Ministero della produzione bellica

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Il Ministero della produzione bellica era un dicastero del governo italiano, istituito nel 1943 con il fine di coordinare, controllare e, tutelare l'industria strategica di interesse per la sicurezza nazionale[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il ministero nacque ufficialmente nel 1935[2] come "Commissariato generale per le fabbricazioni di guerra" (CoGeFaG), alle dirette dipendenze del capo del governo. Il commissariato venne presieduto dal generale Alfredo Dallolio, prima, e dal generale Carlo Favagrossa a partire dal 1939.

Nel 1940[3] venne trasformato in Sottosegretariato di stato per le fabbricazioni di guerra (FabbriGuerra) e nel 1943[4] divenne Ministero della produzione bellica (MiProGuerra).

Il ministero venne soppresso dal governo Badoglio l'anno successivo[5] e le sue competenze furono assorbite dal Ministero dell'industria, del commercio e del lavoro.

Attività[modifica | modifica wikitesto]

Il Ministero ereditò le funzioni svolte precedentemente dal sottosegretariato di stato per le fabbricazioni di guerra e ancor prima dal commissariato generale per le fabbricazioni di guerra.

Erano in tal modo centralizzate in un unico organo gli affidamenti delle commesse militari e soprattutto le funzioni di indirizzo, controllo e gestione delle attività produttive e di ricerca tecnologica dell'industria bellica italiana (gli "stabilimenti ausiliari"), del relativo personale e dei mezzi impiegati.

Al ministero competeva, in coordinamento con le autorità preposte, la verifica dell'affidabilità morale e politica degli operai delle imprese coinvolte negli appalti[6] e costituiva l'interfaccia tra il comando supremo delle forze armate e le imprese per quanto riguarda le politiche seguite per la ricerca scientifica, tecnologica ed industriale sia militare che civile[7].

Era inoltre l'ente responsabile della raccolta -e della requisizione- di prodotti siderurgici riutilizzabili (rottami di ferro, acciaio o ghisa[8], campane degli edifici di culto[9], cancellate[10], sedili e fontanelle in ferro e ghisa[11]) per ricavarne materiali utili ai fini bellici.

Infine, era l'organo designato per la cura dell'osservanza del segreto industriale riguardante la produzione militare[12].

Anche gli istituti e scuole tecniche industriali fino al 1940 erano stati dichiarati stabilimenti ausiliari di guerra sotto il diretto controllo del Cogefag[13].

Manteneva il contatto con il territorio attraverso una serie di delegazioni interprovinciali.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Scheda+ sul sito ingegneri.info[collegamento interrotto]
  2. ^ Regio Decreto Legge n° 1374 del 14 luglio 1935, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 177 del 31 luglio 1935
  3. ^ Regio Decreto n° 499 del 23 maggio 1940, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 131 del 6 giugno 1940
  4. ^ Regio Decreto n° 24 del 6 febbraio 1943, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 36 del 13 febbraio 1943
  5. ^ Regio Decreto Legge n° 24 del 27 gennaio 1944, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 4 del 29 gennaio 1944
  6. ^ Pubblicazione sul sito insmli.it Archiviato l'8 ottobre 2007 in Internet Archive.
  7. ^ Articolo su nuovarassegna.it[collegamento interrotto]
  8. ^ ferrovieinrete.com (PDF). URL consultato il 29 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  9. ^ campanariambrosiani.org
  10. ^ rivolidistoria.it
  11. ^ ldpassociati.it
  12. ^ Ai sensi del regio decreto 1161/41: treni.valdelsa.net Archiviato il 12 settembre 2009 in Internet Archive.
  13. ^ unionesarda.it

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]