Romolo Quazza
Romolo Quazza (Valdilana, 3 gennaio 1884 – Torino, 10 maggio 1961) è stato uno storico italiano.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Nato nella località di Mosso Santa Maria nel comune di Valdilana, figlio di Fiorenzo Quazza e Maria Maron-Pot, lo storico Quazza dopo essersi diplomato a Chieri, frequentò l'Ateneo di Torino presso il quale si laureò in lettere discutendo una tesi in storia medievale, elaborato da cui in seguito trasse lo scritto intitolato La contea di Masserano e Filiberto Ferrero-Fieschi: contributo alla storia biellese.[1]
Conseguita l'idoneità all'insegnamente, assunse a Genova, in incarico di supplenza di storia e geografia. Nel 1910 ottiene, in quelle stesse discipline, la cattedra a Sampierdarena. Il Quazza alterna alle lezioni lo studio approfondito sulle vicende che hanno avuto come protagonista il cardinale Giulio Albertoni,[1] grazie alla possibilità d'accesso agli archivi che conservano la documentazione della Repubblica marinara. La pubblicazione del saggio del 1931 La cattura del card. Giulio Alberoni e la Repubblica di Genova sarà il suggello della ricerca.[1]
Terminata l'esperienza ligure, si sposta in Toscana dove trova impiego come insegnate in un liceo di Grosseto. Nel 1916 Quazza è viene inviato al fronte con la qualifica di ufficiale di fanteria e fino al termine del conflitto della prima guerra mondiale. Congedato col grado di capitano, gli viene assegnata la Croce al merito di guerra.[1] La partecipazione agli eventi bellici non impedisce allo studioso di proseguire nelle ricerca, che si concentreranno su due tematiche.
La prima area d'interesse è la prospettiva italiana, con protagonisti i ducati guidati dai Savoia e dai Gonzaga, degli eventi che sconvolsero nei primi decenni del XVII secolo l'Europa passati alla storia con il nome la Guerra dei trent'anni[1] cui dedicò due lavori Mantova e Monferrato nella politica europea alla vigilia della guerra per la successione e La guerra per la successione di Mantova e del Monferrato, contribuendo a mutare l'atteggiamento degli studiosi italiani e a ricollegare gli accadimenti italiani nel più ampio scenario continentale.[1]
I secondo ambito che impegnerà il Quazza sono gli avvenimenti caratterizzanti la recente riunificazione nazionale trattati nel saggio La capitale da Torino a Firenze. Municipalismo e unificazione nei giudizi di Nicola Nisco.[1]
Ripresa l'attività d'insegnamento, lo storico viene incaricato di predisporre la redazione di importanti voci per l'Enciclopedia Italiana con la quale inizia a contribuire proficuamente. Nel 1936 viene stampato un nuovo lavoro dello storico La formazione progressiva dello Stato sabaudo. Dalla contea dei Savoia al Regno d’Italia e l'anno successivo Preponderanze straniere in Italia, 1559-1700.[1] E in questi anni che Quazza a svolgere attività di docenza presso l’Ateneo torinese, che culmina nel 1942 con la nomina a professore ordinario in storia del Risorgimento.[1]
Pur aderente al partito Fascista fin dal 1932, Quazza muta gradualmente l'atteggiamento verso il regime avvicinandosi negli anni del secondo conflitto mondiale a settori avversi. I due figli minori si unirano attivamente alla lotta di liberazione.[1]
Nel dopoguerra riprende la docenza all'università di Torino fino al pensionamento. Non aveva però cessato l'attività di ricerca, e anzi dopo il congedo dell'insegnamento venne pubblicato un suo imponente lavoro Pio IX e Massimo d’Azeglio nelle vicende romane del 1847, cui seguì in prossimità della scomparsa, avvenuta il 10 maggio 1961 a Torino[1], il suo ultimo lavoro intitolato Vicende politiche e militari del Piemonte dal 1553 al 1773.
Vita privata[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1914 contrae a Genova matrimonio Maria Capitelli discendente da un celebre casato campano, che gli diede cinque eredi: due figlie Renata e Ada e tre maschi Mario, Guido che seguirà le orme paterne diventando lui stesso un celebre storico e infine Giorgio che subirà l'internamento a Mauthausen.[1] Sia Guido che Giorgio aderirono alla Resistenza.
Opere[modifica | modifica wikitesto]
- La contea di Masserano e Filiberto Ferrero-Fieschi, Biella, 1908;
- La cattura del card. Giulio Alberoni e la Repubblica di Genova, Genova, 1913;
- La capitale da Torino a Firenze. Municipalismo e unificazione nei giudizi di Nicola Nisco, Novara 1919;
- Mantova e Monferrato nella politica europea alla vigilia della guerra per la successione, Mantova, 1922;
- La guerra per la successione di Mantova e del Monferrato, Mantova, 1926;
- La politica di Carlo Emanuele I durante la guerra dei Trent'Anni, in Bollettino storico-bibliografico subalpino, 1930;
- Emanuele Filiberto di Savoia e Guglielmo Gonzaga, Mantova, 1929;
- Margherita di Savoia duchessa di Mantova e viceregina del Portogallo, Torino 1930;
- Il periodo italiano della guerra dei Trent'Anni, in Rivista storica italiana, 1933);
- La formazione progressiva dello Stato sabaudo. Dalla contea dei Savoia al Regno d'Italia, Torino 1936;
- Preponderanze straniere in Italia, 1559-1700, Milano, 1937, II ed. rivista 1950;
- Tommaso di Savoia-Carignano nelle campagne di Fiandra e di Francia (1635-1638), Torino 1941;
- Romolo Guazza, Pio IX e Massimo d’Azeglio nelle vicende romane del 1847. Dalle questioni interne al problema nazionale., vol. 1, Modena, Società tipografica editrice modenese, 1954.
- Romolo Guazza, Pio IX e Massimo d’Azeglio nelle vicende romane del 1847. Culmine e tramonto della collaborazione., vol. 2, Modena, Società tipografica editrice modenese, 1955.
- Vicende politiche e militari del Piemonte dal 1553 al 1773, in Storia del Piemonte, Torino, 1961
Note[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Quazza, Romolo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Angelo Tamborra, QUAZZA, Romolo, in Enciclopedia Italiana, III Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961.
- Frédéric Ieva, QUAZZA, Romolo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 85, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2016.
- Romolo Quazza, su accademiadellescienze.it, Accademia delle Scienze di Torino.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 69301082 · ISNI (EN) 0000 0000 6144 0326 · SBN RAVV032272 · BAV 495/236264 · LCCN (EN) no2015023696 · GND (DE) 1119171830 · BNE (ES) XX1407054 (data) · CONOR.SI (SL) 198972259 · WorldCat Identities (EN) lccn-no2015023696 |
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