Utente:Feandreoli/Kasha (folklore)

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"Kasha" da Gazu Hyakki Yagyō, di Toriyama Sekien, ca. 1781.
Kasha (火車) disegnato sulBakemono no e (化 物 之 繪, c.1700), collezione speciale di L. Tom Perry, Biblioteca Harold B. Lee, Brigham Young University .

Il kasha [1](火車, letteralmente “calesse in fiamme”) è uno yōkai giapponese che porta via i cadaveri delle persone che hanno perpetrato azioni malvagie in vita.

Caratteristiche

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Il kasha è uno yōkai, la cui forma varia a seconda delle regioni: nella maggior parte dei casi, è raffigurato come un gatto demoniaco, con coda di fuoco (spesso confuso con il nekomata e il bakeneko); in altri casi, è raffigurato come un oni che trasporta i dannati verso l’inferno, su carrozze avvolte dalle fiamme.

Ancora oggi, in alcuni villaggi, si cerca di tenere lontano i kasha durante i riti funebri. Di seguito, degli esempi.

Nel villaggio Kamikuishiki, si svolgono due funerali per il morto: durante la prima celebrazione si mette un sasso dentro la bara, così da proteggere la salma. A Yawatahama, invece, si lascia un rasoio sulla superficie del feretro.

A Saigō, prima delle esequie si recita per due volte: “Non lascerò che baku se ne cibi” (riferendosi al corpo”) o “Non lascerò che kasha se ne cibi”.  

Nel villagio di Kumagaya, per allontanare il kasha si suona il myobachi (妙八), strumento tradizionale giapponese.

Nella letteratura

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"Nel maniero di Ueda, Echigo, al momento del funerale, una nube di fulmini arriva e ruba i cadaveri" dal "Kiizō Danshū" (奇異 雑 談 集), autore sconosciuto
"Kuhashiya" (魍 魎) dal "Bōsō Manroku" (茅 窓 漫 録) di Chihara Kyosai


"Concerning How in the Manor of Ueda, Echigo, at the Time of Funeral, a Lightning Cloud Comes and Steals Corpses" estratto di "Kiizō Danshū" (奇異雑談集)

Durante i funerali celebrati a Ueda, Echigo, un kasha è apparso durante la celebrazione per portare via la salma. Si dice che lo spirito sia apparso accompagnato da pioggia e forti lampi. Nell'illustrazione che troviamo nel libro, indossa un fundoshi fatto di pelle di tigre e ha con sé un tamburo che scatena lampi.


"Holy Priest Onyo Himself Rides with a Kasha" tratto da "Shin Chomonjū (新著聞集)," Chapter Five "Acts of Prayer"

Il 2 luglio, nel tempio di Zōjō-ji, il monaco Onyo viene accolto da un kasha. Questi non veniva dall’inferno, ma dalla Terra Pura, che ci fa capire che le sembianze dello spirito dipendano dal fatto che si creda o meno in un aldilà.


"Looking at a Kasha, Getting Sore at the Waist and Legs, and Collapsing" estratto di "Shin Chomonjū", Chapter Ten "Strange Events"

Siamo nel villaggio di Myōganji, vicino Kisai, a Bushū. Un giorno, un uomo chiamato Yasubei, proprietario di un negozio di alcolici, comincia a correre urlando “sta arrivando un kasha”, per poi cadere a terra svenuto. Quando viene raggiunto dalla famiglia, l’uomo è in preda a un attacco di follia e non li sta ad ascoltare. Si addormenta e rimane dieci giorni in coma, prima di morire, con gli arti inferiori che iniziavano a putrefarsi.  

"Cutting the Hand of an Ogre in a Cloud at the Place of Funeral" from the "Shin Chomonjū", Chapter Ten "Strange Events"

Quando il guerriero Matsudaira Gozaemon partecipa al funerale di suo cugino, vede uscire da una nuvola scura il braccio di un kasha, somigliante a quello di un orso, venuto per portare via il corpo del morto. Quando il braccio viene tranciato da una spada, da esso escono tre dita spaventose, ricoperte di peli che sembrano aghi d’argento.


"A Kasha Seizes and Takes Away an Avaricious Old Woman" from the "Shin Chomonjū", Chapter Fourteen "Calamities"

Un signore feudale di Hizen, il governatore di Inaba e altri loro compagni sono a passeggio sulla costa di Bizen, quando vedono una nuvola nera lontana dire "ah, che tristezza (あら悲しや)" e un piede umano uscire dalla stessa. Gli uomini lo tirano giù, scoprendo il corpo di una donna.

Quando la gente lì intorno chiede loro cosa sia successo, si apprende la storia della donna: terribilmente avara in vita, era odiata da chi la conosceva. Un giorno, mentre usciva di casa per andare al bagno, una nuvola nera se la portò via e tutti erano sicuri che fosse stato uno spirito kasha.


"Kasha" da "Bōsō Manroku" (茅窓漫録)

Può accadere che durante il rito funebre pioggia e forti venti possano far volare via la bara e disperdere il corpo. Questo avviene a causa di un kasha venuto dall’inferno per appropriarsi del morto e spaventare tutti gli altri. Uno di questi è il Mōryō (魍魎) o kuhashiya.

Si dice che il kasha faccia a pezzi il corpo e lo impicchi su un albero disperso nelle montagne.

"Priest Kitataka" estratto di Hokuetsu Seppu

Siamo nell’era Tenshō. Durante un funerale nel distretto di Uonuma, nella provincia di Echigo, un’improvvisa folata di vento e una palla di fuoco ricoprono la bara, all'interno della quale c'è un gatto gigante con due code, che cerca di portare via il feretro. I monaci lì presenti riescono a non cadere vittime dello spirito e lo scacciano, meritando così il titolo di "kasha-otoshi no kesa" (i kesa che sconfissero i kasha).

Spiriti simili

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Sulla montagna vicino alla galleria che collega il villaggio di Ayaori, nel distretto Kamihei (adesso annesso a Tōno) e quello di Miyamori (anch'esso ora annesso a Tōno), vive un essere con forma di donna. Questa indossa un kinchaku (borsa tradizionale giapponese) e si impadronisce di salme, rubate da bare e cimiteri, mangiandone la carne. Nel villaggio di Minamimimaki, nella prefettura di Nagano (ora Saku), il demone viene chiamato kyasha.


Nel villaggio di Akihata, distretto di Kanra District, prefettura Gunma (ora Kanra), i coperchi delle bare vengono controllati con modalità particolari per proteggere i defunti da quelli che vengono chiamati tenmaru.

A Himakajima, prefettura di Aichi, i kasha sono chiamati madōkusha e si narra che un gatto che raggiunge i cento anni di vita potrà trasformarsi in yōkai.

Nella regione di Izumi, prefettura di Kagoshima quelli che sono chiamati kimotori, si fanno vivi al cimitero dopo i funerali.

Nascita ed evoluzione del significato

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Letteralmente, kasha significa "carrozza di fuoco". Durante il medioevo giapponese e l'età moderna, essi erano raffigurati come carri circondati dalle fiamme, con il compito di portare i corpi dei defunti all'inferno. Gli spiriti apparivano sia negli scritti buddisti, come i rokudo-e, che nei dipinti buddisti, in particolare nei jigoku-zōshi, dove gli spiriti erano trainati da demoni e oni.

La leggenda dei kasha veniva utilizzata dai monaci buddisti per invitare i fedeli a non commettere peccati. Si pensava, infatti, che al funerale di un peccatore un demone avrebbe portato via il corpo, accompagnato da nuvole nere e un forte vento che avrebbe sollevato il coperchio della bara per trascinarlo via. Quando ciò accadeva, si diceva che il corpo era stato "posseduto dal demone".

Se durante l'evento ci fosse stato un monaco, questi avrebbe potuto gettare un rosario sul feretro, recitare una preghiera e stamparvi un marcio per salvare il defunto. Il modo in cui si può allontanare un kasha varia da regione a regione, ma la presenza del monaco è necessaria, altrimenti il defunto sarà portato via, fatto a pezzi e appeso a un albero.


Nel corso del tempo, l'immagine del kasha è passata dall'essere un carro circondato dalle fiamme a un gatto demoniaco. Non si sa bene quando l'immagine del gatto demoniaco e quella del bakeneko si siano sovrapposte, ma oggi il kasha viene visto come un suo derivato.

Nell'opera Bōsō Manroku, precedentemente citata, i caratteri 魍魎 sono letti "kuhasiya" e nel saggio  Mimibukuro di Negishi Shizumori c'è una scena in vengono menzionati. Da sempre i giapponesi vedono i gatti come portatori di abilità soprannaturali e a loro sono dedicati modi di dire, quali "mai lasciare che un gatto si avvicini a un morto" o "quando un gatto salta sopra una bara, il morto si risveglia". Secondo le storie setsuwa dell'era medievale, un gokusotsu (un orco che tormentava i morti all'inferno) avrebbe cercato di portare via i corpi su un hi no kuruma (ruotadi fuoco). Ecco da dove nascono i kasha, risultato di una mescolanza di leggende che vedevano protagonisti i morti, i gatti e la "hi no kuruma".

Un'altra ipotesi è quella secondo cui i gatti mangino il corpo dei loro padroni. Non succede spesso, ma ci sono stati dei casi documentati.

Infine, c'è la leggenda dei kappa, che affogano gli esseri umani per poi mangiarne le interiora dai loro sederi.

Altre accezioni del termine "kasha"

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L'espressione giapponese "hi no kuruma", altro modo di leggere 火車(kasha), significa "essere in una brutta situazione economica" o "essere a corto di soldi" e deriva dal trattamento che i kasha riservavano ai morti nel viaggio verso l'inferno.

Nella provincia di Harima, le donne anziane e con un brutto carattere vengono chiamate "kasha-baba" (vecchie donne kasha).

Le donne yarite, quelle più vecchie nei quartieri a luci rosse (gli yūkaku), sono anche chiamate "kasha" (ruota di fiori). "Yarite", infatti, indica anche le persone che guidano i gissha, o gyūsha, ovvero i carri trainati da buoi.

  1. ^ Pronuncia corretta di Kasha sul sito Right Pronunciation of Important Names.