Utente:Arkytech/Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Sora

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Convento dei Padri Passionisti (Sora)
Facciata della chiesa di S. Maria degli Angeli
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Lazio
LocalitàSora
ReligioneChiesa cattolica
TitolareS. Maria degli Angeli
Stile architettonicoNeoclassico-barocco
Inizio costruzioneXV secolo

Storia e caratteristiche architettoniche[modifica | modifica wikitesto]

La realizzazione dell'attuale complesso conventuale dei Padri Passionisti e la Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Sora interessò gli ultimi anni del 1500. La conclusione della chiesa avvenne nel 1601, come testimoniato dalla data scolpita sull'architrave del portale d'ingresso della chiesa stessa. L'edificio di culto ed il convento di cui è parte integrante sorsero per volontà del cardinale Cesare Baronio che tuttavia non poté vedere la fine della loro costruzione[1].

Il complesso, che nel tempo ha subito molteplici mutazioni, fu edificato con il contributo economico dello stesso Baronio, con le offerte della popolazione sorana e i contributi del Comune. A sugellare ciò sono posti: a destra del portale d'ingresso in alto lo stemma del Card. Baronio, attribuito alla famiglia Barone (onde in latino Baronius) a cui Ferdinando II re di Sicilia conferì nobiltà con decreto dell'8 febbraio 1497; a sinistra è collocato lo stemma del Comune di Sora, ove si legge in latino: “La devotissima città di Sora, col divino aiuto, condusse a termine, dalle fondamenta, questa abitazione 1610”[2].

Ulteriori lavori furono eseguiti nel 1840-1842 per ampliare le parti del convento, con la realizzazione di una nuova ala e la realizzazione del campanile, al fine di rendere la struttura idonea ad ospitare i Padri Passionisti[3].

In seguito i Passionisti intervennero nuovamente sul fabbricato aggiungendo un altro piano per accogliere i chierici in formazione[4].

Nel 1854 fu realizzato un coro sopra i fornici del portico modificando in tal modo la facciata originaria della chiesa. Per l'occasione furono realizzati anche adattamenti che interessarono l'interno della chiesa, nelle cappelle e nella pavimentazione[5].

Inizialmente il convento fu sede dei Padri Cappuccini, venuti a Sora nel 1600, sempre per volontà del Card. Baronio[6][7]. Una piccola campanella, collocata oggi all'ingresso del convento porta la data del·1640 e serviva per richiamare i fedeli alle funzioni liturgiche con il motto: “Ave grathia plena", in assenza del campanile che fu realizzato solo successivamente. Nel cortile interno del convento è posto un arco in pietra che porta incisa la data 1739.
I padri Cappuccini, come tanti altri religiosi furono costretti a lasciare la sede convettuale sorana nel 1810-1814 per soppressione napoleonica, non facendo più ritorno da allora[8].
Dopo una breve gestione dei padri Alcantarini che avvenne attorno al 1821-1822[9], la struttura fu abbandonata per qualche tempo per essere infine affidata ai padri Passionisti che ne presero definitivo possesso il 6 marzo 1842[10].

Dal 1862 al 1866 il convento fu requisito dai Piemontesi ed incamerato nei beni del demanio per essere adibito a caserma militare; dal 1867 al 1896 il piano superiore fu adibito ad ospedale, mentre ai padri Cappuccini, considerati ospiti, fu concessa la possibilità di essere cappellani[11]. Successivamente fu ripristinata l'antica destinazione conventuale e i Pp. Passionisti poterono tornare in possesso degli spazi precedentemente requisiti e svolgere pienamente le loro attività pastorali.
In tempi recenti (1969), per assecondare tra l'altro la venerazione dei sorani a San Gabriele, fu realizzata la cappella appunto a San Gabriele dell'Addolorata[12].

La facciata principale esterna della chiesa, di gusto neoclassico, è rivestita in lastre di travertino bianco ed è dotata di un insolito porticato a 5 arcate. La facciata, rimaneggiata a più riprese nel tempo, è costituita attualmente da un corpo centrale, leggermente avanzato rispetto ai due corpi laterali più bassi.
La porzione centrale a due livelli è sormontata da un timpano mentre il registro inferiore è caratterizzato da tre archi a tutto sesto per l’accesso al porticato; il secondo registro presenta quattro paraste lisce che sostengono il timpano sommitale ove la cornice orizzontale risulta interrotta per l’inserimento di uno scudo ovale lapideo con l'emblema della congregazione. Tra le coppie di paraste è presente un finestrone centrale rettangolare dotato di timpano arcato e mensola parapetto sostenuta da una coppia di volute.
Le porzioni laterali presentano rispettivamente, al primo livello, un arco a tutto sesto per l’accesso al porticato con sovrapposta finestra rettangolare dotata di cornice perimetrale.
Internamente la chiesa è costituita da un’aula a campata unica con volta a botte decorata, sulla quale affacciano tre cappelle: due a pianta quadrata sulla parete di destra ed una più piccola a pianta rettangolare sulla parete di sinistra.
Appena varcata la soglia d’ingresso è presente un vestibolo su cui insiste la cantoria con l’organo a canne. L'assetto planimetrico della chiesa è stato recentemente modificato (1969), con l'aggiunta di un'aula, destinata alla venerazione di San Gabriele dell'Addolorata, alla quale si accede dalla prima cappella di destra.
In questa nuova aula è collocata una statua di San Gabriele e sulla parete laterale campeggia un dipinto "sulla via del Sepolcro"[13], a firma del pittore contemporaneo Michele ROSA di Sora.
Sulle due pareti laterali della seconda cappella di destra sono presenti due grandi dipinti su tela di autore ignoto dell'inizio del XIX secolo, mentre al centro è collocata una seconda statua di San Gabriele. Sulla parete di fondo della cappella posta sulla parete di sinistra campeggia un Cristo in croce probabilmente del XVI secolo.
L’altare maggiore di gusto settecentesco, leggermente sopraelevato, incornicia quattro opere pittoriche coeve tra cui la più grande, centrale, è la tela del pittore senese Francesco Vanni [14]. L'opera raffigura la Madonna (Santa Maria degli Angeli) circondata da angeli, commissionata dallo stesso Card. Baronio [15]. Ai suoi lati in basso sono raffigurati, a sinistra, San Francesco e, a destra, Santa Restituta patrona di Sora. Tra i due santi è raffigurata la città di Sora turrita, così com'era nel XVII secolo e costituisce una delle più antiche rappresentazioni iconografiche della città. La stessa tela senza la presenza di Santi fu commissionata dallo stesso Baronio ed ora conservata nella chiesa dei Ss. Nereo e Achilleo a Roma [16].

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ cfr. Comparelli, pp. 26;28
  2. ^ cfr. Comparelli, p. 26
  3. ^ cfr. Comparelli, p. 30
  4. ^ cfr. Comparelli, p. 32
  5. ^ cfr. Comparelli, p. 32
  6. ^ cfr. Comparelli, p. 25
  7. ^ cfr. Sassani, p. 6
  8. ^ cfr. Comparelli, p. 28
  9. ^ cfr. Comparelli, p. 28
  10. ^ cfr. Comparelli, p. 30
  11. ^ cfr. Comparelli, p. 33
  12. ^ cfr. Comparelli, p. 33
  13. ^ WebSite, [1]
  14. ^ cfr. Comparelli, p. 26
  15. ^ cfr. Comparelli, p. 26
  16. ^ cfr. Comparelli, p. 26

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]


Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]