Strage di Domenikon

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Strage di Domenikon
strage
Militari italiani camminano tra i cadaveri di civili greci assassinati nel massacro di Domenikon
TipoRappresaglia
Data16 febbraio 1943
LuogoDomeniko (Tessaglia)
StatoBandiera della Grecia Grecia
Coordinate39°47′31″N 22°07′15″E / 39.791944°N 22.120833°E39.791944; 22.120833
ObiettivoCivili greci
Responsabili24ª Divisione fanteria "Pinerolo"
MotivazioneRappresaglia per l'uccisione di nove militari italiani
Conseguenze
MortiOltre 150

La strage di Domenikon[1] si riferisce alla uccisione di circa 150 civili greci nella zona del villaggio di Domeniko, in Grecia, effettuata dal Regio esercito italiano durante l'occupazione della Grecia nel corso della seconda guerra mondiale. Essa fu giustificata dai militari come reazione e rappresaglia ad un'azione partigiana avvenuta nelle zone circostanti il villaggio.

Avvenimenti[modifica | modifica wikitesto]

Nelle vicinanze di Domeniko, un piccolo villaggio della Grecia centrale situato in Tessaglia, il 16 febbraio del 1943 un attacco partigiano contro un convoglio italiano provocò la morte di nove militi italiani delle Camicie nere[2]. 43 greci, fra attaccanti e supposti fiancheggiatori, furono uccisi a seguito dell'azione.

Come ulteriore reazione il generale della 24ª Divisione fanteria "Pinerolo" Cesare Benelli ordinò la repressione dei civili del villaggio[3]: centinaia di soldati circondarono il villaggio, lo distrussero e rastrellarono la popolazione, catturando tutti gli uomini di età compresa tra 14 e 80 anni. Essi furono caricati su furgoni militari per essere trasportati a Larissa, probabilmente in vista di un loro internamento. Sulla via però la colonna italiana fu raggiunta dall'ordine del comandante della Divisione Pinerolo di fucilarli sul posto[4]. Nel cuore della notte, nei pressi del villaggio di Damasi si procedette alla fucilazione[5] di 97 uomini[6]. Furono risparmiati solo il Capo villaggio (insediato dagli stessi italiani nei primi mesi dell'occupazione), un suo fratello e un suo cugino, collaboratori degli italiani, che avevano promesso di segnalare i nominativi dei dirigenti delle bande ribelli.[7]

Questo episodio non fu isolato: la storica Lidia Santarelli indica che esso fu il primo di una serie di violente azioni repressive attuate nella primavera-estate 1943. Dopo Domenikon seguirono altri eccidi in Tessaglia e nel resto Grecia: 30 giorni dopo 60 civili fucilati a Tsaritsani e successivamente a Domokos, Farsala e Oxinià.[3] La lotta ai ribelli secondo una circolare del generale Carlo Geloso, comandante delle forze italiane di occupazione, fu basata sul principio della responsabilità collettiva, secondo cui "per annientare il movimento partigiano andavano annientate le comunità locali"[5].

Il ricordo[modifica | modifica wikitesto]

L'evento, descritto in diverse pubblicazioni greche del dopoguerra[8], è tornato di attualità a seguito della ricostruzione effettuata nel documentario televisivo di Giovanni Donfrancesco La guerra sporca di Mussolini, andato in onda per la prima volta il 14 marzo 2008 su History Channel. Stathis Psomiadis, insegnante e figlio di una vittima, intervistato nel documentario, è stato uno dei promotori della ricostruzione dell'eccidio raccogliendo documenti e testimonianze di testimoni e superstiti[5].

In Italia il programma non è andato mai in onda sulla RAI, dichiaratasi "disinteressata al progetto"[5], mentre è stato trasmesso il 3 gennaio 2010 su Rete 4.

Il 16 febbraio 2009, durante la cerimonia di commemorazione, l'ambasciatore italiano in Atene Gianpaolo Scarante ha chiesto scusa da parte dell'Italia ai familiari delle vittime e alla Grecia[9][10].

Archiviazione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2019 è stata stabilita l'archiviazione da parte del GIP militare Elisabetta Tizzani, dopo una lunga indagine da parte del procuratore militare di Roma, Marco De Paolis: per 9 indagati su 11 in quanto deceduti, compreso il generale Angelo Rossi, comandante del III Corpo d'armata, e per i due ex capomanipolo, Penta e Morbiducci, a causa della loro mancata localizzazione[11].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il toponimo attuale del villaggio è Domeniko. La variante del greco katharévousa Domenikon, riportata da gran parte della storiografia italiana poiché usata nei documenti militari italiani della Seconda guerra mondiale, non è più utilizzata.
  2. ^ E. Aga Rossi & M. T. Giusti, Una guerra a parte, Edizione Il Mulino, Bologna, 2011, p. 82.
  3. ^ a b Andkronos Storia
  4. ^ Paolo Fonzi, Fame di guerra. L'occupazione italiana della Grecia 1941-1943, Caroci, Roma, p. 181.
  5. ^ a b c d Dichiarazione della storica Lidia Santarelli, da E. Arosio, Grecia 1943: quei fascisti stile SS, in l'Espresso, 28 febbraio 2008. URL consultato il 19 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2013).
  6. ^ Franco Giustolisi, Italiani mala gente, in L'Espresso, 23 gennaio 2014.
  7. ^ Fonzi, Fame di guerra, p. 181.
  8. ^ Ad es. nelle memorie dell'allora prefetto di Larissa Ioannis E. Gkotsi, Φλόγες στον Όλυμπο (Fiamme sull'Olimpo), Ellas-Ameriki, Atene, 1945, pp. 21-25; si vedano anche le interviste in Σ. Παπαγιάννης, Τα παιδιά της λύκαινας. Οι επίγονοι της 5ης ρωμαϊκής λεγεώνας κατά τη διάρκεια της κατοχής 1941-1944 (I figli della lupa. I discendenti della 5ª Legione romana durante l'occupazione 1941-1944), Sokoli, Atene, 1999
  9. ^ Nel 2016, l'Addetto per la Difesa dell'Ambasciata d'Italia in Grecia, Col. Pil. Antonio Albanese, partecipa all'annuale commemorazione tenutasi presso il sacrario di Domenikon: è il primo militare italiano a tornare sul luogo dell'eccidio dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. 1943: l'Italia si scusa per rappresaglia in Grecia, 15 febbraio 2009, Storia In Rete (dall'ANSA) Archiviato il 23 giugno 2015 in Internet Archive.
  10. ^ Ta Nea tou Tyrnavou, n. 617, 17 febbraio 2009, p. 11
  11. ^ Strage di civili greci a Domenikon nel '43, italiani archiviati, su ansa.it. URL consultato il 15 febbraio 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]