Philippeion

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Philippeion
CiviltàAntica Grecia
Utilizzomonumento celebrativo
Stilearchitettura greca e ordine ionico
Localizzazione
StatoBandiera della Grecia Grecia
ComuneOlimpia
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 37°38′19.33″N 21°37′45.67″E / 37.638702°N 21.629352°E37.638702; 21.629352

Il Philippeion era un monumento celebrativo a tholos in ordine ionico, edificato tra il 338 e il 336 a.C. nella valle nota come Altis, poco distante da Olimpia[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio fu costruito per volere di Filippo II di Macedonia per celebrare la vittoria macedone nella battaglia di Cheronea del 338 a.C. e fu probabilmente terminato da Alessandro Magno nel 336 a.C.[2].

La tholos doveva rappresentare il monumento dinastico degli Argeadi e ospitava al suo interno statue criselefantine dello stesso Filippo, di suo padre, Aminta, di sua madre Euridice, di sua moglie Olimpiade e di suo figlio Alessandro Magno, opere dello scultore Leocare[3][2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Pianta del monumento
Crepidoma del monumento

Sopra una crepidine di tre gradini, l'edificio consisteva di una cella a pianta circolare, costruita in opera quadrata isodomica con blocchi di poros, circondata da una peristasi di 18 colonne di ordine ionico[2], sempre in poros, rivestito di stucco, ad eccezione della sima, che era in marmo e decorata da un anthemion dipinto[2].

Le proporzioni di quest'ordine ionico sono caratterizzate da un interasse ampio (3,5 volte il diametro di base del fusto) e da fusti snelli (alti circa 10 volte il diametro), mentre la trabeazione è in proporzione più grande[4]: presenta, infatti sia il fregio continuo, sia la cornice con dentelli (che nell'ordine ionico classico non si presentano mai insieme): si tratta di uno dei primi edifici a mostrare questa compresenza, che sarà poi normale nell'architettura romana[5].

La struttura presenta un diametro complessivo di 15 metri.[6][7] Alla cella si accedeva da un portale inquadrato da finestre, e le pareti interne erano arricchite da 9 semicolonne di ordine corinzio sopraelevate sopra uno zoccolo. Al centro era un basamento semicircolare, destinato ad ospitare le statue di Leocare[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pausania, Periegesi della Grecia, V, 20, 9.
  2. ^ a b c d e Giorgio Rocco, Guida alla lettura degli ordini architettonici antichi. II. Lo ionico, Liguori editore, Napoli 2003 ISBN 978-88-207-3461-9, pp.156-161.
  3. ^ Pausania, Periegesi della Grecia, V, 20, 10.
  4. ^ Giorgio Rocco, Guida alla lettura degli ordini architettonici antichi. II. Lo ionico, Liguori editore, Napoli 2003 ISBN 978-88-207-3461-9, p. 157. L'interasse corrisponde alla distanza tra centro e centro della colonna, a differenza dell'intercolumnio, che è la distanza dello spazio vuoto tra i due fusti.
  5. ^ Giorgio Rocco, Guida alla lettura degli ordini architettonici antichi. II. Lo ionico, Liguori editore, Napoli 2003 ISBN 978-88-207-3461-9, p. 159
  6. ^ (EN) David C. Young, A brief history of the Olympic games, p. 125, 1-4051-1130-5.
  7. ^ (EN) Walter Woodburn Hyde, Olympic victor monuments and Greek athletic art, p. 353, 1-4102-0994-6.

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