Sigismondo I de Luna

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Sigismondo de Luna Cardona
Conte di Sclafani
Barone di Caltavuturo
Stemma
Stemma
In carica1477-1480
Investitura1º febbraio 1477
PredecessoreBeatrice Rosso Spadafora Branciforte
SuccessoreBeatrice Rosso Spadafora Branciforte
TrattamentoDon
NascitaXV secolo
MortePalermo, 7 ottobre 1480
DinastiaDe Luna d'Aragona
PadreAntonio de Luna Peralta
MadreBeatrice Cardona Villena
ConsorteBeatrice Rosso Spadafora Branciforte
Figli
ReligioneCattolicesimo

Sigismondo de Luna Cardona, conte di Sclafani (XV secoloPalermo, 7 ottobre 1480), è stato un nobile, politico e militare italiano di origine spagnola del XV secolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque presumibilmente nella prima metà del XV secolo, da Antonio, VI conte di Caltabellotta, e dalla di lui consorte la nobildonna Beatrice Cardona Villena dei Conti di Cardona, di cui era l'ultimo di cinque figli.[1] Appena adolescente, si trasferì in Catalogna dove fu al servizio della Real Casa d'Aragona e partecipò a numerose battaglie e venne preso prigioniero per difendere il sovrano.[2] Dopo la sua liberazione, continuò prima in Sicilia e poi in Spagna dove partì con uomini e cavalli dopo aver saputo di un nuovo attacco dei Francesi alle contee di Cerdagna e del Rossiglione.[2]

Il padre il Conte Antonio, morto nel 1464, prima di spirare fece redigere un testamento, reso pubblico nel 1465, con cui imponeva le sue volontà riguardo alla successione nella Contea di Caltabellotta e agli altri beni feudali e di altra natura della famiglia De Luna: secondo tali disposizioni, il primogenito Carlo, suo successore nei titoli e nei feudi, in caso di sua morte senza figli era obbligato a lasciarli in eredità a Sigismondo.[3]

Il re Giovanni II d'Aragona, per ricompensarlo dei suoi servigi bellici, che lo nominò camerlengo, Maestro Secreto con diritto di giurisdizione su tutti gli Ebrei di Sicilia nel 1474, e Maestro Portulano nel 1475, entrambe prestigiosissime cariche del Regno di Sicilia.[2][4] Nel 1478, il Luna guidò le truppe inviate dal Viceré in Sardegna per sedare le rivolte ordite da Leonardo Alagon, marchese di Oristano.[3]

I rapporti tra Sigismondo e il fratello maggiore Carlo, VII conte di Caltabellotta, furono normali, ma in seguito si deteriorarono. La moglie di questi, Beatrice Rosso Spadafora Branciforte dei Conti di Sclafani, nel novembre 1474 ottenne l'annullamento del matrimonio dal Tribunale della Regia Gran Corte, dopo aver dimostrato la sua illibatezza a seguito di perizie ginecologiche, e che dunque il matrimonio non fu consumato.[5] Un mese dopo la sentenza, Beatrice avrebbe stipulato il contratto matrimoniale con il cognato Sigismondo, e i due, dopo aver ottenuto la dispensa pontificia da papa Sisto IV attraverso l'Arcivescovo di Palermo, contrassero le nozze nel 1477.[6] Il matrimonio con la Rosso portò in dote al Luna la Contea di Sclafani e la baronia di Caltavuturo, di cui ebbe investitura il 1º febbraio 1477.[7] Il fratello Carlo lo accusò di ingratitudine, e per questo fece fare un testamento con cui revocava le disposizioni fatte dal padre in suo favore.[4]

In condizioni finanziarie critiche, fu costretto a vendere, ma con riserva di riscatto, nel 1476 la terra di Bivona, e nel 1479 il feudo di Larminusa in territorio di Sclafani al fratello Pietro.[8][9]

Morì a Palermo il 7 ottobre 1480.[10]

Matrimoni e discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Sigismondo de Luna Cardona, III conte di Sclafani, dal suo matrimonio con la nobildonna Beatrice Rosso Spadafora Branciforte († 1519), unica figlia di Tommaso, ebbe due figli[11]:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Russo, nota 35, p. 433.
  2. ^ a b c Russo, p. 434.
  3. ^ a b Russo, p. 435.
  4. ^ a b Mulè.
  5. ^ Russo, pp. 439-440.
  6. ^ Russo, pp. 446-449.
  7. ^ Russo, p. 449.
  8. ^ Archivio Stato Palermo, Protonotaro, , 76, c. 185v (Licenza del 24 gennaio 1476).
  9. ^ Archivio Stato Palermo, Protonotaro, 91, c. 249r (Licenza del 22 marzo 1479).
  10. ^ Russo, p. 454.
  11. ^ F. M. Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile, vol. 4, Stamperia de' Santi Apostoli, 1754, p. 117.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Archivio di stato di Palermo, Protonotaro del Regno, Processi d'investitura, busta 1484, processo 219.
  • Arch. di Stato di Palermo, Protonotaro del Regno, vol. 257, f. 505; vol. 260, ff. 25, 147; vol. 275, f. 188; vol. 276, ff. 477, 513; vol. 277, f. 48; vol. 278, f. 55; vol. 280, ff. 46, 132, 175, 301; vol. 283, f. 289; vol. 285, f. 267; vol. 286, f. 264; vol. 288, f. 199.
  • Ibid., Regia Cancelleria, vol. 293, f. 437; vol. 294, f. 484; vol. 296, f. 391; vol. 298, f. 32; vol. 341, f. 540.
  • F. Savasta, Il famoso caso di Sciacca, Palermo, Tipografia Pietro Pensante, 1843.
  • F. Milo Guggino, marchese di Campobianco, Luna e Perollo, ovvero il Caso di Sciacca. Storia siciliana del sec. XVI, Palermo, Stamperia Carini, 1845.
  • V. Di Giovanni, Il caso di Sciacca. Cronaca siciliana del sec. XVI, Palermo, 1874.
  • I. Scaturro, Storia della città di Sciacca, vol. 1, Napoli, Majo, 1924, pp. 7–11, 26, 31, 36-40, 53-55, 96.
  • F. San Martino de Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia, Palermo, Boccone del Povero, 1926, p. 79.
  • V. Mulè, Gli ebrei di Caltabellotta e la famiglia de Luna, in M. Perani (a cura di), Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano. Atti del Convegno Internazionale, Caltabellotta (Agrigento) 23-24 ottobre 2004., Roma, Officina di Studi Medievali, 2008, pp. 225-241.
  • M. A. Russo, Beatrice Rosso Spatafora e i Luna (XV secolo), in Mediterranea. Ricerche Storiche, n. 23, Palermo, Associazione no profit “Mediterranea”, dicembre 2011.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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