Quinto Allio Massimo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Quinto Allio Massimo
Console dell'Impero romano
Nome originaleQuintus Allius Maximus
Nascita7 circa
Mortedopo il 49
GensAllia
Propreturalegatus pro praetore del proconsole Quinto Marcio Barea Sorano in Africa, 41-43
Consolatomaggio-giugno? 49 (suffetto)

Quinto Allio Massimo (in latino: Quintus Allius Maximus; 7 circa – dopo il 49) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Massimo, homo novus[1][2], apparteneva alla gens Allia, la cui origine rimane sconosciuta[1]. Il nomen è diffuso in Campania, nel Sannio e in Umbria[1][2], ma un'importante famiglia senatoria di II secolo (che comprende un omonimo Quinto Allio Massimo) è attestata a Mediolanum[1][2][3], mentre un cavaliere di età augustea[2] Quinto Allio Rufo è attestato a Falerio, nel Piceno[4]: la vicinanza cronologica ha spinto alcuni studiosi a ipotizzare un'origine picena anche per Massimo[1]. Suo parente sembra essere stato un Lucio Allio Massimo attestato a Roma[1][5].

Il primo incarico noto di Massimo fu quello di legatus pro praetore di rango pretorio al seguito del proconsole d'Africa Quinto Marcio Barea Sorano[6] tra 41 e 43[1][2]: la vicinanza a Sorano, insieme al quale Massimo divenne anche patrono di Hippo Regius[6], ha indotto gli studiosi a ipotizzare che la carriera di Massimo sia stata promossa dall'importante famiglia dei Marcii Bareae[1].

In seguito, Massimo arrivò al vertice dello stato romano: egli fu infatti console suffetto al fianco di Lucio Mammio Pollione[7] da maggio fino forse a giugno del 49[2].

Sulla base degli Acta sancti Timothei, che menzionano un Massimo proconsole d'Asia sotto Nerone, nel 57/58[8], Hermann Usener propose che il proconsole fosse da identificare con Massimo[8], e la critica lo ha spesso seguito[1][5][9][10][11]; tuttavia, di recente, lo studio dei fasti proconsolari d'Asia e dei criteri dell'assegnazione proconsolare (in particolare, il mandato di Massimo precederebbe bizzarramente quello del patrizio Lucio Vipstano Poplicola, console ordinario nel 48, prima di Massimo[2][12]) e una rivalutazione dell'apporto storico degli Acta ha spinto numerosi studiosi, in primis Ronald Syme[12], a rigettare l'identificazione[2][12][13].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n.Chr., Bonn 1982, pp. 421-422.
  2. ^ a b c d e f g h A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 456-457.
  3. ^ CIL V, 5940.
  4. ^ CIL IX, 5441.
  5. ^ a b PIR2 A 547 (Groag).
  6. ^ a b AE 1935, 32.
  7. ^ CIL XI, 6236.
  8. ^ a b H. Usener, Acta S. Timothei, Bonn 1877, p. 8.
  9. ^ S.J. De Laet, Die Samenstelling van den Romeinschen Senaat gedurende de eerste eeuw van het principaat (28 vóór Chr. - 68 na Chr.), Antwerpen 1941, p. 147 n° 935, e p. 241.
  10. ^ D. Magie, Roman Rule in Asia Minor to the End of the Third Century after Christ, I-II, Princeton 1950, p. 1582 (cautamente).
  11. ^ B.E. Thomasson, Laterculi praesidum, I, Göteborg 1984, col. 213.
  12. ^ a b c R. Syme, Roman Papers, IV, Oxford 1988, pp. 361-362.
  13. ^ G. Camodeca, Nuovi dati sui senatori romani d'origine puteolana. II: M. Hordeonius Flaccus, cos. suff. 47, e la gens Hordeonia, in Puteoli, 11 (1987), p. 22 nota 25.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • PIR2 A 547 (Groag).
  • U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von Africa und Asia in den Jahren 14-68 n.Chr., Bonn 1982, pp. 421-422.
  • A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 456-457.
Predecessore Console dell'Impero romano Successore
Quinto Veranio maggio-giugno? 49 ?
con Gaio Pompeo Gallo con Lucio Mammio Pollione con ?