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(Titolo: Biblioteca Universitaria di Bologna)

Biblioteca Universitaria di Bologna
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Ubicazione
StatoItalia
RegioneEmilia-Romagna
CittàBologna
IndirizzoVia Zamboni, 35
Caratteristiche
Tipo...
Specialistica...
Numero opere...
Stile...
ArchitettoCarlo Francesco Dotti
Costruzione..-..
Apertura1756
Sito web

La Biblioteca Universitaria di Bologna (BUB) ..........


Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

(Da Palazzo Poggi all'Accademia delle Scienze di L. F. Marsili_OK)

La Biblioteca Universitaria di Bologna nacque grazie a una serie di donazioni fatte da uomini illustri, primo tra tutti fu Luigi Ferdinando Marsili che cedette le proprie collezioni scientifiche, centinaia di libri e 900 manoscritti orientali all'Istituto delle Scienze di Bologna.
Sede prescelta di questa Accademia fu il celebre Palazzo Poggi, i cui lavori di ampliamento[1] iniziarono nel 1549 ad opera di Alessandro e Giovanni Poggi. A causa delle difficoltà economiche e delle enormi spese del cantiere, il palazzo venne venduto al Conte Francesco Montecucoli nel 1624. Rivendicato anni dopo dalle famiglie Celsi e Banchieri in base al diritto di primogenitura[2], venne affittato al Senatore Francesco Azzolini che vi risiedette fino al 1701, anno della sua morte[3].

La figura di Marsili si inserisce all'interno di un periodo di crisi che caratterizzava i diversi atenei italiani dell’epoca. La corrente riformatrice che mirava a cambiare le istituzioni scolastiche non venne ben accolta a Bologna: i dottori collegiati e i lettori rimanevano fermi sulla convinzione e la necessità di un sapere tradizionale[4]. A fronteggiare questo sapere stantio c’erano, in netta contrapposizione, le Accademie [5]: circoli nati dall’iniziativa personale di privati cittadini dediti alla cultura e al sapere sperimentale che rivolgevano il proprio interesse alla ricerca, sull’impulso seicentesco di Galileo Galilei e Francis Bacon. Nel 1687, il fratello del condottiero, l'Arcidiacono Antonio Felice Marsili inaugurò due Accademie, una ecclesiastica e una dedita alle scienze, che vennero denominate le Accademie dell’Arcidiacono[6]. Le Accademie ebbero vita breve: dopo aver pubblicato un'analisi critica degli aspetti negativi caratterizzanti lo Studio Bolognese nelle Memorie per riparare i pregiudizi dell’Università dello Studio di Bologna[7], Antonio Felice Marsili venne osteggiato dalla Curia romana e cadde in disgrazia. Persa la nomina, trascorse il resto della sua vita a Perugia dove, grazie all'intercessione di Luigi Ferdinando, ottenne l'incarico di Vescovo nel 1702, carica che mantenuta fino alla sua morte avvenuta nel 1710.

Nel 1701, Luigi Ferdinando Marsili, di stanza a Vienna, ebbe uno scambio epistolare con il canonico Lelio Trionfetti esprimendo la volontà di spedire a Bologna molti dei materiali che aveva raccolto in quegli anni e chiedendo un parere in merito all’eventuale affidamento di questa collezione alla figura di Eustachio Manfredi, un professore di Matematica di cui gli era stata fatta menzione[8]. Marsili, benché occupato in affari di guerra, aveva sempre dimostrato interesse e desiderio di riformare lo Studio tanto da coltivare l’idea di una “fondazione” scientifica già dal 1685[9] e l'Accademia degli Inquieti, fondata da Manfredi nel 1690, rappresentò l'occasione del Conte per attuare il suo progetto di cultura e riforma.
Nonostante le iniziali rimostranze da parte di Manfredi, nel 1705 l’Accademia degli Inquieti trovò una nuova sede «nell’ampia abitazione del Marsigli dove ebbe magnifico albergo»[10]. Alla serie di sventure a cui Marsili dovette far fronte nel periodo successivo, come la caduta di Breisach o la condanna e la degradazione, seguì la pace del 1709, anno in cui Marsili poté tornare a Bologna per dedicarsi completamente al suo progetto di cultura e di riforma.
Il 22 ottobre dello stesso anno, L. Ferdinando annunciò alla città di Bologna la volontà di donare al pubblico la sua libreria, strumenti matematici e disegni[11]; pochi giorni dopo, il 9 novembre, redasse una serie di precise proposte mirate a una riforma dello Studio bolognese. Nel Parallelo[12], da lui indirizzato all’Assunteria di Studio di Bologna, L. F. Marsili riprese l'idea del fratello Arcidiacono relativa alla riorganizzazione dei Lettori e propose anche una modernizzazione dei corsi di studio; ovviamente, il giovane Marsili riscosse ancor meno successo di Antonio Felice, incontrando ostilità ben radicate nella tradizione. Il generale, non riuscendo a operare un rinnovamento dall’interno, decise di abbandonare il progetto di riforma e di orientarsi su un programma diverso: la fondazione di una nuova struttura, un’istituzione distinta dall’Archiginnasio, un organismo autonomo retto da una Costituzione che ne illustrasse il funzionamento e i corsi di studio che avrebbero formato la nuova generazione di Lettori.

Contemporaneo alla riforma scientifica promossa dal Generale, è anche un desiderio di rinnovamento artistico: il periodo di decadenza che seguì alla morte dei tre Carracci, terminò con la fondazione di un'Accademia del Disegno. Nata come atto polemico[13] scaturito dal desiderio di emancipazione dalla Compagnia dei Pittori che richiedeva il pagamento di una tassa[14], l’Accademia Clementina venne ufficialmente riconosciuta[15] da Papa Clemente XI nel 1709, grazie all’impegno di Giampietro Zanotti, altri trentatré, tra pittori, artisti e scultori, e all’interessamento di Marsili.
Il trasferimento dell’Accademia degli Inquieti e dell'Accademia Clementina nel palazzo di Marsili, indussero Luigi Ferdinando a commissionare una serie di spese relative all’ampliamento della sua abitazione che gli costarono un avviso di imminente sfratto da parte del fratello Filippo[16].
La questione familiare si protrasse per diversi anni; alla fine Marsili si recò a Roma al cospetto di Papa Clemente XI a cui illustrò la sua idea di Istituto. Il sodalizio il Papa, conosciuto come Padre delle Scienze, permise di risolvere la questione dei capitali per trattare direttamente col Reggimento di Bologna[17].

Nel 1710, in accordo con il Reggimento, venne incaricato della ricerca della futura sede dell’Istituto l’architetto Giuseppe Antonio Torri; la scelta ricadde sul Palazzo di Giovanni Poggi.
L’edificio del Cavalier Banchieri venne acquistato dal Senato bolognese, in via di permuta, il 5 dicembre 1711 per una rendita annua di L. 1000[18] e l’atto ufficiale attestante la donazione della collezione marsiliana venne firmato il 12 gennaio 1712[19]. Era sorto un nuovo Istituto, pubblico, delle Scienze e delle Arti: l'Istituto delle Scienze.
Costituitosi come un'entità distinta dall’ufficiale Università bolognese, che nel XVIII secolo aveva la sua sede nel Palazzo dell’Archiginnasio, l’Istituto promuoveva l'attività di ricerca scientifica mettendo a disposizione dei ricercatori del secolo dei Lumi un grande laboratorio di materiali, costituito dai libri e dagli strumenti del Conte Marsili. Nel 1742 i materiali dell’Istituto delle Scienze si arricchirono ulteriormente grazie al trasferimento della collezione di Ulisse Aldrovandi. Docente e scienziato naturalista, Aldrovandi, una volta prosciolto dalle accuse di eresia del 1549, organizzò una serie di spedizioni durante le quali raccolse numerose piante e reperti che confluirono nella sua collezione. Non avendo eredi, nel testamento redatto nel 1603, lo scienziato lasciò al Senato di Bologna il suo intero patrimonio scientifico costituito da esemplari botanici, zoologici, manoscritti, disegni e xilografie. Nel 1617, i naturalia vennero collocati in sei stanze del Palazzo Pubblico di Bologna e vi restarono fino al loro trasferimento in Palazzo Poggi. Il primo nucleo collezionistico dell’Istituto delle Scienze era, quindi, rappresentato dalla collezione Marsili e Aldrovandi, una raccolta medio-piccola non aperta al pubblico.
Coll. Cospi: L. LAURENCICH MINELLI, Dispersione e recupero della Collezione Cospi, “Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna”, n.s. 33 (1982), pp. 185-202.

Aula Magna[modifica | modifica wikitesto]

(Intervento di Papa Benedetto XIV - C. F. Dotti - Caprara _ OK)

L’intervento di Papa Benedetto XIV segnò un momento di svolta per i locali di Palazzo Poggi. Discendente di un’importante famiglia senatoria bolognese, Prospero Lambertini ebbe una folgorante carriera ecclesiastica: venne nominato da Papa Clemente XII arcivescovo di Bologna nel 1731 e mantenne questa nomina anche dopo il pontificato. Particolarmente devoto alla sua città d’origine e ai suoi concittadini, Lambertini fu un abile mediatore politico, un esperto amministratore delle arti e delle scienze e il primo, dopo molti secoli, a comprendere l’importanza dello sviluppo e della ricerca scientifica come strumento per il miglioramento del genere umano.
Affascinato dall'operato di Marsili, Lambertini contribuì allo sviluppo dell'Istituto delle Scienze donando la propria collezione privata, circa 25.000 volumi; convinse il Senato ad acquistare la libreria Bonfiglioli e invitò il Cardinale Filippo Maria de Monti a donare molti dei suoi volumi, preziosi manoscritti e la collezione di dipinti[20]. Tra i vari editti, si ricorda quello indirizzato ai tipografi di Bologna che dovevano consegnare una copia di tutti i volumi che venivano stampati nella città alla Biblioteca dell’Istituto delle Scienze.
Per permettere la conservazione e l’utilizzo di tutto questo materiale, il Pontefice commissionò la realizzazione dell’Aula Magna a Carlo Francesco Dotti, celebre architetto bolognese attivo nel Settecento. I lavori iniziarono intorno agli anni venti del XVIII secolo e si protrassero per oltre 20 anni.
L’Aula Magna venne ufficialmente inaugurata nel 1756[21]: il bibliotecario in carica, Lodovico Maria Montefani Caprara, tenne un discorso inaugurale con il quale sancì la pubblica funzione della collezione. L’opera architettonica valse a Lambertini l’appellativo di AMPLIFICATOR MAXIMUS (il grandissimo ingranditore), inciso sull’architrave di ingresso.
La grande libreria ha una pianta rettangolare di 35x11 metri; la volta è sostenuta da quattro colonne giganti con capitelli corinzi; la libreria è realizzata in legno di noce con inserti in radica di noce. Alla sua costruzione parteciparono celebri carpentieri bolognesi come Ercole Lelli, autore del teatro anatomico dell’Archiginnasio.
La struttura è priva di decorazioni superflue ma funzionale. I volumi sono suddivisi per argomenti, il cui epiteto è riportato in lettere dorate latine sopra le anse, e disposti per ordine di grandezza: nei piani bassi quelli di formato atlantico fino a quelli più piccoli negli scaffali superiori. Il problema di riempimento venne risolto inserendo i libri in doppia fila, in dei vani nascosti, come quelli che costituiscono il basamento delle colonne decorative in legno, o in scaffali ricavati negli incunaboli delle scale di accesso al ballatoio superiore, situate agli angoli della sala e nescoste da delle porte.
Inizialmente priva dei tavoloni, come è possibile ravvisare in stampe o incisioni del XIX secolo, la sala è dotata di piani di studio sporgenti che garantivano un appoggio ai ricercatori. La libreria è coronata da ventotto busti in terracotta, opere autografe di celebri scultori bolognesi quali Petronio Tadolini, Filippo Balugani e Filippo Scandellari, che raffigurano uomini illustri della cultura antica e medievale.
L’aula conserva i volumi appartenuti a Papa Lambertini, stampati tra il XV e il XVIII secolo. Dal 1800 al 1930, nell’Aula Magna si tennero le lezioni universitarie ma, con la costruzione di una nuova ala, la sala venne così dotata di diversi tavoli, riportanti il logo BUB, e adibita ad aula studio; quattro di questi tavoloni vennero riservati esclusivamente alle signore con l’apposizione di una targa. L’aula perse la sua funzione di sala lettura nel 1990 qanno in cui furono ampliati i locali e trasferiti i servizi della biblioteca nell’ala sud dell’edificio.
Attualmente è sede di piccoli eventi, letture, concerti e mostre temporanee.

XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

(Modifiche - Requisizioni napoleoniche - Regno d'Italia - Busti dei Re in Aula Magna - 1827_acquisto Ca’ Malvezzi e 1830 ampliamento su via Puntoni)

Alla fine del XVIII secolo, la biblioteca dovette fronteggiare un periodo di cambiamenti dovuti al governo francese. Con l'avvento di Napoleone, l'Univeristà andò incontro a una serie di cambiamenti e di riforme.
Da un punto di vista istituzionale, lo Studio bolognese abbandonò il retaggio tradizionale acquisendo i metodi e gli insegnamenti dell'Istituto delle Scienze, soppresso e rinominato Istituto Nazionale, e occupandone la sede: nel 1802 l'Università dovette abbandonare la sede centrale del Palazzo dell'Archiginnasio per trasferirsi nell'allora periferico Palazzo Poggi in via San Donato, attuale via Zamboni.
Come è ben noto, gli ufficiali francesi si impossessarono di numerose opere d'arte e codici letterari ma le antichità che non furono trafugate vennero ridistribuite: le collezioni artistiche furono affidate all’Accademia di Belle Arti e alla Pinacoteca, sorta nel 1802, mentre quelle scientifiche rimasero a Palazzo Poggi.
Numerose corporazioni bolognesi fornteggiarono il medesimo destino dell'istituto e la loro soppressione comportò la ridistribuzione di buona parte del loro patrimonio librario e artistico.
La riforma istituzionale dell'Università di primo Ottocento si inserisce all'interno di un progetto molto più ampio che riguarda la nascita di un nuovo quartiere degli studi.
Il progetto istituzionale e il piano urbanistico si fondono attenendosi alle direttive redatte dall’astronomo Barnaba Oriani e dal pittore Giuseppe Bossi. Il centro di questa riorganizzazione interna si identifica in Palazzo Poggi: l’edificio viene scelto come nuova sede dell’Università, dei gabinetti scientifici e dell’Istituto Nazionale. Essendo stato escluso il recupero «dei “muri affumicati” e delle “inezie antiquarie” dell’Archiginnasio»[22] , i lavori di Paolo Pozzo furono indirizzati a interventi di ridefinizione del palazzo cinquecentesco: vennero modificati i percorsi interni tra le aule del piano terreno, aggiunto un loggiato a sud dell’edificio e riqualificate le abitazioni poste all’angolo con via San Giacomo, successivamente destinate ad abitazione del custode. --> cercare riferimenti su lavori di Pozzo


Alla morte di Pozzo, Giovan Battista Martinetti concluderà i lavori in vista dell’inaugurazione del 1803. Allo stesso Martinetti si deve la redazione del progetto di riqualificazione del quartiere universitario e il passaggio comunicante con Cà Grande Malvezzi, acquistata nel 1827.

Il nuovo progetto regolatore venne compilato dal nuovo rettore Giovanni Cappellini: gli istituti scientifici vennero ridistribuiti e spostati da Palazzo Poggi a via Irnerio, secondo un piano di interventi mirati al rilancio architettonico delle sedi universitarie.


Grazie all'operato e alle spedizioni di Canova e seguito della caduta del governo Napoleonico, la Biblioteca tornò in possesso di buona parte dei codici e degli incunaboli che riportano tutt’ora un doppio timbro: uno della biblioteca di Bologna e uno della Biblioteca Nazionale di Francia.

Inserita tra le biblioteche universitarie pubbliche nel 1885, fu oggetto di numerose donazioni da parte di docenti, studiosi e scienziati.

Dal XX secolo a oggi[modifica | modifica wikitesto]

(Guerrini - Via San Giacomo - Torre Libraria - Museo Marsili e lavori  MANCA)

Durante il XX secolo, diversi lavori di ampliamento degli spazi hanno portato ad una ristrutturazione generale che comprende la torre libraria. Dal 2017 la biblioteca è passata sotto le direttive dell'Università di Bologna.


Bibliotecari e direttori[modifica | modifica wikitesto]

____da completare - manca da 1981 in poi-

Di seguito, è riportato un elenco aggiornato dei Direttori della Biblioteca Universitaria, a partire dalla fondazione dell'Istituto delle Scienze nel 1712 [23].

Organizzazione e servizi[modifica | modifica wikitesto]

...

Fondi e raccolte[modifica | modifica wikitesto]

Durante i suoi 250 anni di storia, una serie di donazioni, acquisti e lasciti hanno permesso il costituirsi dell'attuale patrimonio bibliografico della Biblioteca Universitaria di Bologna.
Alla prima donazione del Conte Luigi Ferdinando Marsigli, nucleo originario del patrimonio librario, si aggiunse il trasferimento della collezione di Ulisse Aldrovandi dal Palazzo comunale a Palazzo Poggi e della collezione di Ferdinando Cospi; alle donazioni del cardinale Filippo Maria Monti, 10.000 volumi e 400 ritratti, e del Papa Benedetto XIV, che destinò all'Istituto la sua biblioteca privata costituita da 25.000 testi a stampa e 450 manoscritti, seguì il trasferimento dei libri e dei manoscritti provenienti dalle congregazioni religiose soppresse durante il periodo napoleonico.
Nel 1857, Papa Pio IX acquistò, per 2.000 scudi, la libreria del cardinale Giuseppe Gaspare Mezzofanti per destinarla alla Biblioteca. A questo già cospicuo nucleo si aggiunsero, nel corso dei primi tre decenni del Novecento, le collezioni private di studiosi e professori dell'Ateneo bolognese: oltre 2.000 opere di tematica linguistica del professore di glottologia Alfredo Trombetti (1866-1929); 2.500 volumi di letteratura francese e comparata di Pietro Toldo (1860-1926); 3.000 tra volumi e opuscoli di filologia classica del senatore e grecista Vittorio Puntoni (1859-1926); tra gli ultimi acquisti si segnala il fondo, costituito da opere di architettura, urbanistica e storia dell'arte, dell'architetto Romeo Ballardini, progettista dei nuovi spazi della biblioteca realizzati nell'ulitmo decennio del Novecento.
Attualmente, il complesso dei beni ammonta a circa 1.400.000[24] tra volumi e materiali non librari così suddivisi[25]:

  • 12.875 manoscritti
  • 1.021 incunaboli
  • 14.950 cinquecentine
  • 3.454 matrici lignee
  • 313.304 opuscoli
  • 798 periodici correnti SOL (di cui 670 su ACNP)
  • 10.600 titoli di periodici
  • circa 18.700 materiale grafico (stampe, disegni, fotografie)
  • circa 77.500 microformati


Catalogo generale[modifica | modifica wikitesto]

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Manoscritti[modifica | modifica wikitesto]

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Periodici[modifica | modifica wikitesto]

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Biblioteca digitale[modifica | modifica wikitesto]

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Archivio Storico[modifica | modifica wikitesto]

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Collezioni artistiche[modifica | modifica wikitesto]

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Affreschi[modifica | modifica wikitesto]

Artemisia riceve le ceneri di Masulo

Dopo l'acquisto di Palazzo Poggi da parte del Senato, iniziarono i lavori di ristrutturazioni che interessarono diverse stanze dell'edificio. Alcuni affreschi, attribuiti a pittori del calibro di Nicolò dell'Abate e Pellegrino Tibaldi [26] e realizzati a coronamento dei camini di alcune stanze nobiliari dell'abitazione del Cardinale, furono staccati e trasferiti sulle tre pareti dello scalone della Bub [27].

Sulla parete frontale, è posto l'affresco raffigurante l'antica sovrana,sorella e moglie di Mausolo, satrapo della Caria. Alla morte del marito, sconvolta dal dolore, bevve le ceneri del defunto miste a oli e profumo. In sua memoria, fece erigere il Mausoleo di Alicarnasso che viene ricordato come simbolo dell’amore coniugale.

Eracle sul monte Eta

Sulla pareste destra, è posta la raffigurazione della montagna della Grecia che, in base alla tragedia di Seneca, fu il luogo dove l’eroe Eracle incontrò la morte. Dopo che l'ignara Deianira avvelenò il chitone dell'amato con il sangue del centauro Nesso, Eracle si diresse sulla cima del monte Eta e, sradicando alcuni alberi, creò una pira per porre fine alle sue pene. Zeus, tuttavia, salvò suo figlio portandolo sull’Olimpo dove l’eroe sposò Ebe,la coppiera degli Dei.

Artemisia riceve le ceneri di Masulo

Sulla parete di sinistra, si trova l'immagine del filosofo e politico del V sec a.C.. Della vita di Empedocle non si sa molto ma è caratterizzata da numerose leggende. Stando alle versioni di Diogene Laerzio[28] e Luciano di Samosata[29], il filosofo, ormai vecchio, decise di gettarsi nel cratere dell’Etna per non far ritrovare il suo corpo e dare maggior adito alla credenza che fosse un Dio. Tuttavia, il vulcano eruttò uno dei suoi calzari in bronzo svelandone la natura umana. Secondo un’altra versione del mito, il filosofo cadde accidentalmente nel vulcano mentre stava studiando la sua conformazione.


Quadreria[modifica | modifica wikitesto]

da sistemare
La collezione di ritratti, attualmente divisa tra la Biblioteca Universitaria, il Rettorato dell’Università di Bologna e il Museo di Palazzo Poggi, risale alla donazione del Cardinale Filippo Maria Monti che, grazie alle sollecitazioni di Papa Benedetto XIV, nel 1754 lasciò in eredità all’Istituto delle Scienze il suo patrimonio letterario e iconografico. L’inventario della quadreria contava, inizialmente, 403 ritratti raffiguranti letterati, religiosi, scienziati, filosofi e teologi; tra questi, emergono i volti di Galileo Galilei, Copernico, Isaac Newton e Francis Bacon. Qualche anno dopo, la collezione venne arricchita dalla donazione di Giovanni Niccolò Alidosi che cedette i ritratti di 51 illustri cittadini, attivi membri della vita politica e culturale della Bologna medievale. Nel corso della seconda metà del XVIII secolo, si diffuse l'usanza, presso i professori dell'Istituto, di donare il proprio ritratto alla già cospicua collezione che, attualmente, conta circa 700 opere.

Sala Caronti[modifica | modifica wikitesto]

Nominato assistente bibliotecario nel 1838, Andrea Caronti attuò un'opera di correzione e integrazione del catalogo redatto da Ludovico Montefani Caprara (1709-1785), che comprendeva tutte le opere a stampa della Biblioteca, gli incunaboli ed i periodici acquisiti dal 1712, anno di fondazione dell'Istituto delle Scienze di Bologna.
Nonostante gli impegni e la nomina di Direttore della Biblioteca nel 1866, Caronti aggiornò manualmente il catalogo in ordine alfabetico per autore e per titolo; il progetto, non ancora terminato alla sua morte, venne portato avanti dai suoi colleghi e successori.
Le collocazioni del materiale a stampa antico (edizioni anteriori al 1880) sono tutt'oggi ancora valide.


Nella sala sono esposti i busti di Andrea Caronti e del Cardinale Egidio Albornoz, fondatore del Collegio di Spagna di Bologna nel 1364. L’effige conservata alla BUB risulta essere una delle diverse copie di un originale commissionato verosimilmente nella seconda metà degli anni 80 del XV secolo e attribuita, dopo un’attenta indagine stilistica al celere scultore bolognese Vincenzo Onofri, autore del Compianto sul Cristo morto in terracotta policroma nella Basilica di San Petronio. L’originale, conservato nello studio rettorale, è stato sottoposto a diversi interventi di restauro, di cui uno di pesante ridipintura ottocentesca, e riportato alla sua coloritura originaria. Il Cardinale, ritratto con il tradizionale abbigliamento cardinalizio , rispecchia le qualità del lavoro di Onofri, caratterizzato da una <<soave e delicata gestione dei sentimenti>> e da un<<naturalismo elegiaco>> che si ravvisa in una particolare attenzione per i dettagli: dalle rughe degli occhi e delle palpebre, al naso e alle orecchie, rappresentate come se fossero state desunte da modelli anatomici . Vennero realizzate diverse copie del busto originale spagnolo da un unico calco del 1920 che riportano sul libro la dicitura: <<Statuta Collegii S Clementis Seu Domus Hispanicae Bononiae A.D. MCCCLXV>> al posto dell’originale <<PAX VOBIS>>.
Affreschi e Soffitto_da sistemare

Affreschi pianerottolo
Frammenti raffiguranti le storie dell’ebreo Giuseppe. 1. Parete nord (destra): I fratelli estraggono Giuseppe dalla Cisterna e lo vendono agli Ismaeliti (Gen. 37, 25-28) Le storie proseguono nell’Aula XXV- ex sala del catalogo per oggetti (sx): 2. Parete sud: a. Giuseppe e la moglie di Putifar (Gen. 39, 7-18) b. Il ritrovamento della coppa (Gen. 44) 3. Parete est (porta sala Caronti): a. Beniamino davanti a Giuseppe (Gen. 44)

Sala Caronti (Aula XXIV- ex Sala del prestito): Storie della Genesi: • Soffitto: o 1. Creazione del Sole e della Luna (fascia centrale; primo riquadro a dx) o 2. Creazione della Terra, degli animali e delle piante (fascia centrale, riquadro centrale) o 3. Creazione di Adamo (fascia centrale, ultimo a sx) _ Gen. 1  Le sei raffigurazioni poste nella fascia superiore e inferiore sono riprese dal retro di alcune medaglie classiche • Parete nord: o Creazione di Eva (Gen. 2) o Il Peccato Originale (Gen. 3) o La cacciata dal Paradiso (Gen. 3)

• Parete est: o Lavoro di Adamo e la maternità di Eva (Gen. 3, 16-19)

• Parete sud: o Offerte di Caino e Abele (Gen. 4) o Assassinio di Abele (Gen. 4) o Caino errabondo (Gen. 4)

• Parete ovest: o Vocazione di Abramo (Gen. 12) --- Tobia e l’Angelo o Promessa di un figlio a Sara (Gen. 17, 15-19) --- Restituzione della vista a Tobi

I due affreschi sulla parete di entrata raffigurano due scene tratte dall’Antico Testamento riguardanti Tobia e l’Angelo: dopo una serie di sfortunati eventi, Tobia perde, oltre al suo patrimonio, anche la vista e invia così suo figlio, anch’egli di nome Tobia, a riscuotere una somma di denaro presso un parente lontano. Compagno di viaggio è l’Arcangelo Raffaele, inviato da Dio, che lo aiuterà a liberare la giovane Sara, poi moglie del giovane ragazzo, da una possessione demoniaca e restituirà la vista al patriarca grazie a un miracoloso unguento realizzato con le interiora del pesce pescato dal giovane Tobia durante il loro viaggio.

Busti[modifica | modifica wikitesto]

I volumi sono suddivisi per argomenti: sul lato destro, sotto ai busti di rappresentanti del mondo laico, filosofi e scienziati (Omero, Cicerone, Archimede, Tolomeo, Ippocrate, Aristotele), vi sono volumi inerenti la geografia, le scienze, la matematica…; a sinistra, sotto i busti di uomini rappresentanti della gerarchia ecclesiastica (S. Gregorio Magno, Mosè, Gregorio IX, Graziano, Giustiniano I...), i testi riguardanti la teologia. ...

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Anno «1549, 1 febbraio. Si concede suolo pubblico per il portico di Alessandro Poggi in strada San Donato (quella che oggi è Via Zamboni. Ndr), e cioè oncie 27 in confine di Petronio Calcina»; cfr. G. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, Bologna, vol. II, 1869.
  2. ^ G. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, Bologna, 1869, vo. II, p. 60;
    Cit:«[…] Dal domino de’ Celesi il Palazzo Poggi di Bologna passò prima in quel de’ Banchieri, poi in quello dal Gallo, e da questi nel 1711 lo comperò il nostro Senato, e il destinò all’Instituto delle Scienze.»; cfr. G. Fantuzzi, Notizie degli Scrittori Bolognesi, vol. VII, Stamperia di S. Tommaso D’Aquino, Bologna, 1789, nota 12, p. 68;
    Cit:«[…] il Senato, […] mediante pubblico rogito del Notaro Gio. Domenico Bacialli delli 5 Dicembre di detto Anno 1711, acquistò per Sc. 5000 dalla famiglia Poggi Banchieri, succeduta alla Cellesi, l’attuale Palazzo, uno dei più pregevoli di Bologna […]»; cfr. S. Mazzetti, Memorie storiche sopra l’Università e l’Istituto delle Scienze di Bologna, Bologna, 1840, p.65.
  3. ^ Inizialmente conosciuti come Zollini, gli Azzolini erano una famiglia originaria di S. Agata Bolognese che ottenne il senatorato nel 1662; nonostante la nuova carica, mantennero l’attività di macelleria. Giovanni Battista e Lorenzo Azzolini comprarono, nel 1572, il Palazzo in Strada Maggiore 71 dalla famiglia Bargellini; il loro erede, Francesco Azzolini, lo vendette il 2 dicembre del 1663 agli eredi di Domenico Comelli, i quali istituirono un collegio per studenti; cfr. G. Cuppini (a cura di), I Palazzi senatori a Bologna, Zanichelli, Bologna, 1974, p. 282.
  4. ^ M. Guerrini, Collegi dottorali in conflitto, Clueb, Bologna, 2012, pp. 22-23.
  5. ^ Durante il XVIII secolo, Bologna è una delle capitali delle Accademie con ben 108 atti fondativi, la quarta dopo Roma, Napoli e Venezia; cfr. S. Benassi, L’Accademia Clementina, Minerva Ed., Bologna, 2004, p. 60.
  6. ^ Fantuzzi scrive che nel 1658 l’allora Arcidiacono e cancelliere dello Studio Carlo Bentivoglio istituì l’Accademia dell’Arcidiacono che si riuniva ogni 15 giorni nel suo Palazzo, da inizio novembre a Pasqua e si poteva discorrere di qualsiasi argomento; cfr. G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, tomo I, Bologna, 1781, p. 6.
  7. ^ Cfr. E. Bortolotti, La fondazione dell’Istituto e la Riforma dello «Studio» di Bologna, in Memorie intorno a L. F. Marsili, Zanichelli, Bologna, 1930, p. 386.
  8. ^ Cfr. G.G. Bianconi (a cura di), Alcune lettere inedite del generale conte Luigi Ferdinando Marsigli al canonico Lelio Trionfetti per la fondazione dell'Istituto delle scienze di Bologna, Bologna: Tip. Sassi, 1849.
  9. ^ E. Bortolotti, La fondazione dell’Istituto e la Riforma dello «Studio» di Bologna, in Memorie intorno a L. F. Marsili, Zanichelli, Bologna, 1930, pp. 420-423.
  10. ^ Cfr. G. B. Ercolani, Accademia delle Scienze dello Istituto di Bologna dalla sua origine a tutto il 1880, Zanichelli, Bologna, 1881, p 18; cfr. P. Ducati, Marsili. Libro e Moschetto, Corbaccio, Milano, 1930, p. 240.
  11. ^ Cfr. P. Ducati, Marsili. Libro e Moschetto, Corbaccio, Milano, 1930, p. 244.
  12. ^ Cfr. L. F. Marsili, Parallelo dello stato moderno della Università di Bologna con l’altre di là de’ Monti, Mss. 630, Bub, n. 56 ex Biblioteca Marsiliana; il testo completo è riportato in E. Bortolotti, La fondazione dell’Istituto e la Riforma dello «Studio» di Bologna, in Memorie intorno a L. F. Marsili Zanichelli, Bologna, 1930, pp. 406-419.
  13. ^ Cfr. S. Questioli (a cura di), Atti dell’Accademia Clementina 1710-1764, tomo I, Minerva Ed., Bologna, 2005, p. 9.
  14. ^ La Compagnia dei Pittori comprendeva diverse arti meccaniche; dal 1706, dopo oltre un secolo, la gilda richiese il pagamento di una quota ai pittori come «obbedienza»; l’aggregazione onoraria non comportava dazi; cfr. S. Questioli (a cura di), Atti dell’Accademia Clementina 1710-1764, tomo I, Minerva Ed., Bologna, 2005, p. 9.
  15. ^ I Carracci non riuscirono mai in questa impresa; i tentavi perpetuati da Ludovico Carracci, Lorenzo Sabbatini e Guidi per ottenere un riconoscimento ufficiale di Accademie o Scuole di Arti furono vani dato che nessuno dei Papi acconsentì a validare la loro richiesta; S. Benassi, L’Accademia Clementina, Minerva Ed., Bologna, 2004, pp. 63-64.
  16. ^ Ducati riporta come motivo di opposizione della famiglia al progetto di Marsili l’eredità: «Questi [Filippo] insieme ad altri parenti, si oppose alla deliberazione del conte Luigi Ferdinando, che non avvertiva la difficoltà assai grave di disporre post mortem della parte del palazzo di cui era possesso. Giuridicamente la ragione era dalla parte del conte Filippo e gli altri parenti, […], il generale […] rotti i rapporti coi suoi, diede commiato alle due Accademie le quali […] interruppero ogni attività»; cfr. P. Ducati, Marsili. Libro e Moschetto, Corbaccio, Milano, 1930, pp. 248-250; cfr. . M. Cavazza, Settecento inquieto¸ Il Mulino, Bologna, 1990, p. 216; si veda anche la nota 26 nella medesima pagina e p.217.
  17. ^ Cfr. E. Bortolotti, La fondazione dell’Istituto e la Riforma dello «Studio» di Bologna, in Memorie intorno a L. F. Marsili, Zanichelli, Bologna, 1930, p. 423.
  18. ^ Cfr. G. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, Bologna, 1869, vo. II, p. 60; per le carte relative alla ricerca di un Palazzo si veda l'Archivio di Stato di Bologna, Assunteria di Istituto II. 107, b.4 n.1.
  19. ^ Cfr. P. Ducati, Marsili. Libro e Moschetto, Corbaccio, Milano, 1930, p. 255.
  20. ^ Cfr. Statistica delle biblioteche, parte I, Tipografia Nazionale, Roma, 1893, p. 143.
  21. ^ Il testo di Montefani Caprara con il discorso inaugurale, In dedicatione Bibliothecae Instituti Scientiarum et artium bononiensis, dovrebbe essere stato pubblicato nel 1757; il 1756 viene dato come anno di apertura in Statistica delle biblioteche, parte I, Tipografia Nazionale, Roma, 1893, p. 143.
  22. ^ Cfr. F. Ceccarelli, Il Palazzo e il quartiere universitario tra Ottocento e Novecento, p. 80 in A. Ottani Catina (a cura di), Palazzo Poggi: da dimora aristocratica a sede dell’Università di Bologna, Bologna, 1988, pp. 79-88.
  23. ^ L'elenco dei direttori dal 1712 al 1981 è stato preso dal sito: https://www.aib.it/aib/stor/teche/bo-uni.htm.
  24. ^ Si rimanda alla sezione "Collezioni e cataloghi" del sito: https://bub.unibo.it/it/collezioni-e-cataloghi.
  25. ^ Si rimanda alla sezione "Patrimonio bibliografico" del sito: https://bub.unibo.it/it/collezioni-e-cataloghi/patrimonio-bibliografico.
  26. ^ Cit.:«La lettera L iniziale di quella Esposizione dimostra l’Artemizia che con sì nobile e gentile atteggiamento bee del marito le ceneri, tratta da lavoro in pittura fatto nell’aureo fecolo da mano egregia, e che nella sala dell’Instituto del superiore appartamento si conserva»; cfr. G. Zanotti, Le pitture di Pellegrino Tibaldi e di Niccolò Abbati esistenti nell'Instituto di Bologna descritte ed illustrate da Giampietro Zanotti segretario dell'Accademia Clementina, Venezia, 1756, n. XXI, p. 45; «Nelle scale della Bibl. Universitaria: Artemisia (camino). Databili 1554-55 i complessi e 1556-57 il camino […]»; cfr. A. Emiliani (a cura di), C. C. Malvasia, Le pitture di Bologna, 1686, Edizioni Alfa Bologna, ristampa 1969, nota 74/1, p. 54.
  27. ^ Cfr. D. Lenzi, Le trasformazioni settecentesche: l’Istituto delle Scienze e delle Arti, p. 60, in A. Ottani Catina (a cura di), Palazzo Poggi: da dimora aristocratica a sede dell’Università di Bologna, Bologna, 1988, pp. 58-78.
  28. ^ Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, 8.68-69
  29. ^ Luciano di Samosata, I dialoghi; BUR, Rizzoli, 1990

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Benassi S., L’Accademia Clementina, Minerva Ed., Bologna, 2004.
  • Bortolotti E., La fondazione dell’Istituto e la Riforma dello «Studio» di Bologna, in Memorie intorno a L. F. Marsili, Zanichelli, Bologna, 1930
  • Bianconi G.G. (a cura di), Alcune lettere inedite del generale conte Luigi Ferdinando Marsigli al canonico Lelio Trionfetti per la fondazione dell'Istituto delle scienze di Bologna, Bologna: Tip. Sassi, 1849.
  • Ceccarelli F., Il Palazzo e il quartiere universitario tra Ottocento e Novecento, in A. Ottani Catina (a cura di), Palazzo Poggi: da dimora aristocratica a sede dell’Università di Bologna, Bologna, 1988, pp. 79-88.
  • Cavazza M., Settecento inquieto¸ Il Mulino, Bologna, 1990.
  • Cuppini G. (a cura di),I Palazzi senatori a Bologna, Zanichelli, Bologna, 1974.
  • Ducati P., Marsili. Libro e Moschetto, Corbaccio, Milano, 1930.
  • Emiliani A. (a cura di), C. C. Malvasia, Le pitture di Bologna, 1686, Edizioni Alfa Bologna, ristampa 1969
  • Ercolani G. B., Accademia delle Scienze dello Istituto di Bologna dalla sua origine a tutto il 1880, Zanichelli, Bologna, 1881.
  • Fantuzzi G., Notizie degli Scrittori Bolognesi, vol. VII, Stamperia di S. Tommaso D’Aquino, Bologna, 1789.
  • Fantuzzi G., Notizie degli scrittori bolognesi, vol. I, Bologna, 1781.
  • Guerrini M., Collegi dottorali in conflitto, Clueb, Bologna, 2012.
  • Guidicini G., Cose notabili della città di Bologna, Bologna,1869, vol. II.
  • Lenzi D., Le trasformazioni settecentesche: l’Istituto delle Scienze e delle Arti, in A. Ottani Catina (a cura di), Palazzo Poggi: da dimora aristocratica a sede dell’Università di Bologna, Bologna, 1988, pp. 58-78.
  • Mazzetti S., Memorie storiche sopra l’Università e l’Istituto delle Scienze di Bologna, Bologna, 1840.
  • Questioli S. (a cura di), Atti dell’Accademia Clementina 1710-1764, tomo I, Minerva Ed., Bologna, 2005.
  • Statistica delle biblioteche, parte I, Tipografia Nazionale, Roma, 1893.
  • Zanotti G., Le pitture di Pellegrino Tibaldi e di Niccolò Abbati esistenti nell'Instituto di Bologna descritte ed illustrate da Giampietro Zanotti segretario dell'Accademia Clementina, Venezia, 1756.


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