Piero Colobini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Piero Colobini
NascitaGorizia, 17 febbraio 1914
MorteMali Spadarit, 10 marzo 1941
Cause della mortemorto in combattimento
Luogo di sepolturaSacrario del Cimitero Centrale di Gorizia
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
SpecialitàAlpini
Reparto7º Reggimento alpini
Anni di servizio1940 - 1941
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941) [1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Piero Colobini (Gorizia, 17 febbraio 1914Mali Spadarit, 10 marzo 1941) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Gorizia il 17 febbraio 1914, figlio di Ugo e di Maria Cavagna.[2] Il nome completo era Pietro Ugo Giuseppe Colobig, poi italianizzato dal fascismo in "Colobini" nel 1928[3].

Compì gli studi elementari e medi a Gorizia conseguendo il diploma di ragioniere presso l'Istituto Tecnico.[4] Nel 1936 si iscrisse all'Università di Trieste nella facoltà di scienze economiche commerciali. All'inizio della seconda guerra mondiale lasciò il suo posto di impiegato al Municipio di Gorizia e gli studi universitari per arruolarsi nel Regio Esercito, arma di fanteria, assegnato alla specialità alpini.[5]

Frequentò il corso allievi ufficiali di complemento a Bassano del Grappa; appena ottenuta la nomina a sottotenente, venne trasferito sul fronte occidentale con il Battaglione alpini "Feltre" del 7º Reggimento Alpini, 5ª Divisione alpina "Pusteria", dove partecipò ad alcune importanti azioni.[5]

Intervenuto l'armistizio con la Francia, nell'ottobre 1940 fu inviato sul fronte greco-albanese, mentre era in corso l'operazione di ripiegamento e contenimento della pressione avversaria.[5] Il 13 febbraio 1941, grazie al proprio coraggio, si guadagnò una croce di guerra al valor militare sul campo assaltando e conquistando una postazione ben munita.[5]

Cadde alla testa dei suoi alpini una nebbiosa mattina di primavera sul monte Spadarit, a pochi metri dalla vetta, difesa da tre ordini di reticolati e da un avversario ben trincerato e deciso, riuscendo ad aprire ad altri la via della conquista.[5]

I suoi resti mortali furono inumati nel Sacrario del Cimitero Centrale di Gorizia il 20 maggio 1962.[5] Porta il suo nome la sezione di Gorizia dell'Associazione Nazionale Alpini.[5]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un plotone di fucilieri, malgrado le forti perdite, guidava il reparto all'attacco di una munita posizione con indomito spirito aggressivo. Giunto in prossimità delle posizioni nemiche, preparava i suoi uomini all'assalto finale ed invitandoli a serrarsi intorno a lui si slanciava avanti per un ultimo balzo. Davanti ai reticolati intatti, nell'ordinare ai suoi Alpini di svellerne i picchetti con le mani, dandone l'esempio, rimaneva gravemente ferito una prima volta. Si aggrappava allora ai reticolati e, continuando ad incitare i suoi uomini, lanciava invettive contro il nemico riparato nelle trincee, invitandolo a combattere all'aperto, finché ferito una seconda volta mortalmente, riusciva a gridare all'avversario che la vittoria era ormai dei suoi Alpini. Mali Spadarit (Fronte greco), 10 marzo 1941.[6]»
— Regio Decreto 29 novembre 1941.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.594.
  2. ^ Combattenti Liberazione.
  3. ^ Archivio parrocchia Santi Ilario e Taziano di Gorizia, Anagrafe parrocchiale, Serie battesimi, Libro XXIII, pag. 224, Atto n. 72.
  4. ^ Bianchi, Cattaneo 2011, p.298-299.
  5. ^ a b c d e f g Bianchi, Cattaneo 2011, p.299.
  6. ^ [1] Quirinale - Scheda - Visto 7 dicembre 2008
  7. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 12 gennaio 1942, registro 1, foglio 327.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 548.
Periodici
  • Gian Luigi Rinaldi, La drammatica epopea del Battaglione Cadore, in Rassegna dell'esercito, n. 2, Roma, Centro Pubblicistica dell'Esercito, marzo-aprile 2007.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]