Utente:Konsti91/Sandbox/Non una di meno

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“Non una di meno” (NUDM) è un movimento femminista nato a Roma nel 2016. È mutuato dal movimento argentino Ni Una Menos, nato l’anno precedente, il cui nome è ispirato al verso “Ni una muerta más”, della poetessa messicana vittima di femminicidio Susana Chávez. Lo scopo del movimento è combattere la violenza di genere in tutte le sue forme e costruire società libere dal sessismo e dalla violenza sulle donne.[1]

Nel giugno del 2016, in seguito all'omicidio della ventiduenne Sara Di Pietrantonio, ennesimo femminicidio agito nell’indifferenza generale, nasce il movimento femminista “Non una di meno”, che si pone come obiettivo principale la lotta contro la violenza maschile intesa come violenza strutturale. Da un appello lanciato da D.i.Re, rete italiana di Centri Antiviolenza gestiti da associazioni di donne, Unione Donne Italiane e Io Decido, rete femminista romana, si riunisce a Roma un'assemblea di oltre 1000 donne, con l'obiettivo di scrivere un piano femminista nazionale antiviolenza che s’ispirasse alle linee dettate dalla Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica).[2][1]

Successivamente, nelle principali città italiane, si sono formate spontaneamente delle assemblee cittadine, a cui partecipano centri antiviolenza, collettivi, associazioni, gruppi femministi, trans, queer e persone singole. Il 26 novembre dello stesso anno, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, Non una di meno indice a Roma una manifestazione alla quale partecipano circa 150 reti nazionali, tra cui Io decido, D.i.Ree tantissime altre realtà di movimento. La protesta era mirata a colpire la società patriarcale e la violenza di genere in tutti gli ambiti (lavorativo, politico, economico, istituzionale, sociale, relazionale). Alla manifestazione partecipano oltre 200.000 persone, ma la notizia viene censurata dai media.[3]

Grazie alla potenza della manifestazione, aumenta il numero delle assemblee che lavorano, in molte città, attorno ad otto tavoli tematici: percorsi di fuoriuscita dalla violenza; piano legislativo e giuridico; lavoro e welfare; diritto alla salute sessuale e riproduttiva; educazione alle differenze, all’affettività e alla sessualità; sessismo nei mezzi d’informazione; femminismo migrante; sessismo nei movimenti.[3]

È solo dopo la data del 26 novembre che i media iniziano a parlare del movimento “Non una di meno”[1], che continua ad organizzare manifestazioni, presidi ed eventi culturali, aggiornandosi principalmente in rete, in particolare tramite il blog nonunadimeno.wordpress.com, che raccoglie tutti i materiali prodotti, e le pagine facebook nazionale e locali.[4][5]

Politiche e obiettivi

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«Siamo la marea che ha attraversato le strade di Roma lo scorso 26 novembre. Siamo le stesse che l’8 marzo hanno costruito il primo sciopero globale insieme alle donne di tutto il mondo, dalla Polonia all’Argentina, dagli Stati Uniti alla Turchia, dalla Spagna al Brasile. Il prossimo 25 novembre inonderemo di nuovo le strade di Roma, per lanciare un messaggio chiaro: non ci fermeremo finché non saremo libere dalla violenza maschile e di genere in tutte le sue forme.»

Oltre a tutelare e rivendicare i diritti delle donne – in particolare l’autodeterminazione dei propri corpi e delle proprie vite, lottando contro ogni forma di potere eteropatriarcale – “Non una di meno” si oppone al sistema neoliberista, che determina la violenza dei confini sui e sulle migranti, e persegue come metodo l’autogestione, in quanto combattere la violenza maschile significa anche mettere in discussione la cultura e i rapporti sociali che la sostengono.[1] In Italia una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, è stata vittima delle violenze da parte di un uomo: quasi 7 milioni di donne hanno subito violenze fisiche e sessuali.[6] Ogni anno vengono uccise circa 120 donne, soprattutto dal compagno, dal marito, dal padre o da un ex.[7] Anche la situazione delle donne nel mercato del lavoro presenta ingiustizie, ad esempio la differenza salariale, a parità di mansione, si aggira intorno al 17%;[8] inoltre, un terzo delle lavoratrici è indotta a lasciare il lavoro in concomitanza con la maternità[9], mentre il diritto all’aborto risulta pericolosamente limitato dalla reale applicazione della Legge 194, a causa dell’elevato numero di obiettori di coscienza.[1][2]

“Non una di meno” è anche il grido delle donne che nella data dell’8 marzo organizzano lo sciopero femminista. Lo sciopero dalle funzioni produttive e riproduttive attribuite alle donne all’interno della società[1] è uno strumento di lotta che ha lo scopo di portare l’attenzione sulle violenze e le forme di oppressione che ancora oggi discriminano donne, lesbiche e soggetti trans nelle famiglie, nei luoghi di lavoro e nella societàe di attuare una rivoluzione culturale, con lo slogan “Se le nostre vite non valgono, noi non produciamo”.[1] [3]

Il movimento si propone di combattere la violenza di genere in tutte le sue forme: fisica, verbale, psicologica, economica, sessuale, istituzionale, simbolica, lavorativa.[10]

  1. ^ a b c d e f g Nuovi femminismi: Non una di Meno, su Gli Asini - Rivista, 7 marzo 2017. URL consultato il 5 marzo 2019.
  2. ^ a b Non Una di Meno: un nuovo movimento o un movimento nuovo? Noi Donne, su www.noidonne.org. URL consultato il 5 marzo 2019.
  3. ^ a b c Redazione, Grandiosa manifestazione delle donne oscurata dai media: sciopero l’8 marzo 2017!, su SIAL Cobas. URL consultato il 5 marzo 2019.
  4. ^ nonunadimeno, SLOGAN E CANZONI NON UNA DI MENO, su Non una di meno, 20 novembre 2018. URL consultato il 5 marzo 2019.
  5. ^ NON UNA DI MENO, su www.facebook.com. URL consultato il 5 marzo 2019.
  6. ^ Istat.it - Violenza sulle donne, su www.istat.it. URL consultato il 5 marzo 2019.
  7. ^ Istat.it - Violenza sulle donne, su www.istat.it. URL consultato il 5 marzo 2019.
  8. ^ Donne e carriera, "a parità di mansione con uomini guadagnano il 16,7% in meno", su Il Fatto Quotidiano, 15 agosto 2012. URL consultato il 5 marzo 2019.
  9. ^ Le mamme italiane abbandonano il lavoro, su QuiFinanza, 24 febbraio 2010. URL consultato il 5 marzo 2019.
  10. ^ L'ONDA GUIDATA DALLE DONNE PUO' RESPINGERE I FASCISMI NEL MONDO, su ALGANEWS, 1º febbraio 2019. URL consultato il 5 marzo 2019.