The Rising Tour

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The Rising Tour
Tour di Bruce Springsteen
AlbumThe Rising
InizioEast Rutherford
7 agosto 2002
FineNew York
4 ottobre 2003
Spettacoli120
Cronologia dei tour di Bruce Springsteen
Reunion Tour
(2000)
Vote for Change Tour
(2004)

The Rising Tour è la tournée mondiale di Bruce Springsteen e la E Street Band intrapresa tra il 2002 e il 2003, in concomitanza con la pubblicazione del suo album The Rising.

Preparazione[modifica | modifica wikitesto]

La fase preliminare del tour si svolse tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto del 2003 alla Convention Hall, teatro storico di Asbury Park, con una serie di prove riservate e alcune prove generali in parte aperte a un pubblico selezionato.[1]

Con molte canzoni scritte come riflessione sulle conseguenze della tragedia delle Torri Gemelle di New York, la promozione dell'album The Rising, il primo con la E Street Band dopo diciotto anni, coinvolse Bruce Springsteen più di quanto gli fosse accaduto in passato. Vi si dedicò in maniera decisa cercando di far conoscere il disco a quanta più gente possibile: lo considerava più un fatto personale che una mera questione di affari. Normalmente persona molto riservata, Springsteen accettò di mostrarsi pubblicamente più di quanto gli fosse accaduto in passato. Per questo, nelle settimane che precedettero l'uscita del disco e l'inizio del tour, rilasciò varie interviste per la stampa, intervenne spesso come ospite nei talk show e si esibì con la E Street Band in alcune trasmissioni televisive. Realizzò anche una lunga intervista condotta da Ted Koppel che venne suddivisa in diverse puntate all'interno della sua trasmissione di seconda serata, Nightline per la ABC. Il 30 luglio 2002, giorno di uscita dell'album, fu ad esempio protagonista del programma mattutino Today della NBC. La trasmissione ebbe luogo a Asbury Park, considerata la città di adozione di Springsteen e luogo dove il cantautore aveva mosso i suoi primi passi e a cui aveva dedicato la copertina e il titolo del suo primo disco. Durante il programma Springsteen e la E street Band si esibirono dal vivo in diretta dalla Convention Hall dove si stavano svolgendo le prove per l'imminente tour mondiale. Due giorni dopo lui e il gruppo apparvero al Late Show with David Letterman suonando dal vivo due brani tratti dal nuovo disco.[1][2] In agosto parteciparono agli MTV Video Music Awards e in ottobre al Saturday Night Live.[3]

Anche la struttura del tour, il più pubblicizzato della carriera del cantautore, fu pensata per promuovere in modo capillare il nuovo disco. A differenza del precedente Reunion Tour, caratterizzato da concerti che si svolgevano spesso per più serate consecutive nello stesso luogo, per il The Rising Tour fu invece scelto di realizzare tappe di una sola serata in ogni città, anche a scapito del potenziale afflusso di pubblico e con richieste di biglietti che superavano di gran lunga la disponibilità.[2] Alla Continental Airlines Arena di East Rutherford, il palazzetto del New Jersey considerato la sua "casa" dove tre anni prima si erano tenuti 15 concerti consecutivi di fronte a oltre 300 000 persone, Springsteen si esibì per una sola sera, la prima del tour, per poi spostarsi immediatamente in una nuova località. Analogamente vi fu un unico concerto, qualche giorno dopo, al Madison Square Garden di New York, altro impianto dove un passato aveva realizzato molti spettacoli in più serate consecutive.[1][4]

La strategia ebbe successo, così The Rising ottenne un notevole successo e divenne l'album più venduto di Springsteen dai tempi di Tunnel of Love del 1987. Solo nell'estate del 2003, dopo quasi un anno ininterrotto di concerti e terminata la fase più intensa della promozione dell'album, Springsteen accettò di fermarsi più a lungo in uno stesso luogo, accogliendo l'enorme richiesta di biglietti che proveniva dagli appassionati nelle città dove godeva di maggior seguito e realizzando concerti nei grandi stadi di football americano e di baseball.[2]

Itinerario[modifica | modifica wikitesto]

La tournée iniziò il 7 agosto 2002 e proseguì con concerti singoli nelle arene al coperto in molte città maggiori degli Stati Uniti fino a ottobre. Subito dopo si trasferì oltre oceano per un breve giro in alcune delle principali città dell'Europa occidentale e quindi, a novembre, riprese nel Nord America fino a marzo del 2003, con una pausa invernale, ancora con un solo concerto per ognuna delle città visitate. In questa prima lunga fase del tour Springsteen tenne 52 concerti in altrettante località, in quella che fu definita una barnstorming[5] dal management del canatutore.[6][7] Dopo alcuni concerti in Australia e in Nuova Zelanda, il tour si trasferì in Canada. Quindi Springsteen ritornò in Europa con una tranche più lunga dove, per la prima volta nel tour, tenne fino a un massimo di due date consecutive nello stesso luogo e dove iniziò ad esibirsi prevalentemente negli stadi all'aperto, compresa l'ormai classica fermata allo stadio di San Siro a Milano. Dopo una breve pausa, il 15 luglio 2003 si tenne il primo di 10 concerti al Giants Stadium di East Rutherford, record per l'epoca. Fino a ottobre Springsteen tenne concerti negli stadi all'aperto, privilegiando intenzionalmente quelli dedicati al baseball. Infine il tour si concluse con tre date consecuti allo Shea Stadium di New York. In tutto durante la tournée furono tenuti 120 concerti in 84 città.[8][9]

Lo spettacolo[modifica | modifica wikitesto]

Le principali novità del tour rispetto a quello precedente furono l'esecuzione delle canzoni del nuovo album, che ebbero sempre un posto di rilievo nei concerti, e l'allargamento dell'organico dei musicisti con l'esordio della violinista Soozie Tyrell che si aggiunse ai membri storici della E Street Band. Amica di vecchia data di Patti Scialfa e di Lisa Lowell, con le quali aveva dato vita in passato a un trio vocale, partecipò come corista all'album di Springsteen Lucky Town del 1992 e poi come violinista in The Ghost of Tom Joad del 1995. In The Rising rivestì un ruolo di un certo rilievo, tanto da convincere il cantautore ad aggregarla al gruppo durante la tournée proprio per la necessità di avere il suo violino nei pezzi tratti dal disco.[1][2] Fu la seconda violinista nel gruppo dopo l'israeliana Suki Lahav che fece parte della E Street Band per pochi mesi a metà degli anni settanta.

Nella prima parte del tour Springsteen scelse una scaletta che fu sostanzialmente mantenuta immutata per diverse settimane. Aprivano di norma i concerti The Rising e Lonsome Day, entrambe uscite come singolo nel corso dell'anno. Seguiva una sequenza di brani del nuovo album intervallate da standard springsteeniani come Prove It All Night, Darkness on the Edge of Town, The Promised Land, Badlands e Two Hearts.[10] Il finale era di norma costituito dalle immancabili Born to Run e da Born in the U.S.A. che tornava ad essere eseguita in versione elettrica dopo che per anni era stata sentita solo in versione acustica. La canzone finale era di norma Land of Hope and Dream, composta per il Reunion Tour ma che al tempo era quella che apriva i concerti.[9] Springsteen arrivò a suonare durante lo stesso spettacolo fino a undici, delle quindici totali, canzoni di The Rising a dimostrazione dell'importanza che attribuiva al nuovo disco e comunque del gradimento del pubblico.[10]

Col passare del tempo Springsteen cominciò a presentare sempre più spesso canzoni tratte dal suo vasto repertorio e sue classiche cover pur mantenendo stabile la struttura della scaletta, inserendovi, ad esempio, alcuni pezzi suonati al pianoforte. Con la ripresa del 2003 iniziò abitualmente ad aprire i concerti con una canzone scelta a rotazione tra quelle del suo repertorio prima di The Rising, spesso Born in the U.S.A., e a concludere lo spettacolo con la hit Dancing in the Dark.[9]

Springsteen, per questo tour, abbandonò il tormentone della "messa gospel" e il suo ruolo di caricaturale predicatore che avevano caratterizzato i concerti del Reunion Tour e l'enfasi, non più necessaria, verso il ricongiungimento con la E Street Band, tanto che dalla scaletta scomparve Tenth Avenue Freeze Out e la presentazione veniva fatta durante la nuova Mary's Place, pezzo forte dei concerti insieme all'allegra Waitin' for a Sunny Day. Non abbandonò però l'abitudine di tenere brevi monologhi prima delle canzoni e di recitare scherzosi scetch in compagnia di Steven Van Zandt.[1][2]

Nel corso del tour, poi, iniziò stabilmente a fare dichiarazioni politiche o riferite alla sfera sociale. Come molti suoi compatrioti, Springsteen, pur accettando in qualche modo l'intervento americano in Afghanistan dopo gli attentati del settembre 2001, non si trovò d'accordo con la decisione del presidente statunitense Bush e della sua amministrazione di intraprendere la guerra a Saddam Hussein in Iraq. Nella presentazione della ritrovata versione elettrica di Born in the U.S.A., ad esempio, Springsteen diceva: «In origine ho scritto questa canzone pensando alla guerra in Vietnam. Stasera vorrei cantarla come una preghiera per la pace».[11] Le canzoni scritte dopo gli eventi dell'11 settembre iniziarono ad assumere una connotazione di denuncia politica quando iniziò la seconda guerra del Golfo.[12] Durante gli spettacoli negli stadi dell'estate 2003 era prevista una pausa durante i bis in cui Springsteen teneva un breve discorso che definiva «il mio messaggio di servizio pubblico» e nel quale sollecitava la platea a prestare attenzione a quello che il governo stava facendo con la scusa della sicurezza nazionale.[2] Presentando Land of Hope and Dream diceva:[13]

«Questo è il momento in cui faccio il mio piccolo annuncio di pubblica utilità. Ci sono persone di tutti i tipi e con diverse opinioni politiche che vengono ai nostri spettacoli e questo mi piace e noi diamo il benevenuto a chiunque. Sui giornali ci sono state ultimamente un sacco di domande sulla sincerità del nostro governo. Penso che possiate vedere che in passato sia le amministrazioni democratiche che quelle repubblicane in tempo di guerra si sono prese gioco della verità, e questo è sempre sbagliato. [...] La questione se siamo stati ingannati per la guerra in Iraq non è una domanda da conservatori o da liberali, ma è una questione americana, e la protezione della democrazia per la quale chiediamo ai nostri figli e le nostre figlie di morire è il nostro sacro credo come cittadini ed esigere responsabilità dai nostri leader è il nostro lavoro, questo è il modo americano. Faccio questo stasera sperando che la verità venga a galla e come preghiera per le nostre truppe in Iraq e la pace per il popolo iracheno.»

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

L'ingresso del Giants Stadium con un grande banner celebrativo per i 10 concerti sold-out del 2003.

Il successo del precedente tour del biennio 1999-2000, che aveva segnato il ritorno della E Street Band, era in parte dovuto alla nostalgia dei fan che volevano riascoltare le vecchie canzoni con il gruppo storico. I concerti del nuovo tour, invece, attrassero il pubblico, soprattutto quello più giovane, anche per la forza del nuovo lavoro di Springsteen. La gente andava ai concerti a sentire le canzoni di The Rising come era successo negli anni ottanta per Born in the U.S.A..[2]

Giudizi positivi sono furono espressi con riferimento al ruolo che il tour di Springsteen avrebbe avuto come risposta alle conseguenze degli attentati alle Torri Gemelle.[14] Il batterista della E Street Band Max Weinberg dichiarò in proposito: «Suonare per un paese che ha avuto così tanta paura dopo gli eventi dell'11 settembre ha reso il Rising Tour più di una serie di concerti rock. La gente ci guardava — in realtà guardava alla musica — per calmare il dolore. All'inizio sembrava che la responsabilità che ci era affidata fosse troppa. Come possono dei musicisti rock andare incontro a certe aspettative? Ma in qualche modo ce l'abbiamo fatta. In qualche modo il tour è stato un grande successo.»[15]

I concerti al Giants Stadium nell'estate del 2003 segnarono per l'epoca il record d'incasso per spettacoli di musica dal vivo. La richiesta di biglietti per i tre concerti inizialmente previsti per la metà di luglio fu tale da costringere gli organizzatori ad aggiungere prima altre quattro date, e poi, esauriti nuovamente in poche ore i posti disponibili, prevedere altre tre date a fine agosto.[4] Ai dieci concerti assistettero 566 560 spettatori per un incasso totale di 38,6 milioni di dollari, record che fu battuto solo dalla reunion dei Take That nel 2011 quando in otto concerti consecutivi allo stadio di Wembley furono venduti più di 623 000 bglietti.[16] Anche la tappa al Lincoln Filed di Filadelfia con 139 000 biglietti venduti e quella finale allo Shea Stadium di New York con 148 000, ebbero grande successo e si classificarono tra i più importanti eventi musicali dell'anno.[17]

The Rising Tour incassò complessivamente 221 milioni di dollari, fino a quel momento il maggior risultato nella storia del rock, con oltre 4 milioni di spettatori.[18] Fu superato dal Magic Tour nel 2008.[19]

Concerti[modifica | modifica wikitesto]

Data[8][9] Città Nazione Impianto
Prove generali
25 luglio 2002[20] Asbury Park Stati Uniti Convention Hall
26 luglio 2002[21]
30 luglio 2002[22]
2 agosto 2002[23]
5 agosto 2002[24] East Rutherford Continental Airlines Arena
America del Nord
7 agosto 2002 East Rutherford Stati Uniti Continental Airlines Arena
10 agosto 2002 Washington MCI Center
12 agosto 2002 New York Madison Square Garden
14 agosto 2002 Cleveland Gund Arena
15 agosto 2002 Auburn Hills The Palace of Auburn Hills
18 agosto 2002 Paradise Thomas & Mack Center
20 agosto 2002 Portland Rose Garden Arena
21 agosto 2002 Tacoma Tacoma Dome
24 agosto 2002 Inglewood The Forum
25 agosto 2002 Phoenix America West Arena
27 agosto 2002 San Jose Compaq Center
30 agosto 2002 Saint Louis Savvis Center
22 settembre 2002 Denver Pepsi Center
24 settembre 2002 Kansas City Kemper Arena
25 settembre 2002 Chicago United Center
27 settembre 2002 Milwaukee Bradley Center
29 settembre 2002 Fargo Fargodome
30 settembre 2002 Saint Paul Xcel Energy Center
4 ottobre 2002 Boston FleetCenter
6 ottobre 2002 Filadelfia First Union Center
7 ottobre 2002 Buffalo HSBC Arena
Europa
14 ottobre 2002 Parigi Francia Palais Omnisports de Paris-Bercy
16 ottobre 2002 Barcellona Spagna Palau Sant Jordi
18 ottobre 2002 Bologna Italia PalaMalaguti
20 ottobre 2002 Berlino Germania Velodrom
22 ottobre 2002 Rotterdam Paesi Bassi Ahoy Rotterdam
24 ottobre 2002 Stoccolma Svezia Ericsson Globe
27 ottobre 2002 Londra Inghilterra Wembley Arena
America del Nord
3 novembre 2002 Dallas Stati Uniti American Airlines Center
4 novembre 2002 Houston The Summit
12 novembre 2002 Cincinnati U.S. Bank Arena
14 novembre 2002 Lexington Rupp Arena
16 novembre 2002 Greensboro Greensboro Coliseum
19 novembre 2002 Birmingham BJCC Arena
21 novembre 2002 Orlando TD Waterhouse Centre
23 novembre 2002 Miami American Airlines Arena
24 novembre 2002 Tampa Ice Palace
2 dicembre 2002 Atlanta Philips Arena
4 dicembre 2002 Pittsburgh Mellon Arena
5 dicembre 2002 Toronto Canada Air Canada Centre
8 dicembre 2002 Charlotte Stati Uniti Charlotte Coliseum
9 dicembre 2002 Columbia Carolina Coliseum
13 dicembre 2002 Albany Pepsi Arena
16 dicembre 2002 Columbus Schottenstein Center
17 dicembre 2002 Indianapolis Conseco Fieldhouse
28 febbraio 2003 Duluth Arena at Gwinnett Center
2 marzo 2003 Austin Frank Erwin Center
4 marzo 2003 Jacksonville Jacksonville Coliseum
6 marzo 2003 Richmond Richmond Coliseum
7 marzo 2003 Atlantic City Boardwalk Hall
10 marzo 2003 Providence Dunkin' Donuts Center
11 marzo 2003 Rochester Blue Cross Arena
Oceania
20 marzo 2003 Melbourne Australia Docklands Stadium
22 marzo 2003 Sydney Sydney Cricket Ground
25 marzo 2003 Brisbane Brisbane Entertainment Centre
26 marzo 2003
28 marzo 2003 Auckland Nuova Zelanda Western Springs Stadium
America del Nord
9 aprile 2003 Sacramento Stati Uniti ARCO Arena
11 aprile 2003 Vancouver Canada Pacific Coliseum
13 aprile 2003 Calgary Pengrowth Saddledome
14 aprile 2003 Edmonton Skyreach Centre
18 aprile 2003 Ottawa Corel Centre
19 aprile 2003 Montréal Bell Centre
Europa
6 maggio 2003 Rotterdam Paesi Bassi Stadion Feijenoord
8 maggio 2003
10 maggio 2003 Ludwigshafen Germania Sudweststadion
12 maggio 2003 Bruxelles Belgio Stadio Re Baldovino
15 maggio 2003 Gijón Spagna Stadio El Molinón
17 maggio 2003 Barcellona Stadio olimpico Lluís Companys
19 maggio 2003 Madrid Estadio Olímpico de Madrid
22 maggio 2003 Gelsenkirchen Germania Arena AufSchalke
24 maggio 2003 Parigi Francia Stade de France
26 maggio 2003 Londra Inghilterra Crystal Palace National Sports Centre
27 maggio 2003
29 maggio 2003 Manchester Old Trafford Cricket Ground
31 maggio 2003 Dublino Irlanda RDS Arena
8 giugno 2003 Firenze Italia Stadio Artemio Franchi
10 giugno 2003 Monaco Germania Olympiastadion
12 giugno 2003 Amburgo Volksparkstadion
14 giugno 2003 Copenaghen Danimarca Parken Stadium
16 giugno 2003 Helsinki Finlandia Olympiastadion
17 giugno 2003
19 giugno 2003 Oslo Norvegia Valle Hovin
21 giugno 2003 Göteborg Svezia Ullevi
22 giugno 2003
25 giugno 2003 Vienna Austria Ernst Happel Stadion
28 giugno 2003 Milano Italia Stadio Giuseppe Meazza
America del Nord
15 luglio 2003 East Rutherford Stati Uniti Giants Stadium
17 luglio 2003
18 luglio 2003
21 luglio 2003
24 luglio 2003
26 luglio 2003
27 luglio 2003
1 agosto 2003 Foxborough Gillette Stadium
2 agosto 2003
6 agosto 2003 Pittsburgh PNC Park
8 agosto 2003 Filadelfia Lincoln Financial Field
9 agosto 2003
11 agosto 2003
13 agosto 2003 Chicago Comiskey Park
16 agosto 2003 San Francisco Pacific Bell Park
17 agosto 2003 Los Angeles Dodger Stadium
28 agosto 2003 East Rutherford Giants Stadium
30 agosto 2003
31 agosto 2003
6 settembre 2003 Boston Fenway Park
7 settembre 2003
10 settembre 2003 Toronto Canada Skydome
13 settembre 2003 Washington Stati Uniti FedEx Field
14 settembre 2003 Chapel Hill Kenan Memorial Stadium
16 settembre 2003 East Hartford Rentschler Field
18 settembre 2003
20 settembre 2003 Darien Darien Lake Performing Arts Center
21 settembre 2003 Detroit Comerica Park
25 settembre 2003 Denver Invesco Field at Mile High
27 settembre 2003 Milwaukee Miller Park
1 ottobre 2003 New York Shea Stadium
3 ottobre 2003
4 ottobre 2003

Concerti rinviati[modifica | modifica wikitesto]

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Patti Scialfa non partecipò ad alcuni concerti per motivi familiari.

Ospiti[modifica | modifica wikitesto]

Durante il tour Springsteen ha occasionalmente ospitato sul palco amici musicisti e collaboratori.[8][9]

  • Don Henley – duetto su I Fought the Law (Dallas, 3 novembre 2002)
  • Bono e Dave Stewart – duetto su Because the Night (Miami, 23 novembre 2002)
  • Dion – duetto su If I Should Fall Behind (Miami, 23 novembre 2002)
  • Joe Grushecky – duetto su Code of Silence e su Born to Run (Pittsburgh, 4 dicembre 2002) e su Glory Days (Pittsburgh, 6 agosto 2003)
  • Joe Ely – duetto su All Just To Get To You e Working On The Highway (Austin, 2 marzo 2003)
  • Elliott Murphy – duetto su Better Days e Born To Run (Madrid, 19 maggio 2003)
  • Garland Jeffreys – duetto su 96 Tears (East Rutherford, 18 luglio 2003), Twist and Shout e Quarter To Three (New York, 4 ottobre 2003)
  • Vini Lopez – batteria in Spirit in the Night (East Rutherford, 21 luglio 2003)
  • Dave e Serge Bielanko (Marah) – duetto su Raise Your Hand (East Rutherford, 30 agosto 2003)
  • Emmylou Harris – duetto su Across the Border (East Rutherford, 30 agosto 2003)
  • Peter Wolf – duetto su Dirty Water (Boston, 6 settembre 2003)
  • Willie Nile – duetto su Glory Days (Darien, 20 settembre 2003), Dancing in the Dark (New York, 3 e 4 ottobre 2003), Twist and Shout e Quarter To Three (New York, 4 ottobre 2003)
  • Gary U.S. Bonds – duetto su Twist and Shout (New York, 3 e 4 ottobre 2003) e Quarter To Three (New York, 4 ottobre 2003)
  • Al Leiter (lanciatore dei New York Mets) – tamburello in Rosalita (New York, 3 ottobre 2003)
  • Bob Dylan – duetto su Highway 61 Revisited (New York, 3 ottobre 2003)

L'attore Vincent Pastore, Ali Weinberg (figlia di Max) alle tastiere, il produttore Brendan O'Brien, il manager Jon Landau e il presidente della Sony Music Don Ienner apparvero come ospiti in alcuni concerti.

Scaletta[modifica | modifica wikitesto]

La scaletta tipica dei concerti aveva come nucleo centrale le canzoni dell'album The Rising, ma nel corso del tour il cantautore spaziò in gran parte del suo repertorio anche se alcuni brani furono eseguiti raramente o anche una volta sola nel corso del tour. Tra le molte cover eseguite, alcune erano già presenti nel repertorio dei tour degli anni settanta e ottanta.[9] Secondo i dati forniti dal sito web specializzato setlist.fm, la seguente è stata la scaletta proposta con maggior frequenza durante la tournée:[26]

  1. The Rising
  2. Lonesome Day
  3. Prove It All Night
  4. Empty Sky
  5. You're Missing
  6. Waitin' on a Sunny Day
  7. The Promised Land
  8. No Surrender
  9. Worlds Apart
  10. Badlands
  11. She's the One
  12. Out in the Street
  13. Mary's Place
  14. Countin' on a Miracle
  15. Into the Fire
  16. Thunder Road
  17. Bobby Jean
  18. Born in the U.S.A.
  19. Ramrod
  20. Dancing in the Dark
  21. Glory Days
  22. Born to Run
  23. My City of Ruins
  24. Land of Hope and Dreams

Canzoni originali[modifica | modifica wikitesto]

Greetings from Asbury Park, N.J.

The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle

Born to Run

Darkness on the Edge of Town

  • Adam Raised a Cain
  • Badlands
  • Candy's Room
  • Darkness on the Edge of Town
  • Factory
  • The Promised Land
  • Prove It All Night
  • Racing in the Street
  • Something in the Night
  • Streets of Fire

The River

Nebraska

Born in the U.S.A.

Tunnel of Love

Human Touch

  • Human Touch
  • I Wish I Were Blind
  • Man's Job
  • Roll of the Dice

Lucky Town

  • Better Days
  • If I Should Fall Behind
  • Lucky Town
  • Leap of Faith
  • Living Proof
  • Local Hero
  • My Beautiful Reward
  • Souls of the Departed

Greatest Hits

The Ghost of Tom Joad

  • Across the Border
  • The Ghost of Tom Joad
  • Youngstown

Tracks

  • Back in Your Arms
  • Be True
  • Cynthia
  • Frankie
  • Janey, Don't You Lose Heart
  • Loose Ends
  • My Love Will Not Let You Down
  • Pink Cadillac
  • Roulette
  • So Young and Love
  • Stand on It
  • Take 'Em As They Come
  • Where the Bands Are

18 Tracks

  • The Promise

The Rising

The Essential Bruce Springsteen

  • Caunty Fair
  • From Small Things (Big Things One Day Come)

Altre

Altre canzoni provate o fuori scaletta[modifica | modifica wikitesto]

  • Chimes of Freedom
  • Cover Me
  • Devils & Dust
  • Fade Away
  • Murder Incorporated
  • One Step Up
  • Restless Nights
  • Seeds
  • Walk Like a Man
  • Wild Billy's Circus Story

Cover[modifica | modifica wikitesto]

Trasmissioni televisive e discografia[modifica | modifica wikitesto]

Oltre alle tante apparizioni televisive per la promozione dell'album The Rising, nel 2002 si diffuse la notizia che uno dei concerti di Springsteen sarebbe stato trasmesso dal canale MTV.[3] In effetti la prima parte del concerto del 16 ottobre al Palau Sant Jordi di Barcellona fu trasmessa col titolo A night with Bruce Springsteen and The E-Street Band in diretta in vari paesi europei dalla filiale europea dell'emittente televisiva e da VH1 nel Regno Unito e poi, in differita, il 28 febbraio 2003 negli Stati Uniti dalla CBS, subito prima che i biglietti del tour estivo negli stadi fossero messi in vendita.[27][28] In seguito una versione ampliata dell'intero concerto di Barcellona fu messa in commercio su un DVD uscito il 18 novembre 2003. Il documentario Drop the Needle and Pray: The Rising on Tour, incluso nel secondo disco, contiene spezzoni dei concerti tenuti nell'estate del 2003 al Fenway Park di Boston e al Giants Stadium.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Labianca, p. 288.
  2. ^ a b c d e f g Carlin, cap. 25.
  3. ^ a b Labianca, p. 268.
  4. ^ a b Springsteen, è record: sette 'tutto esaurito' di fila al Giants Stadium, in Rockol.it, 5 marzo 2003. URL consultato il 2 febbraio 2016 (archiviato il 2 febbraio 2016).
  5. ^ Da barnstorm, lett." "tempesta nella stalla", "visitare distretti rurali dando spettacoli teatrali, originariamente spesso nelle stalle; viaggiare in luoghi diversi per fare discorsi, tenere spettacoli, ecc.", espressione gergale che indica concerti che si svolgono velocemente "in lungo e in largo" in varie località (v. (EN) Barnstorm, su Merriam-Webster Dictionary. URL consultato il 3 febbraio 2016.).
  6. ^ Jim DeRogatis, Boss to barnstorm here Sept. 25, in Chicago Sun-Times, 11 luglio 2002. URL consultato il 3 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2016).
  7. ^ (EN) Ray Weddell, Old Favorites Top 2003 Touring Chart, in Billboard, Nielsen Business Media, Inc., 27 dicembre 2003, p. 51. URL consultato il 29 gennaio 2016.
  8. ^ a b c Labianca, pp. 288-289.
  9. ^ a b c d e f (EN) 2002, su Brucebase. URL consultato il 2 febbraio 2016 (archiviato il 2 febbraio 2016).
  10. ^ a b Marsh, 2006, p. 261.
  11. ^ Marsh, 2006, p. 263.
  12. ^ Marsh, 2006, p. 262.
  13. ^ Marsh, 2006, pp. 271-272.
  14. ^ (EN) Davis Segal, Thanks, Boss; Bruce Springsteen Rises to the Occasion at MCI Center, in Washington Post, 12 agosto 2002.
  15. ^ Santelli, p. 89.
  16. ^ Concerti, il record dei più affollati: i Take That battono Bruce Springsteen, in Rockol.it, 17 settembre 2011. URL consultato il 2 febbraio 2016 (archiviato il 2 febbraio 2016).
  17. ^ (EN) Top 25 Boxscores, in Billboard, Nielsen Business Media, Inc., 27 dicembre 2003, p. 50. URL consultato il 3 febbraio 2016.
  18. ^ Colombati, p. 642.
  19. ^ Colombati, p. 699.
  20. ^ Prova generale aperta agli addetti della casa discografica.
  21. ^ Prova generale aperta ai vincitori di un concorso radiofonico e per effettuare riprese per un video-clip di The Rising.
  22. ^ Concerto in diretta televisiva all'interno del programma The Today Show.
  23. ^ Prova generale aperta al pubblico.
  24. ^ Prova generale aperta a ospiti speciali e ai volontari di alcune food bank ("banche del cibo").
  25. ^ a b c (EN) Barry A. Jeckell, Clemons Released From Hospital, su Billboard.com, 12 novembre 2002. URL consultato il 10 febbraio 2016 (archiviato il 10 febbraio 2016).
  26. ^ (EN) Average setlist for tour: The Rising, su setlist.fm, setlist.fm. URL consultato il 14 gennaio 2016.
  27. ^ Rita Celi, Bruce Springsteen una notte italiana, in La Repubblica, 16 ottobre 2002. URL consultato il 3 febbraio 2016 (archiviato il 3 febbraio 2016).
  28. ^ (EN) MTV Europe Beams Bruce Live From Barcelona, su Billboard.com, 14 ottobre 2002. URL consultato il 3 febbraio 2016 (archiviato il 3 febbraio 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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