A Piazza Armerina (Enna), le forze di polizia caricano e procedono a numerosi arresti fra i contadini e i lavoratori che da 2 giorni manifestano contro il carovita e la mancanza di lavoro; la carica provocano un morto e diversi feriti.

30 novembre 1945


A Molfetta (Bari), una manifestazione di ‘frantoiani’ è duramente repressa dall’intervento delle forze di polizia. Anche a Bisceglie, Corato, Bitonto, tutti in provincia di Bari, si sono susseguite in queste settimane manifestazioni per richiedere lavoro e più umane condizioni di vita, represse dalle forze di polizia con l’uso di armi da fuoco che provocano numerosi feriti e morti.

dicembre 1945


A San Severo, San Marco in Lamis, Torremaggiore, Martinafranca, tutti in provincia di Foggia e ad Ostuni (Bari), manifestazioni contadine vengono soffocate dalle forze di polizia che, in diverse circostanze, uccidono tre contadini e ne feriscono altri 2.

5-6 marzo 1946


A Andria (Bari), una manifestazione di disoccupati si trasforma in una vera e propria insurrezione. Le forze di polizia sparano uccidendo 4 dimostranti e ferendone un centinaio, ma infine vengono disarmate e tenute in ostaggio. Il giorno successivo, 6 marzo, per l’intervento di rinforzi, le forze di polizia uccidono altri 3 dimostranti. Muoiono anche 1 appuntato dei carabinieri e 2 militi. L'insurrezione avrà termine la sera del 6 per l’arrivo di preponderanti forze militari e di polizia. Racconterà nelle sue memorie il ministro degli Interni, Romita "Voglio i responsabili, tutti, nessuno escluso, dissi: nel volgere di poche ore furono fermate centinaia di persone…". La rivolta viene condannata dal segretario Cgil Di Vittorio, che invita i rivoltosi a rientrare nell’ordine. Andria è l’episodio culminante di una lotta pre-insurrezionale che serpeggia in centinaia di località in tutta la Puglia: da Bari a Foggia, da Lecce a Ceglie, da Spinazzola a Bisceglie, con decine di morti e centinaia di feriti.

12 marzo 1946


A Palermo, disoccupati e reduci di guerra tentano di assaltare la Prefettura per protestare per la mancanza di lavoro. Le forze di polizia aprono il fuoco, uccidendo Giuseppe Maltesi e un altro dimostrante e ferendo 30 persone. Negli scontri muore anche il commissario di Ps Calderone.

21 marzo 1946


A Messina, nel corso di una manifestazione di protesta contro la disoccupazione e l’assenteismo del governo, le forze di polizia sparano uccidendo il soldato di leva Salvatore Caramanna ed un bambino, e ferendo altri 24 dimostranti.

30 marzo 1946


A Foggia, reduci e disoccupati assaltano il treno Bologna-Bari asportando generi alimentari, dopo aver danneggiato gli uffici annonari, quelli delle tasse ed il consorzio agrario. Le forze di polizia sparano, uccidendo un dimostrante e ferendone 18.

3 aprile 1946


A Molfetta (Bari), manifestanti attaccano il Municipio, saccheggiano magazzini e alcuni pastifici. La polizia interviene facendo uso delle armi da fuoco ed uccidendo 3 dimostranti.

4 aprile 1946


A Cerignola (Foggia), la polizia reprime una manifestazione di contadini, facendo uso delle armi da fuoco e provocando la morte di 2 dimostranti.

20-25 aprile 1946


A Milano, esplode la rivolta dei detenuti di San Vittore nel quale sono rinchiusi sia fascisti che partigiani, che viene domata solo con l’intervento dell’esercito e di reparti alleati, con un bilancio di 5 morti e circa 200 feriti.

aprile 1946


A Scrutto di San Leonardo, un soldato americano uccide con un raffica di mitra l’ex partigiano Ivo Primosig, mentre issava su un palo una bandiera jugoslava.

6 giugno 1946


A Napoli, una folla di monarchici tenta di assaltare la caserma dei carabinieri di Capodimonte per impadronirsi delle armi. Nel corso degli scontri, gli agenti uccidono con una raffica di mitra, Carlo Russo: aveva solo 14 anni. Per effetto dell’esplosione di una bomba, muore Ciro Martino e altre 6 persone rimangono ferite.

8 giugno 1946


A Napoli, nel corso di ulteriori scontri, la polizia uccide Gaetano D’Alessandro di 16 anni, che manifestava a favore della monarchia.

12 giugno 1946


A Napoli, una folla di monarchici si accalca dinanzi la federazione del Pci in via Medina, dopo che dall’interno della sede avevano sparato contro Mario Fioretti, che tentava di togliere la bandiera rossa, uccidendolo. La polizia spara a sua volta contro i dimostranti, uccidendo Michele Pappalardo, Felice Chirico, Guido Beninanto, Vincenzo di Guida, Francesco d’Azzo e Ida Cavalieri. Giorgio Amendola, presente all’interno della federazione, viene arrestato dagli alleati e poi rilasciato a seguito dell’intervento della Questura.

5-6 agosto 1946


A Caccamo (Palermo), a causa della requisizione del grano esplode il risentimento dei contadini affrontati, armi alla mano, dalle forze di polizia. Il bilancio degli scontri che ne seguono è di 18 morti e un centinaio di feriti fra i contadini, e di 4 morti e 15 feriti fra le forze di polizia.

17 settembre 1946


Nelle Puglie e in Calabria, i contadini occupano 75.000 ettari di terre, in 72 comuni. Alcide De Gasperi ordina di "procedere energicamente a carico dei responsabili di occupazioni arbitrarie". E così sarà, le forze di polizia spareranno implacabilmente, provocando morti e feriti.

30 settembre 1946


A Crotone, una manifestazione di protesta degli operai Montecatini è stroncata dall’intervento della polizia che apre il fuoco ferendo gravemente 3 giovani, uno dei quali morirà poco dopo in ospedale.

9 ottobre 1946


A Roma, nel corso della manifestazione indetta dagli operai del Genio civile, dinanzi al Viminale si arriva allo scontro. L’intervento di reparti di cavalleria e di ulteriori rinforzi di polizia evita la invasione del palazzo e, mentre gli operai si ritirano, viene aperto il fuoco contro di loro. Il bilancio finale è di 3 operai uccisi (Enrico Costantini, Giuseppe Grossetti, Adolfo Scurti), 82 feriti tra i dimostranti e 59 tra le forze di polizia.

19 ottobre 1946


A Roma, una folla di disoccupati tenta l’assalto al palazzo del Viminale, sede della presidenza del Consiglio e del ministero dell’Interno. Negli incidenti con la polizia, si registrano un morto ed un centinaio di feriti.

27 dicembre 1946


A Bari, ad una manifestazione contro la disoccupazione seguono scontri, nel corso dei quali le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo lo studente universitario Annino Liaci ed un operaio. Altri 25 dimostranti rimangono feriti insieme a 6 agenti.

20 febbraio 1947


A Taranto, inizia il processo a carico del sottotenente Calogero Lo Sardo, di 3 sottufficiali e 17 soldati ritenuti responsabili della strage di Palermo del 19 ottobre 1944, quando aprirono il fuoco sulla folla che manifestava pacificamente, uccidendo 26 persone e ferendone altre 158.

22 febbraio 1947


Il Tribunale militare di Taranto proscioglie, dopo 3 giorni di processo, il sottotenente Lo Sardo, 3 sottufficiali e 17 soldati responsabili della strage di Palermo del 19 ottobre 1944, per sopravvenuta amnistia.

7 marzo 1947


A Messina, nel corso di uno sciopero generale contro il carovita e per aumenti salariali, i carabinieri caricano e uccidono gli operai comunisti Biagio Pellegrino e Giuseppe Maiorana e feriti altri 3 dimostranti.

marzo 1947


Ad Andria (Bari), la polizia carica una manifestazione per il lavoro, provocando morti e feriti.

12 aprile 1947


A Petilia Policastro (Catanzaro), nel corso di una manifestazione di protesta, la polizia spara uccidendo Francesco Mascaro e Isabella Carvelli, e ferendo molti altri manifestanti.

22 aprile 1947


A Roma, una dimostrazione di protesta contro le precarie condizioni di vita è repressa dalla polizia con l’uso di armi da fuoco, che provocano un numero imprecisato di vittime.

29 aprile 1947


A Potenza, una manifestazione contadina per il lavoro viene stroncata dalla polizia che, quando la folla tenta di occupare la prefettura, apre il fuoco uccidendo uno studente liceale e ferendo altri 14 dimostranti.

31 maggio 1947


Il colonnello D’Ambrosio che, come Pm militare, aveva impugnato la sentenza del Tribunale militare di Taranto che proscioglieva per amnistia i responsabili della strage del 19 ottobre 1944, rinuncia al ricorso senza alcuna motivazione. Il 4 giugno, la sentenza passa in giudicato.

7 giugno 1947


A Messina, durante una manifestazione contro la disoccupazione, i carabinieri aprono il fuoco uccidendo Ludovico Maiorana, Antonio Pellegrini e Carlo Rocco.

4-5 agosto 1947


A Caccamo (Palermo), si verificano violenti scontri fra la popolazione e le forze dell’ordine, in seguito alla requisizione del grano: 12 braccianti e 4 militi restano uccisi.

15 novembre 1947


A Cerignola (Foggia), nel corso di una manifestazione contadina, la polizia apre il fuoco uccidendo Domenico Angelini e Onofrio Perrone. Per reazione, i dimostranti danneggiano il palazzo di un agrario e le sedi di alcuni partiti. Anche 2 agenti di Ps rimangono uccisi negli scontri. 114 lavoratori vengono incriminati.

4-5 agosto 1947


A Caccamo (Palermo), si verificano violenti scontri fra la popolazione e le forze dell’ordine, in seguito alla requisizione del grano: 12 braccianti e 4 militi restano uccisi.


18 novembre 1947


A Corato (Bari), nel corso di uno sciopero generale la polizia apre il fuoco contro i contadini uccidendo Diego Masciavè, sindacalista Cgil, il bracciante Pietrino Neri e la contadina Anna Raimondi. Altri 10 manifestanti rimangono feriti. A Trani, nel corso del medesimo sciopero generale, la polizia carica ferendo gravemente due dimostranti. A Bisceglie (Lecce), la polizia apre il fuoco su una folla di disoccupati che chiedono lavoro.

20 novembre 1947


A Campisalentino (Lecce) nel corso di una manifestazione di contadini che contrappone crumiri e scioperanti, i carabinieri sparano contro questi ultimi, uccidendo Antonio Augusti e Santo Niccoli e ferendo altri 7 dimostranti.

25 novembre 1947


A Bisignano (Caserta), nel corso di una manifestazione ostile dinanzi alla sede dell’Uomo qualunque, la polizia apre il fuoco sui dimostranti uccidendo l’operaio Rosmundo Mari, e ferendone numerosi altri.

5 dicembre 1947


Ad Agrigento, una manifestazione di disoccupati è repressa dalla Celere con l'uso di armi da fuoco. Viene ucciso un dimostrante e feriti gravemente 3 donne e un bambino.

5 dicembre 1947


A Roma, nel corso di uno sciopero degli edili le forze di polizia aprono il fuoco, nel quartiere di Primavalle, sui manifestanti, uccidendo l’operaio Giuseppe Tanas e ferendone altri 2.

21 dicembre 1947


A Canicattì, nel corso di uno sciopero i carabinieri, intervenuti a proteggere la sede dell’Uomo qualunque, aprono il fuoco uccidendo Giuseppe Amato, Salvatore Lauria e Giuseppe Lupo, ferendo gravemente 9 persone e lievemente altre 11.

8 febbraio 1948


A Cerignola (Foggia), la polizia spara nel corso di una manifestazione di militanti di sinistra uccidendone 5.

30 marzo 1948


A Pantelleria, una manifestazione contro l’iniquità delle sanzioni fiscali è repressa dalle forze di polizia con l’uso di armi da fuoco che provocano la morte di Antonio Valenza, Giuseppe Pavia e Michele Salerno.

13 aprile 1948


Ad Andria (Bari), nel corso di uno sciopero agricolo represso dalle forze di polizia, viene ucciso a colpi di moschetto il bracciante Riccardo Suriano, rimasto isolato dai suoi compagni perché stordito dai gas lacrimogeni.

20 maggio 1948


A Trecenta (Ro), nel corso dello sciopero indetto dai braccianti nell’azienda dei conti Spoletti, i carabinieri intervengono arrestando il contadino Bruno Barberini, per poi aprire il fuoco contro la massa di braccianti in attesa nella piazza del paese, uccidendo Evelino Tosarello, comunista, e ferendo gravemente Vanilio Pagaini e Silvio Berterelli.

4 giugno 1948


A Spino d’Adda (Cremona), nel corso di una manifestazione di braccianti contro gli agrari, i carabinieri aprono il fuoco uccidendo il contadino Luigi Venturini.

2 luglio 1948


A San Martino in Rio (Re), nel corso dello sciopero, i carabinieri intervenuti in forza per reprimerlo uccidono il contadino Sante Mussini, schiacciato da una autoblinda.

14 luglio 1948


A Roma, una folla straboccante invade piazza Esedra e piazza Colonna per protestare contro l’attentato a Palmiro Togliatti. Scontri si accendono in diverse zone della città, nel corso dei quali le forze di polizia uccidono l’operaio edile Filippo Ghionna e un secondo manifestante, mentre 30 risultano i feriti di entrambi i lati e 160 gli arrestati.

14 luglio 1948


A Napoli, nel corso di un comizio a piazza Dante di protesta contro l’attentato a Togliatti, la polizia carica senza preavviso i partecipanti, ferendone 20 e uccidendo lo studente Giovanni Quinto e l'operaio Angelo Fischietti.

14 luglio 1948


A Taranto, nel corso dello sciopero dei cantieri navali e delle officine per protesta contro l’attentato a Togliatti, le forze di polizia caricano i manifestanti dinanzi alla sede della Camera del lavoro, uccidendo l’operaio Angelo Gavartara e ferendo altri 4 manifestanti. Rimane gravemente ferito l’agente di Ps Giovanni D’Oria, che morirà qualche giorno più tardi in ospedale.

14 luglio 1948


A Livorno si ingaggia una vera battaglia di strada; i dimostranti svaligiano negozi di armi e disarmano pattuglie di agenti di Ps. Nel corso degli scontri che ne seguono, viene ucciso un operaio ed altri 18 dimostranti sono feriti. Viene ucciso anche l’ agente di Ps Giorgio Lanzi, e altri 4 rimangono feriti.

14-15 luglio 1948


A Genova, esplode la rivolta operaia per l’attentato contro Palmiro Togliatti. Migliaia di manifestanti affluiscono in piazza De Ferrari, poi viene attaccata la caserma della polizia a ponte Spinola, presa ed incendiata una camionetta della polizia e presi in ostaggio 6 celerini, devastata la sede del Msi in via XX settembre, dove i manifestanti bloccano 5 autoblinde della polizia, saltando sulle torrette e disarmando gli occupanti. Tutte le fabbriche sono ferme e un comizio alle 17 vede la partecipazione di 100.000 lavoratori; mentre in tutta la città accadono episodi di fraternizzazione fra operai e soldati. Sorgono barricate, difese da mitragliatrici, radio e giornali passano sotto il controllo della Camera del lavoro. La rivolta si estende a Sestri ponente, Bolzaneto, Chiavari, Nervi. Alle 13 del 15 luglio il prefetto dichiara lo stato d’assedio e viene scatenata una repressione durissima, mentre i dirigenti di Pci, Psi e Cdl invitano i dimostranti a desistere. La polizia fa uso massiccio di armi da fuoco che uccidono, nel primo giorno della rivolta, Biagio Stefano e Mariano d’Amori e, il giorno seguente, Angiolina Alice Roba, mentre 43 sono i manifestanti feriti.

15 luglio 1948


A Bologna, nel corso della manifestazione di protesta per l’attentato a Togliatti, la Celere apre il fuoco uccidendo un operaio e ferendone gravemente altri 11.

15 luglio 1948


A Porto Marghera (Venezia), i manifestanti comunisti provvedono a disarmare agenti di Ps e carabinieri, ma in uno scontro a fuoco la polizia uccide l’operaio Cesare Pietro e ne ferisce un secondo.

15 luglio 1948


A Gravina di Puglia (Bari), i manifestanti invadono il pastificio Divella e nel successivo intervento le forze di polizia uccidono a colpi di moschetto il bracciante comunista Michele d’Elia.

16 luglio 1948


Il ministro degli Interni Mario Scelba comunica il bilancio ufficiale degli incidenti seguiti all’attentato contro Palmiro Togliatti: 7 morti e 120 feriti tra le forze di polizia; 7 morti e 86 feriti tra i cittadini.

19 luglio 1948


A Siena, nel corso dei funerali dei 2 rappresentanti delle forze di polizia rimasti uccisi a Abbadia San Salvatore il 15 luglio, la polizia invade la sede della Confederterra e uccide il capo lega di Torrenieri Severino Meattini, malmenando i presenti e arrestando il segretario.

24 luglio 1948


A Gravina di Puglia (Bari), nel corso di una manifestazione di braccianti le forze di polizia, intervenute con l’abituale violenza, uccidono l’attivista sindacale Luigi Schiavino e, sempre negli stessi giorni, il bracciante Bonifacio Loglisci.

12 ottobre 1948


A Tricarico (Matera), la polizia apre il fuoco sui partecipanti ad una manifestazione di sinistra, uccidendone 3.

15 ottobre 1948


A Dairago di Arconate (Mi), nel corso di una manifestazione, le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo Pietro Paganini, presidente dell’Anpi di Dairago.

16 ottobre 1948


A Pistoia, nel corso di una manifestazione degli operai della san Giorgio e della Smi in lotta contro la smobilitazione, le forze di polizia sparano uccidendo l’operaio Ugo Schiano e ferendone altri 3.

24 novembre 1948


A Bondeno (Ferrara), nel corso di una manifestazione per richiedere la gestione diretta del collocamento al lavoro, le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo il contadino Fernando Ercolei e ferendone altri 10.

17 febbraio 1949


A Isola Liri (Frosinone), nel corso di una manifestazione di protesta organizzata da operai in sciopero, i carabinieri aprono il fuoco provocando il ferimento di 35 dimostranti, dei quali 7 in gravi condizioni, e la morte dell’operaio Tommaso Diafrate, travolto da un automezzo dei militi.

17 marzo 1949


A Terni, nel corso di una manifestazione di protesta contro il Patto atlantico, le forze di polizia sparano uccidendo l’operaio delle Acciaierie Luigi Trastulli e ferendone altri 12.

4 aprile 1949


A Mazara del Vallo (Trapani), viene strangolato nella locale caserma dei carabinieri il bracciante Francesco La Rosa, che era stato convocato per un interrogatorio.

19 aprile 1949


A Mazara del Vallo (Trapani), nel corso di una manifestazione di braccianti, la polizia apre il fuoco uccidendo un contadino.

17 maggio 1949


A Molinella (Bologna), nel corso di uno sciopero generale dei braccianti in Val Padana, è ferita da un colpo di fucile al braccio la socialista Adele Toschi e la mondina Maria Margotti viene falciata da una raffica di mitra, mentre altre 30 persone sono ferite.

3 giugno 1949


A Forlì, nel corso dello sciopero alla Mangelli, le forze di polizia intervenute a difesa dei crumiri uccidono l’operaia Jolanda Bertaccini e feriscono il bracciante Antonio Magrini a colpi d’arma da fuoco.

12 giugno 1949


A Gambara (Brescia), nel corso di uno sciopero di braccianti, un carabiniere fracassa la testa con una fucilata a Marziano Girelli.

17 giugno 1949


A Minervino Murgia, nel corso di incidenti tra forze di polizia e braccianti, rimane ucciso Felice Magginelli.

19 luglio 1949


A Bolzano, i carabinieri uccidono il pubblicista Gaifas, in circostanze non chiare.

26 agosto 1949


A Medigliano (Padova), nel corso di una manifestazione le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo davanti alla lapide dei caduti il partigiano Bruno Cameran.

30 ottobre 1949


A Melissa (Catanzaro), nel corso dell’occupazione della tenuta Fragalò, incolta, del barone Berlingeri le forze di polizia aprono il fuoco sui contadini, uccidendo Giovanni Zito, Francesco Nigro, Angelina Mauro e provocando altri 15 feriti.

31 ottobre 1949


A Isola di Caporizzuto (Catanzaro), la polizia apre il fuoco sui partecipanti ad una manifestazione di braccianti, uccidendo Matteo Aceto, organizzatore di occupazioni di terre. Un altro bracciante viene assassinato a Bondeno. Nel solo crotonese, sono stati occupati 6.000 ettari di terra e la lotta ha coinvolto migliaia di persone.

7-9 novembre 1949


A Mantova, si svolge il 2° congresso della Federbraccianti. Uno dei dati che emerge, limitato all’ultimo sciopero nazionale, è un bilancio di 7 morti, 1.073 arresti e 7.600 denunce.

9 novembre 1949


A Crotone (Catanzaro), nel corso di una manifestazione contadina, la polizia apre il fuoco uccidendo una donna.

29 novembre 1949


A Torremaggiore (Foggia), nel corso di un comizio di protesta per delle violenze verificatesi il giorno precedente a San Severo, le forze di polizia caricano senza preavviso i partecipanti facendo anche uso di armi da fuoco, e uccidendo i braccianti Giuseppe La Medica e Antonio Lavacca, mentre la sarta Giuseppina Faenza muore a causa dello spavento; altri 10 i feriti.

29 novembre 1949


A Bagheria (Palermo), nel corso di una manifestazione contadina, i carabinieri intervengono aprendo il fuoco e uccidendo la contadina Filippa Mollica Nardo.

14 dicembre 1949


A Montescaglioso (Matera), nel corso di un rastrellamento alla ricerca dei responsabili di alcune occupazioni di terre, avvenute nei giorni precedenti, i carabinieri uccidono i braccianti Michele Oliva e Giuseppe Novello, mentre altri 5 rimangono feriti.

9 gennaio 1950


Strage della polizia a Modena, dove i lavoratori del complesso siderurgico Orsi, dopo il licenziamento di 200 operai su 800 ed una serrata padronale di 40 giorni, si erano avvicinati ai cancelli nell’intento di riprendere il lavoro. La polizia apre il fuoco uccidendo Angelo Appiani di 30 anni, Renzo Bersani di 21, Arturo Chiappelli di 43, Ennio Garagnani di 21, Arturo Malagoli di 21 e Roberto Rovati di 36. Altri 51 operai rimangono feriti.

14 febbraio 1950


A Seclì (Lecce), nel corso di una manifestazione di braccianti in sciopero, la polizia apre il fuoco, uccidendo Antonio Micali.

2 marzo 1950


A Petralia (Palermo), nel corso di una manifestazione di protesta, la polizia apre il fuoco sui dimostranti, uccidendone 2 e ferendone un terzo.

14 marzo 1950


A Porto Marghera (Mestre), nel corso di una manifestazione di protesta contro i licenziamenti degli operai della Breda, le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo Nerone Piccolo di 25 anni e Virgilio Scala di 33 e ferendo altri 5 lavoratori. I lavoratori di Venezia organizzano una manifestazione di protesta aperta dai parenti delle vittime che recano gli indumenti degli operai uccisi, insanguinati e forati dalle pallottole. Rinvenuti sul luogo della sparatoria 1 Kg. di bossoli di armi automatiche di grosso calibro.

17 marzo 1950


A Torino, nel corso di una manifestazione antifascista, la polizia carica i partecipanti uccidendo il pensionato Camillo Corino, 51 anni.

21 marzo 1950


A Parma, nel corso di un comizio sindacale, si arriva allo scontro provocato dalle forze di polizia, che uccidono l'operaio disoccupato Attila Alberti, 32 anni.

21 marzo 1950


A Lentella (Chieti), nel corso di una manifestazione si arriva allo scontro e le forze di polizia uccidono Nicola Mattia e Cosimo Maciocco.

23 marzo 1950


Ad Avezzano (Aquila), nel corso di una manifestazione di protesta per i fatti di Lentella, la polizia apre il fuoco sui dimostranti, uccidendo Francesco Laboni.

23 marzo 1950


A San Severo (Foggia), una manifestazione antifascista viene sciolta dal brutale intervento delle forze di polizia che aprono il fuoco, uccidendo Michele Di Nunzio

1 maggio 1950


A Celano (Aquila), nel corso di una manifestazione, la polizia apre il fuoco uccidendo Antonio Berardicuti e Agostino Paris, mentre altri 12 dimostranti vengono feriti. Il comunista Antonio d'Alessandro viene ucciso, nelle medesime circostanze, da fiancheggiatori delle forze di polizia al servizio degli agrari.

31 dicembre 1950


Secondo fonti sindacali, il bilancio della repressione a partire dal luglio 48 alla fine del 50 è di 62 uccisi, 3.126 feriti e 92.169 arrestati per motivi politici (di cui 19.306 condannati a complessivi 8.441 anni di carcere.

17 gennaio 1951


A Adrano (Ct), la polizia apre il fuoco sui militanti di sinistra che protestano contro la visita di Eisenhower, uccidendo Girolamo Rosano, bracciante 19enne iscritto alla Cisl e ferendo altre 11 persone fra i quali, gravissimo, il 16enne Francesco Greco. Una donna muore per attacco cardiaco, poco dopo la sparatoria. La prima carica, con uso di armi da fuoco, avviene davanti alla Camera del lavoro dove i manifestanti si stavano concentrando, la seconda contro il corteo, effettuata con mitra e lacrimogeni. Secondo il quotidiano "L’Unità" si sarebbe sparato anche dal balcone di tale Filadelfio Cancio, iscritto al Msi e dell’avvocato Danielo, già segretario del Fascio.

18 gennaio 1951


A Comacchio (Ravenna), una manifestazione di protesta contro Eisenhower, la Nato e per le precarie condizioni dei braccianti agricoli, viene stroncata dalle forze di polizia con estrema violenza e l'uso di armi da fuoco. Nella carica, ordinata verso mezzogiorno dai carabinieri, all’incrocio fra corso Garibaldi e via Bonnet, rimane ucciso il bracciante Antonio Fantinuoli di 61 anni, decine i feriti fra i quali gravemente Gaetano Farinelli e il 17enne Eros Bonazza.

18 gennaio 1951


A Piana degli Albanesi, i manifestanti che protestano contro la visita del generale Eisenhower, al grido di "non daremo i nostri figli alla guerra americana" e "via lo straniero", vengono caricati dai carabinieri con bombe lacrimogene. I dimostranti riescono a spegnerle e continuano la protesta. Il maresciallo dei carabinieri, a questo punto, ordina il fuoco e un milite spara al bracciante Domenico Lo Greco, padre di 4 figli che, portato in ospedale, muore qualche ora dopo.

19 marzo 1952


A Villa Literno (Ce), nel corso di una manifestazione contadina indetta per protestare contro le ingiuste assegnazioni delle terre già dell’Opera nazionale combattenti, le forze di polizia caricano e uccidono Luigi Noviello, padre di 8 figli, feriscono gravemente Armando Vitiello e provocano diversi contusi.

24 marzo 1952


A Bologna, la Corte di assise si pronuncia sulla strage del 9 gennaio 1950 a Modena, scrivendo fra l’altro: "..Quando la pressione aggressiva era quasi cessata e la folla stazionava compatta ma inerte, l’uccisione di Renzo Bersani ed Ennio Garagnani deve ritenersi conseguenza di uso frettoloso e lesivo delle armi, senza alcuna necessità perché i colpiti stavano allontanandosi; ma le indagini non hanno dato alcun risultato perché nessuno di coloro che avrebbero assistito all’uccisione…è stato in grado di fornire elementi utili per la identificazione degli sparatori o dell’unico sparatore…".

7 maggio 1952


A Villamarzana (Rovigo), una riunione indetta all’interno di una palestra per discutere la richiesta di lavori di sistemazione nelle zone disastrate e protestare contro la decisione prefettizia di ridurre l’assistenza, viene dispersa dalla polizia che fa irruzione nel locale malmenando i presenti e fermando 11 persone, fra le quali il vice sindaco comunista Paiola e il dirigente della locale Coldiretti, Munari. Per lo spavento, muore in seguito a un attacco cardiaco Giovanni Sicchieri.

30 marzo 1953


A Bitonto, durante la protesta nazionale contro la ‘legge truffa’, la polizia caricando i manifestanti, colpisce a morte Francesco Ricci di 57 anni, che morirà alcuni giorni dopo.

13 luglio 1953


La Corte d’appello di Bologna conferma la sentenza di 1° grado e condanna alla modica pena di 6 mesi e 15 giorni di reclusione il carabiniere Francesco Galeati, uccisore della mondina Maria Margotti, non infliggendo alcuna condanna a carico dei superiori del Galeati.

5 novembre 1953


A Trieste, la polizia alleata spara sui manifestanti a favore del ritorno della città all’Italia, uccidendo lo studente di 16 anni Pietro Addobbati e il lavoratore Antonio Zavadil, e ferendo oltre 100 persone di cui uno, Domenico Scoroglia, gravemente. Il fuoco viene aperto davanti alla chiesa di S.Antonio, con inseguimento dei dimostranti anche all’interno del tempio dove si erano rifugiati per trovare scampo.

6 novembre 1953


A Trieste, la polizia alleata apre ancora il fuoco sui dimostranti pro-Italia uccidendo Saverio Montano, Erminio Bassa, Francesco Paglia e Leonardo Manzi di 15 anni, e ferendo altre 80 persone. I dati ufficiali parlano di 82 feriti fra i dimostranti, oltre ai 6 morti, 79 fra i poliziotti e di 55 fermati come bilancio delle due giornate.

16 febbraio 1954


A Milano, nel corso di una manifestazione dei lavoratori dell’Om, le forze di polizia, capeggiate dal commissario Allitto, aprono il fuoco in piazza Sant’Ambrogio, mentre una delegazione di lavoratori attende di essere ricevuta dalla presidenza dell’azienda, uccidendo l'operaio Ernesto Leoni e abbandonandosi ad aggressioni brutali, con l’inseguimento degli operai fin dentro la basilica.

17 febbraio 1954


A Mussumeli (Cl), nel corso di una manifestazione popolare di protesta per la cronica mancanza di acqua e la pretesa dell’Ente acquedotti di riscuotere comunque le bollette, le forze di polizia aprono il fuoco sulla folla davanti al Municipio, uccidendo Onofria Pellicceri, Giuseppina Valenza, Vincenza Messina e Giuseppe Cappalonga di 16 anni. Fra i numerosi feriti, 9 sono gravi e fra loro un bambino di 7 anni, Baldassare Mistretta.

17 febbraio 1954


A Barrafranca (Enna), i carabinieri sparano contro i partecipanti ad una manifestazione contadina, uccidendo un bambino di 5 anni.

31 marzo 1954


A distanza di poco più di un mese dall’eccidio, 2.300 poliziotti invadono Mussomeli (Caltanissetta) perquisendo decine di abitazioni ed operando una trentina di arresti fra coloro che si erano adoperati per evitare il massacro o l’avevano denunciato: fra gli altri, i consiglieri comunali Calogero Amico e Vincenzo Consiglio, comunisti, il segretario della Cdl Salvatore Guarino ed il consigliere democristiano Giovanni Vullo che aveva sottoscritto un dettagliato esposto alla Procura della repubblica.

19 ottobre 1954


A Caltanissetta, viene emessa dal Tribunale una sentenza per i fatti di Mussomeli dei quali sono chiamati a rispondere, anziché le forze di stato responsabili dell’eccidio, 35 cittadini che manifestavano per la mancanza d’acqua. Viene condannato il segretario della Camera del lavoro Salvatore Guarino a 9 mesi e 15 giorni di reclusione per ‘oltraggio aggravato’; con la medesima imputazione sono comminate condanne da 6 a 8 mesi per Francesco Catania, Salvatore Mancuso, Diego Seminatore, Vincenzo Russo, Antonino Collura, Calogero Castello, Michele Noto, Nicola Cardinali, Alfonso Caruso, Calogero Amico, Vincenzo Consiglio, Vincenza Randasso, Vincenza Giovino, Calogero Immermano, Giuseppe Savia, Vincenzo Lobrutto, Giuseppe Di Liberto, Marcangelo Lo Presti, Salvatrice La Rocca, Giuseppe Bonfanti, Calogero Castello, Gaetano Barba, Eraldo Martinassi, Giovanni Calà, Concetto Evelino, Angela Torquato, Giovanna Giovino.

31 dicembre 1954


Secondo stime dello storico Sereni, la repressione di classe nel periodo 1 gennaio 1948-31 dicembre 1954 fornisce il bilancio che segue: 75 morti, 5.104 feriti, 148.269 arrestati, 61.243 condannati a 20.426 anni di carcere e 18 condanne all’ergastolo. I dati sono parziali perché riferiti a 38 province soltanto.

4 febbraio 1956


A Venosa (Potenza), nel corso di uno sciopero dei braccianti, le forze di polizia aprono il fuoco sui dimostranti, uccidendo Rocco Girasole.

7 febbraio 1956


A Andria (Bari), la polizia apre il fuoco su una manifestazione di braccianti, uccidendo Domenico Ruotolo e ferendone vari altri.

20 febbraio 1956


A Comiso, un’assemblea di braccianti che protestano per la mancanza di lavoro viene assalita dalle forze di polizia, che uccidono Paolo Vitale e Cosimo De Luca.

14 marzo 1956


A Barletta (Bari), una folla di circa 4.000 persone accalcata dinanzi alla sede della Pontificia opera di assistenza per ritirare pacchi di viveri ed indumenti, viene caricata dalle forze di polizia che aprono il fuoco, uccidendo Giuseppe Di Corato, Giuseppe Spadaro e Giuseppe Lojodice e ferendo gravemente altri 6.

30 gennaio 1957


A Palermo, divampa una rivolta all’interno del carcere dell’Ucciardone. L’intervento della polizia provoca la morte di un detenuto ed il ferimento di altri 20.

9 settembre 1957


A San Donaci (Brindisi), nel corso di una manifestazione di viticultori, la reazione di un gruppo di giovani all’arresto di una donna provoca la spropositata reazione della polizia che apre il fuoco, uccidendo Luciano Valentini, Mario Celò e Antonio Carignano.

31 gennaio 1959


A Palermo, esplode una rivolta nel carcere dell’Ucciardone contro le disumane condizioni di vita. Le forze di polizia intervengono facendo largo uso delle armi da fuoco, uccidendo un detenuto e ferendone gravemente altri 7

30 ottobre 1959


A Spoleto, una manifestazione di protesta per la chiusura del cotonificio è caricata dalle forze di polizia che lanciano candelotti lacrimogeni, il fumo dei quali provoca la morte dell’operaio Arcangelo Fiorelli che, arrampicato su un palo della luce per ragioni di lavoro, precipita al suolo.

5 luglio 1960


A Licata, una manifestazione popolare contro il carovita e la mancanza di lavoro è caricata selvaggiamente dalla polizia. Rimane ucciso Vincenzo Napoli, mentre cercava di difendere un bambino tenuto fermo ad un muro e picchiato dai celerini.

7 luglio 1960


A Reggio Emilia, la polizia interviene contro una massa di cittadini che segue, all’esterno del teatro dove si svolge, un comizio contro il governo Tambroni. Per disperdere la folla di circa 20.000 cittadini, oltre ai caroselli con le jeep la polizia apre il fuoco uccidendo Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Marino Serri, Emilio Reverberi e Afro Tondelli. 21 risultano i feriti. Viene arrestato, dopo la strage perpetrata dalla polizia, Alberto Bedini. Gli agenti inquisiti saranno assolti definitivamente nel luglio 1960.

8 luglio 1960


A Palermo, il centro è presidiato fin dalle prime ore del mattino dalla Celere per disturbare lo sciopero generale proclamato dalla Cgil. Alle violente cariche i dimostranti rispondono. Restano uccisi Francesco Vella, organizzatore delle leghe edili, mentre soccorre un ragazzo colpito da un lacrimogeno, Giuseppe Malleo, Rosa La Barbera e Andrea Cangitano di 18 anni, non si sa se da poliziotti o mercenari. Una manifestazione indetta alle 18 davanti a municipio, questura e prefettura viene respinta con l'impiego di armi da fuoco. Gli scontri continuano fino a notte, seguiti da rastrellamenti e pestaggi dei fermati. Bilancio: 300 fermi, centinaia di feriti e contusi, 40 persone medicate per ferite da armi da fuoco.

8 luglio 1960


A Catania, nel corso dello sciopero contro il governo Tambroni, le forze di polizia caricano i manifestanti con lancio di candelotti lacrimogeni. Un edile disoccupato, Salvatore Novembre, rimasto isolato viene massacrato a manganellate e finito a colpi di pistola. Altri 7 manifestanti rimangono feriti.

11 maggio 1961


A Sarnico (Bs), una manifestazione di protesta da parte degli operai contro i licenziamenti, viene stroncata dai carabinieri che aprono, senza alcuna motivazione plausibile, il fuoco uccidendo il disoccupato Mario Savoldi.

28 maggio 1962


A Ceccano (Frosinone), i carabinieri aprono il fuoco sugli operai del saponificio Scala, in sciopero da 34 giorni, che protestano contro i crumiri assunti dalla direzione. Viene ucciso l’operaio Luigi Mastrogiacomo e altri 7 rimangono feriti.

27 ottobre 1962


A Milano, mentre è in corso una manifestazione contro il blocco aeronavale imposto dagli Stati uniti a Cuba, i reparti della Celere caricano i partecipanti travolgendoli e uccidono, schiacciandolo contro un muro, lo studente Giovanni Ardizzone.

14 luglio 1964


La Corte d’assise di Milano, presieduta da Paolo Curatolo, emette la sentenza a carico dei 63 imputati per i fatti di Reggio Emilia del luglio 1960, assolvendo da ogni addebito i poliziotti che avevano aperto il fuoco contro i manifestanti.

12 settembre 1968


A Lodè (Nuoro), nel corso di una manifestazione, i carabinieri intervengono aprendo il fuoco sui dimostranti e uccidendo l’operaio Vittorio Giua.

2 dicembre 1968


Ad Avola (Siracusa), la Celere apre il fuoco contro una manifestazione di braccianti, in agitazione nel quadro di una settimana di scioperi per il rinnovo del contratto, uccidendo Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona.

9 aprile 1969


A Battipaglia (Salerno) viene caricata violentemente una manifestazione di operai e braccianti dalla polizia che spara, uccidendo Teresa Ricciardi e Carmine Citro, 19 anni, e ferendo molti altri manifestanti. La manifestazione, che aveva bloccato il traffico sull’Autosole, era stata indetta nel corso di uno sciopero cittadino, per protestare contro la chiusura degli stabilimenti che davano occupazione alla zona (uno per uno, hanno chiuso i battenti il tabacchificio Santa Lucia, Baratta, D’Amato, D’Agostino, Giambardella e il zuccherificio Ziis) e chiedere terra e lavoro.

23 luglio 1969


A Battipaglia, vengono incriminate 119 persone in relazione alla manifestazione nella quale sono stati uccisi Citro e Ricciardi, per blocco stradale, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

27 ottobre 1969


A Pisa, la polizia carica i manifestanti del movimento, uccidendo con un candelotto lacrimogeno sparato a tiro teso ed altezza d'uomo lo studente Cesare Pardini; numerosi altri manifestanti rimangono feriti. Vengono spiccati 12 mandati di cattura per ‘radunata sediziosa, resistenza, violenza privata, lesioni aggravate, danneggiamento aggravato, detenzione, uso e trasporto di materiali esplosivi’ ; 5 manifestanti (3 operai e 2 studenti) sono arrestati e tradotti nel carcere di Livorno, gli altri 7 si rendono latitanti.

28 ottobre 1969


Il ministro degli interni, Franco Restivo, intervenendo al Senato per riferire sull’uccisione da parte della polizia dello studente Cesare Pardini, a Pisa, afferma :"Questi avvenimenti, che purtroppo hanno avuto la loro vittima, ci ammoniscono ad opporci all’eversivo operare di minoranze di facinorosi che, trasformando anche le più civili manifestazioni in violenti tumulti, perseguono il fine di turbare gli animi, di esasperare le passioni e di attentare all’ordine democratico".

30 novembre 1969


A Napoli, nel carcere di Poggioreale, si uccide Domenico Criscuolo, tassista incarcerato in occasione di una manifestazione sindacale caricata dalla polizia, il 13 ottobre. Aveva appena avuto un colloquio con la moglie, che non sapeva come procurarsi il denaro per vivere, insieme ai 5 figli.

14 luglio 1970


A Reggio Calabria, si verificano dimostrazioni e scontri tra forze di polizia e popolazione alla notizia che è stata prescelta la città di Catanzaro come capoluogo di regione. Nel corso degli scontri la polizia uccide il ferroviere Bruno Labate.

27 settembre 1970


A Reggio Calabria, nel corso di incidenti con i manifestanti per ‘Reggio capoluogo’, la polizia uccide Angelo Campanella.

9 novembre 1970


Ad Avola (Siracusa), il giudice istruttore Dionisio Mangiacasale invia 85 mandati di comparizione ad altrettanti braccianti, per i reati di ‘blocco stradale’, ‘resistenza a pubblico ufficiale’, ‘violenza’, a seguito della repressione poliziesca del 2 dicembre 1968

12 dicembre 1970


A Milano, la polizia guidata dal vice questore Vittoria carica con lacrimogeni e pestaggi un corteo indetto dalla sinistra extraparlamentare nell'anniversario della ‘strage di Stato’, e per solidarizzare con i militanti dell’Eta sotto processo a Burgos, uccidendo Saverio Saltarelli di 22 anni, provocando decine di feriti fra i quali il giornalista Giuseppe Carpi, colpito da un proiettile. Per la morte di Saltarelli saranno successivamente inquisiti il capitano dei carabinieri Antonio Chirivi e il capitano di Ps Alberto Antonietti.

2 febbraio 1971


A Foggia, nel corso di uno sciopero la polizia apre il fuoco uccidendo il bracciante Domenico Centola.

6 giugno 1971


A Milano, nel corso dello sgombero di una palazzina Iacp di via Tibaldi, occupata da decine di famiglie operaie, il denso fumo provocato da decine di candelotti lacrimogeni sparati dalle forze di polizia provoca la morte di Massimiliano Ferretti, di 7 mesi, malato di cuore e affetto da bronchite.

12 giugno 1971


A Palermo, un attivista del Partito repubblicano, Michele Guaresi di 32 anni, viene ucciso con un colpo di pistola da un agente di Ps perché sorpreso ad affiggere manifesti elettorali del suo partito dopo il termine consentito.

17 settembre 1971


A Reggio Calabria, nel corso di incidenti con dimostranti per Reggio capoluogo, le forze di polizia fanno uso di armi da fuoco uccidendo Carmelo Jaconis.

11 marzo 1972


A Milano, la Questura autorizza un raduno della maggioranza silenziosa che raccoglie alcune centinaia di persone a piazza Castello; a margine di questa manifestazione, vengono malmenati un cronista del "Giorno" e un fotografo. La Questura vieta per contro la piazza alla sinistra extraparlamentare che vuole manifestare per la libertà di Valpreda e contro il governo Andreotti e la ‘strage di Stato’. I giovani si radunano egualmente in vari punti della città ed impegnano la polizia, tenendo il centro per tutto il pomeriggio. Rimane ucciso da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo dalla polizia, il pensionato Giuseppe Tavecchio (per la sua morte verrà incriminato per ‘omicidio colposo’, il capitano di Ps Dario Del Medico, condannato in primo grado e, infine, assolto in appello perché ‘il fatto non costituisce reato’) e si contano 40 feriti. Nei giorni seguenti, perquisizioni a tappeto, la Questura annuncia 99 arresti: fra essi, il nostro compagno, Luigi Cipriani, ‘comandante’ delle forze di piazza, che dovrà rendersi latitante per sfuggire all’arresto, nonché l’avvocato Leopoldo Leon, non presente ai fatti, che raccoglieva testimonianze sul comportamento della polizia, per ‘concorso ideologico nei reati di resistenza aggravata e devastazione’.

5 maggio 1972


A Pisa, le forze di polizia caricano i militanti della sinistra extraparlamentare che contestano il comizio del missino Niccolai, provocando decine di feriti e procedendo a 20 arresti. Fra questi, l’anarchico Franco Serantini di vent’anni, che al momento del fermo viene selvaggiamente percosso con i calci dei fucili, pugni e calci. Morirà due giorni dopo nel carcere di Pisa, privo di cure, per frattura della scatola cranica. Il pretore condannerà il capitano di Ps Amerigo Albini e l’agente Giovanni Colantoni a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per ‘falsa testimonianza’. Anche a Bergamo, le forze di polizia caricano violentemente i militanti di sinistra che contestano il comizio del missino Tremaglia, provocando il ferimento di 15 giovani.

23 gennaio 1973


A Milano, in serata 100 poliziotti agli ordini del vice questore Paolella e Cardile e del tenente Vincenzo Addante circondano la Bocconi contro una manifestazione di studenti del movimento, indetta per protestare contro i provvedimenti repressivi della libertà di riunione, adottati sulla scia di quelli alla Statale. Un agente di Ps apre il fuoco contro i manifestanti in fuga, colpendo a morte lo studente Roberto Franceschi. Rimane ferito anche l’operaio Roberto Piacentini, al quale una pallottola sfiora un polmone. Il giorno successivo, in gravissime condizioni, verrà incriminato per ben 5 reati. Si verifica nei giorni successivi un rimbalzo di responsabilità per l’intervento della polizia fra il rettore Giordano Dell’Amore e la Questura, che avanza la versione dell’ ‘agente in preda a raptus’.

24 febbraio 1974


A Firenze, nel corso di una protesta inscenata dai detenuti nel carcere cittadino Le Murate, un secondino uccide con una raffica di mitra Giancarlo Del Padrone, di 20 anni, mentre altri 4 rimangono feriti.

10 maggio 1974


Ad Alessandria, una rivolta dei detenuti che avevano preso degli ostaggi, viene stroncata dal procuratore generale di Torino, Carlo Reviglio Della Veneria e dal generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa che ordinano un attacco militare che si conclude con l’uccisione di 2 detenuti, di 2 secondini, del medico del carcere e di una assistente sociale.

8 settembre 1974


A Roma, si rinnovano gli interventi repressivi della polizia nel quartiere san Basilio contro gli occupanti di case, anche con l’uso di armi da fuoco che uccidono il militante di sinistra Fabrizio Ceruso.

17 aprile 1975


In molte città, si svolgono manifestazioni di protesta per l’uccisione di Claudio Varalli da parte del fascista Braggion. A Milano, la manifestazione è repressa dalla polizia con ampio uso di armi da fuoco. Un manifestante, l’insegnante Giannino Zibecchi di 27 anni, è ucciso da un camion dei carabinieri guidato dal milite Sergio Chiairieri, salito sul marciapiede per caricare i partecipanti. I tre militi inquisiti per l’uccisione saranno definitivamente scagionati nel novembre 1980.

18 aprile 1975


A Firenze, una manifestazione antifascista organizzata dall’Anpi è attaccata dalla polizia con l’uso di armi da fuoco. Un agente di Ps, Orazio Basile, uccide Rodolfo Boschi e ferisce Alfredo Panichi. Al processo che ne seguirà, l’agente sarà condannato a 8 mesi con la condizionale per ‘eccesso colposo di legittima difesa’; 10 anni di reclusione sono inflitti invece a Francesco Panichi, imputato di reati minori.

16 maggio 1975


A Napoli, la polizia carica i disoccupati che hanno occupato la sala consiliare del Comune, provocando 34 feriti e travolgendo con un automezzo Gennaro Costantino, determinandone la morte. Numerosi sono gli arrestati fra i dimostranti, che si sono difesi con sassaiole, impegnando la polizia in scontri.

7 luglio 1975


A Roma, il vicebrigadiere di Ps Antonio Tuzzolino, recatosi con altri nell’appartamento di Anna Maria Mantini, sospettata di appartenere ai Nap, la uccide con un colpo di pistola in fronte, senza alcuna motivazione logica essendo la ragazza disarmata. La comunicazione giudiziaria a suo carico il giorno successivo, non avrà alcun seguito rivestendo un carattere meramente formale. Lo stesso giorno nella capitale, un agente di Ps uccide Rosaria Palladino di 25 anni, perché aveva sospettato che tenesse nella borsetta una pistola.

16 luglio 1975


Il quotidiano comunista "L’Unità" riporta uno stralcio dell’ordinanza istruttoria sulla morte di Saverio Saltarelli, che vede come indiziati di reato il capitano dei carabinieri Antonio Chirivì e il capitano di Pubblica sicurezza Alberto Antonietti. Il magistrato ammette che da parte degli organi giudiziari e di polizia "è evidente che fu posto in essere un ostruzionismo sottile, bizantino, fondato su manipolazioni procedurali, che ha avuto quale unico effetto quello di allontanare nel tempo l’accertamento della verità".

22 novembre 1975


A Roma, nel corso di una manifestazione a favore della liberazione dell’Angola dal dominio portoghese, i carabinieri aprono il fuoco uccidendo il diciottenne Pietro Bruno e ferendo gravemente altri 3 militanti di sinistra. Per l’uccisione di Bruno saranno inquisiti il sottotenente dei carabinieri Saverio Bosio, il carabiniere Pietro Colantuono e l’agente di Ps Romano Tammaro. Il giudice istruttore Pasquale Lacanna nella sua ordinanza di proscioglimento scriverà: "se per la difesa dei superiori interessi dello Stato, congiuntamente alla difesa personale, si è costretti ad una reazione proporzionata alla offesa, si può compiangere la sorte di un cittadino la cui vita è stata stroncata nel fiore degli anni ma non si possono ignorare fondamentali principi di diritto. La colpa della perdita di una vita umana è da ascrivere alla irresponsabilità di chi, insofferente della civile vita democratica, semina odio tra i cittadini".

14 marzo 1976


A Roma, davanti all’Ambasciata spagnola è stata indetta una manifestazione antifranchista dalla sinistra rivoluzionaria e movimento studentesco, caricata dalla polizia che si lancia in caroselli al Pincio ed uccide un anziano, l’ingegner Marotta, che passeggiava in via Belvedere, e ferisce uno studente.

7 aprile 1976


A Roma, in occasione della trattazione in Cassazione del caso Marini, per il quale è riconfermata la condanna, manifestano gli anarchici e la sinistra rivoluzionaria dinanzi al ‘Palazzaccio’ e al ministero di Grazia e giustizia. Il secondino Domenico Velluto, in servizio dinanzi al ministero, spara contro alcuni giovani che avevano lanciato delle bottiglie molotov contro l’edificio, uccidendo con un colpo alla nuca il 21enne Mario Salvi.

1 luglio 1976


A Milano, viene condannato per omicidio colposo, in relazione alla morte di Saverio Saltarelli, il capitano di Ps Alberto Antonetti a 9 mesi con la concessione delle attenuanti generiche, la sospensione condizionale della pena e la non menzione.

19 gennaio 1977


Il Tribunale di Pisa modifica la sentenza emessa dal pretore il 1 ottobre 1975, assolvendo il capitano di Ps Amerigo Albini e l’agente Giovanni Colantoni accusati di ‘falsa testimonianza’ per la morte di Franco Serantini.

11 marzo 1977


A Bologna, la polizia carica i militanti di sinistra e del movimento che manifestano per le vie cittadine. I carabinieri aprono il fuoco, uccidendo Pier Francesco Lorusso di Lotta continua. I giovani continuano a manifestare, caricati a più riprese. Sono arrestate in seguito agli scontri 45 persone fra cui Renato Resca, Nicola Rastigliano, Diego Benecchi, Alberto Armaroli, Mauro Collina, Raffaele Bertoncelli, Giancarlo Zecchini, Albino Bonomi, Fausto Bolzani, Carlo Degli Esposti, fra gli altri. Per la morte di Lorusso sarà inquisito il capitano dei carabinieri Pietro Pistolese.

22 marzo 1977


A Roma, l’agente di Ps Claudio Graziosi è ucciso su un autobus mentre tenta di arrestare Maria Pia Vianale, senza darsi conto che accanto vi è un suo compagno armato. In seguito al fatto, la polizia scatena una caccia all’uomo, nel corso della quale viene uccisa ‘per errore’ Angelo Cerrai. .

8 aprile 1977


A Firenze, è condannato in relazione all’uccisione di Boschi, qualificata come ‘omicidio colposo in eccesso di legittima difesa’, l’agente Orazio Basile alla pena assai mite di 8 mesi con la condizionale.

12 maggio 1977


A Roma, la polizia carica una dimostrazione pacifica, organizzata dai radicali per ricordare la vittoria del referendum sul divorzio, facendo largo uso di armi da fuoco ed uccidendo Giorgiana Masi, diciannovenne, e ferendo altri 7 giovani, tra i quali Elena Ascione. Fra gli agenti di Ps che aprono il fuoco viene ritratto in una foto Giovanni Santone, in forza alla squadra mobile.

7 luglio 1977


A Roma, il Tribunale assolve il secondino Domenico Velluto dall’accusa di ‘omicidio preterintenzionale’ nei confronti di Mario Salvi, per "aver fatto uso legittimo delle armi".

22 ottobre 1977


La sezione istruttoria della Corte di appello di Bologna annulla il mandato di cattura a carico del carabiniere Massimo Tramontani, accusato di aver ucciso Francesco Lorusso l’11 marzo 1977.

7 gennaio 1978


A Roma, in via Acca Larentia, le forze di polizia intervengono contro i militanti del Msi che manifestano per protestare contro l’uccisione di Stefano Bigonzetti e Francesco Ciavatta da parte di avversari politici rimasti ignoti. La polizia fa uso delle armi da fuoco e uccide Stefano Recchioni: per questa morte sarà inquisito il capitano dei carabinieri Sivori, successivamente prosciolto da ogni addebito.

3 gennaio 1979


A Roma, una pattuglia di carabinieri ferisce in modo grave, sparandogli, Alberto Di Cori, impegnato a tracciare scritte sui muri nelle vicinanze della residenza privata di Giulio Andreotti.

10 gennaio 1979


A Roma, nel corso di incidenti con le forze di polizia, viene ucciso con un colpo di pistola alle spalle, il militante missino Alberto Giaquinto, di 18 anni. La polizia si discolperà affermando che il giovane era armato, ma sarà smentita dalle risultanze processuali.

18 luglio 1979


A Milano, al processo per la morte di Franceschi, sono assolti gli agenti incriminati per la impossibilità, a giudizio del Tribunale, di stabilire la dinamica dei fatti; assolti con formula dubitativa anche i manifestanti Piacentini e Cusani. L’unica condanna è per ‘falsa testimonianza’, al capitano Savarese e all’agente Puglisi.

1 febbraio 1980


A Roma, i carabinieri uccidono Maria Minci, nel quartiere Montesacro, nel corso, affermeranno successivamente, di un’operazione anti terrorismo, per ‘errore’.

6 gennaio 1981


A Roma, nel corso di un controllo anti- terrorismo, la Digos uccide ‘per errore’ Laura Rendina.

28 luglio 1981


A San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), agenti di polizia in borghese appostati sotto l’abitazione di Roberto Peci, uccidono Vincenzo Illuminati che, in compagnia della fidanzata, non si era fermato all’alt temendo di avere a che fare con dei banditi.

3 dicembre 1981


A Roma, il giudice istruttore Ettore Torri rinvia a giudizio per ‘eccesso colposo nell’uso delle armi’ l’appuntato di Ps Alessio Speranza che, il 10 gennaio 1979, aveva ucciso sparandogli alla nuca, il giovane missino Alberto Giaquinto, diciassettenne.

9 marzo 1985


A Trieste, nel corso dell’operazione finalizzata all’arresto dell’autonomo Pietro Maria Greco, alla quale partecipano l’agente di Ps Mario Passanisi, il vice ispettore Giuseppe Guidi, l’agente di Ps Nunzio Romano in forza al Sisde ed altri, il giovane viene ucciso benché non avesse opposto resistenza e fosse disarmato.

20 febbraio 1986


A Milano, la polizia uccide nel corso di un’operazione di ordine pubblico il militante di Democrazia proletaria Luca Rossi.

20-21 luglio 2001


A Genova, in una città blindata in occasione del vertice dei G8, continuano le dimostrazioni iniziate il giorno precedente con il ‘corteo dei migranti’, mentre la città è affollata di giovani e non, che hanno risposto all’appello lanciato dal ‘Genoa social forum’, dalle ‘Tute bianche’, Rifondazione comunista, Campo antimperialista e altri gruppi antiglobalizzazione, per contestare lo strapotere dei grandi. Oggi le ‘Tute bianche’ hanno inscenato lo sfondamento della rete che protegge la ‘zona rossa’ nel giorno della ‘disobbedienza civile’. Da una camionetta di carabinieri, circondata da alcuni ragazzi armati di soli oggetti contundenti, parte un proiettile che colpisce alla testa Carlo Giuliani, 23 anni. Per inscenare l’incidente, non sapendosi filmati, i carabinieri innescano la retromarcia e la camionetta passa sul corpo del ragazzo, già caduto a terra in una pozza di sangue. Il giorno seguente, 200.000 persone accorrono per la dimostrazione finale unitaria e per protestare contro l’uccisione del ragazzo. Le forze di polizia prendono a pretesto l’azione di alcuni gruppi di giovani, che effrangono le vetrine di alcune banche e bruciano macchine di lusso, e caricano con lanci di lacrimogeni e pestaggi indiscriminati la folla di manifestanti, per la gran parte indifesi e privi di servizi d’ordine. Diverse testimonianze parlano di infiltrati. La giornata si chiude con un altro pestaggio nelle scuole messe a disposizione dal Comune per accogliere i giovani, operato dalle forze di polizia, che operano decine di arresti e provvedono altresì ad effrangere, nella scuola adibita a sede del Genoa social forum i computer, asportare il materiale fotografico e video che gli organizzatori hanno raccolto per documentare le violenze della polizia e la morte del giovane.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ [1]

    «I neofascisti organizzati dovrebbero creare il casus belli di una insurrezione armata della sinistra, in modo da legittimare un golpe dei Carabinieri contro i comunisti di Togliatti ed i socialisti di Nenni. La strage di Portella della Ginestra, appunto.»

    «l'Unione patriottica anticomunista (UPA), una organizzazione clandestina capeggiata da generali e colonnelli dei carabinieri( Messe, Pieche, Laderchi) e manovrata occultamente da James Angleton,la superpia americana in Italia dallo sbarco in Sicilia in poi»

    «Quella mattina del 1 Maggio sulla Piana di Portella della Ginestra dove si ritrovavano da sempre a far festa operai e contadini, fu accesa una miccia che avrebbe dovuto far esplodere la rivolta delle sinistre e provocare l'intervento dei Carabinieri, dalla Sicilia in tutta Italia»

    «Poi anche Pisciotta, che aveva confidato in un trattamento particolare, venne avvelenato nel carcere di Viterbo nel 1954, dopo aver sentito la richiesta di ergastolo nei suoi confronti, lui che era stato quasi organico ai Carabinieri golpisti.»

    «Una storia mai chiusa ed ora riaperta. Ce ne' abbastanza per riaprire il processo su Portella della Ginestra? E' quanto chiedono i due studiosi Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino, che hanno consegnato le nuove carte alla Procura della Repubblica di Palermo perche' il reato di strage non va mai in prescrizione»

  2. ^ documentazione sulla controversa figura dell'agente dell'OSS Max Corvo

    «Nel 1952 il generale Giovanni_De_Lorenzo, appena nominato capo del Sifar, sottoscrive un accordo con gli americani (il famoso piano "Demagnetize", del quale si è parlato in precedenza). La documentazione statunitense, sottoscritta, dice addirittura che non si sarebbero dovuti informare i rispettivi governi francese ed italiano, i quali avrebbero avuto certamente da ridire per la presenza e la costituzione di strutture armate clandestine nei vari paesi; non era quindi necessario informare le rappresentanze politiche.»

  3. ^ [http://www.internetbookshop.it/libri/Casarrubea+Giuseppe/libri.html libri di Casarrubea]
  4. ^ [http://www.leinchieste.com/non_solo_portella.htm da non solo portella]

    «Il 27 giugno 2002, presso il palazzo dei Carmelitani di Partinico, in occasione del 55° anniversario degli assalti contro le sedi di sinistra e le Camere del Lavoro di diversi comuni della provincia di Palermo, si è tenuto un incontro sul tema "La nostra memoria per il nostro futuro", con la partecipazione del Segretario Nazionale della CGIL, Carlo Ghezzi, nonché dei dirigenti sindacali Giuseppe Romancini, Gerry Vergara, Pino Gagliano, Francesco Cantafia ed Enzo Campo. Alla manifestazione, organizzata dalla CGIL e dal SPI-CGIL di Palermo, nonché dalla Camera del Lavoro di Partinico, hanno presenziato i familiari delle vittime organizzati nell'Associazione "Non solo Portella" che da anni rivendica il diritto alla verità sulle stragi, ancora impunite, che nel 1947 colpirono il movimento dei lavoratori nella provincia di Palermo. A Portella della Ginestra, il 1 maggio di quell'anno si ebbero undici morti e trenta feriti; a Partinico, il successivo 22 giugno due morti e dieci feriti.»


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intrecci mafia fascismo nel secondo dopoguerra vanno inquadrati nel più generale clima della guerra fredda.

Nel secondo dopoguerra le due potenze, americana e sovietica, tentarono di spartirsi le nazioni che uscirono dal conflitto indebolite, affiliandole in due blocchi nettamente contrapposti. Nello specifico, gli americani si adoprarono con qualunque mezzo per contrastare il "pericolo comunista" arrivando addirittura, in Italia, a sfruttare le organizzazioni mafiose (come il caso eclattante di Portella della Ginestra).

La situazione del dopoguerra dovuta sia alle cause internazionali della suddivisione del mondo in blocchi che dalla situazione storico sociale siciliana inasprita ancor piu' dopo in concomitanza dell'invasione alleata dell'isola italiana con le relative tensioni sociali di ordine rivendicativo sia salariale che normativo da parte delle classi piu' disagiate siciliane porto' nel dopoguerra ad una commistione operativa fra mafia,agenti dei servizi segreti americani che gia' avevano operato in appoggio alla lotta antifascista e fascisti stessi riutilizzati dai servizi americani stessi.Tale commistione agiva nell'ottica della repressione delle lotte rivendicative per evitare il pericolo che potessero essere utilizzate come metodi di manovra per fra prevalere la sinistra italiana ancora unita al momento nei suoi partiti storici fondamentali. Chiarificatrice e' questa frase tratta da Wikipedia: La CIA ebbe più successo nei suoi sforzi di limitare l'influenza del comunismo in Francia e in Italia, soprattutto nelle elezioni italiane del 1948. Dopo la seconda guerra mondiale, la CIA fu lo strumento attraverso cui si organizzò la rete Gladio, una rete segreta di organizzazioni in Italia e in altre parti dell'Europa occidentale. La seguente citazione tratta dal dossier relativo alla pubblicazione di Storia segreta della Siciliaedscuola,a firma di Giuseppe Casarrubea,uno dei maggiori storici attuali di storia siciliana,figlio di una vittima della strage di Partinico,chiarifica ancora maggiormente il problema e la lettura completa del dossier da una visione ,anche se sintetica ,sia dello svolgersi dei fatti sia del metodo di studio applicato dagli storici,dalala citazione si evince il folto gruppo di storici e giornalisti che si sono occupati del problema in questione

«Cari amici, sono lieto di inviarvi una raccolta di documenti da me preparata in occasione della pubblicazione del mio volume Storia segreta della Sicilia (Milano, Bompiani, 2005), in libreria da questa settimana. Queste carte narrano della spudorata impunità di cui godettero i neofascisti nell’instaurare un vero e proprio Stato parallelo in Italia...... Tra il 1944 e il 1947, prese forma una pericolosa Gladio ante litteram, che obbliga ormai gli storici a retrodatare alle settimane che videro la costituzione della Rsi (novembre 1943) la nascita della cosiddetta “strategia della tensione” di matrice neofascista. I rapporti desecretati dell’Oss e del Cic (i servizi segreti statunitensi della Seconda Guerra Mondiale), che provano l’esistenza di un patto scellerato in Sicilia tra la cosiddetta “banda Giuliano” e le forze paramilitari del fascismo di Salò (in primis, la Decima Mas di Junio Valerio Borghese e la rete eversiva del principe Pignatelli nel meridione) sono il risultato di una ricerca promossa e realizzata negli ultimi anni da Nicola Tranfaglia (Università di Torino), dal ricercatore indipendente Mario J. Cereghino e da chi scrive. L’antologia di documenti inediti curata da NicolaTranfaglia l’anno scorso (Come nasce la repubblica, Milano, Bompiani, 2004) e le opere di storici e giornalisti come Aldo Sabino Giannuli, Vincenzo Vasile, Peter Tompkins, [1] Mimmo Franzinelli, Claudio Pavone, Sergio Flamigni, Gianni Cipriani, Angelo Del Boca, Giuseppe De Lutiis e Pier Giuseppe Murgia, costituiscono, assieme al mio nuovo libro, i prodromi di uno stimolante processo di rilettura della Storia italiana della seconda metà del Novecento, una revisione che, grazie ai sempre più numerosi fondi archivistici che gli Stati Uniti d’America continuano a declassificare (Cia, Fbi e Dipartimento di Stato, ad esempio), ci consentirà di riscrivere nei prossimi anni la tormentata storia della prima Repubblica e,»

In data 2/9/2007 la trasmissione televisiva "Blu Notte" curata da Lucarellisito Carlo Lucarelli e tornata sul discorso specifico a come Junio Valerio Borghese capo della X Mas e poi implicato nella vicenda siciliana in questione sia stato preso in consegna e fatto fuggire dagli americani,la trasmissione era centrata sull'armadio della vergogna,ovvero come per motivi di equilibri internazionali molte stragi nazifasciste italiane sia state nascosste con ammissioni ad esempi in proposito di Paolo Emilio Taviani.

sempre da Wikipedia Tra le numerose accuse rivolte all'OSS e alla CIA - in gran parte confermate a seguito della desecretazione di documenti riservati statunitensi e britannici - vi è anche quella di aver aiutato e reclutato molti nazisti di alto grado, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale......... Da diversi documenti è emerso con chiarezza un vasto piano organico - nel quadro della guerra fredda - organizzato dai servizi segreti USA al fine di reclutare migliaia di ufficiali tedeschi e nazisti anche di primo piano già prima della fine del secondo conflitto mondiale. Tra i nazisti che sarebbero stati protetti o avrebbero collaborato con l'intelligence statunitense spiccano i nomi di Klaus Barbie, Eugen Dollmann. Karl Hass (condannato all'ergastolo con Erich Priebke per l'Eccidio delle Fosse Ardeatine e coinvolto in diverse indagini relative alla Strategia della tensione) e il capitano SS Theodor Saevecke, capo in Lombardia della SIPO-SD (Polizia e Servizio di Sicurezza) e responsabile della strage di Piazzale Loreto e quella consumata a Corbetta (Milano). Tra gli italiani arruolati dai servizi USA spicca il nome del principe Junio Valerio Borghese, comandante della X MAS. Altre chiarificazioni si hanno anche un articolo di Santo Della Volpe, editoriale:

«I neofascisti organizzati dovrebbero creare il casus belli di una insurrezione armata della sinistra, in modo da legittimare un golpe dei Carabinieri contro i comunisti di Togliatti ed i socialisti di Nenni. La strage di Portella della Ginestra, appunto.
L'Unione patriottica anticomunista (UPA), una organizzazione clandestina capeggiata da generali e colonnelli dei carabinieri( Messe, Pieche, Laderchi) e manovrata occultamente da James Angleton,la superpia americana in Italia dallo sbarco in Sicilia in poi.
Quella mattina del 1 Maggio sulla Piana di Portella della Ginestra dove si ritrovavano da sempre a far festa operai e contadini, fu accesa una miccia che avrebbe dovuto far esplodere la rivolta delle sinistre e provocare l'intervento dei Carabinieri, dalla Sicilia in tutta Italia.
Poi anche Pisciotta, che aveva confidato in un trattamento particolare, venne avvelenato nel carcere di Viterbo nel 1954, dopo aver sentito la richiesta di ergastolo nei suoi confronti, lui che era stato quasi organico ai Carabinieri golpisti.
Una storia mai chiusa ed ora riaperta. Ce n'é abbastanza per riaprire il processo su Portella della Ginestra? E' quanto chiedono i due studiosi Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino, che hanno consegnato le nuove carte alla Procura della Repubblica di Palermo perchè il reato di strage non va mai in prescrizione»

Tale situazione sia dovuta a cause internazionali che specifiche sia italiane che siciliane portò nel difficile ambiente siciliano, (reso ancor più difficile dopo lo sbarco alleato), ad un utilizzo di formazioni come l'EVIS ed il MIS (movimento indipendentista siciliano),nate con progetti di rivendicazioni sociali ed eguaglitarie con dirigenti anche di sinistra,ad una fagocitazione delle suddette organizzazioni da parte di una commistione fra mafiosi, fascisti e servizi stranieri, nel particolare americani, che avevano già agito in precedenza in Italia per preparare lo sbarco e in linea di massima per fornire aiuti e collegamenti ai partigiani nella lotta contro il fascismo,figura emblematica fra questi agenti e' Max Corvo

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Casarrubea"Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra", Bompiani editore
  • Giuseppe Casarrubea "Tango Connection.L'oro nazifascista, l'America Latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943-1947 ", Bompiani editore
  • Giuseppe Casarrubea "Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti", Franco Angeli editore
  • Giuseppe Casarrubea"Fra' Diavolo e il governo nero. «Doppio Stato» e stragi nella Sicilia del dopoguerra", Franco Angeli editore
  • Giuseppe Casarrubea "Portella della Ginestra .Microstoria di una strage di Stato", Franco Angeli editore
  • Giuseppe Carlo Marino Storia della Mafia

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approfondimenti[modifica | modifica wikitesto]

biografia Peter Tompkins da ANPI


libri di Peter Tompkins


da Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia dossiers su Portella della Ginestra


scheda su Portella della Ginestra dal sito dedicato a Peppino Impastato


da Montagnalonga sito curato dai parenti delle vittime di Portella della Ginestra che presenta anche il rapporto di Giuseppe Peri vicequestore di Trapani

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ biografia Peter Tompkins da ANPI libri di Peter Tompkins
  2. ^ Dall'"Onorata società" a "Cosa nostra", sull'itinerario Sicilia-America-mondo, la ricostruzione critica di uno dei più inquietanti fenomeni del nostro tempo e delle eroiche lotte per combatterlo. Aggiornato con la sentenza Andreotti}}da