Marco Livio Druso Libone

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Marco Livio Druso Libone
Console dell'Impero romano
Nome originaleMarcus Livius Drusus Libo
GensScribonia (per nascita)
Livia (per adozione)
PadreLucio Scribonio Libone (naturale)
Marco Livio Druso Claudiano (adottivo)
MadreCornelia Silla
Consolato15 a.C.

Marco Livio Druso Libone (in latino Marcus Livius Drusus Libo; ... – ...; fl. I secolo) è stato un politico e militare romano.

Origini familiari[modifica | modifica wikitesto]

Era figlio naturale di Lucio Scribonio Libone, pretore nell'80 a.C. e di Cornelia Silla. La madre era figlia di Fausto Cornelio Silla, a sua volta figlio del dittatore Lucio Cornelio Silla, e di Pompea Magna, figlia del triumviro Gneo Pompeo Magno.[1] Era quindi fratello di Scribonia, la seconda moglie dell'imperatore Augusto, e quindi zio di Giulia maggiore. Venne però adottato da Marco Livio Druso Claudiano, il padre di Livia Drusilla, terza moglie di Augusto.[2] Comunque viene sempre riferito come Lucii filius (figlio di Lucio)[3] e quindi si pensa che la sua adozione fosse solamente testamentaria.[4]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Libone fu probabilmente edile nel 28 a.C., poco prima che il Pantheon fosse completato. Venne eletto console nel 15 a.C. insieme a Lucio Calpurnio Pisone.[5] Fu probabilmente un membro del collegio degli Arvali.[6]

Ebbe una figlia di nome Livia che sposò Marco Furio Camillo, console nell'8, e dal quale ebbe una figlia, Livia Medullina Camilla, fidanzata del futuro imperatore Claudio ma che morì prima di sposarlo.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Smith 1849Drusus, Marcus Livius 8.
  2. ^ Syme 1989, pag. 257.
  3. ^ Cassio Dione, LIV, praef.
  4. ^ Syme 1989, pag. 258.
  5. ^ Cassio Dione, LIV, 21.1.
  6. ^ Syme 1989, pag. 46.
  7. ^ Syme 1989, pag. 259.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne
Predecessore Console romano Successore
16 a.C.
Lucio Domizio Enobarbo
Publio Cornelio Scipione
15 a.C.
con Lucio Calpurnio Pisone[1]
14 a.C.
Marco Licinio Crasso Dive
Gneo Cornelio Lentulo l'Augure