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Fondo Adolfo Bartoli

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Studiò a Firenze alle Scuole Pie. Compì i suoi studi a Siena laureandosi, per volere del padre, in Giurisprudenza nel 1855. Sin dal periodo degli studi universitari però le sue naturali inclinazioni lo portarono a coltivare gli studi storici. L'anno successivo alla sua laurea infatti pubblicò le Lettere del beato Colombini.

A Firenze, per Giovan Pietro Vieusseux,​​ dal 1857 fu​​ segretario e compilatore della rivista «Archivio Storico Italiano»,​​ venendo a contatto con personalità quali​​ Carlo Milanesi, Gino Capponi, Raffaele Lambruschini, Pietro Capei, Cosimo Ridolfi.

Nel 1859 pubblicò le​​ Vite di Uomini illustri del secolo XV, scritte da Vespasiano da Bisticci​​,​​ correggendo gli errori e le incoerenze dell’edizione precedente curata da Angelo Mai, ed il trattato​​ Dell’Arte istorica​​ di Agostino Mascardi.

Nel 1863 fu pubblicato un altro suo contributo di carattere filologico, i​​ Viaggi di Marco Polo​​,​​ reintegrandoli con l'originale francese.

Nello 1868​​ uscirono​​ anche​​ Il libro di Sydrach​​ ,​​ una sorta di enciclopedia medievale astrologico – scientifico – popolare,​​ ed​​ il saggio​​ Degli studi e delle scuole in Italia​​,​​ stampato a proprie spese.​​

Nel 1869 B. si trasferì a Venezia dopo aver vinto una cattedra alla R. Scuola di Commercio di Venezia,​ dove non perse la grande occasione di approfittare del formidabile patrimonio librario locale. Infatti proprio nel periodo veneziano, nel 1871,​​ furono pubblicati a fascicoli​​ I primi due secoli della letteratura italiana, che usciranno in volume solo dieci anni dopo, nella Storia letteraria d’Italia della Vallardi, diretta da Pasquale Villari.​​

L' opera del B., pur appartenendo alla corrente della scuola storica, che si prefiggeva di guardare ad un testo letterario come ad un documento scientifico con un metodo rigoroso e chiaro, indagandone quindi le origini per mezzo dei documenti d'archivio e le caratteristiche specifiche grazie agli strumenti della filologia, fu però influenzata dal temperamento appassionato, energico ed operoso, ma alquanto discontinuo.​​


Si occupò anche di insegnamento, presso varie scuole secondarie d'Italia, fino a quando non ottenne la prestigiosa cattedra di Letteratura italiana presso l'Istituto di Studi Superiori di Firenze all'Università di Firenze nel 1874, incarico che ricoprì fino alla morte, Dal 1874 per vent'anni professore di Letteratura italiana all'Istituto di studi superiori di Firenze, incarico che ricoprì fino alla morte, avvenuta a Genova nel 1894 [1].

Tra i suoi allievi più noti vanno senz'altro menzionati: Rodolfo Renier, Guido Biagi, Tommaso Casini, Ernesto Giacomo Parodi, Gaetano Salvemini. Le sue lezioni sulla goliardia medievale dettero impulso alla pubblicazione del giornale I Nuovi goliardi, che ebbe come collaboratori Giovanni Marradi, Severino Ferrari e Guido Mazzoni

I suoi libri volumi più importanti sono I Precursori del Boccaccio (1876), I Precursori del Rinascimento (1877), ma soprattutto I Primi due Secoli della Letteratura Italiana (1870-1881), primo tentativo di sistemazione scientifica della storia letteraria del Trecento,​​

(NOTA 2: R. Renier, Adolfo Bartoli, in Dante e la Lunigiana, Milano, Hoepli, 1909, p.462 ) pubblicato a fascicoli e poi confluito, quasi dieci anni più tardi, nella monumentale Storia della Letteratura Italiana (1878-1889).​​

​​

I Primi due Secoli ricevette immediatamente riconoscimenti critici e la pubblicazione di una nuova rivista, fondata dallo studioso fivizzanese unitamente a Rinaldo Fulin nel 1871: l’«Archivio Veneto», raccolta di documenti originali, inediti, dimenticati.​​

Tra il 1878 e il 1885 uscirono i tre volumi del catalogo dei Manoscritti della Biblioteca Nazionale di Firenze, descritti da una società di studiosi sotto la direzione del prof. Adolfo Bartoli, relativo alla serie Poesia dei manoscritti magliabechiani


(NOTA 3: R. Renier, Adolfo Bartoli in Dante e la Lunigiana, cit., p. 459), esplorati per la prima volta in maniera sistematica.


(NOTA 4: Tale programma venne poi ripreso dal Ministero della Pubblica Istruzione, ma non portato a termine. Cfr. A. Benedetti, L'opera storiografica di Adolfo Bartoli, positivista, tesi di laurea, Università di Genova, a.a. 1989-1990, pp. 30). Nel 1885, col primo fascicolo del volume quarto, il catalogo rimase interrotto.


B. fu anche un eminente dantista.Nel 1881 veniva pubblicato il quarto volume della sua Storia, nel quale espose la teoria dell'inesistenza di Beatrice come personaggio storico, causando molte polemiche. (NOTA: A. Benedetti, L'ultimo periodo fiorentino di Adolfo Bartoli, in Lettere Italiane, Olschki, vol. 62, n. 3 (2010), pp. 464-481: "nel 1886 un suo allievo, Luigi Rocca, aveva trovato in Inghilterra fra i codici Ashburnham il commento allla Divina Commedia di Pietro, figlio di Dante, il quale nelle sue chiose sull'Inferno ricordava come Beatrice fosse una fanciulla fiorentina della famiglia Portinari. La teoria dello storico lunigianese quindi cadeva", p. 478).

Nella Crestomazia italiana del periodo delle origini, edito nel 1882, il B. volle offrire un esempio di criterio storico che sostituiva quello estetico nel concetto delle antologie.

Nel 1883 B. pubblicò con Sansoni le Rime del Petrarca


(NOTA 5: Per un approfondimento cfr. A. Benedetti, Bartoli e Petrarca, in Petrarchesca, Fabrizio Serra editore, vol. 3 (2015), pp. 125-136).


Del 1884 è invece la Vita di Dante, quinto volume della Storia, nel quale lo storico fivizzanese confutò molti errori biografici relativi alla vita dell'Alighieri, il più famoso dei quali riguardava la lettera "inviata" da Dante a Guido da Polenta, che B. dimostrò falsa, poiché creata da Anton Francesco Doni nel 1547.


(NOTA 6: per maggiori dettagli sull'attività di Bartoli in qualità di dantista, cfr. A. Benedetti, Bartoli e Dante, «L'Alighieri», L, 2009, n. 34, pp. 153-164).

La monumentale Storia della Letteratura Italiana (1878-1889) venne interrotta al 7° volume, sul Petrarca che è il suo volume meglio riuscito.

Nel 1888 fu tra i fondatori della Società Dantesca Italiana e partecipò alla scelta delle edizioni critiche delle opere di Dante.

Dal 1893 socio corrispondente dell' Accademia della Crusca.

Le due lapidi murate sulla facciata del Palazzo Comunale di Fivizzano che ricordano la figura di re Vittorio Emanuele II e di Giuseppe Garibaldi sono state dettate dal Bartoli. Adolfo Bartoli fu tra i più grandi dantisti della sua epoca.

Se "ancora oggi in ogni Divina Commedia ad uso scolastico, gli studenti possono aiutare la memoria consultando i disegnini riportanti i vari gironi, le pene inflitte, ecc. lo devono al Bartoli che ebbe per primo l'idea delle Tavole dantesche ".


(NOTA: le Tavole dantesche: ad uso delle scuole secondarie, furono pubblicate da Sansoni nel 1899. L'opera comprendeva 47 tavole e figure. il successo del libretto portò alla sua riproposta nel 1895, con edizione riveduta e accresciuta da Tommaso Casini, cfr. A. Benedetti, L'ultimo periodo fiorentino, cit., nota 30, p. 479)

La sua tomba è situata nel cimitero monumentale di Fivizzano.

La Biblioteca Umanistica dell'Università degli studi di Firenze conserva un Fondo archivistico intitolato a Adolfo Bartoli [2]

L'archivio di B. fu donato venduto dalla vedova e dalla figlia alla Biblioteca di Lettere dell'Istituto nel giugno 1913. Si compone delle seguenti serie: carteggio; appunti manoscritti su letteratura italiana dal Duecento al Quattrocento; materiali preparatori e testi di conferenze, lezioni, discorsi; ritagli di giornali; atti che conferiscono a B. cariche onorifiche e accademiche, raccolte di materiale bibliografico, quali estratti e opuscoli.

Tale materiale, alluvionato, è custodito in 21 scatole. Non si conserva fondo librario.

Per una descrizione generale del fondo: Guida agli Archivi delle personalità della cultura in Toscana tra '800 e '900. L'area fiorentina, a cura di Capannelli Emilio e Insabato Elisabetta, Firenze, Olschki, 1996, pp. 69-70

  1. ^ Amedeo Benedetti, Il centenario della morte di Adolfo Bartoli, in "Lunezia", Sarzana, Carpena, n. 3, dicembre 1994, p.81.
  2. ^ ^ Fondo Adolfo Bartoli Università degli studi di Firenze. Archivi della biblioteca Umanistica