Sugoroku

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Sugoroku
Un uomo e una donna giocano a ban-sugoroku
Regole
N° giocatori2+
Requisiti
Età1+
AleatorietàDeterminante

Il termine sugoroku (雙六 o 双六) (letteralmente "doppio sei") si riferisce a due diverse forme del gioco dell'oca giapponese,[1][2] ovvero il ban-sugoroku (盤双六, "asse-sugoroku"), simile al backgammon, e l'e-sugoroku (絵双六, "pittura-sugoroku"), simile al gioco occidentale scale e serpenti.[3]

Ban-sugoroku[modifica | modifica wikitesto]

Il ban-sugoroku si gioca in modo simile ai giochi da tavolo occidentali. Ha la stessa posizione di partenza del backgammon, ma lo scopo e le regole di gioco sono differenti. Rispetto al backgammon moderno:

  • I doppi non sono speciali. Se un giocatore ottiene il doppio, ogni dado conta comunque solo una volta.
  • L'obiettivo è spostare tutti i propri uomini entro gli ultimi sei spazi del tabellone.
  • Non esiste un cubo del raddoppio.
  • "essere chiusi", cioè formare un numero primo di sei punti contigui con uno o più uomini avversari sulla traversa, è una vittoria automatica.

Si pensa che il gioco sia stato introdotto dalla Cina (dove era conosciuto con il nome di tsun-ki[4]) in Giappone nel VI secolo.

Una tavola e dei pezzi per giocare a sugoroku, dinastia Liao

Qui, nei secoli successivi, il gioco fu reso illegale diverse volte, soprattutto nel 689 e nel 754,[5] in quanto considerato gioco d'azzardo.[6] Questa versione del sugoroku, assieme ad altri giochi d'azzardo, apparve frequentemente fino all'inizio del periodo Edo, quando nacque un nuovo gioco d'azzardo chiamato chō-han (丁半) che rimpiazzò il ban-sugoroku.

Questa variante risulta ormai estinta in Giappone e nella maggior parte degli altri paesi, in favore del backgammon moderno in stile occidentale (con cubo del raddoppio).

E-sugoroku[modifica | modifica wikitesto]

Una forma di e-sugoroku più semplice, con regole simili a scale e serpenti, apparve già alla fine del XIII secolo e divenne popolare grazie all'economica tecnologia di stampa a blocchi di legno elaborata nel periodo Edo. Migliaia di variazioni di tavole sono state realizzate con immagini e temi riguardanti religione, politica, attori e persino erotismo.[7] Nel periodo Meiji e in quelli successivi, questa variante godette di popolarità tanto da essere spesso inclusa nelle riviste per bambini. Poiché il termine ban-sugoroku è ormai obsoleto,[4] oggi la parola sugoroku coincide quasi sempre con il significato di e-sugoroku.

Altre varianti del sugoroku[modifica | modifica wikitesto]

E-Sugoroku (1925)

Sono stati distribuiti molti videogiochi basati sull' e-sugoroku, come Kiteretsu daihyakka, Sugoroku Ginga Senki, Battle Hunter, Ganbare Goemon: Mononoke Sugoroku, Dokodemo Hamster 4: Doki Doki Sugoroku Daibouken!, Hello Kitty: Minna de Sugoroku, Gotouchi Hello Kitty Sugoroku Monogatari, Yu-Gi-Oh! Sugoroku's Board Game, Family Pirate Party, Hidamari sketch: Doko Demo Sugoroku x 365 e PictureBook Games: Pop-Up Pursuit.

Il videogioco Samurai Warriors 2 presenta un minigioco chiamato Sugoroku, ma somiglia molto poco alla versione tradizionale, avvicinandosi piuttosto a Itadaki Street, Wily & Right no RockBoard: That's Paradise o a una versione semplificata del Monopoly: i giocatori infatti si alternano nel muoversi su un tabellone, i cui spazi sono designati con i nomi di diversi territori del Giappone. Atterrando su uno spazio non occupato, il giocatore è in grado di acquistare quello spazio per una determinata quantità di denaro. Se un giocatore atterra su uno spazio acquistato da un altro, deve pagare una quota a quel giocatore, oppure può scegliere di sfidare il giocatore per il controllo di quello spazio (utilizzando il motore di gioco principale di Samurai Warriors 2 per giochi di sfida speciali). Sul tabellone sono presenti anche spazi "Santuario", che sono più o meno analoghi agli spazi Chance di Monopoly e Cassa della Comunità.

La serie Mario Party riflette molte caratteristiche dell'e-sugoroku.

Il gioco survival horror Kuon presenta un minigioco da sbloccare di nome ban-sugoroku.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Kodomo no hi - Laboratorio online per bambini | Musei di Genova, su museidigenova.it.
  2. ^ 双六をイタリア語で言うと - コトバンク 和伊辞典, su kotobank.jp.
  3. ^ (EN) Rebecca Salte, Japanese Popular Prints: From Votive Slips to Playing Cards, University of Hawaii Press, 2006, p. 164.
  4. ^ a b Culin 1920, p. 214.
  5. ^ Culin 1920, p. 217.
  6. ^ Culin 1920, p. 213.
  7. ^ Culin 1920, p. 231.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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