Utente:Efensi/Sandbox

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«...il rispetto è la cosa più importante che metti nella tua fotocamera. È come tagliare un pezzetto del tuo cuore e inserirlo nel film.»

Dorothea Lange, Migrant Mother, 1936

La fotografia etica è un modo di intendere la fotografia stessa: un'attività fotografica che si propone di riprodurre la realtà in tutte le sue sfaccettature. Lo scopo è quello di raccontare una storia attraverso un'immagine o una galleria di immagini in situazioni e/o contesti difficili, nel modo più equo, equilibrato e imparziale possibile. Essa si distingue dagli altri rami della fotografia perché aderisce a un rigido quadro etico che richiede compassione ed un genuino interesse per le persone e gli argomenti trattati. Non si dovrebbe mai abusare dei propri soggetti, mai intromettersi nei drammi personali, mai voler cercare la foto sensazionale a tutti i costi: il rispetto per le persone coinvolte nella scena ha e deve avere sempre la precedenza.

La luce, la composizione ed il momento sono degli aspetti fondamentali di questa arte: saper utilizzare questi tre elementi permette di contestualizzare il soggetto (dove è, cosa è successo, perchè), mentre il momento ricrea l'anima di questo tipo di fotografia.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

La parola "fotografia" deriva dal greco φῶς, φωτός, luce[2] e -grafia γραϕία, scrittura[3] ovvero la scrittura eseguita con la luce.

Cenni di storia della fotografia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Non esiste un inventore della fotografia, ma esistono diversi personaggi che dai primi anni dell'Ottocento incrociano i propri metodi, le proprie sperimentazioni e danno vita al processo più efficace per fissare e riprodurre meccanicamente l'immagine con lo sviluppo della camera oscura, che fornisce l'immagine di una scena e in quello della chimica, con lo studio delle sostanze fotosensibili. I matematici greci Aristotele ed Euclide descrissero indipendentemente una camera oscura nel V e IV secolo a.C.[4] Come già anticipato, essa ebbe numerosi padri: dal funzionario del Ministero delle finanze francese Hippolyote Bayard, passando dal matematico e filologo inglese William Henry Fox Talbot all'astronomo e chimico inglese John Herschel al quale venne attribuita anche l'introduzione dei termini fotografia, negativo e positivo. La fotografia divenne strumento inseparabile del viaggiatore e del giornalista, che la utilizzò per divulgare gli eventi e i luoghi meno accessibili.

Espansione[modifica | modifica wikitesto]

L'uso della fotografia per l'indagine sociale e gornalistica, si sviluppò soprattutto negli Stati Uniti. Qui la fotografia trovò un ambiente fertile e un'urgenza di comunicazione che i grandi eventi sociali, economici, politici e scientifici del tempo stimolavano in modo particolare. Questo nuovo mezzo di comunicazione fu subito accolto a pieno diritto nel mondo culturale americano. I giovani fotografi statunitensi avvertivano l'esigenza di documentare gli avvenimenti attraverso le foto e vi si dedicavano con grande entusiasmo.

Fra loro ne emersero alcuni in particolare che avrebbero influenzato il modo di documentare la realtà, sia negli USA che nel vecchio continente. Jacob Riis, cronista del quotidiano New York Tribune, scelse di illustrare con la fotografia la vita dei diseredati delle città e segnalò all'opinione pubblica americana la drammatica situazione nei bassifondi nel suo libro How the other half lives[5]. La sua testimonianza fu così efficace da provocare l'intervento delle autorità per eliminare il più possibile la piaga sociale della miseria così magistralmente ritratta nelle sue foto.[6]

Considerazioni etiche, legali e sociali[modifica | modifica wikitesto]

Fotografare una determinata situazione su commissione o amatorialmente, è uno dei problemi che i fotografi etici si trovano ad affrontare. Essi hanno la responsabilità morale di decidere quali foto scattare e di conseguenza quali mostrare al pubblico. Tra gli scatti fotografici che preferiscono ci sono le fotografie raccapriccianti nonché quelle legate a storie drammatiche: molte controversie sorgono quando si deve decidere quali fotografie sono troppo violente, per essere mostrate al pubblico.

Le immagini di persone senza vita o ferite suscitano polemiche in quanto, il più delle volte, il nome della persona raffigurata non viene riportato nella didascalia della foto stessa. Spesso la famiglia della persona non viene informata della fotografia scattata, venendone a conoscenza in un momento successivo alla sua pubblicazione. Essere esposti a tale violenza può avere effetti fisiologici e psicologici su coloro che la documentano.

Alla base di questa tipologia di fotografia c'è l'etica umana, quel codice in continuo mutamento che fin dai tempi di Socrate, distingue tra comportamenti buoni e cattivi. E oltre all'etica, c'è la legge. Dal momento in cui l'artista rispetta le leggi a cui è sottoposto, può rappresentare ogni tipo di arte fotografica. Le conseguenze negative sono la violazione di uno dei diritti fonadamentali dell'uomo, la libertà d'espressione (principio sancito all'articolo 21[7] della Costituzione italiana). Naturalmente la libertà d'espressione deve rispettare altri diritti tra cui, il diritto alla riservatezza della vita privata (più semplicemente, la privacy) o anche il diritto alla dignità della persona umana.

Il diritto alla privacy del/i soggetto/i fotografato/i talvolta non viene preso in considerazione e di conseguenza violato, oppure lo scatto fotografico viene pubblicato senza la sua conoscenza o il suo consenso. Chi viene fotografato spesso vuole essere ricompensato per pubblicare la foto, soprattutto quando la stessa riguarda un argomento controverso. Tutto quindi dipende da come l'artista ottiene e, soprattutto, da dove rappresenta le sue immagini. In questo settore, oltre i codici etici, la legge contempla tutta una serie di fattispecie incriminatrici tra cui i reati a mezzo stampa (anche a tutela dei minori), contro la violazione della riservatezza, contro la decenza, etc.

Non è da trascurare un altro importante problema: la manipolazione delle foto. Quale grado è accettabile? In post-produzione sono accettabili modifiche di natura meramente tecnica: alcune immagini vengono infatti semplicemente modificate al fine di migliorare il colore; mentre altre vengono di proposito manipolate al fine di condizionare la percezione dell'immagine nei confronti del pubblico della stessa.

L'emergere della fotografia digitale offre opportunità completamente nuove per la post-produzione, la riproduzione e la trasmissione delle immagini. Ha inevitabilmente complicato molte delle questioni etiche coinvolte.

Codice etico[modifica | modifica wikitesto]

Spesso, i conflitti etici possono essere mitigati o migliorati dalle azioni di un sub-editore o di un editor di immagini, il quale assume il controllo di quest'ultime.

La National Press Photographers Association (NPPA), fondata nel 1946, punto di riferimento per i fotografi americani e di tutto il mondo, accetta il seguente codice etico[8]:

  1. rappresentate i soggetti in maniera fedele ed esauriente;
  2. resistete all'opportunità di costruire una foto;
  3. siate esaurienti e contestualizzate i soggetti che fotografate o filmate. Evitate di stereotipare gruppi e individui. Sappiate riconoscere i vostri pregiudizi ed evitate di presentarli nel vostro lavoro;
  4. trattate ogni soggetto con rispetto e dignità. Abbiate particolare considerazione per i soggetti più vulnerabili e abbiate compassione per le vittime di crimini o tragedie. Intromettetevi in momenti privati di dolore solo laddove vi sia una necessità imperativa e giustificabile di mostrare quelle immagini al pubblico;
  5. quando fotografate non contribuite intenzionalmente ad alterare, tentare di alterare o influenzare gli eventi;
  6. la post-produzione deve mantenere l'integrità del contenuto e del contesto delle immagini fotografiche. Non manipolate le immagini o aggiungete o alterate il suono in qualsiasi modo che possa fuorviare il pubblico o falsare i soggetti ripresi;
  7. non pagate fonti o soggetti e non compensateli materialmente per le informazioni che vi forniranno o per la loro partecipazione;
  8. non accettate doni, favori o alcun tipo di compenso da chi potrebbe voler influenzare il vostro lavoro;
  9. non sabotare intenzionalmente il lavoro di altri giornalisti;
  10. mantenere elevati standard di comportamento in tutte le interazioni professionali.

Pratiche non etiche[modifica | modifica wikitesto]

Nella storia della fotografia etica ci sono stati casi di fotografi che con i loro scatti hanno ingannato intenzionalmente il pubblico.

Edward Keating, vincitore del Premio Pulitzer del New York Times, fotografò un ragazzo mentre puntava una pistola giocattolo fuori da un negozio di alimentari, nei pressi di una città dove l'FBI fece irruzione in una presunta cellula di Al Qaeda. Altri fotografi sulla scena hanno affermato che Keating indicò al ragazzo da che parte guardare e puntare la pistola. Dopo che la Columbia Journalism Review riportò l'accaduto, Keating fu costretto a lasciare il giornale.[9]

Brian Walski, fotografo statunitense del Los Angeles Times, mentre documentava la guerra in Iraq del 2003, fu accusato di aver compiuto una grave violazione dei codici etici della fotografia: al fine di ottenere una foto da "prima pagina", unì in fase di post-produzione elementi di due immagini per crearne una terza, alterando così la realtà dei fatti. La foto fu pubblicata in prima pagina, ma il trucco venne smascherato e il fotografo venne immediatamente licenziato.[10]

L'insegnamento che si trae dalla casistica è che non si dovrebbe mai interferire con la situazione che viene fotografata. La manipolazione del significato della foto è vietata. Questo vale soprattutto per la post-produzione. Nulla deve essere modificato all'interno o all'esterno di un'immagine. Il lavoro di post-produzione in realtà dovrebbe concentrarsi solo sulla correzione di problemi di colore, esposizione, bilanciamento del bianco, latitudine e nitidezza: sostanzialmente problemi tecnici.

Festival della fotografia etica[modifica | modifica wikitesto]

Il Festival della fotografia etica[11] nasce da un'idea del Gruppo Fotografico Progetto Immagine in collaborazione con il Comune di Lodi, e rappresenta un'iniziativa unica nel suo genere. La manifestazione vuole essere un'occasione per avvicinare il pubblico a contenuti di grande rilevanza etica attraverso la fotografia, promuovendo la stessa come potente strumento di conoscenza e di approfondimento delle tematiche proposte. La manifestazione giunge quest'anno all'XI edizione e importante novità, considerato l'attuale periodo storico, è il coinvolgimento e il sostegno del Comune di Codogno (primo comune a diventare zona rossa). Attraverso la collaborazione con Roma Fotografia è stato raccontato, attraverso scatti fotografici, l'impatto che il virus ha avuto sul nostro pianeta e sulla nostra società.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Maggie Steber, su en.wikipedia.org.
  2. ^ foto, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  3. ^ grafia, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  4. ^ Film and cinema Spectatorship: Melodrama and mimesis, su books.google.it.
  5. ^ How the Other Half Lives, su en.wikipedia.org.
  6. ^ Jacob Riis, su en.wikipedia.org.
  7. ^ Articolo 21, su senato.it.
  8. ^ NPPA Code of Ethics, su nppa.org. URL consultato il 22 dicembre 2020.
  9. ^ Edward Keating, su alteredimagesbdc.org. URL consultato il 22 dicembre 2020.
  10. ^ Brian Walski, su en.wikipedia.org.
  11. ^ Festival della fotografia etica, su festivaldellafotografiaetica.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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