Utente:Gaetano Matteo Mancini/Sandbox

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Effetti a lungo termine

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Graffiti fatti sulle mura di Derry contro l'internamento. Vista da Bogside, nella contea di Derry. Agosto 2009

Lo sdegno provocato dalla pratica dell'internamento contribuì alla decisione del Governo britannico in vigore a partire dal 23 marzo 1972 di sospendere l’Executive Committee of the Privy Council of Northern Ireland e il Parlamento dell'Irlanda del Nord e sostituirli con il controllo diretto di Westminster, sotto l'autorità di un Segretario di Stato britannico per l'Irlanda del Nord.[1]

Neutralizzata la competenza del governo nordirlandese nella questione, l'internamento continuò fino al 5 dicembre 1975 sotto diretto controllo britannico, responsabile anche di ulteriori inasprimenti. In questo lasso di tempo, furono internate 1981 persone, di cui 1874 nazionalisti irlandesi e appena 107 unionisti.[2]

Il giudizio storico sull'internamento mette in evidenza come abbia esacerbato le tensioni in Irlanda del Nord, senza tuttavia raggiungere l'obiettivo di indebolire l'IRA colpendone i membri chiave. Il senatore Maurice Hayes, al tempo presidente cattolico della Northern Ireland Community Relations Commission, ha descritto l'internamento come "una delle peggiori stupidaggini di quel governo".[3] Il Ministero della difesa britannico ha riconosciuto, in seguito ad un'indagine interna, che l'internamento fu un "grave errore". Altri, invece, assumendo una visione più moderata, hanno suggerito che il procedimento non fosse stato concepito tanto male quanto fu, al contrario, pianificato e attuato. La revisione del MoD evidenzia alcuni vantaggi a breve termine, sostenendo che l'Operazione Demetrius abbia permesso l'arresto di 50 ufficiali provvisori e 107 volontari dell'IRA e che abbia fornito preziose informazioni sulle strutture di quest'ultimo, portando alla scoperta di armi pesanti e depositi di esplosivi.[4]

Molti di coloro che furono arrestati non avevano collegamenti con l'IRA, ma i loro nomi apparvero sulla lista degli indiziati a causa della fretta e dell'incompetenza. La mancanza di affidabilità della lista e gli arresti che seguirono, in aggiunta alle segnalazioni di abuso da parte degli internati,[5] hanno portato molti nazionalisti a perdere speranza in metodi non violenti e, consequenzialmente, ad unirsi all'IRA. Dopo l'Operazione Demetrius, molte reclute si sono fatte avanti per entrare nelle unità di comando provvisorie e ufficiali dell'IRA. L'internamento generò anche un forte aumento della violenza. Negli otto mesi precedenti all'operazione, vi furono 34 decessi legati ai conflitti nell'Irlanda del Nord. Nei quattro mesi successivi ad essa, 140 persone furono uccise.[6] Un ufficiale in servizio delle Royal Marines britanniche ha dichiarato:

«L'internamento ha, infatti, aumentato l'attività terroristica, forse incrementato il reclutamento dell'IRA, polarizzato ulteriormente le comunità cattoliche e protestanti e ridotto i ranghi dei tanto necessari cattolici moderati.[7]»

In termini di perdita di vite umane e di numero di attacchi, il 1972 è stato l'anno più violento dei The Troubles. La fatale marcia della Bloody Sunday (30 gennaio 1972), durante la quale 14 manifestanti disarmati furono uccisi a colpi di arma da fuoco dai paracadutisti inglesi, era una marcia contro l'internamento.[8]

Interrogatori degli internati

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Tutti gli arrestati furono sottoposti a interrogatorio dell'esercito britannico e della Royal Ulster Constabulary. In particolare, 12 di loro furono sottoposti al "rigore" di ulteriori interrogatori, che prevedevano la deprivazione sensoriale. Questo è accaduto in un centro segreto per interrogatori, che, successivamente, si è rivelato essere le Shackleton Barracks, non lontano dal villaggio di Ballykelly. A ottobre, due ulteriori internati vennero torturati. Questi 14 individui sono conosciuti come The Hooded Men o "le Cavie".

Dopo essere stati sottoposti agli stessi trattamenti degli altri internati, i 14 vennero incappucciati, ammanettati e portati in volo alla base in elicottero. Durante il viaggio, furono picchiati violentemente dai soldati e minacciati di essere buttati dall'elicottero. All'arrivo, furono denudati, fotografati ed esaminati da un dottore.[9]

Furono tenuti ammanettati ed incappucciati per sette giorni, senza essere interrogati, in una cella fredda e soggetti ad un continuo e forte stridulo. Qui furono costretti a rimanere in una posizione di stress per molte ore e furono continuamente colpiti su tutto il corpo. Furono lasciati senza cibo, senz'acqua e privati del sonno. Alcuni di loro segnalarono di aver ricevuto calci ai genitali, di essere stati sbattuti con le loro teste contro muro, di essere stati sparati con munizioni a salve e di essere stati minacciati con iniezioni. Le conseguenze furono un severo esaurimento fisico e mentale, grave ansia, depressione, allucinazioni, disorientamento e ripetuti svenimenti.[9][10]

I metodi di interrogatorio utilizzati sui 14 uomini sono conosciuti come "Cinque tecniche". Formazione e suggerimenti sulle Cinque tecniche provenivano da alti funzionari dell'intelligence del governo britannico. La Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) ha definito le 5 tecniche come segue:

  • wall-standing: forzare i detenuti a rimanere per lunghi periodi in una "posizione di stress", descritta da coloro che l'hanno subita come "essere messi ad "X" contro il muro (spreadeagle), con le proprie dita sopra la testa, contro il muro, le gambe divaricate e la pianta del piede posta sul muro, forzando la persona a sostenere il peso del corpo sulla punta delle dita dei piedi";
  • incappucciamento: mettere una busta nera o verde militare sulla testa dei detenuti e, almeno inizialmente, tenerla lì per tutto il tempo tranne durante gli interrogatori;
  • essere soggetti a rumore: durante l'attesa tra interrogatori, tenere i detenuti in una stanza con un continuo e forte stridulo;
  • deprivazione del sonno: durante l'attesa tra interrogatori, privare i detenuti del sonno;
  • deprivazione di cibo e acqua: sottoporre i detenuti ad un'alimentazione ridotta durante la loro permanenza al centro e durante l'attesa tra interrogatori.

I 14 Uomini Incappucciati furono gli unici internati ad essere sottoposti a tutte le Cinque tecniche. Tuttavia, nei mesi che seguirono, alcuni degli altri internati furono sottoposti ad almeno una delle tecniche, oltre ad altri metodi di interrogatorio. Questi includevano presumibilmente l'Annegamento simulato,[11] la folgorazione, bruciature con fiammiferi e candele, forzatura degli internati a stare in piedi su fili elettrici caldi mentre venivano percossi, ferimento e compressione dei genitali, inserimento di oggetti nell'ano, iniezioni, il Foot whipping e abusi psicologici come la Roulette russa.[12]

Il Parker Report

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Quando le tecniche di tortura adoperate sugli internati vennero rivelate al pubblico, crebbe l'indignazione verso il governo britannico, specialmente da parte dei nazionalisti irlandesi. In risposta, il 16 novembre 1971, il governo britannico incaricò una commissione d'inchiesta presidiata da Lord Parker (la Lord Chief Justice d'Inghilterra) al fine di esaminare gli aspetti legali e morali delle Cinque tecniche.

Il "Parker Report"[13] venne pubblicato il 2 marzo 1972 e le "cinque tecniche" furono dichiarate illegali secondo il diritto interno:

«10. Diritto interno... (c) Abbiamo ricevuto prove scritte e verbali dai tanti organi giuridici e dai singoli avvocati sia inglesi che nordirlandesi. Non c'è stato alcun dissenso sul fatto che le procedure siano illegali sia per la legge d'Inghilterra sia per la legge dell'Irlanda del Nord. ... (d) Per questo motivo, nessun membro dello Stato Maggiore né ministro avrebbe mai potuto autorizzare l'utilizzo di tali procedure. Solo il Parlamento può modificare la legge. Le procedure erano e sono illegali.»

Lo stesso giorno (2 marzo 1972), il Primo Ministro britannico Edward Heath dichiarò, nella Camera dei comuni:

«[Il] Governo, dopo aver esaminato l'intera questione con grande attenzione e in riferimento a qualsiasi operazione futura, ha deciso che le tecniche [...] non saranno utilizzate in futuro come ausilio per gli interrogatori... Ciò che ho detto include tutte le circostanze future. [14]»

Come già accennato nella dichiarazione del Primo Ministro, vennero rilasciate, dal governo, direttive alle forze di sicurezza che proibivano espressamente l'utilizzo delle tecniche, sia singolarmente che insieme.[14] Le Cinque tecniche continuarono ad essere utilizzate dall'esercito fino al 2003 per allenare i soldati a resistere agli interrogatori più duri, se catturati.[15]

Il governo irlandese

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Il governo dello Stato libero d'Irlanda usò l'internamento durante la Guerra civile irlandese negli anni Venti e il governo irlandese la riutilizzò durante la campagna dell'IRA negli anni Cinquanta. Nel dicembre del 1970, il Ministro della Giustizia Des O'Malley annunciò che questa politica era ancora presa in considerazione. Il "The Irish Times" riferì che se l'internamento fosse stato introdotto in Irlanda del Nord, immediatamente sarebbe accaduto lo stesso nella Repubblica.[16] Tuttavia, quando l'ambasciatore britannico John Peck chiese di questo al Taoiseach Jack Lynch il 30 luglio 1971, Lynch rispose dicendo che non aveva alcun motivo per introdurre l'internamento e che, se l'avesse fatto, il governo sarebbe collassato. Lynch, inoltre, consigliò a Peck di considerare bene le conseguenze dell'internamento.[17]

Dopo l'Operazione Demetrius, il governo della Repubblica d'Irlanda insistette per cambiamenti radicali nel governo dell'Irlanda del Nord. Paddy Hillery, il Ministro irlandese degli Affari Esteri, incontrò il Segretario di Stato per Affari Interni del Regno Unito Reginald Maudling a Londra il 9 agosto pretendendo che il governo unionista venisse rimpiazzato da una coalizione in cui il potere fosse diviso a metà tra nazionalisti e unionisti. Questa fu una rottura significativa rispetto alla precedente posizione della Repubblica, che era stata quella di spingere alla riunificazione. Il Primo Ministro britannico Ted Heath reagì mandando uno sprezzante telegramma in cui suggeriva a Lynch di farsi gli affari propri. Successivamente, egli accettò il consiglio dei suoi stessi diplomatici sul fatto che umiliare Lynch e Hillery avrebbe reso meno probabile ottenere la loro collaborazione nel contrastare l'IRA. Da quel momento in poi, Heath mantenne un tono più conciliatorio. Egli invitò Lynch ad un summit di due giorni a Chequers, sua residenza ufficiale di campagna, il 6 e 7 settembre 1971. Questo incontro sembra aver cambiato il suo punto di vista sul problema: da quel momento in poi, Heath capì che non ci sarebbe potuta essere una soluzione duratura al problema dell'Irlanda del Nord senza la collaborazione del governo Irlandese, e che la popolazione nazionalista irlandese nell'Irlanda del Nord avrebbe dovuto avere piena partecipazione nel governo del Paese. In questo senso, le azioni illegali compiute dal governo britannico e le forze armate durante l'internamento e la violenta reazione contro di esse portarono ad una profonda trasformazione della politica britannica.[18]

I ministri irlandesi sfruttarono al massimo la leva che le accuse di tortura avevano loro concesso. Hugh McCann, un alto diplomatico irlandese, notò il vantaggio tattico che il governo irlandese avrebbe potuto ottenere se avesse assunto il caso contro il Regno Unito prima della Corte di giustizia dell'Unione Europea, a cui sarebbero serviti anni per giudicarlo: avrebbe reso "gli inglesi molto più attenti nella gestione dei detenuti... al punto che questo avrebbe causato un rallentamento nella raccolta di informazioni e avrebbe reso più difficile per loro fare progressi verso una soluzione militare. Se avessero avuto successo nel contenere la situazione dal punto di vista militare, ci sarebbero state meno incentivazioni per loro di prendere decisioni politiche spiacevoli".[19] Le implicazioni furono che (a) il governo irlandese riconoscesse il valore delle informazioni che gli inglesi stavano ottenendo (benché illegalmente), e (b) che Dublino avesse interesse nell'impedire il tentativo degli inglesi di sconfiggere l'IRA con operazioni militari, almeno fino a che gli inglesi non avessero implementato radicali riforme costituzionali per aprire la strada alla riunificazione irlandese.

  1. ^ William Beattie Smith, The British State and the Northern Ireland Crisis, Washington DC, United States Institute of Peace, 2011, pp. 189-191, ISBN 978-1-60127-067-2.
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore cainsum
  3. ^ Maurice Hayes, Minority Verdict, Belfast, Blackstaff Press, 1995, p. 132.
  4. ^ William Beattie Smith, The British State and the Northern Ireland Crisis, Washington DC, United States Institute of Peace, 2011, p. 351, ISBN 978-1-60127-067-2.
  5. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore theirishstory.com
  6. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore coogan
  7. ^ Hamill, D. "Pig in the Middle: The army in Northern Ireland". Londra, Methuen, 1985, pagina 63.
  8. ^ William Beattie Smith, The British State and the Northern Ireland Crisis, Washington DC, United States Institute of Peace, 2011, pp. 178-180, ISBN 978-1-60127-067-2.
  9. ^ a b The Guineapigs di John McGuffin (1974, 1981). Chapter 4: The Experiment.
  10. ^ The Guineapigs di John McGuffin (1974, 1981). Chapter 6: Replay.
  11. ^ "Prisoners in Northern Ireland 'subjected to waterboarding by British army officers". The Telegraph. 22 dicembre 2009.
  12. ^ The Guineapigs di John McGuffin (1974, 1981). Chapter 9: Down on the Killing Floor.
  13. ^ The Parker Report, marzo 1972. Conflict Archive on the Internet (CAIN)
  14. ^ a b Ireland v. United Kingdom paragrafo 101 e 135
  15. ^ Susan McKay, The torture centre: Northern Ireland's hooded men, in The Irish Times. URL consultato il 15 aprile 2020.
  16. ^ Irish Times, 15 July 1971.
  17. ^ William Beattie Smith, The British State and the Northern Ireland Crisis, Washington DC, US Institute of Peace, 2011, pp. 141/2, ISBN 978-1-60127-067-2.
  18. ^ William Beattie Smith, The British State and the Northern Ireland Crisis, Washington DC, US Institute of Peace, 2011, p. 210, ISBN 978-1-60127-067-2.
  19. ^ William Beattie Smith, The British State and the Northern Ireland Crisis, Washington DC, US Institute of Peace, 2011, p. 214.