Utente:AllegraFB/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

La Mostra del Barocco Piemontese 1937 è la grande mostra dedicata all’arte e architettura barocca in Piemonte, tenutasi dal 19 giugno 1937 al 5 dicembre 1937 nelle sedi di Palazzo Carignano e Palazzo Madama a Torino e nella Palazzina di caccia a Stupinigi[1]. Curata da Vittorio Viale, allora direttore dei Musei Civici di Torino – oggi Fondazione Torino Musei –, l’esposizione registra oltre duecentomila visitatori[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La Palazzina di caccia di Stupinigi e Palazzo Madama, già sedi rispettivamente del Museo dell’Ammobiliamento dal 1926 e del Museo Civico d’Arte Antica dal 1930, non ospitarono la mostra vera e propria, ma con le loro collezioni permanenti rappresentavano il completamento di quanto esposto in Palazzo Carignano[3][4][5][6][7]. Qui, in 56 sale appositamente allestite al primo piano nobile, veniva presentata un’ampia varietà di oggetti di pittura, scultura, architettura, disegni e incisioni, mobili e arredi sacri, arazzi e stoffe, oreficerie e argenti, ceramiche, monete, legature e libri per illustrare nella maniera più ampia possibile la produzione artistica del Seicento e del Settecento proveniente da tutto il territorio piemontese[8]. Gli appartamenti di mezzogiorno o meridionali, detti dei Principi, al pian terreno del corpo secentesco di Palazzo Carignano, facevano parte integrante dell’esposizione in quanto esempio concreto di residenza aulica, con sale decorate a intagli dorati e specchi e volte affrescate da Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino[2].

Il percorso di visita iniziava con la Peota, l’imbarcazione fatta costruire a Venezia da Carlo Emanuele III di Savoia per navigare sul fiume Po (oggi esposta presso le Scuderie Juvarriane della Reggia di Venaria Reale), per continuare con tre sale di introduzione che raccontavano la storia militare del ducato, poi regno, Sabaudo; la storia dei monarchi e della dinastia e le attività industriali. Si procedeva con la sezione della mostra dedicata al Seicento: le sale di pittura, con opere di Bartolomeo Caravoglia, Giovanni Antonio Molineri, Nicolò Musso, Antonio d'Errico detto Tanzio da Varallo; di scultura, con esemplari di Carlo Beretta, detto il Berrettone, e Tommaso Carlone; la sala ceramiche, con la maggior parte dei pezzi provenienti dalle collezioni del Museo Civico di Arte Antica di Torino; la sala argenti e quella dedicata all’arredo sacro offrivano un panorama analitico e vario, mentre le sale ambientate, tra cui la completa ricostruzione della farmacia e del laboratorio dall’Ospedale S. Giovanni di Torino, proponevano una visione di insieme e di contesto, che spezzava la sequenzialità e il rischio di monotonia[2].

La mostra raggiungeva il suo apice con gli spazi dedicati all'architettura del Seicento e del Settecento: disegni e ingrandimenti fotografici di progetti e di palazzi realizzati fornivano un ampio excursus sulla produzione di Guarino Guarini e dei suoi contemporanei, di Filippo Juvarra e dei successori. All'architetto messinese erano riservate due intere sale che ne illustravano la carriera dagli esordi romani, di cui si proponevano disegni originali, ai progetti per Como, Caravaggio e Mafra, riprodotti in fotografia[9]. Per la prima volta venivano riuniti ed esposti in una grande teca undici album di disegni autografi, tra cui quelli del Museo Civico d'Arte Antica di Torino e alcuni esemplari dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Il tema della scenografia, già accennato nelle sale di architettura con l'esposizione di disegni, trovava declinazione autonoma in una sala a pianta circolare ricavata dalla grande aula una volta destinata a sede della Camera Italiana: qui la ricostruzione di cinque teatrini ad opera di Renato Testi, scenografo del Teatro Regio di Torino, sintetizzava il clima delle feste e del teatro di corte, da Giovanni Tommaso Borgonio a Juvarra a Fabrizio Galliari[2][10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marziano Bernardi, La grande Mostra di Palazzo Carignano. Due secoli d'arte piemontese, in La Stampa, 18 giugno 1937, p. 6.
  2. ^ a b c d Sara Abram, La mostra del Barocco piemontese del 1937, in Michela di Macco, Giuseppe Dardanello (a cura di), Fortuna del Barocco in Italia. Le grandi mostre del Novecento, Gneova, SAGEP, 2019, pp. 5-33, ISBN 978-88-6373-634-2.
  3. ^ Maria Beatrice Failla, Stupinigi da residenza sabauda a «Museo di vita». Ambientazioni, arti decorative, fortuna del Settecento a Torino negli anni fra le due guerre, in Edith Gabrielli (a cura di), La Palazzina di Caccia di Stupinigi, Firenze, Casa Editrice Leo S. Olschki, 2014, pp. 161-182, ISBN 978-88-222-6260-8.
  4. ^ Vittorio Viale, I Musei Civici nel 1930, in Torino. Rivista mensile municipale, n. 3, 1931.
  5. ^ Vittorio Viale, I Musei Civici nel 1931, in Torino. Rivista mensile municipale, n. 10, 1932.
  6. ^ Vittorio Viale, Sulla sistemazione del Museo d’Arte Antica a Palazzo Madama, in Bollettino della Società piemontese di Archeologia e Belle Arti, 1932.
  7. ^ Vittorio Viale, I Musei Civici nel 1932, in Torino. Rivista mensile municipale, n. 9, 1933.
  8. ^ Marziano Bernardi, La mostra del barocco a Palazzo Carignano: spirito e forme dell’arte piemontese nel Seicento e Settecento,, in Torino. Rivista mensile municipale, n. 8, 1937, pp. 3-15.
  9. ^ Chierici Umberto, Appunti sull'architettura alla mostra del barocco piemontese, in Palladio, n. 2, 1938, pp. 55-62.
  10. ^ Arnaldo Rava, Torino: la mostra del barocco piemontese, in Palladio, n. 2, 1938, p. 34.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]