Utente:CBinfouma/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Enrichetta Alfieri

[modifica | modifica wikitesto]
Suor Enrichetta Alfieri nel cortile del carcere di San Vittore

Enrichetta (al secolo Maria Angela Domenica) Alfieri (Borgo Vercelli, 23 febbraio 1891Milano, 23 novembre 1951) [1]è stata una religiosa italiana della congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret: è stata proclamata beata il 26 giugno 2011.

[1]Maria Angela Domenica Alfieri, prima di quattro figli, nacque a Borgo Vercelli, in provincia di Vercelli, da Rosa e Giovanni Campagnone.

All'età di 20 anni, il 20 dicembre 1911, entrò come postulante nel monastero di Santa Margherita a Vercelli, tra le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret: un luogo a lei già familiare, poiché aveva due zie (sorelle della madre) che si erano consacrate proprio nello stesso monastero.

Il 2 aprile 1912 finì il postulandato ed iniziò il periodo di noviziato finché, il 25 marzo 1913, vestì l'abito di Suora della Carità assumendo il nome di suor Enrichetta. Successivamente venne avviata agli studi magistrali, allo scopo di ottenere il diploma per l'insegnamento alla scuola elementare. I suoi studi proseguirono per quattro anni a Vercelli fino ad ottenere poi, il 12 luglio 1917, il diploma di abilitazione all'insegnamento. Il 10 settembre dello stesso anno Enrichetta Alfieri emise la sua prima professione religiosa temporanea e venne inviata come insegnante all'Asilo Infantile Mora di Vercelli, dove lavorò per un anno. [2]

Nel 1919 venne colpita dal morbo di Pott, da cui però guarì nel 1923. Nello stesso anno fu destinata alla comunità delle suore del carcere di San Vittore, a Milano. Nel mese di agosto 1940 venne nominata Superiora della comunità delle suore del carcere. [2]

Il 10 settembre 1943 i tedeschi occuparono Milano, e presero anche il controllo del San Vittore. Suor Enrichetta in questo periodo faceva da tramite tra i prigionieri e le loro famiglie, dentro e fuori dal carcere. Nel settembre del 1944 uno di questi messaggi venne intercettato e suor Enrichetta venne arrestata con l'accusa di spionaggio, per poi essere scarcerata il 3 ottobre 1944. [2]

Successivamente, suor Enrichetta venne trasferita presso la comunità delle Suore delle Poverelle nella provincia di Bergamo. Il 7 maggio 1945, dopo la fine della guerra, poté fare ritorno al carcere di San Vittore.[2]

Il 22 settembre del 1950, Suor Enrichetta cadde in Piazza Duomo a Milano, fratturandosi il femore. Nel 1951 le venne diagnosticata una forma di epatite per la quale morì il 23 settembre dello stesso anno. [2]

[1]Nel 1919 Suor Enrichetta fu costretta ad abbandonare il suo lavoro a causa di un'improvvisa malattia, e proprio per questo motivo venne richiamata nel Monastero di Vercelli dove, anni prima, entrò come postulante. Il suo stato di salute peggiorava di giorno in giorno, venne quindi trasferita a Milano, in modo da ricevere cure da medici esperti. Solo dopo varie diagnosi a Suor Enrichetta le venne diagnosticato il morbo di Pott: una forma di tubercolosi che porta all'irrigidimento della colonna vertebrale, causando dolori molto acuti. La diagnosi medica la giudicò inguaribile, per questo motivo la suora venne riportata a Vercelli, dove rimase nell'infermeria del monastero per quasi tre anni.

Difronte alle gravi condizioni di salute di Suor Enrichetta, i suoi superiori, come ultimo gesto di speranza, decisero di portarla a Lourdes, una fra le più importanti mete di turismo religioso. Il suo pellegrinaggio durò dal 24 al 28 agosto 1922 e fu molto faticoso vista la criticità del suo stato fisico.

Una volta tornata dal viaggio, Suor Enrichetta non vide migliorare il suo stato di salute, tant'è che il 5 febbraio 1923 ricevette l'unzione degli infermi. Tuttavia, venti giorni dopo avvenne quello che i cattolici definiscono un miracolo, ossia, dopo aver bevuto un sorso di acqua benedetta di Lourdes, guarì improvvisamente. Anche i medici dichiararono la sua guarigione, ammettendo al tempo stesso l'assoluta impossibilità di spiegare l'evento.

Una volta guarita, la prima cosa che fece la suora fu quella di tornare a Lourdes come gesto di gratitudine nei confronti della Madonna di Lourdes, la quale avrebbe compiuto il miracolo.

L'esperienza nel carcere

[modifica | modifica wikitesto]

[1]La notizia della guarigione si sparse per tutta la città di Vercelli e per discostare Suor Enrichetta dalla folla di curiosi, il 24 maggio 1923 i suoi superiori la inviarono come suora della comunità presso il carcere di San Vittore di Milano, dov'era superiora la zia suor Elena Campagnone.

Dopo cinque anni dall'entrata nel carcere di San Vittore, il 26 marzo 1928 emise la Professione Religiosa Perpetua (ossia il voto definitivo, l'ultimo passo per l'adempimento della sua vocazione) e nell'agosto 1940 venne nominata Superiora della Comunità delle suore presso il Carcere di San Vittore di Milano.

Durante il periodo del Nazifascismo, il carcere iniziò a riempirsi non solo di detenuti comuni ma anche di detenuti politici e di persone accusate di spionaggio contro il regime. Nel 1943 Suor Enrichetta dovette sfollare a causa dei bombardamenti su Milano, e nel settembre dello stesso anno la direzione del carcere passò nelle mani dei dei tedeschi, sotto la responsabilità del caporale Kurt Franz.

Un'ala del San Vittore era riservata esclusivamente agli ebrei[3] , e suor Enrichetta si espose direttamente per portare dentro e fuori dal carcere numerosi messaggi, allo scopo di svolgere azioni di carità a favore dei detenuti. Il 23 settembre 1944 capitò che il caporale intercettò un biglietto pieno di informazioni e avvertimenti scritti inequivocabilmente da suor Enrichetta: quest'ultima venne di conseguenza accusata di spionaggio e venne portata nella cella di un sotterraneo del carcere, con la prospettiva della deportazione in Germania o della fucilazione. La descrizione del luogo in cui si trovava è stata scritta da Suor Enrichetta stessa nelle Memorie[4] :

«Al momento non vidi altro che un buco più buio del sotterraneo [...]. Io che da ventun' anni ero dentro al carcere, non avevo mai saputo dell'esistenza di simili tane, il cui uso, probabilmente, era venuto in vigore solo in quest'ultimo periodo di crudeltà inconcepibili.»

Il 3 ottobre 1944, grazie all'interessamento del cardinal Schuster e all'intervento diretto di Benito Mussolini, la suora venne scarcerata e trasferita successivamente presso il campo d'internamento dell'Istituto Palazzolo delle Suore delle Poverelle di Grumello del Monte, in provincia di Bergamo.

Nel gennaio 1945, in attesa di tornare al San Vittore, vista la fine della guerra, Suor Enrichetta iniziò a scrivere Memorie sotto obbedienza della Madre Superiora Maria Rosaria Nascimbene. All’interno di Memorie viene descritto il periodo che intercorre tra il 23 settembre e il 24 dicembre 1944 sotto forma di diario[4].

Il 7 maggio 1945 gli uomini del CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) riportarono Suor Enrichetta a prestare servizio al carcere, dove restò fino al giorno della sua morte.

La Beatificazione

[modifica | modifica wikitesto]

[1]Il processo diocesano di canonizzazione e beatificazione di Suor Enrichetta Alfieri fu aperto il 30 gennaio 1995 e chiuso il 20 aprile 1996 dal cardinale Carlo Maria Martini.

Il 19 dicembre 2009 Papa Benedetto XVI autorizzò la Congregazione delle cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante "Le virtù eroiche della serva di Dio Enrica Alfieri (al secolo: Maria Angela), Suora professa della Congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret; nata il 23 febbraio 1891 a Borgo vercelli (Italia) e morta a Milano (Italia) il 23 novembre 1951"[5].

Il 26 giugno 2011 Enrichetta Alfieri fu proclamata beata da Papa Benedetto XVI.[6]

Testimonianze

[modifica | modifica wikitesto]

«Suor Enrichetta era effettivamente un personaggio incredibile. In carcere parlavano tutti di quest’angelo, che nel reparto femminile aiutava le prigioniere e si faceva in quattro per alleviare ogni pena. […] Ella rappresenta un poco la storia di tutti quelli che hanno sofferto in San Vittore durante quegli anni terribili.»

«Di nitido nella memoria mi è rimasto soltanto un fruscio. Leggero, quasi impercettibile. Ma nel deserto delle giornate in cella divenne ben presto l’epicentro di ogni speranza e aspettativa. Il fruscio era quello della veste di suor Enrichetta… All’inizio, quel fruscio benedetto annunciava un messaggio: poche righe buttate giù in fretta, da leggere col cuore in gola, ma ogni parola riaccendeva la vita. Poi, una notte, suor Enrichetta aprì silenziosamente la porta della mia cella. Non disse nulla e sempre senza parlare mi guidò dove si trovava mia moglie. Fu il primo di brevissimi ma innumerevoli incontri notturni. Solo chi ha provato la desolazione della prigionia può capire il valore dell’abbraccio di una persona cara. Per quei pochi istanti rubati alla disperazione, suor Enrichetta rischiava la deportazione, forse la vita.»

  • Rina Fort, una criminale italiana entrata in carcere il 2 dicembre 1946 con l'accusa di omicidio ed infanticidio, parlò così riferendosi a Suor Enrichetta [1]:

«Era un angelo consolatore che entrava con estrema delicatezza nella tua vita, nel tuo animo, nell'intrico dei tuoi sentimenti e delle tue contraddizioni... Con lei ci si poteva aprire, tutti ne avevano bisogno... Aveva un comportamento regale, una vera grande signora [...]»

«Superiora delle Suore della Carità nella casa circondariale di San Vittore, per decenni vi svolse la sua missione con ineguagliabili doti di amore e altruismo. Durante gli anni bui dell’occupazione nazista non esitò a esporsi in prima persona salvando numerosi ebrei e antifascisti milanesi dalla deportazione. Condannata a morte, e successivamente al confino, liberata alla fine della guerra, riprese la sua attività con inalterata passione»

  • Sergio Stevan, Suor Enrichetta Alfieri, la mamma di San Vittore, Torino, Velar Edizioni, 2010 ISBN: 978-8801002553
  • Ennio Apeciti, Veramente e sempre suora di carità, Milano, Centro Ambrosiano Editore, 2011, ISBN: 978-8880258292
  1. ^ a b c d e f Sergio Stevan, Suor Enrichetta Alfieri, la mamma di San Vittore, Torino, Velar, 2010, pp. 28- 29, ISBN 978-8801002553.
  2. ^ a b c d e Sergio Stevan, Suor Enrichetta Alfieri, La Mamma di San Vittore, Torino, Velar, 2010, p. 41, ISBN 978-8801002553.
  3. ^ Il carcere di San Vittore ai tempi del fascismo, su mi4345.it.
  4. ^ a b Enrichetta Alfieri, Memorie, Milano, 1945, pp. 24-25.
  5. ^ PROMULGAZIONE DI DECRETI DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI , 19.12.2009 (PDF), su benoit-et-moi.fr.
  6. ^ Annuncio della beatificazione dei venerabili servi di Dio don Serafino Morazzone, padre Clemente Vismara, suor Enrichetta Alfieri (PDF), su chiesadimilano.it.
  7. ^ Suor Enrichetta Alfieri, la Mamma di San Vittore, su it.gariwo.net.
  8. ^ a b ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia), su anpi.it.
  9. ^ Riconoscimenti civili e religiosi alla memoria di Suor Enrichetta Alfieri (PDF), su it.gariwo.net.