Massacro di Canton

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Massacro di Canton
Data878879
LuogoCanton
StatoBandiera della Cina Cina
ResponsabiliTruppe del capo-ribelle Huang Chao
Conseguenze
Morti120.000-200.000, a seconda delle fonti.[1]

Il massacro di Canton fu un attacco ai mercanti stranieri nella città di Canton, in Cina, dalle truppe di Huang Chao, allora a capo di una ribellione contro la regnante Dinastia Tang.

Secondo lo scrittore arabo Abu Zayd Hasan As-Sirafi, dopo aver preso la città, i ribelli massacrarono ebrei, arabi musulmani, persiani musulmani, zoroastriani e cristiani. Data e durata esatte del massacro non sono note, poiché Chao occupò Canton nel biennio 878-879.[2][3][4][5][6][7][8] La maggior parte delle vittime erano stranieri facoltosi[9] e, a seconda delle fonti, il bilancio oscilla tra le 120.000 e le 200.000 persone.[1]

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Rotta delle spezie e Dinastia Tang.

La Cina antica e medievale fu uno dei motori più potenti per lo sviluppo del commercio internazionale, generando una domanda di beni di lusso che nemmeno la Roma Imperiale seppe eguagliare.[10] Le conquiste territoriali della Dinastia Qin favorirono l'apertura della Via della seta tramite cui un certo numero di spezie veniva introdotto nell'Impero dall'Asia meridionale e dall'Occidente. La cultura dell'incenso si sviluppò al tempo della Dinastia Han, con l'espansione di Buddhismo e Taoismo.[11] Dopo la Ribellione di An Lushan, a metà del VIII secolo, il commercio terrestre attraverso le c.d. "Regioni Occidentali" fu interrotto. Questo spinse la dinastia Tang a sviluppare il commercio marittimo, supportando la costruzione di grandi imbarcazioni adatte alla navigazione d'altura. Le navi cinesi iniziarono a frequentare le coste del Malabar (India) e dello Sri Lanka, in cerca di spezie e altre mercanzie,[12] mettendo così il Celeste Impero in contatto con la cricca di commercianti arabo-persiani che dal Mar Rosso e dal Golfo Persico dominavano le rotte dell'Oceano Indiano.[13][14][15]

Antefatto[modifica | modifica wikitesto]

I lucrosi scambi con la Cina avevano in realtà da almeno un secolo spinto diversi mercanti mediorientali (arabi e persiani) a trasferirsi direttamente nelle terre dei Tang, installandosi nelle grandi città portuali imperiali: Yangzhou, Canton, ecc. Un primo massacro ai danni delle comunità mercantili straniere ebbe luogo appunto a Yangzhou nel 760, durante la rivolta di An Lushan, quando le truppe del generale ribelle Tian Shengong entrarono in città e massacrarono ricchi mercanti delle comunità arabe e persiane.[15][16] Secondo Liu Xu (887-946), l'editore del Libro dei Tang, una delle due storie ufficiali della dinastia, quest'attacco provocò migliaia di vittime all'interno di queste comunità.[17]

Un primo episodio di conflitto tra cinesi e stranieri a Canton era avvenuto poco prima, nel 758, quando dei pirati arabo-persiani fecero irruzione nella città e ne saccheggiarono i magazzini. Secondo un rapporto del governatore di Canton, questo attacco ebbe luogo il 30 ottobre che corrisponde al giorno di Guisi (癸巳) del nono mese lunare del primo anno dell'era Qianyuan dell'imperatore Su Zong. In risposta a quest'attacco, i Tang chiusero il porto di Canton agli stranieri per cinquant'anni.[18][19][20][21][22] (大食, 波斯寇廣州).[23]

Nell'875, Huang Chao, rampollo di una buona famiglia candidatosi senza successo agli esami imperiali, si arruolò nell'esercito di Wang Xianzhi, un capo ribelle in rivolta contro i Tang.[24] Molto rapidamente, Chao si separò da Xianzhi e devastò la Cina centrale a capo del suo stesso esercito, arrivando sotto le mura di Canton nell'878.

I fatti[modifica | modifica wikitesto]

Secondo lo scrittore arabo Abu Zayd Hasan As-Sirafi, dopo aver preso la città, le truppe di Huang Chao massacrarono ebrei, arabi musulmani, persiani musulmani, zoroastriani e cristiani. La data e la durata esatte del massacro non sono note, poiché le truppe Chao occuparono Guangzhou per un periodo piuttosto lungo, nell'878-879.[2][3][4][5][6][7][8] La maggior parte delle vittime di questa strage erano stranieri facoltosi[9] e, a seconda delle fonti, il bilancio varia tra le 120.000 e 200.000 vittime.[1]

Anche le piantagioni di gelsi, principale produzione agricola e fonte di ricchezza della regione, furono distrutte dall'esercito di Huang.[7]

Diversi secoli dopo gli eventi, il massacro di Canton continuava ad essere commentato e visto come un cattivo presagio per gli stranieri tentati di stabilirsi in Cina, come si può vedere in questo estratto dal Missionary Magazine del 1869Gli stranieri si stabilirono in Cina in tempi diversi, ma dopo avervi soggiornato per qualche tempo, furono massacrati. Ad esempio, i Maomettani e altri si stabilirono a Canton (Guangzhou) nel IX secolo; e nell'889 si dice che furono massacrati 120.000 coloni stranieri.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Lipman 1997, p. 29.
  2. ^ a b (FR) Voyage du marchand arabe Sulaymân en Inde et en Chine, rédigé en 851, suivi de remarques par Abû Zayd Hasan (vers 916), Gabriel Ferrandª ed., 1922, pp. 76.
  3. ^ a b Shapiro 2001, p. 60.
    «3. Canton. Verso la fine della dinastia Tang, cioè verso la fine del IX secolo, il viaggiatore islamico Aboul Zeyd al Hassan, detto anche Abu Zaid, visitò l'India e la Cina (40). Ha scritto: "Durante la ribellione di Huang Chao verso la fine di Tang, 120.000 musulmani, ebrei, cristiani e parsi a Guangfu [la resa di Chen Yuan del "Khanfu" francese] per affari, furono uccisi" (27 p. 29). Né la Nuova né la Vecchia Storia Tang menzionano questo evento, sebbene affermino che Huang Chao occupò Guangzhou nel 978 e che si ritirò l'anno successivo, il motivo del ritiro è che "[...] una grande piaga»
  4. ^ a b Shapiro 2001, p. 8.
    «Verso la fine di Tang (618-905) il viaggiatore arabo Abu Zaid Hassan nota che durante l'attacco di Huang Chao a Khanfu (Canton) molti musulmani, ebrei, cristiani e mazdaisti (zoroastriani persiani) furono uccisi. A quel tempo persone di varie razze provenienti dall'Asia occidentale vennero in Cina poiché il commercio marittimo era vivace»
  5. ^ a b (EN) Tian R, Male anxiety and female chastity : a comparative study of Chinese ethical values in Ming-Chʻing times, Volume 14 of Tʻoung pao: Monographie, BRILLª ed., 1988, p. 84, ISBN 90-04-08361-8.
  6. ^ a b (EN) Huang R, China, M.E. Sharpeª ed., 1997, p. 117, ISBN 1-56324-730-5.
  7. ^ a b c (EN) Bernstein WJ, A Splendid Exchange, Grove Pressª ed., 2009, p. 86, ISBN 0-8021-4416-0.
  8. ^ a b (EN) Rossabi M, From Yuan to Modern China and Mongolia, BRILLª ed., 28 novembre 2014, pp. 227–, ISBN 978-90-04-28529-3.
  9. ^ a b Gernet 1996, p. 267.
  10. ^ (EN) Guy J, Tamil Merchant Guilds and the Quanzhou Trade, in Schottenhammer A (a cura di), The emporium of the world : Maritime Quanzhou, 1000-1400, Brill, 2001, p. 283.
  11. ^ (EN) Hong CZ, A Study of Spice Trade from the Quanzhou Maritime Silk Road in Song and Yuan Dynasties, in Proceedings of the 2nd Annual International Conference on Social Science and Contemporary Humanity Development, Atlantis Press, 2016, p. 488, DOI:10.2991/sschd-16.2016.96, ISBN 978-94-6252-227-5. URL consultato il 27 dicembre 2020.
  12. ^ (EN) Subairath CT, Calicut: A centri-petal force in the Chinese and Arab trade (1200-1500), in Proceedings of the Indian History Congress, vol. 72, 2011, p. 1083, JSTOR 44145720.
  13. ^ (FR) Pradines S, Commerce maritime et islamisation dans l'océan Indien, in Revue des mondes musulmans et de la Méditerranée.
  14. ^ (EN) Whitehouse D, Sirāf: A medieval port on the Persian Gulf, in World Archaeology, vol. 2, 1970-10, pp. 141–158, DOI:10.1080/00438243.1970.9979471, ISSN 0043-8243 (WC · ACNP).
  15. ^ a b (EN) Guy J, Oriental Trade Ceramics in South-East Asia, Ninth to Sixteenth Centuries: With a Catalogue of Chinese, Vietnamese and Thai Wares in Australian Collections, illustrated, revisedª ed., 1986, p. 7.
    «Dal periodo Tang in poi, furono abbastanza forti da saccheggiare quella città nel 758-59 in un atto di frustrazione provocato dalla corruzione dei funzionari portuali cinesi, e fuggire via mare, probabilmente nel Tonchino dove avrebbero potuto continuare le loro attività commerciali.11 Il saccheggio di Yang -chou nel 760 dai ribelli cinesi provocò la morte di "diverse migliaia di mercanti Po'ssi e Ta-shih".12 e quando si verificarono massacri a Guangzhou nell'878, un geografo arabo contemporaneo, Abu Zaid, registrò che "musulmani, ebrei , perirono cristiani e parsi».13»
  16. ^ Gernet 1996, pp. 289 e 292.
  17. ^ (EN) Chinese–Iranian Relations vii. SE. China – Encyclopaedia Iranica, su iranicaonline.org.
  18. ^ (EN) Bretschneider E, On the knowledge possessed by the ancient Chinese of the Arabs and Arabian colonies : and other western countries, mentioned in Chinese books, Londra, Trübner & Co., 1871, p. 10.
  19. ^ (EN) Welsh F, A Borrowed Place: The History of Hong Kong, Maya Rao, 1974, p. 13, ISBN 1-56836-134-3.
  20. ^ (EN) Needham J, Science & Civilisation in China, Cambridge University Pressª ed., 1954, pp. 1, 179..
  21. ^ (ZH) Sima Guang, Zizhi Tongjian ("Specchio comprensivo per l'aiuto nel governo").
  22. ^ (EN) Sluglett P e Currie A, Atlas of Islamic History, New York, Routledge, 2014, p. 81, ISBN 978-1-138-82130-9.
  23. ^ (EN) The “China Seas” in world history: A general outline of the role of Chinese and East Asian maritime space from its origins to c. 1800, in Journal of Marine and Island Cultures, vol. 1, dicembre 2012, DOI:10.1016/j.imic.2012.11.002..
  24. ^ (EN) ISBN 978-0810860537 Xiong VC, Historical Dictionary of Medieval China, Scarecrow Press, Inc., 2009, p. cxv.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Abu Zayd Hasan Ibn Yazid Sirafi, Voyage du Marchand Arabe Sulaymân en Inde et en Chine, Rédigé en 851, suivi de Remarques par Abû Zayd Hasan, a cura di Ferrand G, 1922.

Studi[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]