Pomo Pero

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Pómo pèro. Paralipomeni d'un libro di famiglia
AutoreLuigi Meneghello
1ª ed. originale1974
Genereracconti
Sottogenereautobiografia
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneMalo
Protagonistil'autore stesso
Altri personaggila famiglia, il dialetto

Pómo pèro. Paralipomeni d'un libro di famiglia è una raccolta di scritti di carattere autobiografico di Luigi Meneghello. Per certi versi lo si può considerare la continuazione del precedente libro Libera nos a Malo, ma è più intimo, più familiare.

Come viene evidenziato da diversi studiosi di Meneghello e da Giulio Lepschy in particolare, (pg. XLIX) - è stato suo collaboratore ed amico presso l'Università di Reading in qualità di “Reader” nel 1967 -, è che quello che racconta l'autore di autobiografico e di privato rivela valori generali per ogni individuo e per l'intera società.

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

Il titolo è volutamente ambiguo e, come spiega l'autore, nella nota della quarta parte del libro:

«Pómo pèro – dime ‘l vèro
dime la santa – verità:
Quala zéla? – Questa qua.

Nota che a Malo il pomo è un frutto non un albero, e altrettanto vale per il pero; gli alberi che li fanno sono il pomaro e il peraro, Nota inoltre che in questo testo (come nel titolo del presente libro) non abbiamo due frutti ma uno solo, un ambiguo “pomo pero” con due nature. In paese si è sempre preso per sottinteso che si tratta di compresenza metafisica, non incrocio o d'innesto; (...)»

Il libro si divide in quattro parti:

Primi[modifica | modifica wikitesto]

Gli scritti sono molto vicini (con molte analogie) sia sul piano sentimentale che letterario al precedente Libera nos a Malo.

Postumi[modifica | modifica wikitesto]

In questa parte c'è la descrizione di stati d'animo. Nel racconto Cavar su i morti relativo alla sua presenza e di sua moglie Katia alla riesumazione dei suoi nonni si può ritrovare nella descrizione lo stato d'animo ognuno di noi di fronte alla morte. Di straordinaria poesia il passaggio su sua moglie, vista la tragedia da lei vissuta come ebrea slava di lingua ungherese:

«.. i suoi li ha persi di vista in tempo di guerra, in quella stazione all'aperto, al confine tra la Polonia e Cecoslovacchia, Oświęcim. Mi ha detto che a sud si vedevano dei monti lontani, la catena dei Tatra.»

È significativo che quando Katia morì, il 26 settembre 2004, Gabriele Vacis lesse proprio questo racconto, come momento di saluto laico per la compagna della vita dell'autore.

Ur Malo[modifica | modifica wikitesto]

Sono raccolti ventun componenti poetici, tutti giocati sulle parole dialettali di Malo. Una registrazione di parole, di suoni, di forme verbali, con sdrucciole, i sostantivi sillabati e quant'altro. Sono componimenti lirici, tecnico-linguistici, affascinanti che fanno sentire le “voci” della lingua della sua terra.

Un esempio, la n. 17.

«aio
pèio sòio
òio
taio bóio
méio
saio sbròio
viaio
luio
griio
giio biio»

Congedo[modifica | modifica wikitesto]

In questa ultima parte l'autore inserisce alcune note per spiegare il significato dei vocaboli ai non veneti e sulle ragioni stilistiche da lui utilizzate.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Pomo pero. Paralipomeni d'un libro di famiglia, Collana La Scala, Milano, Rizzoli, 1974-1990.
  • Pomo pero, Collana Oscar Oro, Milano, Mondadori, 1987, ISBN 978-88-043-0293-3. - Collana Oscar Scrittori del Novecento, Mondadori, 2001.
  • Pomo pero, Collana Piccola biblioteca la scala, Milano, Rizzoli, 2006, ISBN 978-88-170-1110-5.
  • Pomo pero, Introduzione di Fernando Bandini, Collana Scrittori contemporanei, Milano, BUR, 2006, ISBN 978-88-170-1283-6.
  • in Opere scelte, Collana I Meridiani, Milano, Arnoldo Mondatori Editore, 2006, ISBN 978-88-04-54925-3.