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Storia di Belluno 1. L'età antica 2. Il Medioevo 3. Il dominio veneto 4. Il governo austriaco 5. Il governo italiano

La storia della città di Belluno, capoluogo dell'ononima provincia, inizia con la comparsa di alcuni insediamenti paleoveneti nei quartieri cittadini di Cavarzano e Fisterre. La fondazione della città avvenne tra il 220-200 a.C. da parte dei Romani con il nome di Bellunum. Essa passò sotto il dominio dei Barbari, degli Eruli, degli Ostrogoti, dei Longobardi, dei Franchi, dei Sassoni, dei Franconi e degli Svevi, prima di unirsi nel 1197 alla Lega Lombarda. Il comune di Belluno si formò solo dopo il 1200, ma già nel XIII secolo la città perse l'indipendenza, infatti il suo governo passò alle signorie dei Trevisani. Nel 1404 Belluno si sottomise spontaneamente alla Repubblica Serenissima di Venezia, e seguì le sorti di quest'ultima fino a quando, nel 1797, non venne ceduta, con tutto il Veneto, all'Austria, in base al trattato di Campoformio. Nel 1866 la città viene annessa al Regno d'Italia, e durante le due Guerre Mondiali si rese protagonista: nella prima per la difesa del confine italo-austriaco, mentre nella seconda per la sua attività nella lotta partigiana.

Il Palazzo dei Vescovi-Conti è uno storico palazzo di Belluno, nell'omonima provincia. Attualmente ospita la sede dell'Auditorium.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo venne edificato nel 1190 su progetto di Gerardo dei Taccoli e aveva tre torri. Non si sa quando quella centrale fu demolita , ma lo fu certamente perché minacciava di franare e quindi di distruggere l'intero edificio. La torre di sinistra fu acquistata dal Consiglio dei Nobili nel 1409, divenendo torre civica, e fu abbellita da Andrea Palladio nel 1579. La torre di destra fu invece demolita nel 1516 per dare spazio all'avampiazza che si affaccia su piazza Duomo. Con il terremoto del 29 giugno 1873 l'edificio minacciò di crollare completamente: l'edificio risistemato è quello pervenuto fino a noi, con la torre di sinistra risistemata secondo i criteri del neogotico. Dopo il terremoto del 1936 la torre fu ricostruita nella forma attuale nel 1940, mentre l'edificio fu soggetto di manutenzioni straordinarie negli anni '50 e negli anni '70.

Il dominio veneziano (1404-1789)[modifica | modifica wikitesto]

Il Quattrocento[modifica | modifica wikitesto]

La prima dominazione veneziana (1404-1411)[modifica | modifica wikitesto]

Lunedì 28 aprile 1404 Venezia entrò in possesso per la prima volta della città di Belluno. Questa correva in aiuto dei ghibellini asserragliati nel castello della città, dove venivano assediati dai guelfi, che appoggiavano i Carraresi. Notando l'arrivo dei veneziani, un centinaio di guelfi cercarono di distruggere il ponte di Piave, ma il loro tentativo fu sventato da una ventina di ghibellini accortisi di ciò che stava accadendo. I veneziani giudati da Antonio Moro entrarono così da Porta Rugo e giunsero fino al borgo del Campitello, dove richiesero l'ingresso ufficiale in città per aiutare i ghibellini. La richiesta fu accettata, così Moro divenne il nuovo podestà di Belluno.
Il 18 maggio i bellunesi esposero durante la celebrazione per la Pentecoste il vessillo del Biscione di Milano: ciò indicava la finzione diplomatica con cui Venezia si presentava come supplente e restauratrice dell'ordine infranto.
Il primo periodo della dominazione veneziana, che va dal 1404 al 1411, lascia intravedere un tentativo di assimilazione da parte del governo veneziano, con il coinvolgimento diretto degli uomini di potere bellunesi a ruoli di primo piano nella macchina amministrativa; Clemente da Bolzanio fu rettore a Lonigo, mentre Bonaccorso Miari svolse importanti ruoli militari. Allo stesso modo nel 1406 il nobile trevigiano Torresano Bonaparte assunse la castellania di Belluno.
Il 2 novembre 1408 vi fu a Belluno, attorno alle 6 di mattina, un violento terremoto che causò una grande inondazione, al quale ne seguì un altro il 15 giugno 1409 alle 5 di mattina.
Nel 1409 il Consiglio dei Nobili deliberò la costruzione del palazzo del Comune. In questa occasione quattro nobili di Belluno furono incaricati di comprare la casa e la stalla sul futuro luogo della costruzione: il costo della casa fu di 550 lire, mentre la demolizione della stalla fu risarcita con una permuta di 4 lire all'anno.
L'8 ottobre 1410, solamente 21 giorni dopo il suo insediamento a Belluno, il podestà Domenico Contarini morì a causa di una forte febbre contratta il 28 settembre. La sua salma fu portata a Venezia su di una zattera, scortato da quattro cittadini e due preti bellunesi.
Tra il 1410 e il 1411 a Belluno si registrarono altri tre terremoti, il primo il 10 giugno 1410 alle tre di notte, il secondo il 18 novembre dello stesso anno intorno alle tredici ed il terzo il 1º luglio 1411 sempre alle tredici.
Il 5 luglio 1411 fu deciso dalle autorità veneziane che Belluno dovesse inviare 60 operai per la costruzione degli argini del fiume Livenza in Friuli.
Il 24 dicembre 1411 gli Ungari guidati da Pippo Spano attraversano le Prealpi Bellunesi, chiamate allora Monti de Canays, e il giorno successivo un gruppo di 500 uomini si radunò in località Castion per attaccare la città di Belluno e saccheggiarla. Saputo ciò, il rettore Marco Correr provvide a chiudere tutte le porte cittadine, lasciando aperta solo la pusterla (attuale Porta Dante), dove venne messo un posto di guardia. Dopo il tramonto Marco Correr affidò la città ai cittadini bellunesi Cristoforo da Castello e Andrea de' Persecini, i quali decisero di inviare degli ambasciatori presso Pippo Spano a Serravalle per dichiarare la resa della città, impossibilitata a reggere una battaglia; nella notte tra il 25 e il 26 dicembre venne accettata la resa. Il 26 dicembre, però, 60 ungari che si trovavano a Castion, non sapendo della resa, cercarono di entrare in città attraverso la pusterla, ma furono umiliati dalle guardie cittadine. Infine il 27 dicembre una delegazione di 250 cavalieri ungari entrò in città, dove fu ben accolta dalla popolazione al grido di: "Viva l'imperatore nostro signore!"; il giorno successivo i cittadini giurarono fedeltà al rappresentante dell'imperatore.

Gli Ungari di Pippo Spano (1411-1420)[modifica | modifica wikitesto]

Da Pippo Spano alla Lega di Cambrai (1420-1509)[modifica | modifica wikitesto]

Le guerre cambraiche (1509-1516)[modifica | modifica wikitesto]

Il 10 dicembre 1508 si formò la Lega di Cambrai, voluta dal papa Giulio II e alla quale aderirono Luigi XII di Francia, Massimiliano d'Asburgo, Ferdinando II d'Aragona, Alfonso I d'Este, Carlo III di Savoia e Francesco II Gonzaga. Nei patti previsti dal trattato si prevedeva che, in caso di vittoria nelle successive guerra cambraiche, Belluno entrasse sotto il dominio del Sacro Romano Impero del già citato Massimiliano d'Asburgo.
Nel giugno del 1509 Belluno fu occupata dalle truppe di Massimiliano, un paio di settimane dopo l'occupazione di Feltre dell'8 giugno. Le due città cercarono uomini per difendersi, ma venute a sapere che l'imperatore avanzava con circa 30 mila uomini, decisero di darsi spontaneamente a quest'ultimo.
Il 5 luglio 1509 lo stesso Massimiliano entrò a Belluno, dove rimase per cinque giorni alloggiando a palazzo Costantini in piazza Mercato. Affacciandosi da questo palazzo, il 9 luglio ottenne il giuramento di fedeltà dei nobili bellunesi e fece così scalpellare simbolicamente i leoni di San Marco dalle fontane cittadine. La sua partenza il giorno successivo lasciò però la città sguarnita dalle truppe.
Il 24 luglio i veneziani giudati dal conte Giovanni Brandolino riconquistarono Belluno: in questa occasione gli stessi cittadini bellunesi aiutarono le truppe a conquistare il castello e le altre roccaforti asburgiche.
Il 6 agosto Belluno fu riportata sotto il dominio tedesco dal principe di Anhalt, che fu inviato dallo stesso Massimiliano a riprendere Feltre e la citata Belluno. Visto il saccheggio che fu compiuto a Feltre il 4 agosto, Belluno si arrese ai soldati del Sacro Romano Impero, ma comunque i cittadini nobili fuggirono nelle campagne per poi successivamente arruolarsi (in gran parte) nelle truppe venete.
La città fu comandata da una serie di governatori, l'ultimo dei quali il tirolese Leonardo Vels, che la abbandonò a metà novembre e la lasciò priva di autorità. Una conseguenza di questo fatto fu il saccheggio delle case degli ebrei il 19 novembre.
Il 28 novembre a Belluno entrò il provveditore veneto Alvise Mocenigo, che riportò la città sotto Venezia.
Il 4 luglio 1510, dopo che Giulio II era passato alla causa veneziana, la città si arrese a Joerg von Lichtenstein, che in precedenza aveva messo a ferro e fuoco Feltre il 2 luglio. Quest'ultimo, inviato da Massimiliano d'Asburgo, accettò la capitolazione bellunese, ma impose una tassa di 4000 scudi, oltre che imprigionare alcuni nobili bellunesi. Il 4 agosto si ripresentarono sotto le mura di Belluno i veneziani di Giovanni Diedo, che poserò la città sotto assedio. Questa si difese sia con le truppe tedesche che con alcuni cittadini, timorosi di un saccheggio, sorte toccata ad altre città venete. La situazione di stallo fu risolta il 22 agosto, quando il provveditore Luigi Mocegino giunse a Belluno da Treviso con numerosi rinforzi, con i quali riuscì ad aprire una breccia presso Porta Dojona. I soldati che già si lanciavano al saccheggio furono frenati dal capitano veneto Citolo da Perugia perchè, come disse il cardinale Pietro Bembo, così bella ed onorata città non si disertasse.
Il 27 agosto 1411 il generale francese Jacques de La Palice conquistò il forte di Castelnuovo a Quero, che era difeso da trecento tra feltrini e bellunesi. Questi resistettero eroicamente per alcuni giorni agli assalti dei 20 mila uomini francesi, tanto da venire paragonati ai soldati spartani che combatterono presso le Termopili (Giuseppe Alvisi ne Belluno e sua provincia).
Il forte venne infine conquistato, e La Palice costrinse nei giorni successivi Belluno a pagare un ingente somma di denaro per evitare il saccheggio. Volendo poi assediare Treviso, lo stesso generale pretese da Belluno ferro, legname e seicento uomini tra artigiani e soldati. Questi però, arrivati con le loro zattere all'altezza di Quero, appiccarono il fuoco a quest'ultime: dei seicento uomini morirono tutti i soldati tedeschi e francesi, mentre solo 11 bellunesi si salvarono saltando da una zattera all'altra.
Nel frattempo, sempre il 27 agosto il rettore Niccolò Balbi abbandonò Belluno, così la città inviò ambasciatori sia a Pergine che a Venezia per richiedere aiuti, svincolandosi da una possibile fedeltà. Questi aiuti arrivarono il 5 settembre quando le truppe franco-tedesche giudate da Jean d'Aubigny riconquistarono Belluno riportandola sotto il governo imperiale.
Dopo che il generale La Palice fallì l'assedio di Treviso e si spostò nel veronese, Belluno venne riconquistata dal capitano di ventura umbro Vitello Vitelli il 26 ottobre.
Le truppe imperiali tornarono però all'assalto della provincia di Belluno a dicembre, mettendo sotto assedio il capoluogo Belluno il 9 con il comandante Regendorf. Il giorno successivo i veneziani scappano, dopo aver saccheggiato la città, e gli imperiali chiedono una forte taglia e dieci ostaggi per non distruggere la città. Solo due giorni più tardi però, il 12, un attacco veneziano in Cadore costringe Regendorf a ritirarsi, così il 13 il condottiero umbro Paolo Baglioni può riportare Belluno nelle mani della Serenissima. Il 16 dicembre giunge a Belluno il provveditore generale e futuro doge Andrea Gritti, che vi resta per tre giorni: questo segnò la fine delle guerre bellunesi fino al 1797, anno della caduta di Venezia.
La fine dei conflitti fu segnata con la pace di Bruxelles del 12 novembre 1516 tra l'imperatore Massimiliano d'Asburgo e Venezia, con la quale Belluno restò sotto il dominio dei veneziani, anche se ora ogni prospettiva economica, sociale e culturale aveva come unico punto focale Venezia.

Dalla pace di Bruxelles al Concilio di Trento (1516-1545)[modifica | modifica wikitesto]

Dal Concilio di Trento alla fine del Cinquecento[modifica | modifica wikitesto]

Il Seicento bellunese: la crisi per la guerra di Candia[modifica | modifica wikitesto]

Dal culto della personalità alla fine del dominio veneziano (1691-1797)[modifica | modifica wikitesto]