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Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia d'Italia.

Preistoria[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Italia preistorica e protostorica e Neolitico in Italia.
Il sito palafitticolo di Ledro
Il nuraghe di Su Nuraxi

Il popolamento del territorio italiano risale a circa 700 000 anni fa, epoca di cui si conserva il sito archeologico del paleolitico inferiore di Isernia La Pineta abitato da Homo erectus.[1] Sempre in Italia meridionale si sviluppò anche la cultura acheuleana a cui risalgono i primi bifacciali e i primi insediamenti stabili, inoltre nel corso della glaciazione Riss qui comparve anche l'Homo neanderthalensis.[2] Il paleolitico medio vide l'arrivo dei primi Homo sapiens e la loro coesistenza con i neanderthal, siti di questo periodo sono specialmente le grotte come la grotta Paglicci, la grotta del Cavallo o la grotta Guattari dove sono stati rinvenuti strumenti più complessi e differenziati come punte di freccia e raschiatoi.[3] Il paleolitico superiore segnò la scomparsa dei neanderthal e l'aumento degli insediamenti umani dovuti anche alle migrazioni verso il nord Italia, a questo periodo risalgono anche espressioni artistiche come le veneri paleolitiche e le prime forme di scambio.[4][5][6]

La rivoluzione neolitica non modificò eccessivamente la vita degli abitanti in grotta dell'Italia meridionale costiera che continuarono a basare la propria sussistenza sulla caccia e la raccolta di molluschi. A partire dal VI millennio a.C. però queste popolazioni, come ad esempio quelle della grotta dell'Uzzo, si stabilirono nelle pianure circostanti dando vita alla cultura di Stentinello che realizzò i primi villaggi difesi da fossati.[7] Per via della montuosità del territorio in Italia centrale si sviluppò l'allevamento transumante, mentre l'agricoltura apparve successivamente dando vita nelle pianure abruzzesi e marchigiane alla cultura di Ripoli.[8] Infine anche nelle pianure dell'Italia settentrionale nel IV millennio a.C. nacquero i primi villaggi agricoli rappresentati principalmente dalla cultura dei vasi a bocca quadrata e dalla cultura di Sasso-Fiorano.[9] In Sardegna nel III millennio a.C. si svilupparono la cultura di Arzachena e la cultura di Ozieri entrambe caratterizzate dai megaliti.[10]

L'inizio della metallurgia in Italia diede vita alle culture dell'età del rame, nacquero così al nord la cultura di Remedello, al centro la cultura del Rinaldone e al sud la cultura del Gaudo.[11] L'età del bronzo portò allo sviluppo in Italia centrale e settentrionale della cultura di Polada mentre in meridione si svilupparono la cultura di Castelluccio e la cultura di Capo Graziano.[12] Intorno al XVII secolo a.C. in Italia centro-meridionale la cultura appenninica entrò in contatto con la civiltà micenea, in Italia settentrionale invece i terramare costruirono i primi villaggi palafitticoli mentre in Sardegna nacque la civiltà nuragica.[13] Tra il XIII e il X secolo a.C. si ebbe un aumento della popolazione e uno sviluppo sociale che portano alla nascita della cultura di Pantalica e della cultura protovillanoviana che grazie all'abilità nella lavorazione dei metalli si sviluppò nella cultura villanoviana dell'età del ferro. Il IX secolo a.C. vide anche la presenza al centro della cultura laziale e al nord della civiltà atestina e della cultura di Golasecca.[14][15][16]

Età antica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Popoli dell'Italia antica e Italia romana.
I templi greci di Paestum
Il Colosseo a Roma

La colonizzazione greca delle coste dell'Italia centrale e meridionale avvenuta nell'VIII secolo a.C. portò alla fondazione di numerose polis e alla nascita del popolo degli Italioti in Magna Grecia e dei Sicelioti in Sicilia greca. La colonizzazione costrinse i popoli dell'Italia antica a spostarsi verso l'interno della penisola, ma permise anche uno scambio culturale che portò allo sviluppo sociale e commerciale della penisola. Tra gli Italici le popolazioni principali furono Latini, Falisci, Volsci, Equi, Ernici, Sabini, Umbri, Marsi, Peligni, Piceni, Pretuzi, Vestini, Marrucini, Campani, Sanniti, Frentani, Lucani e Bruzi mentre tra gli Iapigi furono Dauni, Peucezi e Messapi. In Sicilia abitarono Siculi, Sicani, Elimi e anche coloni Fenici mentre in Sardegna Corsi e Sardi. L'Italia settentrionale fu abitata da Liguri, Veneti e dalle popolazioni galliche come Insubri, Cenomani, Lingoni, Boi e Senoni. In Toscana si svilupparono invece gli Etruschi che nel VII secolo a.C. estesero il loro dominio anche nel Lazio in Campania e in Val Padana, poi conquistata dai Galli nel V secolo a.C.[17]

Con la fondazione di Roma da parte di alcuni popoli latini nacque la civiltà romana che organizzatasi in un regno indipendente intraprese nel VII secolo a.C. una guerra contro i Latini. Con l'inizio dell'età repubblicana e lo scoppio della guerra contro gli Etruschi e delle guerre contro Equi e Volsci Roma ampliò ulteriormente il suo territorio per poi essere assediata dai Galli nei primi anni del IV secolo a.C. La conquista della penisola proseguì con una nuova guerra latina e le guerre sannitiche a cui seguirono le guerre pirriche che consentirono a Roma di governare nella prima metà del III secolo a.C. l'Italia centrale e meridionale. Nei territori conquistati Roma fondò inizialmente colonie di diritto romano e latino, ma successivamente preferì annettere le popolazioni sottomesse concedendo loro autonomia amministrativa con la cittadinanza senza diritti politici. Altre comunità italiche ottennero invece minori diritti e ciò causò nel I secolo a.C. lo scoppio della guerra sociale che ebbe come esito la concessione della cittadinanza romana e quindi la rapida diffusione della cultura romana.[18]

Con la conquista della Gallia Cesare annesse anche l'Italia settentrionale e gettò le basi per la nascita dell'Impero romano che ebbe come primo imperatore Augusto che suddivise l'Italia in undici regioni. Per via della vastità e della complessità dell'Impero l'Italia perse la sua centralità e la sua autonomia amministrativa, inoltre l'economia basata sul latifondo impoverì la regione a discapito delle altre province romane. L'editto di Caracalla del 212 d.C. estese la cittadinanza romana anche a tutte le altre province dalle quali sempre più spesso iniziarono a provenire gli imperatori e con Costantino l'Italia perse la capitale. Subito dopo nell'Impero romano d'Occidente l'Italia fu aggregata in una sola prefettura con l’Africa e il suo progressivo declino creò nel V secolo le condizioni per le invasioni barbariche. Roma fu più volte conquistata e nel 476 Odoacre, re degli Eruli, depose l'ultimo imperatore.[18]

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Italia medievale.
La Corona ferrea, simbolo del Regnum Italicum
Castel del Monte, residenza di Federico II di Svevia

Odoacre governò l'Italia fino al 493, quando fu deposto dagli Ostrogoti di Teodorico che in seguito a una guerra furono sostituiti nel 553 dai Bizantini di Giustiniano I.[19] L'arrivo in Italia dei Longobardi e l'istituzione della Langobardia Maior al nord e della Langobardia Minor al sud provocò la guerra con i Bizantini e l'insorgenza del papato che si rivolse ai Franchi di Pipino il Breve. Giunti in nord Italia i Franchi sotto la guida di Carlo Magno riuscirono a sconfiggere i Longobardi nel 774 e istituirono il Regnum Italicum che fu subito dotato di una larga autonomia.[20][21] Nell'VIII secolo con l'ascesa al trono di Lotario I il regno perse d'importanza e le famiglie delle marche confinarie incrementarono la loro indipendenza entrando così in lotta tra loro dopo la morte dell'imperatore Ludovico II, impegnato durate il suo governo a ridare importanza al regno. L'Italia meridionale longobarda mantenne invece l'indipendenza e si suddivise in ducati rivali tra loro che consentirono la conquista islamica della Sicilia e delle città di Taranto e Bari.[22] Il IX secolo vide l'inizio della dinastia ottoniana che unì il Regnum Italicum al Sacro Romano Impero spostando la capitale imperiale a Roma secondo l'ideologia delle Renovatio Imperii e tentò senza successo di annettere il meridione governato da Saraceni e Bizantini.[23][24]

L'XI secolo vide l'affermarsi delle repubbliche marinare mentre in Italia settentrionale le comunità cittadine ottennero un'autonomia crescente. Nel 1059 con il concordato di Melfi cominciò la conquista normanna dell'Italia meridionale che portò all'unificazione politica della regione. In questo periodo la politica italiana fu destabilizzata dalla lotta per le investiture che condusse a un durissimo scontro tra papa Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV di Franconia e che portò alla nomina del primo antipapa.[25] Nel XII secolo le repubbliche di Venezia, Genova e Pisa, favorite anche dalle crociate, estesero i loro commerci verso Oriente mentre in Italia settentrionale le autonomie cittadine si svilupparono dando inizio all'età comunale. L'indipendenza dei comuni spinse l'imperatore Federico Barbarossa a scendere in Italia, ma questi riuniti nella Lega Lombarda lo sconfissero a Legnano nel 1176.[26] Nella prima metà del XIII secolo Federico II di Svevia riorganizzò il governo del Regno di Sicilia con la promulgazione delle costituzioni di Melfi impedendo così la nascita delle autonomie locali. In Italia settentrionale invece l'amministrazione comunale divenne più articolata, aumentò la contrapposizione tra nobiltà e borghesia e le città iniziarono a prendere posizione in favore del papa o dell'imperatore, dividendosi così in due fazioni spesso in lotta tra loro: guelfi e ghibellini.[27]

Nella seconda metà del XIII secolo in Italia settentrionale furono aperte le prime banche e i comuni si trasformarono in signorie guidate dai gruppi familiari più potenti. In Italia meridionale Manfredi di Svevia fu sconfitto a Benevento da Carlo d'Angiò che in seguito ai Vespri siciliani fu costretto a cedere l'isola agli Aragonesi penetrati anche in Sardegna.[28] Nel XIV secolo l'assenza del papato, favorì nello Stato Pontificio la nascita delle signorie (Malatesta, Da Polenta, Ordelaffi e Manfredi), mentre in Val Padana si insediarono i Visconti a Milano, i Gonzaga a Mantova, gli Estensi a Ferrara e gli Scaligeri a Verona. I domini scaligeri nel nord-est furono poi conquistati dalla Repubblica di Venezia che nonostante fosse da tempo impegnata nelle guerre contro Genova riuscì a estendere ulteriormente i suoi possedimenti in terraferma intaccando anche quelli viscontei estesi in tutto il nord-ovest.[29] Nella prima metà del XV secolo nelle Alpi occidentali si formò il Ducato di Savoia mentre a Firenze prese il potere Cosimo I de' Medici che prese parte con Milano e Venezia alle guerre di Lombardia che si conclusero nel 1454 con la pace di Lodi e che videro un periodo di stabilità dovuto alla continua mediazione di Lorenzo de' Medici nella Lega Italica.[30][31]

Età moderna (da revisionare)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Italia rinascimentale.

Da allora quasi tutta l'Italia diventa il teatro di numerose invasioni straniere: dapprima da parte francese per opera di Carlo VIII e Luigi XII e poi da parte di Carlo V d'Asburgo. L'inizio della dominazione straniera si deve quindi al ritardo del processo politico di unificazione, ma fa anche registrare episodi di patriottismo, come il gesto di Ettore Fieramosca nella disfida di Barletta.

L'età Moderna è anche il periodo dell'evoluzione bellica, con la comparsa della polvere da sparo e di nuovi mezzi militari (cannoni, moschetti ecc.). Ciò modificò anche la faccia di molte città italiane, costrette a evolvere le proprie difese militari: nasce la fortificazione alla moderna, detta anche "fortificazione all'italiana", proprio perché i primi esempi di mura moderne compaiono nelle città italiane (classico esempio è quello delle Mura di Lucca).

Nella seconda metà del Cinquecento comincia il tramonto della vitalità rinascimentale, indebolita anche dalle nuove tensioni religiose dovute all'avvento della riforma protestante in Europa, che avevano portato a episodi luttuosi come il sacco di Roma del 1527 a opera dei Lanzichenecchi. Soltanto la repubblica di Venezia e lo stato Pontificio manterranno una certa prosperità e autonomia politica. Il Seicento è invece un secolo di crisi per tutto il paese: la Chiesa, che ha subìto la perdita dell'unità cristiana dei fedeli, cerca con la controriforma di rafforzare la sua presenza nei paesi rimasti cattolici, sia con iniziative educative e assistenziali, sia isolandoli dall'influsso degli stati protestanti. L'Italia viene così salvaguardata dai conflitti religiosi che si accendono in Europa, ma è soggetta ugualmente a carestie, spesso seguite da epidemie. Scoppiano perciò numerose rivolte contro la dominazione spagnola, di cui la più nota avviene a Napoli nel 1647 per opera di Masaniello, ma non portano a nessun cambiamento.

All'inizio del Settecento finisce il periodo di pace e di torpore: a seguito dei trattati di Utrecht e Rastatt, gli Asburgo d'Austria si impossessano di vari domini italiani subentrando agli spagnoli. Tornata la pace in tutta la penisola, dalla seconda metà del secolo, la diffusione dell'illuminismo fa sì che anche l'Italia venga investita da importanti riforme, che coinvolgono in particolare il Ducato di Milano sotto Maria Teresa d'Austria e Giuseppe II d'Asburgo, il Granducato di Toscana sotto Pietro Leopoldo di Lorena, che nel 1786 con il codice leopoldino abolisce, primo paese al mondo, la pena di morte e il Regno di Napoli, animato dal vivace dibattito dei pensatori. Di rilievo le figure degli intellettuali Giambattista Vico, Gaetano Filangieri, Cesare Beccaria, Mario Pagano, Alessandro e Pietro Verri. Nel 1796 Napoleone Bonaparte incomincia la sua Campagna d'Italia (1796-1797) conquistando la penisola e terminando l'indipendente millenaria Repubblica di Venezia. La campagna d'Italia e la nascita del regno napoleonico nel 1805 risvegliano il sentimento nazionale, richiamato nel proclama di Rimini, con cui Gioacchino Murat, durante la guerra austro-napoletana, si rivolge agli italiani affinché si uniscano per salvare il regno di Napoli.

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Il Risorgimento (da revisionare)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Risorgimento.

Con il congresso di Vienna fu stabilito il predominio dell'Impero austriaco sulla penisola e furono restaurate le monarchie italiane a cui si oppose la Carboneria, una società segreta rivoluzionaria di valori patriottici e liberali promotrice dei moti del 1820-1821 e di quelli del 1830-1831, entrambi duramente repressi dagli austriaci. Il processo risorgimentale avviato dalla Carboneria fu proseguito dalla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini, responsabile di nuovi tentativi insurrezionali come quello dei fratelli Bandiera del 1844.[32] Le monarchie italiane iniziarono a eseguire nuove riforme in senso liberale, come la lega doganale del 1847, che furono accelerate dallo scoppio dai moti del 1848 che portano alla prima guerra d'indipendenza contro gli austriaci e conclusasi con la sconfitta del Regno di Sardegna. Con l'ascesa del liberale Camillo Benso, conte di Cavour alla presidenza del consiglio, il Regno di Sardegna in accordo con la Francia condusse la seconda guerra d'indipendenza che nel 1859 consentì l'annessione al regno della Lombardia austriaca e l'insurrezione delle Province Unite del Centro Italia.[33] Contemporaneamente il generale e patriota Giuseppe Garibaldi organizzò la spedizione dei Mille, conquistando il Regno delle Due Sicilie e cedendolo al Regno di Sardegna, che allargò i suoi confini in tutto lo Stato Pontificio ad esclusione del Lazio. In seguito ai plebisciti risorgimentali, il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II fu proclamato a Torino re del Regno d'Italia.[34]

Il Regno d'Italia (da revisionare)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Regno d'Italia (1861-1946) e Storia d'Italia (1861-oggi).

Al Regno d'Italia vengono quindi annessi il Veneto, al termine della terza guerra d'indipendenza e, dopo la presa di Roma, che nel 1871 diviene capitale d'Italia, il Lazio. Già nei primi anni dopo la riunificazione d'Italia le forti disparità socioeconomiche fra il settentrione e il meridione del paese determinano l'insorgere della questione meridionale legata al brigantaggio, fenomeno da cui emersero temuti capibanda come Carmine Crocco, Luigi Alonzi e Pasquale Romano.

A Vittorio Emanuele II succedono Umberto I (1878-1900), ucciso a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci, e Vittorio Emanuele III (1900-1946); gli anni a cavallo del secolo vedono l'Italia impegnata in una serie di guerre di espansione coloniale in Somalia, Eritrea e Libia mentre il periodo prebellico, dominato dalla figura di Giovanni Giolitti, è caratterizzato dalla modernizzazione economica, industriale e politico-culturale della società italiana.

Durante la grande guerra l'Italia, inizialmente neutrale, a seguito della stipula di un trattato segreto che le accorda cospicui compensi territoriali, si allea alla triplice intesa contro gli Imperi centrali. Dopo due anni di guerra di trincea, il 24 ottobre 1917 l'esercito italiano, subita la disfatta di Caporetto, si riorganizza e contrattacca sulla linea del Piave pervenendo, sotto il comando di Armando Diaz e con l'apporto di giovani leve, alla vittoria finale nella battaglia di Vittorio Veneto (4 novembre).

Il fascismo e la seconda guerra mondiale (da revisionare)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Italia fascista.

Vinta la guerra, l'Italia completa la riunificazione nazionale acquisendo il Trentino-Alto Adige, la Venezia Giulia, l'Istria e alcuni territori del Friuli ancora irredenti, ma non ottenendo la cessione di tutti i territori promessi col patto di Londra, vede diffondersi l'insoddisfazione per la cosiddetta vittoria mutilata.

Nel contesto dei moti popolari del biennio rosso nasce lo squadrismo che reprime, con intimidazioni e attacchi alle sedi delle organizzazioni socialiste, i moti operai e contadini. Nel 1919 Benito Mussolini fonda a Milano il primo fascio di combattimento, confluito poi nel Partito Nazionale Fascista, e il 30 ottobre 1922, dopo la marcia su Roma, sale al potere. Nelle elezioni politiche italiane del 1924 Mussolini ottiene il 64,9% dei voti e, come stabilito dalla legge Acerbo, i due terzi dei seggi, assegnati alla lista di maggioranza relativa che abbia raccolto almeno il 25% dei voti. La denuncia, da parte di Giacomo Matteotti, dell'irregolarità delle elezioni, è seguita qualche giorno dopo dal suo rapimento e uccisione. Nel 1925, dopo un discorso in Parlamento, Mussolini si dichiara dittatore.[35]

Nel biennio 1925-1926 vengono emanate le cosiddette leggi fascistissime, che avviano la trasformazione del Regno in uno stato autoritario, mediante l'istituzione del Tribunale Speciale Fascista, del confino politico per gli antifascisti e della polizia segreta, l'OVRA. Nel 1929 vengono firmati i Patti Lateranensi, chiudendo la questione romana e nel 1938 vengono emanate le leggi razziali, principalmente, ma non solo, nei confronti degli ebrei, seguendo il modello del "Manifesto della razza". Dal 1935 Mussolini accentua la sua politica estera aggressiva: conquista l'Etiopia, proclama la nascita dell'Impero italiano, interviene nella guerra civile spagnola e occupa l'Albania. Nel maggio 1939 firma il patto d'Acciaio che sancisce l'alleanza alla Germania nazista di Adolf Hitler al cui fianco l'Italia entrerà in guerra, dopo un iniziale periodo di non belligeranza, il 10 giugno 1940 contro Francia e Regno Unito. Nel 1941 viene dichiarata guerra anche all'Unione Sovietica e, con l'Impero giapponese, agli Stati Uniti. Le sconfitte militari su tutti i teatri bellici (si ricordano in particolare quella di El Alamein in Nord Africa e quella sul fiume Don sul Fronte russo) e soprattutto lo sbarco alleato in Sicilia indeboliscono Mussolini che, il 24 luglio 1943, in una riunione del Gran Consiglio del Fascismo, viene sfiduciato. Il giorno seguente viene fatto arrestare dal re Vittorio Emanuele e sostituito a capo del governo con Pietro Badoglio.[36]

Poche settimane dopo viene firmata la resa, mentre la Germania scatena l'operazione Achse e occupa militarmente le regioni centro-settentrionali della penisola, Roma compresa. La campagna d'Italia, condotta dagli Alleati con l'apporto della Resistenza italiana, si conclude nell'aprile del 1945 con la liberazione dei territori occupati, la capitolazione delle forze tedesche e la disgregazione della Repubblica Sociale Italiana, la struttura di governo collaborazionista organizzata da Mussolini dopo l'8 settembre. Il Duce, catturato mentre tenta di fuggire, viene ucciso dai partigiani il 28 aprile 1945. A guerra finita l'Italia è in condizioni critiche: i combattimenti e i bombardamenti aerei hanno raso al suolo molti centri abitati, e le principali vie di comunicazione sono interrotte. Il numero di italiani morti è stimato tra 415 000 (330 000 militari e 85 000 civili) e 443 000 unità. Sarà poi nella seconda metà degli anni '40 aiutata nella ricostruzione dal Piano Marshall, come tutti i paesi europei. Sul piano geopolitico, con i trattati di Parigi del 1947 l'Italia cede parte del suo territorio a Francia e Jugoslavia, il Dodecaneso alla Grecia, la concessione italiana di Tientsin alla Cina, perde tutte le colonie africane e restituisce l'indipendenza all'Albania, che entra nell'area d'influenza dell'URSS. Oltre il 90% degli italiani residenti nelle terre assegnate alla Jugoslavia, già colpiti dai massacri delle foibe, abbandonò la propria terra e affrontò l'esilio in Italia e nel resto del mondo. Oltre 100 000 furono gli italiani rimpatriati dai possedimenti coloniali in Libia ed Etiopia.[37]

La Repubblica Italiana[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Repubblica Italiana.

Il 2 giugno 1946 si tenne il referendum che portò alla nascita della Repubblica Italiana e nello stesso giorno fu eletta anche l'Assemblea costituente, che vide l'affermarsi della Democrazia Cristiana (DC), del Partito Comunista Italiano (PCI) e del Partito Socialista Italiano (PSI). La costituente nominò Enrico De Nicola capo provvisorio dello Stato che nominò Alcide De Gasperi Presidente del Consiglio, il 1º gennaio 1948 ratificò la Costituzione della Repubblica Italiana assumendo la carica di Presidente della Repubblica.[37] Le prime elezioni politiche si svolsero nel solco della guerra fredda e videro la contrapposizione tra l'alleanza tra PCI e PSI e la DC, che uscita vincitrice si coalizzò nei governi di centro. Il centrismo portò l'Italia ad aderire alla NATO, alla CEE e ad ottenere gli aiuti economici del Piano Marshall con cui iniziare la ricostruzione del paese, che tra gli anni cinquanta e sessanta evolse nel miracolo economico italiano.[38]

L'allontanamento ideologico tra PCI e PSI pose le basi per la nascita del centro-sinistra "organico" tra DC e PSI, che si trovò a gestire le proteste del sessantotto e dell'autunno caldo. In questa situazione le organizzazioni eversive di estrema destra con la strage di piazza Fontana diedero inizio alla strategia della tensione e agli anni di piombo, la cui instabilità fu segnata anche dagli attacchi terroristici dell'estrema sinistra. In questa fase il PCI di Enrico Berlinguer lanciò la linea del compromesso storico avvicinando il partito alla DC di Aldo Moro e collaborando con il democristiano Giulio Andreotti nel "governo della non sfiducia"; nel 1978 le Brigate Rosse rapirono e uccisero Aldo Moro.[39]

In seguito al caso Moro il terrorismo fu represso e la DC entrò in coalizione col pentapartito, sostenendo i primi governi non democristiani come quelli dal socialista Bettino Craxi di stampo liberista. L'espansione delle organizzazioni criminali raggiunse il suo apice nel 1992 con le bombe di mafia che coinvolsero i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e nello stesso periodo le indagini di mani pulite portarono alla luce un sistema politico corrotto che determinò la fine della prima e l'inizio della seconda Repubblica.[40]

Lo scandalo provocò una completa riorganizzazione del sistema partitico già segnato dallo scioglimento del PCI e dalla nascita della Lega Nord.[40] Con l'ingresso in politica di Silvio Berlusconi con Forza Italia e lo scioglimento della DC il sistema evolse in senso bipolare portando all'alternanza di governi di coalizione di centro-destra e centro-sinistra.[41] La crisi del debito sovrano europeo provocò nel 2011 l'insediamento di un governo tecnico e alle elezioni successive i due maggiori partiti di centro-sinistra (Partito Democratico) e centro-destra (Il Popolo delle Libertà) furono superati dal Movimento 5 Stelle, che pose fine al bipolarismo e portò alla nascita del primo governo di larghe intese.[42]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Treccani, Italia, cap. 1.1 La comparsa dell'uomo.
  2. ^ Treccani, Italia, cap. 1.2 Acheuleano.
  3. ^ Treccani, Italia, cap. 1.3 Musteriano.
  4. ^ Treccani, Italia, cap. 1.5 Uluzziano.
  5. ^ Treccani, Italia, cap. 1.6 Gravettiano.
  6. ^ Treccani, Italia, cap. 1.7 Epigravettiano.
  7. ^ Treccani, Italia, cap. 2.1 I. meridionale.
  8. ^ Treccani, Italia, cap. 2.2 Italia centrale.
  9. ^ Treccani, Italia, cap. 2.3 I. settentrionale.
  10. ^ Treccani, Italia, cap. 2.4 Sardegna.
  11. ^ Treccani, Italia, cap. 3 Eneolitico.
  12. ^ Treccani, Italia, cap. 4.1 Bronzo antico.
  13. ^ Treccani, Italia, cap. 4.2 Bronzo medio.
  14. ^ Treccani, Italia, cap. 4.3 Bronzo.
  15. ^ Treccani, Italia, cap. 4.4 Bronzo finale.
  16. ^ Treccani, Italia, cap. 5 Età del Ferro.
  17. ^ Treccani, Italia, cap. 6 I popoli dell'Italia preromana.
  18. ^ a b Treccani, Italia, cap. 7 L’unificazione romana.
  19. ^ Treccani, Italia, cap. 493-553.
  20. ^ Treccani, Italia, cap. 569-774.
  21. ^ Treccani, Italia, cap. 774-800.
  22. ^ Treccani, Italia, cap. 9° sec.
  23. ^ Treccani, Italia, cap. 10° sec.
  24. ^ Treccani, Italia, cap. Fine 10° sec. - inizio 11° sec.
  25. ^ Treccani, Italia, cap. 11° sec.
  26. ^ Treccani, Italia, cap. 12° sec.
  27. ^ Treccani, Italia, cap. 13° sec.
  28. ^ Treccani, Italia, cap. Fine 13° sec. - inizio 14° sec.
  29. ^ Treccani, Italia, cap. 14° sec.
  30. ^ Treccani, Italia, cap. Fine 14° sec. – prima metà 15° sec.
  31. ^ Treccani, Italia, cap. Seconda metà 15° sec.
  32. ^ Treccani, Italia, cap. 1815-1848.
  33. ^ Treccani, Italia, cap. 1848-1859.
  34. ^ Treccani, Italia, cap. 1860-1861.
  35. ^ Treccani, Italia, cap. 1918-1925.
  36. ^ Treccani, Italia, cap. 1925-1943.
  37. ^ a b Treccani, Italia, cap. 1943-1948.
  38. ^ Treccani, Italia, cap. 1948-1960.
  39. ^ Treccani, Italia, cap. 1960-1978.
  40. ^ a b Treccani, Italia, cap. 1978-1992.
  41. ^ Treccani, Italia, cap. 1992-2000.
  42. ^ Treccani, Italia, cap. 2000-2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Italia, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 27 agosto 2021.