Rhinoclemmys diademata

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Tartaruga di foresta di Maracaibo
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseReptilia
OrdineTestudines
FamigliaGeoemydidae
SottofamigliaRhinoclemmydinae
GenereRhinoclemmys
SpecieR. diademata
Nomenclatura binomiale
Rhinoclemmys diademata
(Mertens, 1954)

La tartaruga di foresta di Maracaibo (Rhinoclemmys diademata Mertens, 1954) è una specie di tartaruga della famiglia dei Geoemididi[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Può raggiungere una lunghezza massima di 280 mm, il suo carapace è ovale e con una colorazione nera o grigio scura. Il piastrone è nero o marrone-grigio con marginali e suture gialle. Sulla parte superiore del capo è presente una macchia a forma di V di colore chiaro. Sulle zampe sono presenti delle macchie gialle o color crema. È una specie onnivora che si nutre di piante acquatiche, insetti, lumache, vermi e altri invertebrati. Il corteggiamento e accoppiamento può avvenire sia a terra che in acqua. Vengono deposte, durettamente a terra o parzialmente interrate e coperte con materiale vegetale, 1-3 uova[2].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è endemica del lago di Maracaibo (Venezuela e Colombia). In Colombia, vive nella regione del Catatumbo, nel dipartimento di Santander del nord, in Venezuela la si trova a Mérida, Táchira, Trujillo e Zulia. Vive vicino a piccoli ruscelli, stagni e pozze[2].

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

R. diademata è spesso cacciata per la sua carne. Allo stesso modo, la perdita di habitat causata dallo sviluppo agricolo è un'altra minaccia per la specie. L'estrazione di petrolio ha senza dubbio un impatto negativo sulle popolazioni. Usata anche come animale da compagnia[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Rhinoclemmys diademata, su The Reptile Database. URL consultato l'8 novembre 2016.
  2. ^ a b c Rhinoclemmys punctularia, su Turtles of the World. URL consultato l'8 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2016).

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