Utente:Biscarlo/Sandbox

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Con il termine Pentapartito si è soliti indicare la coalizione di ciqnue partiti che hanno retto il governo in Italia tra il 1981 e il 1991. I partiti che formavano questa coalizione erano nello specifico:

Con la nascita del Pentapartito l'Italia tornò a sperimentare, dopo la fase della cosiddetta solidarietà nazionale, una formula di governo basata sull'accordo di governo tra democrastiani e socialisti, cui si unirono i partiti laici minori. Questa formula di governo introdusse alcune novità sostanziali nel quadro politico nazioanle: innanzitutto venne riconosciuto un maggior equilibrio nell'assegnazione degli incarichi di governo tra democristiani e rappresentanti dei quattro partiti minori alleati (Psi, Psdi, Pli e Pri); inoltre fu accettato il principio dell'alternanza alla guida del governo tra esponenti di partiti diversi. Fu in questo periodo, quindi, che nacquero i primi esecutivi a guida non democristiana, con la nomina a Presidente del Consiglio di Giovanni Spadolini e Bettino Craxi, rispettivamente segretari del PRI e del PSI.

L'esperienza della coalizione pentapartitica terminò nel 1991 quando, a seguito della nascita del settimo governo Andreotti, il PRI decise di collocarsi all'opposizione del nuovo esecutivo (da allora definito Quadripartito).


La crisi politica seguita alla fine dei governi di solidarietà nazionale, che videro tra il 1976 e il 1979 un coinvolgimento del PCI nella maggioranza, non trovò immediatamente una soluzione dopo le elezioni del 3 giugno 1979. Il nuovo governo guidato da Francesco Cossiga era infatti privo di una maggioranza parlamentare autonoma e, da un punto di vista politico, scontava le divizioni interne alla DC tra quanti ritenevano indispensabile tornare a un accordo organico con il PSI e quanti, invece, sostenevano la necessità di continuare il dialogo con il PCI[1].

Il quadro iniziò a divenire più chiaro dopo il XIV Congresso della Democrazia Cristiana del febbraio 1980: le correnti moderate del partito si imposero sulle sinistre interne, portando così il partito di maggioranza relativa su una linea di chiusura al PCI e di nuova apertura ai socialisti[2]. Allo stesso tempo, Bettino Craxi riuscì a rafforzare la sua leadership autonomista nel PSI, marginalizzando le posizioni di quanti volevano ritornare a un accordo organico con il PCI.

Dopo un le brevi esperienze dei governi di Cossiga e Forlani, il 28 giugno 1981 nacque ufficilamente il primo esecutivo che comprendeva tutte le forze del cosiddetto Pentapartito. Alla guida di questa compagine fu posto il segretario repubblicano Giovanni Spadolini, preferito ad altri esponenti democristiani dopo le polemiche legate allo scandalo della loggia P2. Nonostante una maggioranza parlamentare sulla carta decisamente solida, l'esperienza di governo di Spadolini si concluse dopo poco più di 500 giorni, quando le divergenze e le polemiche politiche tra i principali partener di governo divennero insostenibili.

Il nuovo governo di Amintore Fanfani

Il Pentapartito nacque nel 1981 quando, in un camper, mentre si svolgeva il congresso del PSI, venne siglato un accordo, detto "patto del camper", fra il DC Arnaldo Forlani e il segretario del PSI, Bettino Craxi, il tutto con la "benedizione" di Giulio Andreotti, tanto che il patto venne chiamato anche "CAF" (cioè Craxi-Andreotti-Forlani). Con questo accordo, la DC riconosceva pari dignità ai cosiddetti "partiti laici" della maggioranza (cioè il Partito Socialista Italiano, il Partito Socialista Democratico Italiano, il Partito Liberale Italiano e il Partito Repubblicano Italiano) ai quali veniva inoltre garantita l'alternanza della provenienza politica dei leader della coalizione, che non sarebbero più stati solo democristiani (in seguito infatti ottennero la Presidenza del Consiglio anche il repubblicano Giovanni Spadolini, che fu il primo Presidente del Consiglio non democristiano, e il socialista Craxi). Con la nascita del Pentapartito venne definitivamente allontanata la possibilità dell'allargamento della maggioranza nei confronti del Partito Comunista Italiano. La Democrazia Cristiana rimase comunque il partito guida della coalizione, rimase il partito più votato e riuscì più volte ad impedire che esponenti dei partiti laici diventassero Presidenti del Consiglio (De Mita oppose, ad esempio, un veto continuo nei confronti di Craxi).

Altre fonti, invece, sostengono che il "patto del camper" sia stato stipulato soltanto nel 1989, in un parcheggio dell'Ansaldo di Milano, dove si svolgeva il Congresso del Partito Socialista Italiano, tra Craxi, Forlani e Andreotti. Il patto avrebbe previsto un intero percorso che sarebbe iniziato con la caduta del Governo De Mita e la formazione di un esecutivo di passaggio a guida democristiana, per culminare in un altro governo Craxi, quando si libererà la poltrona del Quirinale dove è prevista l'investitura o di Andreotti o di Forlani. Scalfari nel luglio 1989 lo definirà "un accordo di regime".

I governi del Pentapartito

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I governi del Pentapartito al suo completo (quindi DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) furono in tutto 6: il governo Spadolini I (giugno 1981-agosto 1982), il governo Spadolini II (agosto 1982-dicembre 1982), il governo Craxi I (agosto 1983-agosto 1986), il governo Craxi II (agosto 1986-aprile 1987), il governo Goria (luglio 1987-aprile 1988), il governo De Mita (aprile 1988-luglio 1989), e il governo Andreotti VI (luglio 1989-aprile 1991). A questi governi si possono aggiungere anche i Governi Fanfani V (dicembre 1982-agosto 1983), Fanfani VI (aprile-luglio 1987), che tuttavia non furono composti da tutti i partiti della coalizione. Nello specifico il Fanfani V non ebbe esponenti del PRI, mentre il Fanfani VI fu un monocolore DC. Gli altri partiti, tuttavia, sostenevano il governo in Parlamento. In totale sono ben 9 governi, dal 1981 al 1991.

Litigiosa com'era, la coalizione era destinata ad una fine rapida, che di fatto avvenne nel 1991, quando il PRI uscì dalla coalizione senza più rientrarvi. Ne nacque il governo Andreotti VII (durato fino al 1992). Questa coalizione di governo appartiene al periodo crepuscolare della cosiddetta Prima Repubblica in Italia, stagione conclusasi con l'inchiesta mani pulite condotta dalla Procura della Repubblica di Milano, che coinvolse numerosi esponenti politici e praticamente quasi tutti i leader nazionali dei partiti che componevano il pentapartito: Giulio Andreotti, Arnaldo Forlani, Ciriaco De Mita, Paolo Cirino Pomicino (DC), Bettino Craxi (PSI), Renato Altissimo, Francesco De Lorenzo (PLI), Giorgio La Malfa (PRI) e molti altri ancora, con la sola importante eccezione di Giovanni Spadolini, che non ebbe mai imputazioni a suo carico.

Questa fase della democrazia italiana è nota come tangentopoli: in particolare, ha determinato le dimissioni del I governo Amato, falcidiato dalle comunicazioni giudiziarie, appena dopo il referendum abrogativo del 18 e 19 aprile 1993, che aveva ad oggetto la legge elettorale in senso proporzionale del Senato.

Successivamente il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro incaricò della formazione del Governo il Governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, col mandato di contrastare la grave crisi economica e riscrivere la legge elettorale. Venne approvata una legge elettorale in senso prevalentemente maggioritario sia per la Camera sia per il Senato. Si tornò alle urne nel 1994 al fine di individuare il riposizionamento dei partiti alla luce della nuova legislazione elettorale (la quale fu applicata ancora solo nel 1996 e, per l'ultima volta, nel 2001).

  1. ^ Simona Colarizi, Gli anni Ottanta come storia, Rubettino, 2004, pag. 82
  2. ^ Agostino Giovagnoli, Il partito italiano: la Democrazia Cristiana dal 1992 al 1994, Laterza, Bari 1996, pag. 202

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