Tre donne (Boccioni)

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Tre donne
AutoreUmberto Boccioni
Data1909 - 1910
Tecnicaolio su tela
Dimensioni180×132 cm
UbicazioneBanca Commerciale Italiana, Milano

Tre donne è un dipinto dell'artista italiano Umberto Boccioni, eseguito tra il 1909 e il 1910.[1] Questo dipinto è un olio su tela, eseguito con lo stile del divisionismo.[2] Il divisionismo si riferisce alla divisione effettiva dei colori creando tratti di pennello separati anziché linee lisce e uniformi.[3] Nel dipinto si trovano tre figure, una delle quali è la madre di Boccioni Cecilia, a sinistra, un'altra è sua sorella Amelia, a destra, e il terzo è Ines, la sua amante, al centro.[4][5]

Transizione[modifica | modifica wikitesto]

L'insegnante e ritrattista d'arte Giacomo Balla ha introdotto Boccioni negli stili pittorici del divisionismo.[6] Secondo la Deutsche Bank e la Fondazione Solomon R. Guggenheim, il divisionismo, emerso nel Nord Italia alla fine del 1880, era il "metodo di pittura [che] era caratterizzato dalla giustapposizione di tratti di pigmento per creare l'effetto visivo di un singolo colore intenso".[3] Questi tratti individuali variano sulla superficie della tela, assomigliando a fili "filamentosi".[7] I divisionisti credevano anche in una maggiore luminosità nei loro dipinti.[7] Mentre Boccioni stava passando dal divisionismo al futurismo, lottò per cambiare i suoi soggetti artistici pre-futuristici. Questo perché il tipico divisionismo descrive il lavoro rurale, la tranquillità, la bellezza e il paesaggio. Quando Boccioni iniziò a disegnare dipinti futuristici, tra cui scene industrializzate e modernità urbana, diede un taglio netto con i soggetti precedenti.[2] Il divisionismo italiano utilizza una varietà dello spettro di colori per applicare la vernice in vari punti e tratti. Tuttavia, il divisionismo varia da artista a artista; non ci sono linee guida. Qualche volta tra il 1909 e il 1910, Boccioni conobbe Fillipo Tommaso Marinetti, il primo formulatore futurista.[8] Questi due uomini, insieme a Carlo Carra, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, decisero di creare il Manifesto tecnico dei pittori futuristi.[9] Questo manifesto descrive le teorie che compongono il futurismo e le linee guida che fanno proprio questo un dipinto futuristico.[9]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Tre donne è uno dei dipinti di Umberto Boccioni che raffigurava la sua trasformazione dallo stile divisionista a quello futuristico. Tre donne è un dipinto che ritrae un'emozione pura, con calma e intimità.[4] I volti delle figure nel dipinto sono caratterizzati da toni malinconici. Questo dipinto è classificato come un dipinto di divisionismo, tuttavia al suo interno esiste uno stile futuristico. Il modo in cui la luce entra nella stanza e cade sulle figure è un esempio di come questo dipinto contenga sia divisionismo che futurismo. Una caratteristica del futurismo risiede anche nei tratti variabili e visibili. Questo aspetto del futurismo è estremamente evidente in questo dipinto; si vede negli abiti e nei capelli delle donne, nella luminescenza, nelle pareti sullo sfondo, nel letto, nei volti e nella pelle.[10] Inoltre, la luminescenza sopra menzionata, come dice Maurizio Calvesi nel 1967, potrebbe essere in relazione con i concetti di Einstein sulle proprietà fisiche della luce, aggiungendo un altro aspetto futuristico a Tre donne.[11] Secondo Ester Coen, Tre donne "segna un momento di transizione nel lavoro dell'artista, il ponte dalla periferia di Milano alla visione idealistica de La città che sale".[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Coen e Calvesi, p. xxiii.
  2. ^ a b Poggi, p. 66.
  3. ^ a b (EN) Boccioni - Exhibition Overview, su Guggenheim.org, 25 gennaio 2004. URL consultato il 24 agosto 2022.
  4. ^ a b Braun, p. 24.
  5. ^ a b Coen e Calvesi, p. 41.
  6. ^ Coen e Calvesi, p. xiv.
  7. ^ a b Fraquelli.
  8. ^ Coen e Calvesi, p. xx.
  9. ^ a b Rainey, Poggi e Wittman.
  10. ^ Poggi, p. 75.
  11. ^ * (EN) Maurizio Calvesi. 2008 Balzan Prize for the Visual Arts since 1700, su balzan.org, Fondazione Internazionale Premio Balzan. URL consultato il 25 agosto 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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