Palazzo Barni

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo palazzo rurale di Cadilana, vedi Palazzo dei Vescovi (Cadilana).
Palazzo Barni
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàLodi
IndirizzoCorso Vittorio Emanuele 17
Coordinate45°18′47.47″N 9°30′04.95″E / 45.313185°N 9.501375°E45.313185; 9.501375
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXVII secolo
Stilebarocco
Usoresidenziale, negozi
Piani3
Realizzazione
ArchitettoDomenico Sartorio
CommittenteFamiglia Barni

Palazzo Barni è un palazzo nobiliare di Lodi, sito nel centro cittadino a breve distanza dalla Piazza Maggiore.

Lo scalone d'onore

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'area su cui sorge il palazzo era originariamente occupata da alcuni edifici di pertinenza del vicino palazzo Vistarini, appartenente all'omonima famiglia nobile[1].

Questi edifici, posti lungo il Corso di Porta Regale (oggi Vittorio Emanuele), vennero acquistati nel 1672 da Giovanni Paolo Barni, appartenente all'omonima casata[1]; nel 1698 suo figlio Antonio incaricò l'architetto Domenico Sartorio di trasformare i vecchi edifici in un sontuoso palazzo barocco[1], analogamente a quanto fatto nella villa di famiglia a Roncadello[2]. La costruzione venne compiuta nel Settecento[2].

Nel corso della sua storia l'edificio ospitò numerose personalità illustri di passaggio a Lodi, quali il re di Spagna Filippo V, l'imperatore Carlo VI, e il re di Sardegna Carlo Emanuele III[2].

Attualmente, dopo un lungo periodo di abbandono, il palazzo è in corso di restauro; al piano terreno sono ospitati alcuni locali commerciali[2].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo occupa una vasta area sul lato orientale del Corso Vittorio Emanuele, a poca distanza da Piazza della Vittoria.

Lungo il corso prospetta l'ampia facciata a tre piani, in cui si aprono tre portali, di cui il maggiore – quello centrale – è sormontato da un balcone ornato da una ringhiera in ferro battuto secondo l'uso lodigiano[2]. In origine la fascia di terreno antistante la facciata era inclusa nella proprietà; essa venne ceduta alla città nel 1821 consentendo di ampliare e regolarizzare la carreggiata stradale[2].

All'interno si aprono due cortili, separati da un corpo di fabbrica trasversale che contiene la cappella gentilizia[2]; i due cortili, pur simmetrici nella pianta, hanno un carattere molto diverso, nobile quello a nord e rustico quello a sud.

Il piano nobile viene raggiunto attraverso un maestoso scalone, la cui volta è decorata da un affresco di Sebastiano Galeotti, raffigurante Borea che rapisce Orizia[3]; un altro affresco a tema affine, I Boreadi cacciano le Arpie, orna il soffitto del salone principale[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Lise (1987), p. 60.
  2. ^ a b c d e f g Lise (1987), p. 74.
  3. ^ a b Lise (1987), p. 75.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Lise, Lodi, i palazzi. Cortili, portali, facciate, Lodi, Lodigraf, 1987, pp. 60-75, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\LO1\0760948.

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