Mazu Daoyi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Mazu Daoyi

Mazu Daoyi (in cinese: 馬祖道一T, Mǎzŭ DàoyīP, Ma-tsu Tao-yiW; in giapponese traslitterato: Baso Dōitsu; Chengdu, 709788) è stato un maestro zen cinese, uno dei patriarchi del Buddismo Chán ai tempi della dinastia Tang, iniziatore del lignaggio da cui sarebbe derivata la scuola Linji, la preiminente nel mondo cinese, da cui derivò la Rinzai in Giappone.

Il primo uso documentato del termine "Scuola Chan" viene usato proprio nei suoi "Racconti estesi".[1] e il suo metodo di insegnamento di "strane parole e azioni straordinarie" divenne paradigmatico della tradizione Zen successiva.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il maestro Baso è conosciuto per il suo cognome: letteralmente, il suo nome significa "Patriarca dei Ma" o "Maestro dei Ma", e Ma era appunto il nome della sua famiglia.[3] Nacque nel 709, a nord ovest di Chengdu nel Sichuan. Durante gli anni in cui insegnò come maestro, però, Mazu visse nello Jiangxi, dal quale trasse il nome "Jiangxi Daoyi".[4]

Nella Trasmissione della Lampada, composta nel 1004, Mazu viene descritto così, forse in quella forma un po' leggendaria tipica delle agiografie dei maestri dei tempi:

«Il suo aspetto era rimarchevole. Egli procedeva come un toro e guardava intorno a sé come una tigre. Quando stendeva la sua lingua, poteva raggiungere la punta del naso; sulle piante dei piedi erano impressi due segni circolari[5]»

In accordo con la Trasmissione della Lampada, Mazu era discepolo del maestro Nanyue Huairang (giapp: Nangaku Ejo; 677-744) al monastero del Monte Heng nello Hunan.[6][7]

Il racconto dell'incontro con il maestro Ejo nella Trasmissione della Lampada viene qualche volta considerato come una testimonianza dell'illuminazione di Mazu, nonostante il testo non suggerisca esplicitamente questo tipo di interpretazione.[8] È possibile trovare una prima e più antica versione di questa storia nel Zǔtángjí ("Antologia della Sala dei Patriarchi", 祖堂集, giapp. Sodō shū), trascritto nel 952:

«Mentre il reverendo Ma era seduto, il reverendo Huairang prese una tegola e sedette su una roccia di fronte a lui, strofinandola. Il maestro Ma chiese: "Che cosa stai facendo?" Huairang rispose: "Sto lucidando la tegola per farne uno specchio!" Il maestro Ma ribatté "Come puoi ottenere uno specchio strofinando una tegola" Huairang rispose allora: "Se non posso ottenere uno specchio strofinando una tegola, come puoi tu ottenere la natura di Buddha seduto in meditazione?"[9][10]»

Questo racconto riecheggia il Vimalakirti Sutra e il Sutra della Piattaforma di Huìnéng per l'intento di chi voleva considerare inferiori le pratiche graduali e di purificazione invece di una ricerca intensa di un risveglio istantaneo nella Natura di Buddha[11]; ciò avrebbe avuto fortuna nello Zen successivo, e prevalentemente dalla scuola che proprio dal lignaggio del maestro Baso avrebbe preso le mosse.

La fondazione della scuola Hongzhu[modifica | modifica wikitesto]

Dopo essere stato riconosciuto erede nel Dharma dal maestro Huairang, Mazu si stabilì sul monte Kung-kung presso Nankang, a sud della provincia di Kiangsì[12] dove fondò un monastero e raccolse a sé molti discepoli.[13] Egli diventò uno dei più influenti maestri Zen nella formazione del Buddismo Chan[14] e l'allegoria in sé di quel periodo, corrispondente alla tarda dinastia Tang, considerato "l'età dell'oro del buddismo Chan"[15]

Con la Ribellione di An Lushan e la caduta della dinastia Tang, però, il Chan delle grandi città cominciò a perdere il suo status, mentre "altre scuole aumentavano di prestigio nelle zone periferiche controllate dai signori della guerra. Queste divennero i precursori del Chan che conosciamo oggi. Le loro origini sono oscure, tutte però si riconducono alla figura del patriarca Huineng"[16]. Pare che quella di Baso sia tra queste.

Successivamente, tra l'845 e l'846, l'imperatore Wu-tsung perseguitò le scuole buddiste in Cina, molto probabilmente spinto dalle richieste del governo delle Capitali, impoverito dalle guerre feroci della ribellione precedente, di finanziare misure politiche, economiche e militari rifacendosi sulle immense ricchezze e sui patrimoni fondiari che i templi buddisti cinesi avevano accumulato nei secoli.[17]. Se questo fenomeno fu devastante per molte scuole Zen, quella di Mazu e le poche simili alla propria, forse un po' per il loro stile frugale e per la loro relativa carenza di rituali e di studio filosofico, ma anche per la loro somiglianza con l'apofanticità del taoismo (citare Tollini), riuscirono a sfuggire alla caccia dell'esercito imperiale e a sopravvivere fino ad oggi.[18]

Gli insegnamenti di Mazu[modifica | modifica wikitesto]

Gli insegnamenti e i dialoghi vivaci del maestro Baso sono stati raccolti e pubblicati nel suo Jiangxi Daoyi Chanshi Yulu (Relazioni orali del Maestro Chan Daoyi dello Jiangxi)[19]

Sulla Natura di Buddha[modifica | modifica wikitesto]

Gli insegnamenti di Mazu enfatizzano la conoscenza diretta della Natura di Buddha:

«Fate che voi stessi osserviate la vostra stessa mente... Anche se posso parlare eloquentemente di ogni sorta di oggetti innumerevoli come le sabbie del Gange, la Mente non sembra arricchirsi per questo...Potreste parlare così tanto riguardo a ciò, e questo resterà comunque la vostra Mente; non potete quindi parlarne in nessun caso, e vale esattamente lo stesso per la vostra Mente[20]»

Tecniche Shock[modifica | modifica wikitesto]

La scuola di Mazu è famosa per avere per prima sviluppato "tecniche per provocare shock usando urla, schiaffi, bastonate e risposte irrazionali per scuotere gli studenti e permettere una loro realizzazione"[21][22]. Questi espedienti divennero spunto per buona parte della narrativa Zen e contribuirono a delineare l'immagine popolare dei maestri di questa tradizione[23][24]. Tra questi metodi inusuali, compaiono comportamenti che sarebbero stati poi divenuti di uso comune, come il katsu, un urlo improvviso che, direttamente dallo hara, richiama il discepolo alla convaspevolezza del momento,[25], o il colpo inaspettato di un bastone ammonitore, o keisaku[26], oppure il chiamare inaspettatamente una persona per nome mentre sta andando via. Quest'ultimo espediente viene anche descritto con l'espressione "richiamare la coscienza originaria", dalla quale sorge il Risveglio.[27]. Inoltre, Mazu impiegò gesti silenziosi[28][29], risposte che volutamente non avevano a che fare con alcune domande poste, e qualche volta arrivò anche a torcere il naso ai suoi discepoli come ammonimento[30]. Utilizzando questa varietà di shock inaspettati, il suo metodo di insegnamento sfidava le abitudini, gli automatismi e la vanità dei discepoli, per ispirare loro un risveglio improvviso.[28]

Subitismo e zazen[modifica | modifica wikitesto]

Come già accennato, in una storia Zen ben conosciuta, il maestro Huairang compara lo zazen del discepolo Mazu con l'intenzione di lucidare una tegola per farne uno specchio[31] In accordo con lo studioso Faure, questa critica non è da riferirsi allo zazen in sé, ma all'idea che "diventare un Buddha" diventi un mezzo per raggiungere un certo fine, e non un atto che mantiene in sé la propria realizzazione[32]. Questo episodio riflette anche un cambio nel ruolo e nella posizione dei monaci Chan nella società Tang, che "intraprendevano solo rituali, recitazione dei testi sacri e lunghe sedute di meditazione" invece di una pratica Zen attiva, che investisse ogni momento della vita quotidiana.[33]

Uso dei koan[modifica | modifica wikitesto]

Citazioni[modifica | modifica wikitesto]

Mazu viene citato nelle prime antologie di lignaggi Chan e di dialoghi e koan[34]

  • La Trasmissione della Lampada, composta nel 1004 da Shi Daoyuan (释道)[35]
  • La Raccolta della Montagna Blu. composta con il commento di Yuanwu Keqin (1063–1135) intorno al 1125;[36][37]
  • La Porta senza porta, composta verso il 1228 da Wumen Huikai (1183–1260).[38][39]

Mazu compare inoltre in:

  • Raccolte dell'indicare la Luna composta nel 1602,
  • Detti raccolti di Antiche Ricchezze composta nel 1271,
  • Raccolte della trasmissione regolare del Dharma (1062).[40]

Esempi[modifica | modifica wikitesto]

Mazu usava spesso il kōan "Ciò che è la mente, quello è il Buddha". Più tardi, quest'affermazione fu apparentemente contraddetta quando usò invece il koan "Nessuna mente, Nessun Buddha"[41]

«Un monaco si chiese come mai Mazu mantenesse il koan "La mente è il Buddha." Il maestro rispose:, "Perché voglio far smettere di piangere un bambino." Il monaco insistette, "Quando avrà smesso di piangere, cosa succederà?" "Nessuna mente, nessun Buddha", fu la risposta.»

[42]

Alcuini esempi di koan in cui il maestro Baso è presente sono i seguenti:

«Quando Mazu si ammalò, e qualcuno gli chiese come si sentisse, egli rispose "Buddha faccia di sole, buddha faccia di luna"[43]»

«Il laico Pang chiese a Mazu, "Chi è chi non è dipendente dai diecimila oggetti?" Mazu rispose: "Te lo dirò quando berrai in un sorso tutta l'acqua del fiume occidentale"[44]»

«Un monaco chiese a Mazu "Per favore, indicate il significato dello Zen direttamente, al di là di cambi di asserzioni e negazioni". Mazu gli disse di chiedere al maestro Zhiang. Zhiang fece una pausa, quindi gli disse di chiedere a Baizhang Huaihai. Baizhang sembro che dicesse di non aver capito. Il monaco tornò da Mazu e raccontò che cosa era successo. Mazu osservo seccamente che Zhiang aveva i capelli bianchi, mentre Baizhang li aveva neri[45]»

Successori[modifica | modifica wikitesto]

Tra i discepoli più prossimi a Mazu sono Baizhang Huaihai (百丈懷海 giapp: Hyakujo Ekai) (720-814)[46][47][48] Nanquan Puyuan(南泉普願 giapp: Nansen Fugan) (748-835), e Damei Fachang (大梅法常 giapp: Daibai Hojo)

Attraverso Baizhang, il lignaggio di Baso arrivò ad includere Huangbo Xiyun(黄檗希運 giapp: Obaku Kiun) e il più famoso successore Línjì Yìxuán[49]. Da esso, deriva quella scuola che porta il suo nome, e di conseguenza la scuola Rinzai giapponese.

Un altro discepolo di Mazu fu Guishan Lingyou (771-853), da cui derivò la scuola Guiyang, e il celebre maestro Yangshan Huiji (807-883).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Heng-ching, 1992, pag.51 n.68
  2. ^ Dumoulin, 2005-A, pag. 166
  3. ^ Suzuki, 1974, p. 104.
  4. ^ Chung-Yuan, 1971, pp. 148, 130, 177.
  5. ^ Dumoulin, 1965, pag. 97.
  6. ^ Chang, 1971, pp. 148-149.
  7. ^ Perkins, 1999, pp. 161-162.
  8. ^ McRae, 2003, pp. 80-82.
  9. ^ McRae, 2003, p. 81.
  10. ^ MacRae cita Sodōshū, composto da Yanagida Seizan (Kyoto: Chūbun shuppansha 1972)
  11. ^ McRae, 2003, pp. 81-82.
  12. ^ Chang, 1971, pp. 148-149, 177.
  13. ^ Chang, 1971, p. 152.
  14. ^ Schuhmacher e Woerner, 1991, p. 141.
  15. ^ McRae, 2003, pp. 18-21.
  16. ^ Yampolski, 2003-A, p. 11.
  17. ^ Yampolski, 2003-A, pag.15
  18. ^ Yampolski, 2003-A, p. 15.
  19. ^ Si veda vol. 119 del Wan-tzu hsu-tsang-ching (Proseguimento compilato recentemente del canone buddista) (Taipei: Hsin-wen-feng 1977), ristampato da Dainippon zoku zokyo
  20. ^ Suzuki, 1974, p. 109.
  21. ^ Kasulis, 2003, pp. 28–29.
  22. ^ Chang, 1967.
  23. ^ McRae, 2003.
  24. ^ Heine, 2008.
  25. ^ Chang, 1971, pp. 131-132-
  26. ^ Chang, 1971, pp. 133-134.
  27. ^ Chang, 1971, pp. 88-89, 134-135.
  28. ^ a b Schuhmacher and Woerner, 1991, p. 141.
  29. ^ Suzuki, 1974, p. 110.
  30. ^ Chang, 1971, pp. 135, 150, 132 per il "naso".
  31. ^ Faure, 1997, pag. 73.
  32. ^ Faure, 1997, p. 73.
  33. ^ Faure, 1997, p. 74.
  34. ^ Ch'en, 1964, p. 403.
  35. ^ Chang, 1971, p. XIII, 314 (a proposito della Trasmissione della Lampada); 148-152 (testo di Mazu); xi, 14-15, 130-134, 138, 175 (altri dialoghi di Mazu); 58, 129-134, 259-260 (commenti di Chang su Mazu).
  36. ^ Cleary, 1992.
  37. ^ Mazu compare nel terzo koan (pp. 25-28), nel numero 53 (255-259) e nel 73 (324-328). Nel koan numero 53 Mazu discute di "anatre selvagge che volano" con Baizhang Huaihai. Questa raccolta fu portata in Giappone dal maestro Zen Sōtō Dogen Kigen (1200-1253) e successivamente studiata attentamente per essere riconosciuta come uno dei testi fondamentali per la scuola Rinzai (Cleary, 1992, p. 1.)
  38. ^ Reps, 1958, pp. 3-130.
  39. ^ Nella Porta senza porta, Mazu compare con il nome giapponese di Baso, nei koan 32 e 34, che riguardano argomenti simili da poter definire gemelli.
  40. ^ Si veda Chang Chung-yuan nel suo Original Teachings of Ch'an Buddhism (New York: Pantheon 1969; ristampato da Vintage nel 1971) alle pp. 308-309.
  41. ^ Dumoulin, 1965, pp. 91-99.
  42. ^ Chang, 1971, p. 150.
  43. ^ Cleary, 1992, p. 25.
  44. ^ Schuhmacher and Woerner, 1991, p. 168.
  45. ^ Cleary, 1992, pp. 324-325.
  46. ^ Baizhang elaborò un nuovo sistema di vinaya particolare per i monaci Chan. E. Conze, A Short History of Buddhism (London: George Allen & Unwin 1980 a p. 89).
  47. ^ Baizhang compose il detto: "Un giorno senza lavoro, un giorno senza cibo", (Schuhmacher and Woerner, 1991, p. 166).
  48. ^ Baizhang fu un discepolo devoto di Mazu e lo servì come attendente per vent'anni (Cleary, 1992, p. 256).
  49. ^ Watson, 1993.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Masao Abe, Zen and Western Thought, University of Hawaii, 1975.
  • Ch'en, Buddhism in China. A historical survey, Princeton University, 1964.
  • Chang Chung-Yuan, Original Teachings of Ch'an Buddhism. Selected from "Transmission of the Lamp", Vantage, 1971 [1969, New York, Pantheon 1969].)
  • Thomas (ed., transl.) Cleary, The Blue Cliff Record, Boston, Shambhala 1992, 1992.
  • A.P. Cowie e A. Evison, Concise English-Chinese Chinese-English Dictionary, Beijing, The Commercial Press, 1986.
  • Heinrich Heinrich Dumoulin, A History of Zen Buddhism, Random House McGraw-Hill, 1965.
  • Heinrich Dumoulin, Zen Buddhism: A History. Volume 1: India and China, World Wisdom Books, 2005-A, ISBN 978-0-941532-89-1.
  • Bernard Faure, The Will to Orthodoxy: A Critical Genealogy of Northern Chan Buddhism, Stanford University Press, 1997.
  • Peter N. Gregory, Tsung-mi and the Sinification of Buddhism, University of Hawai’i Press, Kuroda Institute, (originally published Princeton University Press, 1991, Princeton, N.J.), 2002, ISBN 0-8248-2623-X.
  • Steven Heine, Zen Skin, Zen Marrow, 2008.
  • John McRae, Seeing Through Zen. Encounter, Transformation, and Genealogy in Chinese Chan Buddhism, The University Press Group Ltd, 2003, ISBN 978-0-520-23798-8.
  • Dorothy Perkins, Encyclopedia of China, New York, Facts on File 1999, 1999.
  • Paul Reps, Zen Flesh, Zen Bones, Rutland/Tokyo, Charles E. Tuttle 1958, 1958.
  • Schuhmacher and Woerner (editors), The Shambala Dictionary of Buddhism and Zen, a cura di Fischer-Schreiber, Ehrhard, Diener, Michael H. Kohn (trans.), Boston, Shambala, 1991.
  • Heng-ching Shih, The Syncretism of Ch'an and Pure Land Buddhism, New York, Peter Lang 1992, 1992.
  • D.T. Suzuki, Manual of Zen Buddhism, Ballantine, 1974 [1934, Kyoto, Eastern Buddhist Society].
  • Burton (ed., transl.) Watson, The Zen Teachings of Master Lin-chi. A translation of the Lin-chi Lu, Boston, Shambhala, 1993.
  • Philip Yampolski, Chan. A Historical Sketch. In: Buddhist Spirituality. Later China, Korea, Japan and the Modern World; edited by Takeuchi Yoshinori, Delhi, Motilal Banarsidass, 2003-A.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN52082014 · ISNI (EN0000 0001 1062 6363 · CERL cnp00287036 · LCCN (ENn78059813 · GND (DE102423970 · BNF (FRcb11961158x (data) · J9U (ENHE987007435649905171 · WorldCat Identities (ENlccn-n78059813