Massacro del festival musicale Supernova

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Massacro del festival musicale Supernova
strage
Data7 ottobre 2023
LuogoRe'im
StatoBandiera d'Israele Israele
Coordinate31°23′51.97″N 34°28′18.05″E / 31.39777°N 34.47168°E31.39777; 34.47168
Obiettivocivili israeliani
ResponsabiliHamas
MotivazioneConflitto Israele-Striscia di Gaza
Conseguenze
Morti364 civili

Il massacro del festival musicale Supernova è una strage perpetrata il 7 ottobre 2023 da combattenti di Hamas che avevano attraversato il confine della striscia di Gaza per entrare in territorio israeliano attaccando civili durante un festival musicale vicino al kibbutz di Re'im. Inizialmente fu stimato che almeno 260 persone fossero state uccise, mentre molte altre fossero rimaste ferite[1][2], Il numero dei morti accertati ha raggiunto la cifra di 364.[3] Gli uomini di Hamas hanno inoltre preso ostaggi, trasportati entro la Striscia di Gaza in località segrete.[4]

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Il festival all'aperto di musica trance Supernova Sukkot Gathering è iniziato il 6 ottobre 2023 e sarebbe dovuto durare tutto il fine settimana nell'ovest deserto del Negev, vicino al kibbutz di Re'im e a circa 5 km dalla confine con la striscia di Gaza.[5] È stato organizzato da un promotore chiamato Nova, come edizione israeliana di Universo Paralello, un festival di psy-trance originario di Bahia in Brasile. Secondo l'organizzatore, il luogo è stato prenotato solo due giorni prima, dopo che la location originale nel sud di Israele ha rinunciato.[6] Programmato per coincidere con la festa ebraica di Simchat Torah, il rave è stato presentato come una celebrazione di "amici, amore e infinita libertà".[5] Il sito del festival comprendeva tre palchi, una zona destinata al campeggio e un'area ristoro con un bar. I partecipanti hanno descritto la folla come composta principalmente da israeliani tra i 20 ei 40 anni, provenienti da tutto il paese. Si è riportata un'affluenza di 3 500 persone, ma i dati variano. Al festival erano presenti anche guardie di sicurezza.[7]

Il massacro[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Attacco di Hamas a Israele del 2023.

Il festival musicale è stato tra i primi obiettivi dell'attacco a sorpresa contro Israele, lanciato da Hamas nelle prime ore del 7 ottobre 2023.[5]

Un partecipante ha dichiarato che, dopo aver interrotto l'elettricità, un gruppo di circa 50 combattenti di Hamas è arrivato con furgoni e ha sparato in tutte le direzioni.[2] Almeno alcuni dei combattenti di Hamas che hanno attaccato il festival si sono infiltrati in Israele volando con paramotori, arrivando intorno alle 6:30 del mattino, all'alba.[8] Mentre i partecipanti al festival fuggivano in preda al panico, dei fuoristrada carichi di combattenti hanno iniziato a sparare alle auto in fuga.[5] I combattenti hanno anche bloccato le strade.[5] Il terreno aperto ha lasciato pochi luoghi dove nascondersi.[5] Molti partecipanti che si sono nascosti tra gli alberi sono stati uccisi mentre i militanti li bersagliavano metodicamente.[2] Altri che si sono nascosti tra cespugli e frutteti sono riusciti a sopravvivere.[4]

Immagini aeree del luogo verificate in modo indipendente mostravano decine di auto bruciate e segni di frenata.[9]

Vittime[modifica | modifica wikitesto]

Filmato sull'area del massacro ripreso da un militare israeliano durante la ricognizione dopo l'attacco

ZAKA, il gruppo comunitario di risposta alle emergenze di Israele, ha riportato di aver recuperato almeno 260 corpi dal luogo della festa.[5][10]

Successivamente all'identificazione forense dei corpi e dei resti umani da parte delle autorità il numero delle vittime è aumentato notevolmente, venendo definitivamente aggiornato a 364 morti, mentre gli ostaggi catturati vivi sono stati solo 40.[11][12]. In particolare ha avuto ampia risonanza mediatica il caso di Shani Louk, giovane influencer il cui corpo denudato era apparso a bordo di un pick-up in un video virale diffuso da Hamas poco dopo l'eccidio, sfilando per le strade di Gaza tra le percosse e l'esultanza della folla. Il video aveva lasciato supporre che la ragazza potesse essere svenuta e gravemente ferita, ma comunque ancora viva e trattenuta come ostaggio. Invece il 31 ottobre la stessa famiglia rivelava che sul luogo della strage è stato rinvenuto un osso del cranio che il test del DNA ha attribuito alla giovane influencer senza alcun dubbio. Shani Louk pertanto è stata aggiunta alle vittime effettive come molti altri.[13]

Reazioni e controversie[modifica | modifica wikitesto]

Inizialmente il gruppo Hamas ha dichiarato di non aver assassinato alcun civile, arrivando a negare l'esistenza stessa dell'eccidio bollato come propaganda israeliana.[14] Successivamente al diffondersi virale di video e testimonianze incontrovertibili, il laeder di Hamas Saleh al-Arouri fornisce una nuova versione dei fatti, ribadendo che i guerriglieri non hanno preso di mira i civili, i quali piuttosto sarebbero stati massacrati da privati cittadini di Gaza che durante il tumulto sarebbero fuoriusciti dai varchi nelle difese israeliane aperti dalle brigate di Hamas. Tale circostanza è tuttavia negata dai video dove si scorgono miliziani con uniformi di Hamas prendere parte all'eccidio.[15]

Il 19 novembre la stessa Autorità Nazionale Palestinese arriverà a difendere l'operato di Hamas, sostenendo che tutte le vittime del festival furono causate dai soldati israeliani in ottemperanza alla "Direttiva Annibale", una procedura che in caso di sequestro di ostaggi imporrebbe alle forze armate israeliane di bersagliare i sequestratori anche a costo di causare la morte degli ostaggi. Considerata oltraggiosa dal governo israeliano (essendo peraltro la Direttiva Annibale stata cancellata dal 2016)[16][17], la ricostruzione dell'ANP - completamente priva di riscontri oggettivi, smentita dalle testimonianze dei sopravvissuti e dell'abbondante materiale video ed autoptico - è stata successivamente ritrattata[18].

Il quotidiano israeliano Haaretz, citando indiscrezioni trapelate dalle indagini della polizia, ha poi riferito che in un caso si è accertato che un elicottero israeliano avrebbe aperto il fuoco per colpire i guerrieri di Hamas presenti sul luogo della strage[19]; esso potrebbe quindi aver causato alcune delle vittime civili secondo il giornale, anche se il governo ha respinto l'addebito[20].

Viene inoltre fatto notare come Hamas non fosse a conoscenza dell'evento musicale, che secondo il programma doveva terminare il giorno 6 e soltanto all'ultimo momento fu prorogato di un giorno[21]. I miliziani avrebbero deciso di convergere sul posto in massa, solo dopo aver scoperto per mezzo di droni e parapendii un tale assembramento di israeliani, preferendo agire contro civili privi di ripari e difese piuttosto che raggiungere subito il kibbutz di Re'im[22].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La strage di Hamas al festival musicale israeliano, su Il Post, 8 ottobre 2023. URL consultato il 9 ottobre 2023.
  2. ^ a b c (EN) Israeli music festival: 260 bodies recovered from site where people fled in hail of bullets, in BBC News, 8 ottobre 2023. URL consultato il 9 ottobre 2023.
  3. ^ (EN) Death count from Re’im music festival massacre reportedly updated to 364 — a third of Oct. 7 fatalities, su timesofisrael.com. URL consultato il 2 gennaio 2024.
  4. ^ a b (EN) Israelis search for loved ones with posts and pleas on social media - CBS News, su www.cbsnews.com, 8 ottobre 2023. URL consultato il 9 ottobre 2023.
  5. ^ a b c d e f g (EN) Loveday Morris, Imogen Piper e Joyce Sohyun Lee, How a night of dancing and revelry in Israel turned into a massacre, in The Washington Post, 8 ottobre 2023. URL consultato il 9 ottobre 2023.
  6. ^ (EN) Katie Bain, Artist Manager Describes Israeli Rave Massacre: ‘It Turned Into a Nightmare’, su Billboard, 9 ottobre 2023. URL consultato il 9 ottobre 2023.
  7. ^ (EN) Amanda Borschel-Dan, Thousands flee rocket and gunfire at all-night desert ‘Nature Party’; dozens missing, su www.timesofisrael.com. URL consultato l'8 ottobre 2023.
  8. ^ (EN) Colin Freeman e Nataliya Vasilyeva, How a sunrise desert rave was shattered by paragliding Hamas gunmen, in The Telegraph, 8 ottobre 2023. URL consultato l'8 ottobre 2023.
  9. ^ Sarah Cahlan, Meg Kelly e Samuel Oakford, New video shows aftermath of music festival massacre, in The Washington Post, 8 ottobre 2023. URL consultato l'8 ottobre 2023.
  10. ^ (EN) ZAKA says more than 250 bodies collected from site of music festival attacked by Hamas. URL consultato l'8 ottobre 2023.
  11. ^ (EN) Death count from Re’im music festival massacre reportedly updated to 364 — a third of Oct. 7 fatalities, su timesofisrael.com. URL consultato il 2 gennaio 2024.
  12. ^ Hamas non sapeva del rave in corso il 7 ottobre, su ilfattoquotidiano.it. URL consultato il 2 gennaio 2024.
  13. ^ Morta Shani Louk, la ragazza simbolo del massacro del rave, su ansa.it. URL consultato il 2 gennaio 2024.
  14. ^ (EN) Unbelievable: Hamas official dismisses claims civilians massacred as 'Israeli propaganda', su ynetnews.com. URL consultato il 2 gennaio 2024.
  15. ^ Hamas leader: 1,200 members of al-Qassam Brigades entered Israel, su jpost.com. URL consultato il 2 gennaio 2024.
  16. ^ L'Anp nega la strage di Hamas. Israele: "Non avrà la Striscia"=03 gennaio 2024, su ilgiornale.it.
  17. ^ Palestinian Authority denies Hamas music festival massacre, su ynetnews.com. URL consultato il 3 gennaio 2024.
  18. ^ Eichner, Itamar (20 November 2023). "Palestinian Authority quietly removes official denial of Re'im massacre". Ynetnews.
  19. ^ Breiner, Josh (18 November 2023). "Israeli Security Establishment: Hamas Likely Didn't Have Advance Knowledge of Nova Festival". Haaretz.
  20. ^ "Israel Police slams 'Haaretz' claim IDF helicopter may have harmed civilians on Oct. 7". The Times of Israel. 19 November 2023. Archived from the original on 19 November 2023. Retrieved 19 November 2023.
  21. ^ Breiner, Josh (18 November 2023). "Israeli Security Establishment: Hamas Likely Didn't Have Advance Knowledge of Nova Festival". Haaretz.com.
  22. ^ Haaretz: “Hamas scoprì per caso il festival a Reim”. Le indagini rivelate dal quotidiano israeliano, su ilfattoquotidiano.it. URL consultato il 3 gennaio 2024.

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