Utente:Francesco Monda/Presi nella rete

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Presi nella rete è un libro del linguista italiano Raffaele Simone pubblicato per Garzanti nel 2012.

Il libro è diviso in sei sezioni, la prima e l'ultima sono rispettivamente il prologo e l'epilogo.

Prologo in treno[modifica | modifica wikitesto]

All'interno del prologo l'autore dà la definizione di Mediasfera, un ambiente dove i media eletronici svolgono un ruolo fondamentale ma la loro presenza è arrogante e pressoché invadente [1], . La mediasfera influenza la noosfera,ovvero il campo del pensiero, delle idee,delle opinioni e delle informazioni. Il prologo si chiude con una divisione della storia in tre grandi fasi: invenzione della scrittura, invenzione della stampa e nascita dell'informatica.

I sensi e l'intelligenza[modifica | modifica wikitesto]

Raffaele Simone inizia la sua analisi sulla mente umana partendo dai sensi, due in particolare: vista e udito. La disputa tra questi due sensi è presente in tutta la storia; c'è chi come Platone e Aristotele predilige la vista, perchè capace di cogliere la differenza tra gli oggetti, chi come Condillac ed Herder preferisce l'udito perchè rende possibile il linguaggio e chi infine come Sant'Agostino ha paura di tutti i sensi perchè fonte di cupidigia nell'uomo. Se il linguaggio parlato ha intensificato il ruolo dell'udito, quello scritto ha fatto lo stesso con la vista. La scrittura ha esaltato la vista rispetto all'udito e le ha dato una connotazione alfabetica. A tal proposito Raffaele Simone divide l'intelligenza in due tipi: intelligenza simultanea, che ignora il tempo e che riguarda una visione non alfabetica e intelligenza sequenziale, che è basata su dati in sequenza e che concerne una visione alfabetica e un ascolto lineare.

Grazie all'avvento del digitale, la visione non alfabetica sta prendendo il sopravvento su quella alfabetica, ecco perché l'uomo moderno prende il nome di Homo videns, ovvero Uomo che osserva, che quasi si rifiuta di leggere, almeno i libri[2]. Raffaele Simone nota un arresto del decremento di analfabetizzazione [3] e la causa di ciò è proprio il fatto che siamo proiettati in un mondo dove è indispensabile la visione (e quindi l'intelligenza) simultanea.

Il testo e il suo autore[modifica | modifica wikitesto]

In questa sezione l'autore ragiona sulla scrittura e i suoi prodotti e lo fa citando Platone, che nel Fedro ci dice che la scrittura è stata inventata dagli dei per poi essere donata agli uomini. Platone non ama il testo scritto, esso non sembra avere padroni, rotola da una scrivania ad un'altra [4] e segue regole proprie e per quest'ultima ragione arriva a chiamarlo Figlio bastardo del parlato.

La scrittura ha il grande merito di alleggerire la memoria dell'uomo, di tramandare fatti e di fissare le leggi, ma ha anche i demeriti di gettare l'uomo in un oblio, che tra qualche secolo potrebbe avere dimensioni spaventose. Il testo parlato è un testo fortemente autografo ma si dissolve all'istante e non può essere oggetto di correzione, a differenza del testo scritto che può essere rivisto, corretto. Tuttavia già a partire dal testo scritto, i concetti di autografia e localizzazione vanno lentamente sfumandosi per poi perdersi definitivamente nel testo digitale, dove chiunque può scrivere qualunque cosa da qualunque parte del mondo e su qualunque supporto per poi modificarla a proprio piacimento. Il libro non è fondamentale quanto il suo ospite, ovvero il testo. Proprio quest'ultimo è decisivo nella tipizzazione del libro, operazione che facciamo noi, forti della nostra esperienza. Il testo tradizionale è un ente chiuso, protetto, non modificabile,con un autore ben definito avente delle responsabilità giuridiche. Il testo dell'era digitale è aperto,facilmente modificabile grazie ai gadget elettronici e con un autore sempre più in via di dissoluzione.

Ci sono due concezioni della lettura: una classica e un'altra moderna. La lettura classica dev'essere fatta in solitaria, senza rumori e senza persone che infastidiscano il lettore. La concezione moderna stravolge letteralmente quella classica, in quanto tutti i nemici della lettura classica sono considerati plausibili, come le cuffie nelle orecchie o le letture di gruppo [5]. Non solo, con l'avvento dell'e-book è possibile rendere la propria lettura visibile a tutti grazie alle pubblicazioni sui social networks.

Imparare, ricordare e dimenticare[modifica | modifica wikitesto]

Raffaele Simone ci dà la definizione di conoscenza diffusa [6], ossia la conoscenza comune che si acquisisce a partire dalla giovane età. La conoscenza tradizionale è basata su due piani, uno teorico e l'altro pratico. Nelle epoche antiche vigeva la figura dell'esperto, colui che sapeva, che conosceva e che non si poteva né si doveva contraddire. La conoscenza era schematizzata in tante Charpente, ovvero tante orgazizzazioni architettoniche che tenevano collegati i vari saperi. La charpente può essere pensata come un vasto ipertesto. Alla comprensione di questo argomento aiutano i concetti di enciclopedia e ciclo. La prima è una sistemazione di nozioni di diversa natura, il ciclo invece è la forma con cui viene presentato il sapere nelle scuole, ovvero un arricchimento graduale. La conoscenza tradizionale è un mistione tra un sapere che si impara in famiglia, di tipo valutativo, e un sapere protetto che si impara a scuola, di tipo razionale. L'autore ci parla a tal proposito di endopaideia.

Nel moderno i saperi si articolano a dismisura, soprattutto grazie al web. Non vi è un ordine nella conoscenza e il ritmo con cui si imparano le cose è rapido. Il sapere in chiave moderna è un sapere "irrelato" ossia esterno, dove la conoscenza non è protetta dalla scuola, ma si può imparare di tutto a qualsiasi età, questo fenomeno è chiamato esopaideia.

La conoscenza si può formare in tre modi:guardare esclusivamente alla tradizione; aggiungere qualcosa di nuovo alla base tradizionale; rinnegare completamente quest'ultima. Nell'ultimo caso non ci sarebbe un canale di comunicazione tra vecchie e nuove generazioni[7]. Sin dall'epoca moderna, a partire da Isaac Newton, si è parlato delle vecchie generazioni come giganti e delle nuove come nani, facendo leva sulla quantità di esperienza che le caratterizza. Oggi, dove i giovani detengono il potere della rete sembra che i giovani siano i giganti e i vecchi i nani.

Vero, falso e fasullo[modifica | modifica wikitesto]

In questa sezione Raffaele Simone ci spiega come il digitale stia divorando il genere umano, come una pantera divora l'artista intento a ritrarla. La distinzione tra reale e irreale si sta sempre di più assottigliando a causa della apparente perfezione dei computer che assorbono sempre più uomini nel loro ambiente bidimensionale. L'era digitale sta cambiando profondamente l'esperienza umana, prima basata sul sensibile, ora invece fondata sull'irreale. Ne paga le conseguenze l'arte del narrare, da sempre basata sull'esperienza,sui fatti, sulla storia,su eventi veri. Già la nascita della stampa e del romanzo avevano in precedenza ridimensionato il ruolo della narrazione perché a ridimensionarsi era sempre prima l'esperienza. Fondamentale è la distinzione tra finto e fasullo, operata dall'autore all'interno del concetto di falso. Il finto è qualcosa di cui l'uomo ha bisogno, ad esempio l'arte visiva come un quadro o un film, o addirittura la finzione dei sogni, di cui non possiamo fare a meno. Il fasullo invece è qualcosa che l'uomo rifiuta, come ad esempio una bugia detta da un altro oppure per qualcuno le merci contraffatte. La sezione si chiude con una definizione macabra della parola digitale: guerra che ci ammutolisce, in quanto ci priva dell'esperienza[8].

Epilogo in piazza[modifica | modifica wikitesto]

L'epilogo è un chiaro riferimento alle democrazie digitali[9] un fenomeno che funge da antitesi alla politica e ai suoi partiti. Questo fenomeno è un artificio nato con i social networks che consiste nella riunione di gruppi di persone su piattaforme digitali (e all'occorrenza anche in piazze) per esporre le proprie opinioni in merito a problemi di diverso genere. Non è necessario, dunque, appartenere ad uno schieramento politico per esprimere le proprie opinioni, la mediasfera ci dà l'opportunità di farlo ovunque con chiunque in merito a qualsiasi tema. Tuttavia le democrazie digitali non hanno strutture ben definite e ciò le rende altamente volatili, ciò vuol dire che possono smettere di esistere in qualsiasi momento.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ "Siamo insomma tutti avvolti nella mediasfera, un ambiente cioè in cui i media elettronici in rete giocano un ruolo fondamentale,non più come strumenti ma ormai come presenze arroganti." Raffaele Simone, Presi nella rete. Garzanti,2012.
  2. ^ Insomma,l' Homo sapiens sta per essere soppiantato dall'Homo videns, che sarebbe portatore non di un pensiero ma di un <<post pensiero>>.Raffaele Simone,Presi nella rete. Garzanti 2012.p.49.
  3. ^ -Niente.Mi sono abituato così bene a non leggere che non leggo neanche quello che mi capita sotto gli occhi per caso.Non è facile:ci insegnano a leggere da bambini e per tutta la vita si resta schiavi di tutta la roba scritta che ci buttano sotto gli occhi. Forse ho fatto un certo sforzo anch'io, i primi tempi, per imparare a non leggere, ma adesso mi viene proprio naturale. Il segreto è di non rifiutarsi di guardare le parole scritte, anzi, bisogna guardarle intensamente fino a che non scompaiono (pp. 47-48). Riferimento a un personaggio marginale di Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino.Pubblicato da Einaudi,Torino 1979. Raffaele Simone.Presi nella rete, Garzanti.2012. p. 47.
  4. ^ una volta che sia scritto, un discorso rotola dappertutto, nelle mani di coloro che se ne intendono come in quelle di coloro a cui non importa nulla, e non sa a chi deve parlare e a chi no. E se gli recano offesa e a torto lo oltraggiano, ha sempre bisogno dell'aiuto del padre, perché non è capace di difendersi e di aiutarsi da solo.(275 D-E). Citazione del Fedro tratta dalla traduzione italiana commentata di G.Reale (Fondazione Lorenzo Valla,Mondadori,Milano 1998). Raffaele Simone,Presi nella rete. Garzanti.2012.p.77.
  5. ^ La lettura non si fa né in silenzio né in solitudine, non si fa più solo a partire da un supporto come il libro: è diventata multimodale e conviviale. Quindi si può fare in ambienti affollati e rumorosi, perché nessuna intrusione sensoriale esterna può essere davvero un fastidio; si può leggere sullo schermo del computer sotto gli occhi di chi sta attorno. Raffaele Simone,Presi nella Rete. Garzanti 2012. pp.120-121.
  6. ^ La conoscenza diffusa è il patrimonio (detto anche popolarmente bagaglio, come per dare l'idea di un insieme di beni e di attrezzi che si porta con sé e il cui trasporto <<pesa>> come quello di una valigia di vestiti o di utensili) che di solito si ottiene come risultato della formazione giovanile e di cui ci si serve in vista delle acquisizioni superiori. Raffaele Simone,Presi nella rete. Garzanti. 2012. p.135.
  7. ^ Una faglia si è aperta tra le due generazioni-a mio parere la più grande frattura che si sia mai creata nella catena della trasmissione delle conoscenze.Raffaele Simone, Presi nella rete. Garzanti 2012. p.163.
  8. ^ La vita ha perso interesse narrativo, le circostanze in cui si può narrare (o qualcuno chiede che si narri)sono diventate rare, e quel che si narra è mediato dall'irreale. L'esperienza di cui dovrebbero farsi narratori i giovani è quindi mediata dalla de-realtà della cultura digitale:forse proprio quella è la <<guerra>> da cui oggi, senza accorgersene (anzi illudendosi di essere felici) <<tornano dal fronte ammutoliti>>[..]Raffaele Simone,Presi nella Rete. Garzanti.2012.p.202.
  9. ^ In più paesi, occidentali e orientali, in un crescendo eccezionale, scoppiarono grandi manifestazioni di piazza, con fini di protesta anche violenta, caratterizzata da una proprietà che tocca da vicino il tema di questo libro: erano organizzate, convocate e pilotate attraverso media telematici (telefonini,social forum ecc.).Raffaele Simone,Presi nella rete. Garzanti. 2012. p.206.