Utente:Bramfab/Mario Scialoja

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Mario Scialoja (Roma, 2 marzo [1] 1940) è un giornalista italiano. , autore di numerose interviste a terroristi di sinistra durante gli anni di piombo, pubblicate sul settimanale L'Espresso

Nipote di Toti Scialoja[2], ha studiato presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" laureandosi in Giurisprudenza nel 1963. Ha lavorato presso L'Espresso · 1959 1963 · Vive a Roma · Sposato

La sua carriere giornalistica si è sviluppata lavorando per L'Espresso, settimanale per il quale iniziò a lavorare nel 1967, specializzandosi in servizi di cronache e inchieste a carattere politico, in particolare, nei primi anni dominati dalla strategia della tensione con articoli sul caso Valpreda e Merlino, Freda e Ventura, istruttorie del giudice Stiz e D’Ambrosio, La Bruna, Giannettini, Maletti e ammiraglio Eugenio Henke[3].

Nel marzo 1968 assieme a Giampaolo Bultrini riporta in articolo intitolato "La Battaglia di Valle Giulia" la cronaca della quella giornata di scontri tra studenti e poliziotti, nel corso della quale, viene coinvolto negli scontri, finendo caricato dalla polizia in un cellulare assieme a studenti fermati e lasciato libero dopo il calar delle tenebre; la frase con cui conclude l'articolo afferma che si è creato un solco profondo che non sarà facilmente colmabile [4].

Anni di piombo

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Testimonianza strage di piazza Fontana

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Il salone della Banca devastato dall'esplosione

Per caso il 12 dicembre 1969 si trovò ad essere uno dei primi ad entrare entro la Banca Nazionale del Lavoro dopo lo scoppio della bomba. Scialoja si trovava a Milano in vacanza, ed era in piazza del Duomo, quando udì il boato dell'esplosione, inizialmente interpretato come di uno scoppio di caldaia, correndo verso la sua sorgente, in direzione opposta al fuggire della gente, arrivò ed entrò nella banca fino al salone ove tutto era sconvolto e con brandelli di corpi sparsi. Uscitone stravolto chiamò Gianni Corbi, il suo direttore, che inviò sul posto Camilla Cederna con cui si incontrò [5]. Il giorno seguente, fornì la sua testimonianza a Cederna che scrisse l'articolo sull'attentato[3].

Sequestro Sossi

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Nella primavera del 1974 le BR effettuarono il loro primo sequestro di una persona che rappresentava lo stato: il giudice Mario Sossi, nel corso di questo sequestro Scialoja poté compiere un'intervista ai brigatisti sul significato che intendevano dare alla loro azione. L'intervista fu pubblicata sul settimanale L'Espresso il 16 Maggio 1974 e in seguito il giornalista venne interrogato dal magistrato incaricato delle indagini [6].

Strage di Ustica

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Scialoja si occupò con costanza sulla strage non condividendo la tesi inizialmente sostenuta della bomba esplosa a bordo dell'aeroplano, sostenendo la tesi dell'abbattimento del DC9 ad opera di un missile lanciato probabilmente da un caccia francese decollato da una portaerei in navigazione nel Mediterraneo o dalla Base aerea di Solenzara in Corsica. Scialoja andò alla periferia di Washington in America per interrogare John Macidull, lo specialista in tracciati radar che aveva analizzato i dati passatigli dall' Aeronautica Militare Italiana individuando questo scenario: il DC9 in volo era seguito da vicino da un velivolo più piccolo (probabilmente un caccia) quando due altri caccia provenienti da occidente incrociarono improvvisamente la sua rotta, sfiorandolo, uno davanti alla prua e l'altro dietro. La sua ricostruzione era stata tenuta nascosta per un probabile depistaggio [7].

Si recò anche un paio di volte a Castelsilano in Calabria per intervistare gli abitanti della zona riguardo il caccia libico schiantatosi nell'area e che secondo alcune ipotesi sarebbe stato coinvolto nella strage di Ustica. Nei servizi sull'Espresso che ne seguirono riportò l'impressione che gli abitanti furono forzati a postdatare di una ventina di gironi la caduta dell'aereo e i medici che effettuarono l'autopsia del cadavere gli indicarono che la decomposizione del cadavere era a uno stato avanzato, non compatibile non compatibile con l'esposizione di pochi giorni del cadavere agli agenti naturali, ma piuttosto a quella di un cadavere conservato in cella frigorifera e quindi esposto quattro giorni in anticipo rispetto al ritrovamento ufficiale[7].

Sequestro D'Urso e arresto

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31 dicembre 1980, mentre si trovava in vacanza in Alto Adige è arrestato per ordine del giudice Sica, impegnato nelle indagine sul sequestro in corso del giudice Giovanni D'Urso da parte delle Brigate Rosse, con l'accusa di favoreggiamento motivata dall'esistenza di un'intervista con i brigatisti. La possibilità di compiere questa intervista fu offerta a Bultrini, al tempo redattore dell'Epresso , da uno sconosciuto che il giorno 19 dicembre si presentò a casa sua dichiarando di essere in grado di far da tramite con le BR, procurando l'intervista, assieme alla trascrizione dell'interrogatorio brigatista di D'Urso loro prigioniero ed una sua fotografia per garantire l'autenticità di quanto fornito. Bultrini, che non si occupava di terrorismo passò l'incarico a Scialoja che il giorno dopo consegnò a un emissario delle BR il testo delle domande scritte per questa intervista a distanza. Il plico con le risposte e la documentazione del sequestro D'Urso, tra cui una fotografia a colori del sequestrato, fu recapitato a Bultrini il 30 dicembre e lo stesso giorno il direttore la rivista avvisò le autorità di quanto avvenuto e comunicò che avrebbe pubblicato quanto ricevuto, oscurando i nomi per non intralciare le indagini. L'ordine di arresto colpì anche Bultrini. Successivamente si scoprì che l'emissario delle BR era il brigatista Giovanni Senzani, le risposte alle domande formulate da Scialoja erano firmate dall'esecutivo BR, non tutte le domande ebbero risposta e per alcune di queste sembra sia evidente lo stile retorico del capo Mario Moretti [8].

L'effettuazione di questa intervista e la sua pubblicazione avvenne entro una serrata drammatica sequenza di eventi nella lotta che le BR avevano ingaggiato in dicembre: dopo il sequestro D'Urso, avvenuto il 12 del mese, il 28 dicembre scoppiò una rivolta nel carcere speciale di Trani, con la presa in ostaggio di una ventina di agenti di custodia da parte dei detenuti in rivolta. Il giorno seguente le BR inviarono un loro comunicato ad alcuni giornali (Il Corriere della Sera, La Stampa, la Repubblica, Il Messaggero, Il Tempo, La Nuova Sardegna, Lotta Continua) richiedendone la pubblicazione in cambio della liberazione di D'Urso e degli agenti prigionieri a Trani, ma il pomeriggio dello stesso giorno il GIS dei carabinieri sgominò la rivolta, per rappresaglia il 31 dicembre le BR uccisero il generale dei carabinieri Enrico Galvaligi [9].

Sequestro Moro

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Durante tutta la vicenda del sequestro, svoltosi nella primavera del 1978, e negli anni successivi segnati da numerose inchieste di varia natura sul caso, Scaloja fu uno dei giornalisti più attenti e coinvolti nella vicenda, ricevendo anche numerosi spunti per scoop giornalistici pubblicati sull'Espresso.

Il 5 maggio, mentre Moro era ancora vivo, partecipò ad un incontro in casa di Livio Zanetti, direttore dell'Espresso, organizzato con l'on. Signorile, al tempo vice segretario del PSI, e Franco Piperno, esponente di Autonomia Operaia allo scopo di individuare un possibile intermediario per trattare con le Brigate Rosse [10]

Libro Bianco Sul Caso Moro
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Comparazione dei caratteri di stampa del comunicati n.1 e n. 5 delle Brigate Rosse, la diversa spaziatura, allineamento e battitura suggerisce che sono state utilizzate due diverse testine rotanti di stampa
Funerale di Aldo Moro , immagine utilizzata per aprire il "libro bianco sul Caso Moro"

IL 1° novembre 1978 l'Espresso, pubblicò un articolo di 14 pagine intitolato "Libro Bianco Sul Caso Moro", scritto da Scialoia con la collaborazione di Pietro Calderoni in cui riportava quello che era stato possibile accertare e ricostruire del caso Moro, utilizzando anche dei documenti inediti al tempo, quali verbali di riunioni fra governo e segreterie di partito, brani dell'interrogatorio brigatista al rapito [11]. Il sequestro sarebbe stato preparato accuratamente da mesi, ispirandosi a quello di [Hanns-Martin Schleyer]], avvenuto l'ottobre 1977 ad opera della Rote Armee Fraktion in Germania, Moro fu individuato come vittima per la facilità con sarebbe potuto essere catturato e poiché Moro era l'incarnazione della DC, indicata come "centro della ristrutturazione imperialistica", l'obiettivo finale del sequestro era la liberazione di brigatisti prigionieri, similmente a come agivano i Tupamaros, che avrebbe fornito una prova del loro reale contropotere come guerriglieri per poter fare un reclutamento di massa. L'azione di vai Fani è stata ricostruita nei dettagli e lo svolgimento della stessa non richiedeva necessariamente un coinvolgimento di elementi stranieri, essendo stato descritto dalla stampa nei dettagli quello di Schleyer e la sua tecnica riprende quanto fatto negli anni '60 per la rapina di via Osoppo. Le BR "sono un prodotto interamente nazionale" dalla loro nascita nel 1970, anche se questo non preclude collegamenti internazionali di solidarietà.

Al ricevimento del primo messaggio delle BR Zaccagnini, segretario DC si mostrò favorevole ad una trattativa, approvando inizialmente una bozza di un editoriale di Corrado Belci, scritto in tal senso, da pubblicare su Il Popolo, venendo bloccato da Andreotti, assieme agli altri componenti della direzione politica del partito, che subito decisero la linea della non trattativa, che fu sempre mantenuta. Per la liberazione di Moro fu attivo il gruppo Febbraio 74, organizzazione della sinistra cattolica a cui apparteneva anche il figlio Giovanni, che dopo la lettera di Moro ricevuta da Zaccagnini, ebbe un colloquio di un'ora di Enrico Berlinguer dove costui ribadì la linea dura del PCI contro la trattativa, commentando: Non trattare è il modo migliore per salvare Aldo Moro, conseguentemente il gruppo si rivolse a Lotta Continua (giornale) che si dimostrò pronto a collaborare. Il gruppo 74 ottenne di far pubblicare dall'ANSA il 18 aprile un appello per la liberazione firmato da vescovi e intellettuali cattolici e laici, il giorno seguente Lotta Continua ripubblicò l'appello aggiungendo una lista di persone pronte ad associarsi. Il Gruppo 74 cercherà anche di coinvolger la Croce Rossa Internazionale per una mediazione per scambio di prigionieri, ma per far ciò, per il diritto internazionale, ha bisogno di una richiesta ufficiale di una delle due parti in causa: governo o BR; Andreotti sollecitato a richiedere l'invito risponderà al gruppo 74 soltanto dopo il ritrovamento del cadavere, affermando che si era verificata l'indisponibilità della CRI all'intervento, la quale a sua svolta ritorcerà la medesima affermazione al governo.

L'ipotesi di una trattativa verrà poi ripresa anche da gruppi di Autonomia Operaia e dal Partito Socialista. Quest'ultimo ipotizza la soluzione con gesto di grazia presidenziale, a cui l'allora presidente Giovanni Leone sarebbe stato favorevole con l'appoggio di Amintore Fanfani. Contrari alle trattative sono invece la Curia romana e L'Osservatore Romano, mentre Papa Paolo VI di sua iniziativa parlerà al telefono con la moglie di Moro e scriverà un'implorazione agli "uomini delle Brigate Rosse" affinché l'oberassero il prigioniero.

Il 17 Aprile Zaccagnini chiederà alla segreteria di Amnesty International a Londra di provare a stabilire un contatto per copi umanitari. L'intervento fu osteggiato da chi accusava la famiglia di Moro di incrinare la linea governativa della fermezza e con una telefonata dalla sede del PCI in via Botteghe Oscure si ricorderà ad Amnesty International che questa, per statuto, può agire soltanto su richiesta di privati e per scopi puramente umanitari, mentre il suo interventi avrebbe rischiato di fornire una legittimazione politica alle BR, alla fine l'intervento di Amnesty sarà limitato ad un sopralluogo alle carceri speciali permesso dal governo.

Viene anche effettuata una raccolta di denaro per la liberazione, sostenuta da Sereno Freato e Fondazione Balzan che raccoglierà 45 miliardi lire da industriali e finanzieri di tutto il modo, ma che non verrà utilizzata.

Moro portava con sé 5 borse: soltanto col ritrovamento del cadavere si è scoperto che le due borse di Moro scomparse (una con medicinali e l'altra con documenti) da via Fani furono prese dai brigatisti e quei documenti dovevano essere importanti, poiché sua moglie si adoperò durante il periodo del sequestro nella loro ricerca, altre due borse rimasero nel portabagli chiuso della sua vettura e l'ultima fu abbandonata aperta con i fogli sparsi per terra sulla scena del rapimento.

Il luogo della prigione non è noto, ma probabilmente è un appartamento entro Roma con confort e servizi igenici, deduzione dai risultati dell'autopsia, la sabbia trovata nel risvolto dei pantaloni fu un tentativo di depistaggio suggerito dai manuali di guerriglia. L'appartamento di via Gradoli, utilizzato come base dal "ing. Borghi", ossia da Mario Moretti, venne velocemente abbandonato, dopo esser stato ripulito, quando fu evidente che la perdita d'acqua del rubinetto, che proseguiva da tempo ed era tamponata con secchi, non era aggiustabile in forma clandestina.

Le telefonate brigatiste fatte verso amici e intimi di Moro sono otto a cui si deve aggiungere la nona indicante il luogo dove trovare il cadavere, le voci dei brigatisti sarebbero 5 o 6. Per quanto le voci parlino di una sessantina di lettere scritte da Moro, le sue lettere dovrebbero essere circa la metà, di cui 21 rese pubbliche, quelle trovate nel covo di via Nevoso a Milano sono 27, tra quelle secretate vi sono quelle per Paolo VI, Kurt Waldheim segretario dell'ONU, Enrico Berliguer; viene ricordato il suo giudizio di piena responsabilità della DC per la sua morte, per comportamento "assurdo e incredibile" nella lettera testamento inviata alla moglie.

I comunicati brigatisti sono scritti con due diverse macchine IBM aventi diverse testine rotanti, nonostante inizialmente avessero comunicato che avrebbero mantenuto l'utilizzo di una stessa macchina da scrivere.

Il 17 febbraio 1980 pubblicò l'articolo “Cinque segreti su Moro e dintorni”, in cui scriveva di essere stato messo al corrente che, durante la sua prigionia, Moro avrebbe ricevuto dei documenti prelevati dal suo studio, fatto che avrebbe fortemente irritato Cossiga, che una sua figlia si fosse a Bologna per chiedere a un magistrato di assumere la difesa del padre durante il processo popolare a cui le BR lo stavano sottoponendo; questi fatti, se autentici confermerebbero che effettivamente esisteva il cosiddetto "canale di ritorno" delle comunicazioni verso le BR durante il sequestro [12].

Il 4 novembre 1982 Scialoja fu chiamato a deporre all'udienza dibattimentale del processo Moro rivelando che il suo informatore fosse stato il professor Stefano Silvestri, dirigente dello IAI (Istituto Affari Internazionali), e tra gli esperti prescelti da Cossiga per costituire il Comitato ristretto per la gestione della crisi durante il sequestro, fatto che fu sostanzialmente confermato in aula l'8 novembre quando il giornalista fu messo a confronto con Silvestri[12][13].

Intervista a Renato Curcio e libro

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Nel 1992, al termine degli anni di piombo, il fondatore delle BR Renato Curcio, che stava scontando in carcere le condanne ricevuta dai processi, decise di rendere pubbliche le motivazioni che lo spinsero alla lotta armata, assieme a dettagli della sua vita, per fare ciò si fece intervistare da Scialoja e quindi assieme scrissero il libro "A viso aperto" che sarà dato alle stampe nel 1993[14], a cui seguiranno ristampe e anche traduzioni dello stesso in francese, tedesco e spagnolo.


https://patrimonio.archivio.senato.it/documenti/search/result?persone=Scialoja+Mario

https://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno65.htm

https://storiaglocale.com/tag/mario-scialoja/

https://www.fotoa3.it/event/it/1/159610/MARIO+SCIALOJA+GIORNALISTA+ALESSANDRO+PANAGULIS

http://www.instoria.it/home/intervista_brigate_rosse.htm

https://www.ilgiornale.it/news/cultura/ecco-intellettuali-sedotti-terrorismo-simpatie-e-silenzi-1011183.html

https://www.radioradicale.it/scheda/120667/commissione-parlamentare-dinchiesta-sul-terrorismo-in-italia-e-sulle-cause-della

https://books.google.it/books?id=8uq-EAAAQBAJ&pg=PA230&lpg=PA230&dq=Mario+Scialoja&source=bl&ots=36PTi9wkn-&sig=ACfU3U3_EUEWXBEyv90ulJ-kyAAXjclQRQ&hl=en&sa=X&ved=2ahUKEwidyqXkxb-EAxXvavEDHX83DNY4ggEQ6AF6BAgDEAM#v=onepage&q=Mario%20Scialoja&f=false

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/39-39-seconda-repubblica-nata-ldquo-distruzione-270455.htm

https://books.google.it/books?id=C6xyCwAAQBAJ&pg=PA45&dq=Mario+Scialoja&hl=en&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwjmkpXZx7-EAxUU_AIHHVhbC-UQ6AF6BAgVEAI#v=onepage&q=Mario%20Scialoja&f=false

https://books.google.it/books?id=u8NaszqH1d0C&pg=PA340&dq=Mario+Scialoja&hl=en&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwjmkpXZx7-EAxUU_AIHHVhbC-UQ6AF6BAgHEAI#v=onepage&q=Mario%20Scialoja&f=false

https://books.google.it/books?id=vUwAEAAAQBAJ&pg=PT207&dq=Mario+Scialoja&hl=en&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwj3ls_7yL-EAxWFSPEDHQ7gC5Q4FBDoAXoECA0QAg#v=onepage&q=Mario%20Scialoja&f=false

https://books.google.it/books?id=vCJREAAAQBAJ&pg=PP30&dq=Mario+Scialoja&hl=en&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwj3ls_7yL-EAxWFSPEDHQ7gC5Q4FBDoAXoECAUQAg#v=onepage&q=Mario%20Scialoja&f=false

https://www.rivisteweb.it/doi/10.7375/71295

https://journals.openedition.org/diacronie/5162

  1. ^ Albo unico nazionale dell'Ordine dei giornalisti, su odg.it. URL consultato il 23 febbraio 2024.
  2. ^ Associazione Amici di Toti Scialoja, Toti Scialoja, su https://totiscialoja.it/. URL consultato il 26 febbraio 2024.
  3. ^ a b Mario Scialoja, Io c’ero a Piazza Fontana, su Armando Pepe (a cura di), https://storiaglocale.com/, 12 dicembre 2022. URL consultato il 28 febbraio 2024.
  4. ^ Giampaolo Bultrini e Mario Scialoja, La battaglia di Valle Giulia, su https://temi.repubblica.it/, 10 marzo 1968. URL consultato il 22 febbraio 2024.
  5. ^ Camilla Cederna, https://temi.repubblica.it/espresso-il68/1969/12/21/una-bomba-contro-il-popolo/?h=2, su https://temi.repubblica.it/, 21 dicembre 1969. URL consultato il 28 febbraio 2024.
  6. ^ Paola Staccioli (a cura di), Intervista di Mario Scialoja (“l’Espresso”) alle BR, su sebbenchesiamodonne.it. URL consultato il 26 febbraio 2024.
  7. ^ a b Armando Pepe (a cura di), Ustica: la versione di Mario Scialoja, su https://storiaglocale.com/, 4 settembre 2023. URL consultato il 29 febbraio 2024.
  8. ^ Stefano Zorba, Viene emesso il comunicato n°7 delle Brigate Rosse sul sequestro D’Urso, in merito all’omicidio Galvaligi del giorno prima. La magistratura romana dispone l’arresto di Mario Scialoja, giornalista dell’Espresso., su https://www.albadeifuneralidiunostato.org/. URL consultato il 23 febbraio 2024.
  9. ^ LA LEZIONE DI D' URSO, in La Repubblica, 28 settembre 2009. URL consultato il 23 febbraio 2024. Ospitato su https://ricerca.repubblica.it/.
  10. ^ SENATO DELLA REPUBBLICA CAMERA DEI DEPUTATI (a cura di), Relazione della commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di via Fani sul sequestro e l'assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia, in VIII Legislatura, Doc. XXIII n. 5 Volume Primo, Roma, 29 giugno 1983, p. 167. URL consultato il 29 febbraio 2024 (archiviato dall'originale).
  11. ^ Gero Grassi (a cura di), L’ESPRESSO – Libro Bianco Sul Caso Moro – 1 Novembre 1978, su https://gerograssi.it/. URL consultato il 2 marzo 2024.
  12. ^ a b Andrea Guidi, Uno strano messaggio "dalla prigione del popolo", su sedicidimarzo.org, 7 dicembre 2020. URL consultato il 29 febbraio 2024.
  13. ^ 79 1ª Corte d'Assise di Roma: processo Moro 9 Udienza dell'8 novembre 1982, Confronto tra Mario Scialoja e Stefano Silvestri p. 461 (s.d.), su patrimonio.archivio.senato.it, ARCHIVI DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI DI INCHIESTA. URL consultato il 29 febbraio 2024 (archiviato dall'url originale).
  14. ^ A viso aperto. Memorie e desideri del fondatore delle Brigate Rosse. Intervista di Mario Scialoja, su http://www.archivio900.it/. URL consultato il 26 febbraio 2024.
  • Renato Curcio e Mario Scialoja, A viso aperto Vita e memorie del fondatore delle BR, Mondadori, 1995 [1993].
  • (FR) Renato Curcio e Mario Scialoja, A visage découvert, Lieu Commun, 1993 [1993].
  • (ES) Renato Curcio e Mario Scialoja, Renato Curcio - A cara descubierta, Txalaparta, 1994 [1994].
  • Mario Scialoja (a cura di), Il '68 Voci e storia di quell'anno incredibile Documenti e voci in 6 dischi flexi 33 giri (stampa 1980), collana allegato al settimanale L'Espresso n. 46 del novembre 1980 con 6 dischi flexi 33 giri, L'Espresso, 1980.
  • (DE) Mit offenem Blick: ein Gespräch zur Geschichte der Roten Brigaden in Italien, ID-Verlag, 1997 [1997].

Collegamenti esterni

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