Utente:Enji05/Sandbox

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Gli affreschi

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Dal punto di vista architettonico e pittorico, l'interno del santuario del noce è composto di tre parti: la zona riservata ai fedeli (prima campata), la zona dell'altare (seconda campata) e la zona absidale (aggiunta nel Novecento) e  ora destinata al coro delle monache clarisse[1].

Prima campata
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Tutti gli affreschi della prima campata narrano miracoli e prodigi operati da S.Antonio in vita e dopo la morte.

L'autore e la committenza
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Gli affreschi sono stati attribuiti a Girolamo Tessari, detto Girolamo dal Santo, pittore padovano della prima metà del Cinquecento e sono datati  1535-1537.

Tessari è una figura minore nel panorama della pittura padovana del XVI secolo. Egli fu partecipe in tutte le imprese decorative più importanti di chiese e oratori di Padova, tra cui, la Basilica di Santa Giustina e l'Abbazia di Praglia. Girolamo Tessari fu influenzato da artisti come  Tiziano, Romanino e Domenico Campagnola.

La committenza viene attribuita a un nobile Girolamo II di Camposampiero che, oltre agli affreschi, avrebbe commissionato anche la Pala della predica dal Noce (posta nell'abside).  Il committente Girolamo Tessari è raffigurato nell'affresco del  “Miracolo del Cavaliere” (nel ruolo del cavaliere disarcionato da cavallo), nel “Miracolo del riconoscimento del padre” (l'uomo sulla sinistra, vestito di verde, che ci guarda) e nella pala (l'uomo a destra in pedi, in primo piano).

Riferimento al committente sembra essere anche l'inusuale presenza dell'omonimo San Girolamo, nella lunetta esterna sempre attribuita al Tessari.

Significato dell'opera
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L'intero ciclo di affreschi sembra interpretabile tramite due livelli di lettura.

Un livello religioso, come ex-voto, per la grazia ricevuta da Girolamo, descritta nell'affresco il “Miracolo del Cavaliere”.

Un livello politico, come segno di riconciliazione con la Repubblica di Venezia.

Venezia è presente sia nel “Miracolo del Cavaliere”, con lo sfondo su Piazza San Marco e Palazzo Ducale (sede del potere della Serenissima), sia nella pala, con il Podestà veneziano Ermolao Pisani (sulla sinistra, vestito di rosso), probabile reggente di Camposampiero a quel tempo.

Il padre di Girolamo, Nicolò II Camposampiero, si schierò con la Lega di Cambrai, contro Venezia nel corso dell'assedio di Padova del 1509.

La vittoria di Venezia impose la fuga dei Camposampiero portando alla cattura dei tre figli di Nicolò II. I tre (fra i quali appunto Girolamo II) vennero imprigionati e liberati solo 10 anni dopo. In seguito i tre vennero riabilitati e Girolamo intraprese un'importante carriera politica nelle istituzioni della Serenissima.

In questo contesto, probabilmente, Girolamo intende ribadire pubblicamente, tramite questi affreschi, la sua fedeltà alla Serenissima.

Controfacciata

  • Miracolo del bicchiere(I)
  • Miracolo del cavaliere(L)

Parete sinistra

  • Miracolo della mula(E)
  • Predica del noce(F)
  • Miracolo dell'anello(G)
  • Miracolo delle lingue(H)

Parete destra

  • Miracolo del riconoscimento del padre(A)
  • Predica ai pesci(B)
  • Miracolo del cibo(C)Miracolo del piede reciso (D)
Controfacciata
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Miracolo del Bicchiere

L'affresco ha come protagonista l'eretico Aleardino, il quale non credeva ai miracoli di S.Antonio.  Tutti i personaggi sono rappresentati in primo piano con vestiti da antichi romani, proprio perché gli artisti traevano ispirazione dalla  civiltà greco-romana.

S.Antonio è ritratto sopra una torre dell'edificio con  un bicchiere in mano.

Si narra che un giorno arrivò a Padova un cavaliere di nome Aleardino da Salvaterra, che da sempre aveva deriso i fedeli cattolici considerandoli ignoranti o ingenui. Mentre si trovava a tavola, i commensali cominciarono a raccontargli con grande entusiasmo dei tanti miracoli operati da Sant'Antonio, e allora lui, svuotato il suo bicchiere di vetro, disse: “Se colui che voi affermate esser Santo farà restare illeso questo bicchiere di vetro, io crederò che sia vero tutto quello che vi sforzate di farmi credere a proposito di lui”. Dalla torre scagliò con forza per terra il bicchiere che però miracolosamente non si ruppe. Anzi si dice che si ruppero le mattonelle sulle quali il bicchiere era caduto. Davanti a questo miracolo, Aleardino si convertì.

Miracolo del Cavaliere

Il Miracolo del Cavaliere rappresenta il motivo per cui è stato creato il Ciclo di Camposampiero. La scena mostra in primo piano due momenti differenti dello stesso cavaliere caduto da cavallo.Sullo sfondo è raffigurata Venezia, sopra la quale  compare tra le  nuvole il busto di S.Antonio che interviene con una  benedizione Post Mortem.

Parete sinistra
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Miracolo della mula:

Nella rappresentazione del Miracolo si moltiplicano le persone occupando ogni singolo spazio della semiluna lasciando intravedere un paesaggio in profondità. La gestualità dei corpi contribuisce alla lettura del miracolo per esempio il padrone che agita il bastone per colpire la mula. Si percepisce un tentativo di realismo attraverso i rapporti chiaroscurali, l'anatomia dei corpi e la rappresentazione dei costumi  dell'epoca:il Santo indossa un prezioso piviale, diversamente  sua iconografia tradizionale; e il padrone delle calze braghe divisate. L'affresco si divide in due parti: a destra S. Antonio con due personaggi dietro di lui, si rivolgono alla mula;mentre a sinistra si può vedere un altro gruppo di personaggi da cui spicca un uomo inginocchiato mettendo in risalto un canestro di biada. Questo personaggio assieme al padrone segue la forma della semiluna puntando il bastone verso la mula. L'autore utilizza maggiormente dei colori brillanti come il bianco, marrone e giallo/oro. L'affresco presenta una forte contrapposizione tra il bene e il male raffigurati dal Santo con l'ostia in mano e il padrone con un bastone.

Predica dal noce:

Il Santo, anche in questo caso, è isolato dal resto della folla ed é rappresentato a sinistra sopra un albero.Tutti i personaggi sono attenti alla parola di S. Antonio, anche se ognuno esprime con il suo atteggiamento una diversa partecipazione alla predica del Santo: chi si addormenta come il fanciullo in braccio alla madre, chi ne è molto coinvolto  come l'uomo in piedi e chi si regge la testa un poco annoiato. Per quanto riguarda l'aspetto compositivo nell'opera sono presenti due triangoli che si intersecano a destra

All'interno del triangolo di destra è inserita una figura  femminile posta di tre quarti, accovacciata che guarda lo spettatore mentre  tiene tra le braccia un bambino addormentato.

La profondità prospettica è data dal paesaggio che dalla pianura si innalza verso le montagne.Sullo sfondo é presente un gruppo di fedeli che si sta avvicinando per ascoltare la parola di S.Antonio.

Miracolo dell'anello:

Nel Miracolo dell'anello, molto danneggiato, manca totalmente un percorso narrativo.

L affresco si presenta diviso in due episodi ambientati in due luoghi differenti; a sinistra si nota un vascello nel mare che rimanda alla scena principale di destra, ambientata in un monastero. Le piccole figure dei frati, sulla parte destra in alto, sembrano non appartenente ad uno spazio preciso. Nonostante lo stato di degrado dell' affresco, in secondo piano é rappresentato nei minimi dettagli un altare davanti al quale vi è un sacerdote.

Questo riquadro probabilmente é  stato l'ultimo dei dieci   ad essere realizzato, dopo un probabile abbandono del cantiere da parte del Maestro.

Miracolo delle lingue:

Il Miracolo delle lingue, che descrive il momento in cui Sant'Antonio, si fa comprendere da tutta l'assemblea nel proprio idioma natio.

Nell'affresco è rappresentato un secondo piano una schiera di cardinali con al centro il Papa.

Per quanto riguarda la prospettiva su nota la bravura di Girolamo nel rappresentare il baldacchino circolare, la croce retta dal chierico a sinistra e le finestre nella parete di destra

Parete destra
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Miracolo del riconoscimento del padre:  

Sulla parete di destra si trova il miracolo del riconoscimento del padre, l'opera più significativa di tutto il ciclo.

L'affresco rappresenta l'intervento di S. Antonio presso il Marchese di Ferrara che, sospettando che la moglie avesse commesso adulterio, negava la paternità al proprio figlio.

Su invito del Santo, il neonato cominciò miracolosamente a parlare e indicando il Marchese riconobbe il proprio padre. All'interno dell'affresco sono presenti  due bambini che giocano sotto al pulpito da cui predica. Accanto vi è una donna in disparte avvolta da un mantello. Notevoli le rappresentazioni delle vesti rigonfie e ricche di panneggi.

Molto naturalismo è dato dalla figura maschile sulla sinistra la quale si colloca   più esternamente rispetto alle altre fino a superare i “limiti” del dipinto. Il soggetto  infatti con la gamba destra si appoggia alla cornice mentre si sorregge con quella sinistra sul gradino dell'architettura interna.

Predica ai pesci:

Immediatamente sopra  si trova la predica di Rimini ai pesci. Il Santo si reca nella  città per predicare, ma non trova nessuno disposto ad ascoltarlo. Per questo motivo si avvicina alla riva del mare e inizia a parlare con  i pesci che affiorano dalle acque per sentire le sue parole.

S. Antonio appare isolato, emarginato, in una solitudine che da una parte ne accentua l'umanità, ma dall'altra  lo eleva rispetto gli uomini,che  si trovano in secondo piano. Essi parlano tra di loro fuori da una piccola città in territorio collinare, e con accenni  montuosi.

Nell'opera si percepisce il rapporto di equilibrio tra il Santo e la Natura attraverso l'altezza del  campanile e della chiesa, che sono più grandi  rispetto alle case che li circondano.  

I temi che prevalgono da questo affresco sono: la solitudine, l'incomprensione, ma nonostante questo la piccola folla sullo sfondo discute animatamente e svolge attività quotidiane differenti.

Predica del cibo:  

Sulla stessa parete in basso a destra viene rappresentato S. Antonio che partecipa ad un banchetto,durante il quale gli viene offerto del cibo avvelenato. il Santo, lo benedice e lo  mangia senza subire alcuna conseguenza. Il repertorio iconografico a cui Girolamo poteva attingere era  molto vasto, ma l'ispirazione tematica fondamentale fu L 'Ultima Cena che segue l'iconografia classica dove pone Cristo al centro e i commensali attorno a un tavolo. L'autore colloca il soggetto principale,ovvero  il Santo che sta benedicendo il cibo, all'estrema destra di profilo,mentre gli altri commensali sono posizionati frontalmente a chi guarda. Durante la benedizione il  padrone di casa in silenzio osserva, preoccupato di essere scoperto del suo tentato avvelenamento.  Alla destra del padrone sono raffigurati  due uomini barbuti che fingono di ignorare ciò che sta accadendo; mentre un terzo uomo, si rivolge alla serva in piedi, quasi fuori dalla scena, costretta ad una torcere il busto e la testa per rispondere gli ordini  

Accanto alla serva è raffigurato un uomo che indica il cibo. Davanti a sé si nota un nano ed una scimmia accovacciata che guarda lo spettatore. L'opera è costruita da una piramide rovesciata che unisce S.Antonio, l'uomo che indica il cibo e la scimmia.

L'animale è l'incarnazione del male del demonio che si insinua tra gli uomini e li tenta.

Miracolo del piede reciso:

L'episodio rappresentato in questo affresco descrive la storia di un giovane che, dopo aver colpito la madre con un calcio, si amputa il Piede in segno di pentimento.

In questo affresco è presente un nuovo elemento: la rappresentazione della scena antecedente, in alto a destra,  assieme alla scena  presente, in primo piano.

Oltre alle due scene presenti é raffigurato anche un bambino che ciba un cagnolino che simboleggia l'innocenza infantile.

L'ambiente della storia è essenziale, piuttosto spoglio, sulla parete di fondo si apre una finestra che amplifica la profondità prospettica attraverso un paesaggio collinare che si perde sfumando verso l'infinito.

In primo piano, al centro, il santo che sta compiendo il miracolo ha di fronte il giovane, assistito dalla madre e da un uomo con la barba.

Antonio è leggermente inclinato in avanti, preso dall' azione miracolosa che sta compiendo, mentre gli altri personaggi fanno corpo unico a sinistra della composizione.

Seconda campata
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La seconda campata si caratterizza per una volta a ombrella decorata da 11 lunette rappresentanti beati, al di sotto delle quali è presente un lungo fregio decorativo in stile rinascimentale, in cui si alternano un motivo vegetale e visi di angioletti, realizzato con la tecnica dell'affresco. Il fregio corre fino alla zona dell'arcata a sesto acuto che dà sull'altare. Lo stile è riconducibile al rinascimento maturo per quanto riguarda l'utilizzo della luce e per la scelta di rappresentare i beati a mezzo busto

L'autore e la committenza
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Gli affreschi vengono generalmente attribuiti allo stesso Girolamo del Santo, forse in questo caso, con un ruolo maggiore svolto dai suoi collaboratori.

Le opere sono attribuibili allo stesso periodo di quelle della prima campata (1535-1537).

Per le tematiche rappresentate (Santi e Beati) e le modalità rappresentative più didascaliche, si assume però una committenza diversa, più religiosa.

Probabilmente questa sezione venne affidata al Tessari dai frati stessi, approfittando della presenza in loco del maestro e dei suoi collaboratori, al tempo della realizzazione delle opere della prima campata.

Le 11 lunette contengono rappresentazioni di:

  1. Beato Bernardino da Feltre

Un presbitero e francescano italiano appartenente all'ordine dei frati minori osservanti. Viene rappresentato con la mano destra alzata a indicare il cristogramma IHS.

2. Beato Luca da Padova

Fu discepolo e compagno di Sant'Antonio, è qui rappresentato con la mano destra benedicente alzata come per rivolgersi ai fedeli.

3. San Daniele e compagni martiri

Il santo è raffigurato assieme ai compagni martiri mentre tiene in mano una Scrittura Sacra posta al centro del dipinto.

4. Beato Giacomo da Padova

è spesso rappresentato con la mano appoggiata al petto indicando il suo sentimento di fede.

Le fiamme sullo sfondo alludono alle fiamme della Fede.

5. San Giovanni Battista

è spesso rappresentato con capelli spettinati, il volto emaciato e la tunica con le maniche strappate a ricordare la penitenza che ha condotto nel deserto.

Con mano destra impugna un lungo bastone da viandante sormontato da una piccola croce, mentre con la mano sinistra sostiene un agnello (Agnus Dei), simbolo del sacrificio di Cristo. L'agnello è a sua volta appoggiato sopra una Scrittura Sacra.

6. San GIuseppe

Il santo è rappresentato con in mano una verga fiorita; infatti, secondo la tradizione, qualcuno si prese gioco di lui scoprendo che Maria era incinta, ma non per opera sua; allora lo sfidò: se davvero era stato un angelo il suo bastone sarebbe fiorito. E così avvenne.

La verga rimanda al miracolo della verga fiorita. Quando fu tempo di scegliere un marito per Maria il sommo sacerdote convocò tutti i giovani al tempio, dicendo loro di portare una verga e avvenne così che Giuseppe, insieme ai giovani, portò una verga. Le verghe vennero poste nella parte più interna del tempio. Il giorno dopo, quando il sommo sacerdote andò a ritirarle, sembrò non essere apparso un segno da nessuna verga. Entrato tuttavia di nuovo, un angelo gli fece notare una verga piccolissima che non era stata notata: la verga di Giuseppe, il più vecchio tra i giovani. Non appena Giuseppe tese la mano e ricevette la sua verga, dalla cima uscì fuori una colomba più bianca della neve e straordinariamente bella: Giuseppe era stato scelto come marito di Maria.

7. Beato Giacomo Ongarello da Padova

è rappresentato con un libro tenuto nella mano destra, mentre l'altra mano non è riconoscibile a causa del deterioramento del dipinto.

8. San Berardo e compagni protomartiri

Raffigurato al centro di un gruppo di protomartiri con un libro in mano, il santo si rivolge allo spettatore, portando l'attenzione di chi guarda alle Sacre Scritture. I protomartiri che lo circondano sono stati decapitati in Marocco perché predicavano il Vangelo nonostante il divieto, ecco perchè quello a sinistra viene rappresentato trafitto da una da una lancia.

9. Beato Damiano Conti da Padova

Fu un sacerdote francescano osservante, predicatore e scrittore spirituale.

Per false accuse fu condannato al carcere conventuale. Tutti lo consideravano già santo ancor prima della sua morte per il suo amore per la povertà e la sua umiltà e la sua pazienza.

10. Beato Cherubino da Spoleto

Viene rappresentato da vecchio con una tunica bianca.

11. Beato Michele da Milano, San Giacomo de la Marca e San GIovanni da Capestrano

  • Beato Michele: scrisse opere di teologia pastorale, infatti viene rappresentato con un libro in mano.
  • San Giacomo de la Marca: è raffigurato vestito del saio francescano, la mano destra regge una lanterna, che potrebbe rappresentare la luce della Fede, la mano sinistra sorregge un libro, elemento che rimanda alla sua dedizione allo studio.
  • San Giovanni da Capestrano: fu un frate francescano, anche lui è rappresentato mentre sorregge un libro.

L'intera abside venne ricostruita nel corso degli interventi del 1901-1902.

La volta della zona absidale è composta da vele che presentano clipei (elementi circolari decorativi di origine latina), raffiguranti angioletti monocromi.

  1. ^ Gasparini, pag.TEST.
  • Massimo Gasparini, Il santuario del noce in Camposampiero, Editoriale Programma via S.Eufemia, 1991, ISBN 88-7123-101-5.