Restaino Caldora

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Restaino Caldora
Barone
Stemma
Stemma
TrattamentoBarone
Nascitapost 1369
Morte1412
DinastiaCaldora
PadreGiovanni Antonio Caldora
MadreRita Cantelmo
ReligioneCattolicesimo
Restaino Caldora
Nascitapost 1369
Morte1412
Cause della morteProbabile omicidio
Luogo di sepolturaBadia Morronese, Sulmona
Dati militari
Paese servito Regno di Napoli
Forza armataMercenari
GradoCondottiero
ComandantiJacopo Caldora
BattaglieAssedio di Capua (1411), battaglia di Roccasecca (1411) ed altre
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Restaino Caldora (post 13691412) è stato un nobile e condottiero italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Scarsissime e frammentarie sono le notizie sulla biografia di Restaino II Caldora. Era il figlio secondogenito di Giovanni Antonio Caldora e Rita Cantelmo; la sua data di nascita è da collocarsi dopo il 1369, in quanto fratello minore del celebre condottiero Jacopo Caldora. Sin da giovane venne avviato alla carriera militare, prendendo parte alla battaglia tra gli Angioini napoletani e gli Angioini francesi, pretendenti al trono del Regno di Napoli.

Nel 1411, schierato nell'esercito del re Ladislao d'Angiò-Durazzo, partecipò insieme al fratello Jacopo Caldora, all'assedio di Capua e alla battaglia di Roccasecca contro Luigi II d'Angiò-Valois, pretendente al trono napoletano, scontri in cui fu sconfitto[1].

Morì nel 1412 in giovane età senza essersi sposato ed aver avuto figli. Venne sepolto a Sulmona, all'interno della Badia Morronese, in una cappella di famiglia.

Pare che nella sua morte fu coinvolto suo cugino Domenico Caldora, il quale intorno agli anni dieci del XV secolo fu disconosciuto da Jacopo Caldora, fratello di Restaino, per essere stato coinvolto nell'omicidio di un suo parente e che in memoria del delitto gli affibbiò il soprannome di Malandrino, conservato poi dai suoi discendenti che costituirono uno dei rami collaterali della famiglia Caldora[2].

Restaino Caldora è noto per il suo monumento funebre fatto realizzare dalla madre Rita Cantelmo allo scultore tedesco Gualtiero d'Alemagna all'interno della Badia Morronese di Sulmona, sulla cui lapide è riportata la seguente incisione[3]:

(LA)

«A. D. MCCCCXII. Hoc opus fecit fieri domina Rita Cantelma ad laudem Virginis Marie et ad memoriam ipsius et filiorum suorum Jacobi, Raymundi et Restayni. Amen.»

(IT)

«Anno del Signore 1412. Quest'opera fu fatta erigere dalla signora Rita Cantelmo alla lode della Vergine Maria e in memoria sua e dei suoi figli Jacopo, Raimondo e Restaino. Amen.»

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Raimondo Caldora Giovanni Caldora  
 
Biancarosa de' Canalibus  
"Raimondaccio" Caldora  
Giovanna Ponziaco Roberto Ponziaco  
 
Maria di Morier  
Giovanni Antonio Caldora  
Giovanni d'Anversa Matteo d'Anversa  
 
Candola/Condinella di Barbarano  
Luisa d'Anversa  
Isabella di Sangro Berardo di Sangro  
 
Isoarda di Corbano  
Restaino Caldora  
Giovanni Cantelmo Giacomo Cantelmo  
 
Filippa di Reale  
Giacomo Cantelmo  
"Angelella" Stendardo "Galetto" Stendardo  
 
Filippa Galardo  
Rita Cantelmo  
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Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 1, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1875, ISBN non esistente.
  • Giovanni Vincenzo Ciarlanti, Memorie historiche del Sannio chiamato hoggi Principato Vltra, Contado di Molise, e parte di Terra di Lauoro, prouince del Regno di Napoli, Isernia, Camillo Cavallo, 1644, ISBN non esistente.
  • Angelo di Costanzo, Historia del Regno di Napoli, Napoli, Domenico Antonio Parrino, 1710, ISBN non esistente.
  • Giambattista Masciotta, Una gloria ignorata del Molise: Giacomo Caldora, nel suo tempo e nella posterità, Faenza, Stabilimento F. Lega, 1926, ISBN non esistente.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]