Utente:Ik7toe/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

( Taranto il 14 marzo del 1925) , scultore italiano.

Franco Sossi scrive di lui "Lato è uomo di poche parole, che se ne sta quasi in disparte, con discrezione; Lato è uno di quelli che si sono fatti da soli, fedeli alla propria fantasia, lavorando con molta forza d'animo ed in piena umiltà, ma liberi nell'individuare e determinare i caratteri delle proprie idee".

Dal 1968, data della sua prima mostra personale , ha intensamente quanto ininterrottamente lavorato a innnovare la scultura in Puglia.

Non è soltanto un modellatore attento e geniale di figure umane, ma anche un uomo ed un artista che traspone nel legno, nella pietra ed in altri materiali il suo senso della vita che è pregno di un grande humus antropologico e lo rende attento ai profondi mutamenti della realtà jonica, dovuti alla massiccia industrializzazione, mutamenti e problemi che Lato sublima nell'arte.

Il suo lavoro si è imposto all'attenzione della critica, sue opere sono presenti in qualificate collezioni pubbliche e private.

CONTRIBUTI CRITICI

Alberto Altamura Arturo Tuzzi Dino Lopane Filippo Di Lorenzo

FANTASIA E CREATIVITÀ IN SECONDO LATO

"Tocchi il legno morto/ e come Lazzaro alla voce/ di Gesù risorge/ e dona a te "Secondo"/ la moltitudine delle tue immagini vissute/ ad avviarle all 'eternità". Così si esprime il poeta Michele Pierri, uno dei poeti più illustri di Taranto, a proposito dell'arte di Secondo Lato, la scultura, un'arte che più e meglio di altre rispecchia le tensioni e la capacità creatrice dell'artista, la capacità cioè di trasferire l'idea nella materia come un piccolo demiurgo. Attivo dal 1968, Secondo Lato propone in questa sede una significativa antologia delle sue opere, giunto ormai nel pieno della maturità umana ed artistica. Giacché in lui l'uomo alimenta l'artista e l'artista non tradisce mai la pianta uomo. Secondo è un uomo del Sud, di Taranto e queste sue radici etniche ed antropologiche non ha mai dimenticato nel corso della sua vita sociale ed artistica. Figlio della città vecchia, che è poi sempre stato il "cuore pulsante" della città, Secondo è rimasto ancorato alle tradizioni, agli usi e costumi, alla religiosità della città bimare, privilegiando nella sua produzione tutti quegli aspetti che esaltano i momenti collettivi e comunitari. Si vedano a tal proposito le opere ispirate al gioco della livoria, o le maternità e i gruppi familiari, o quelle riguardanti i giochi olimpici, o infine le ultime stele ispirate ai riti della Settimana Santa: tutta la produzione ci conferma l'attaccamento profondo dell'artista alla sua terra e al suo humus più genuino. Ma, ciò che va sottolineato non è tanto il fatto che Secondo senta un attaccamento e un filiale affetto per la propria terra quanto il fatto che egli si senta parte di un tutto, membro di una comunità dalla specifica identità culturale. E oggi che viviamo una difficile stagione della storia cittadina, per cui più palpabile è il venir meno del senso comunitario possiamo meglio cogliere ed apprezzare il senso della sua ricerca e del suo approdo artistico. Un altro aspetto che mi sembra utile richiamare è il fatto che Secondo abbia, su questo sostrato culturale, innestato la sua originale ricerca di nuove forme e di nuovi stilemi che sono la spia della sua sensibilità verso il nuovo che nella nostra realtà veniva penetrando. Voglio dire cioè che Secondo non è rimasto estraneo al moto industriale e tecnologico che ha investito la città di Taranto a partire dagli anni '60, al quale ha guardato con occhio vigile e pungente attesa. Sicché le sue basi culturali e popolari non gli hanno mai fatto perdere il contatto con la comunità d'origine, ma nello stesso tempo non gli hanno impedito di guardare al progresso con profondo rispetto verso la tradizione e verso le ragioni dell'umano e del divino. In tal senso Secondo può essere considerato un artista genuino della nostra Taranto, intesa nella pluralità delle sue accezioni: della Taranto magnogreca e medievale, ma pure di quella moderna, industriale, tecnologica. E se nei contenuti delle opere si può meglio ravvisare il suo sostrato e il legame con il contesto cittadino, nelle forme e negli stilemi della sua arte ci sono i contrassegni più visibili della modernità d'accento, della libertà creatrice, della sua inventiva. Questo "modellatore attento e geniale" è riuscito nel corso della sua attivissima carriera a dare nuove forme, luci ed ombre, rappresentazioni di mirabile fattura a legni rubati alla quercia, al noce, al faggio all'ulivo, al limone, al tek, all'eucalyptus come alla pietra leccese, alla ceramica e ad altri materiali. E qui, più che indagare le varie tecniche utilizzate, i rapporti tra idea e spazio, tra progettualità e manualità, la caratteristica tendenza alla circolarità, la fermezza e la dolcezza con cui ha trattato e tratta la materia, di cui si sono occupati a più riprese critici ed estimatori, mette conto evidenziare che le sue opere, tanto in quelle di dimensione contenuta quanto in quelle di più vasta materia e respiro "tendono sempre a trascendere la contingenza della rappresentazione per porsi come oggetti perfetti e ideali, frutto di spiccata sensibilità artistica e di grande capacità tecnica" (G.Battino). Se c'è un 'immagine che, in qualche modo, può rispecchiare simbolicamente la natura dell'artista è quella del gabbiano, un volatile tanto caro a Lato e da lui tante volte e in tante fogge diverse rappresentato. Il gabbiano è un uccello che ama frequentare i porti e le insenature abitate dagli uomini, quasi a suggellare un insopprimibile rapporto di intesa con l'uomo e il suo ambiente, ma nello stesso tempo è un essere che non può fare a meno della propria libertà negli spazi aerei. Al pari del gabbiano, o a sembianza di quello, Secondo Lato non può fare a meno di 'cantare' la propria città, i suoi miti e riti, la storia e le sue leggende, ma quando si accinge al canto libera una voce che è solo sua, originale, inconfondibile. Perciò le sue forme sono nell'ansia che le pervade e nell'arditezza che le caratterizza, l'espressione più autentica della sua libertà e della sua creatività, in quella sfera intangibile e incorrotta che è il mondo dell'arte. Alberto ALTAMURA

RICERCA E CREATIVITA' IN SECONDO LATO

La Cooperativa Punto Zero, a vent'anni dalla sua nascita e dalla sua prima proposta culturale, continua a portare avanti un discorso costante e rigoroso, convinta com'è che "l'arte lo dice prima e lo dice meglio".

Il messaggio artistico della Cooperativa ha un elemento di continuità e di presenza civile e culturale e, oggi come ieri, essa punta a sostenere la ricerca artistica e la produzione di ceramica d'arte. Oggi più di ieri, essendosi nel frattempo attrezzata con un proprio laboratorio a ciclo completo allestito a Crispiano.

Le mostre antologiche, poi, sono le proposte culturali che la Cooperativa ha iniziato con quella dedicata a Raffaele Spizzico e che vedrà impegnati, dopo Secondo Lato, tutti quegli artisti che più degli altri, con continuità e rigore, hanno operato nell 'ambito delle iniziative di Punto Zero.

Inoltre saranno allestite le mostre degli artisti che già fanno parte della collana di multipli ceramici policromi al terzo fuoco "Gli Ori di Taranto" e degli artisti che faranno parte della nuova collana di multipli ceramici ispirati ai tesori d'arte conservati nei musei delle città della Magna Grecia dal titolo "W W IL MUSEO VIVO". Per questa collana sono già in fase di produzione opere di Pedro Portugal e Raffaele Spizzico.

Il tentativo è quello di saldare attualità e cultura, ricerca e realizzazione, con l'onestà intellettuale di chi, come Lato, è da anni impegnato nella ricerca, in una espressione di se' che sfocia in "monumenti" senza nulla avere di monumentalità. Testimonianza ne sono le stele collocate a Piazza Castello: bassorilievi che si legano con la città vecchia e quasi ne anticipano la presenza e la cultura secolare. Di lui , giustamente ha sotto lineato Vincenzo Abati: "Concettualmente ed anche poeticamente, la scultura di Lato nelle sue sfaccettature esistenziali sottintende un inno, o forse una preghiera, verso tutto ciò che esiste e che fa dell'uomo un Eroe, sia nella sua dolente realtà, sia nel ludico gioco dei gesti." La mostra di Secondo Lato, così, è la sintesi concreta della sua vita arti stica, fra ricerca e creatività, fra concretezza e conoscenza dei materiali e forti radici con la sua terra e la sua cultura. Dello stesso Lato, sono in fase realizzativa bassorilievi in pietra leccese di 40x40 cm. rappresentanti atleti impegnati in tutte le discipline sportive riconosciute. La mostra, completa di queste opere originali e delle copie fuse in bronzo (tir.1/99),sarà presentata in occasione dei Giochi del Mediterraneo previsti in Puglia e che in parte si svolgeranno nella Provincia Jonica. La produzione delle opere e la relativa mostra, sono organizzate dalla Coop. Punto Zero e dal Circolo della Stampa di Taranto a testimonianza, ove ce ne fosse bisogno, della valenza di quanto Secondo Lato ha prodotto nel corso di una vita dedicata alla ricerca e ali' arte .. Nei mesi di settembre ed ottobre, in collaborazione con altre associazioni ed operatori culturali, saranno organizzati degli incontri dedicati a " Taranto vecchia, un monumento da salvare e rivivere". Arturo TUZZI

SECONDO LATO SCULTORE INTEGRALMENTE CATALDIANO Come un postino ligio al suo dovere ribussiamo alla porta di una città che non riceve più lettere da tempo immemorabile. Tralasciando la retorica del "piove governo ladro", noi del Circolo della Stampa ci riaffacciamo al suo uscio per contribuire a migliorare il suo stato di salute piuttosto precano. Le medicine saranno le solite prescritte in questi casi di abbandono patologico. Si tratta di una pozione, in parti uguali,di partecipazione e di iniziativa, ingredienti alquanto scarsi nei laboratori farmaceutici nostrani. Iniziamo con l'offrirvi, in uno con la Coop."Punto Zero", un'antologica di Secondo Lato, scultore integralmente cataldiano, e nello stesso tempo capace di librarsi nell'aria come i suoi gabbiani superando l'orizzonte localistico. Ve lo porgiamo in una totale "nudità artistica" con la quale si racconta affidandosi ad uno scalpello impudico che intinge in una caleidoscopica gamma di variegati sentimenti, inconsciamente indeciso tra una semplice e rassicurante religiosità e la palpabile disperazione di un uomo che nella stessa religiosità cerca, forse senza trovare, la ragione del suo candido dolore. Una ragione insegu ita, sul volo dei gabbiani a lui tanto cari, per cieli azzurri e senza confini. E' la storia scolpita di una vita tutta da leggere, anche se scritta su un docile legno. Dino LOPANE

LA LIVORIA E L'ITINERARIO ARTISTICO DI SECONDO LATO

Nel 1981, in occasione della pubblicazione del libro di Emanuele Basile "Brevi Racconti Tarantini" edito dalla Coop. Punto Zero, fui sollecitato dall'autore a scrivere una breve nota sul gioco della livoria (1). Questo perchè uno dei racconti più belli del libro "strazzacazone" narra di come, quando e perchè a Giovanni Scaramuccia venne affibbiato il colorito soprannome. Fu a seguito di un curioso incidente occorsogli durante una accesa partita di livoria mentre era concentrato nello sforzo di tirare "nu cave da'ngule tre punte". Per meglio documentarmi interpellai alcuni amici con i quali già avevo avuto modo di affrontare l'argomento e che se ne erano interessati per motivi di ricerca linguistica, etnografica ed artistica, Alfredo Majorano, Temistocle Scalinci, Nicola Gigante, Antonio Russo, Diego Marturano, Biagio Coppolino (1)e lo scultore Secondo Lato che già da anni aveva avviato una sua personale ricerca sul gioco della livoria. Ricerca che si concretizzò in un primo momento di sintesi artistica nel 1983. Infatti quell'anno all'Expo-arte di Bari la Cooperativa Punto Zero presentò in mostra in uno dei propri stands 5 sculture lignee di Secondo Lato dal titolo "Momenti e movenze del gioco della livoria". Nell'antologica dell'artista questo filone di ricerca è ben documentato e la scultura lignea più grande m. 2,60 x m. l.00 x m. 0.12 riguarda proprio la livoria. Per l'artista l'amato gioco della livoria è vecchio ma non morto! Lato ha colto l'essenza dell' anima popolare tarantina e l'ha espressa nelle forme più pure della sua arte. Questo messaggio di Secondo Lato ci aiuta a rievocare tutta l'elettrizzante atmosfera che si viveva dentro ed intorno al campo quando si giocava una partita importante. La livoria era un gioco impegnativo non solo per preparazione e sforzo atletico, ma anche sul piano emotivo. Infatti il giocatore al momento di tirare il "càve" o il "càve da 'ngule" (2) perchè la giocata fosse valida occorreva che la chiamasse a viva voce . In caso di colpo non riuscito si andava in perdenza; bisognava ben calcolare la giocata, una bella responsabilità (!) in quanto " 'nà rùfele" di spettatori-tifosi, senza distinzione di età e di censo assiepata intorno al campo, aspettava proprio il momento cruciale in cui un "càve" chiamato non veniva realizzato, per dare lavvio al rito "du sputtemijnde": un vero e proprio rito liberatorio. In queste circostanze e solo in queste, era possibile, senza incorrere in ritorsioni, profferire ogni tipo di spiritosaggine e frasi di dileggio. Non vi erano sconti per nessuno. Nei confronti del malcapitato venivano rivolti epiteti come: lardone, pambene pambene, scapucchione, spiche vacante, zòche spilate, tacce vecchie, meste priscidde, spanze viende, pirde 'ncartete, sacche de mazzate, farfugghie pa' colle e persino vumecuse e giù a rotta di collo, modi di dire, battute spiritose,proverbi e vellerismi e, secondo l'antica segreta anima del popolo tarantino, per il campione pochi e parchi "elogi": cule rutte, cule a rote de traine, c'e tiene a lucerte a dò code? La mia buona conoscenza ciel dialetto deriva sopratutto dall'aver praticato per anni con continuità e partecipazione il gioco della livoria. Ricordo ancora oggi che, in occasione di una partita combinata con un giovane campione "da' marine", ebbi la sfortuna di sbagliare, sia pure per un pelo, "nu càve da' ngule tre punte" quando maneavano due punti per vincere la partita, proprio così (!), e dalla folla dei presenti un anziano "cuzzarule" con voce roca commentò, "disse a lucerte: tutte pisce si me, e se menò 'a mmare e s'affucoje", non l'ho più dimenticato; ed un'altra voce, più benevola: " 'e trasute inde a nasse cefale! .. eppure no sie acidde de mastridde!". Ogni partita di livoria diventava una occasione di socialità, sana competizione sportiva e rito liberatorio. Tutto ciò Secondo Lato è riuscito a fissare magistralmente nelle sue sculture mettendo in evidenza quanto abbiamo perso e l'opportunità di riportare in auge il gioco. Purtroppo alcuni tentativi effettuati nel tempo dalla Università Popolare Jonica, dalla Coop. Punto Zero e dal"Comitato per la Qualità della Vita" fino a questo momento non hanno dato i frutti desiderati, ma, siccome l'arte lo dice prima e lo dice meglio, sono ancora fiducioso. Per coltivare ancora questa speranza e per meglio accostarsi alla ricerca etnografica ed ali' opera artistica di Secondo Lato pubblichiamo il nuovo progetto del campo della livoria che, redatto dallo Studio Donati-D'Elia con la collaborazione della Coop. Punto Zero e dello Studio Gamma, sarà realizzato nel complesso polivalente per lo sport e la cultura "La Colomba di Archita" che sorgerà in Via Pirro a Taranto per iniziativa della società sportiva Ginnasio Icco s.r.l .. La "livoria", come ha messo in evidenza per primo Michele De Noto, è un gioco che sta a mezza strada tra il biliardo ed il gioco delle bocce assommando in sé il pregio di essere, un gioco all' aperto che necessita ,nel contempo, di riflessione e occhio. Elementi, che con la nuova versione del campo, con l'introduzione del gioco di sponda, (3) si sono maggiormente esaltati e fusi. La nuova versione del campo è a forma di racchetta da neve, le sue dimensioni sono funzione di un modulo 5 x 5 metri, la sua forma semicircolare si richiama alla tradizione che vedeva gli spettatori sistemati in semicerchio intorno 'a "tavule". Filippo DI LORENZO

(1)In appendice a "Brevi racconti tarantini" oltre al mio intervento - introduzione al gioco della livoria - vi è quello di Alfredo MAJORANO "Elogio del gioco della livoria" ed è riportato il "regolamento del gioco della livoria" di Michele DE NOTO. (2) IL "càve" e il "càve da ngule" prima di essere tirati vanno chiamati a viva voce, in caso di colpo non riuscito si va in perdenza, per "il càve" di un punto e per il "càve da'ngule" di due punti. (3) Il gioco di sponda può essere utilizzato solo per posizionare il gioco e fare i punti con la "scidde" mentre non è ammesso per il "càve".-



(continua)

MOSTRE PERSONALI

1968 – Galleria Cassano – E.P.T. - Taranto

1972 – Galleria Cassano – E.P.T. - (Taranto)

1978 – Galleria Cassano – E.P.T. - (Taranto)

1979 – Galleria “Il Faro” - (Taranto)

(continua)

MOSTRE COLLETTIVE 1979 - “No alla Violenza” - Castello Aragonese (Taranto)[1]

1980 - “Vivibilità del Mar Piccolo” - Castello Aragonese (Taranto)

1980 – ExpoArte (Bari) – Fiera Internazionale d'arte contemporanea – Stand Coop.Punto Zero

(continua)

REFERENZE FOTOGRAFICHE (continua)

Franco De Vincentis

Foto Studio Max

Circolo Fotografico Microprisma

COLLABORATORI (continua)

Giuseppe Anniballo

Emanuele Basile

Max Perrini[2]

Antonietta Latanza

Miguel Martina

Alfredo Portacci

Vita Ripoli

Franco Tambone

  1. ^ Castello Aragonese (Taranto), in Wikipedia. URL consultato il 16 maggio 2016.
  2. ^ Max Perrini | Facebook, su www.facebook.com. URL consultato il 16 maggio 2016.