Utente:Daydreamers/Sandbox
Giuseppe Mingrino | |
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Deputato del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 11 giugno 1921 – 25 gennaio 1924 |
Legislatura | XXVI |
Gruppo parlamentare | Socialista |
Collegio | Pisa |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Socialista Italiano |
Professione | Giornalista |
Giuseppe Mingrino (Castrogiovanni, 10 ottobre 1888 – 1942) è stato un politico e sindacalista italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Minatore nelle solfare siciliane, divenne attivo nel movimento sindacale socialista in giovane età.
Fu Segretario della Camera del lavoro di Pisa.
Nel 1921 si unì agli Arditi del popolo. In dissenso con l'anarchico Argo Secondari, Mingrino sosteneva la necessità di mantenere contatti con i partiti operai. Durante la seconda assemblea degli Arditi del popolo, tenuta il 29 luglio, la posizione di Secondari fu messa in minoranza e Mingrino entrò a far parte del direttorio del gruppo con compiti di direzione politica. In questo periodo la sua linea di "pura resistenza" alla violenza squadrista, senza aspirazioni rivoluzionarie, fu criticata da Antonio Gramsci sulle pagine de l'Ordine Nuovo.[1]
Fu eletto deputato alle elezioni del 1921 nelle liste del Partito Socialista. Da parlamentare presentò numerose interrogazioni sulle violenze fasciste o della polizia. La sua abitazione fu tra quelle devastate dagli squadristi nel corso della Marcia su Roma.
Il 10 gennaio 1924, a fine legislatura, fu arrestato perché in possesso di due chili e mezzo di saccarina e duecentotrenta grammi di cocaina. A seguito dell'arresto fu espulso dal PSI.[2] Si unì al Partito Comunista d'Italia, ma fu espulso nel 1926. Si trasferì quindi in Francia dove, insieme all'ex ardito del popolo Vittorio Ambrosini divenne informatore e agente provocatore della polizia italiana nei circoli antifascisti. (Mauro Canale)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Antonio Gramsci, Gli arditi del popolo, in l'Ordine Nuovo, 15 luglio 1921. Ospitato su Marxists Internet Archive.
- ^ L'on. Mingrino arrestato per spaccio di cocaina e saccarina (PDF), in la Stampa, 11 gennaio 1924, p. 4.