Lenio Flacco

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Marco Lenio Flacco (lat.: Marcus Laenius Flaccus; Brindisi, ... – ...; fl. 58-57 a.C.) è stato un mecenate che nella sua casa di Brindisi diede ospitalità a Cicerone in esilio.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Appartenente alla nobile famiglia Laenia di Brindisi, Marco Lenio Flacco aveva trasformato la sua casa, posta sulle colline settentrionali del porto, in un cenacolo di cultura: ospitava artisti, letterati, scienziati e poeti, tra cui Orazio (di cui forse era parente) e soprattutto l'amico fraterno M. Tullio Cicerone, in particolare in occasione del suo esilio dell'aprile del 58 a.C., conseguenza degli effetti della legge Clodia.

Quando poi l'anno seguente il bando fu revocato, Cicerone poté rientrare in Italia e proveniente da Durazzo giunse a Brindisi - come narra lui stesso - il 5 agosto del 57: nel porto oltre ai suoi familiari e la figlia Tullia che festeggiava il compleanno, c'era anche Lenio Flacco: le accoglienze tributate al retore furono raddoppiate dal fatto che nella città quel giorno ricorreva anche l'anniversario della deduzione a colonia.

In più occasioni nei suoi scritti l'oratore loda l'ospitalità e l'amicizia della famiglia Flacco.

(LA)

«Nos Brundisii apud M. Laenium Flaccum dies XIII fuimus, virum optimum, qui periculum fortunarum et capitis sui prae mea salute neglexit neque legis improbissimae poena deductus est, quo minus hospitii et amicitiae ius officiumque praestaret.»

(IT)

«Sono rimasto a Brindisi, presso Marco Lenio Flacco, tredici giorni. Persona ottima, egli trascurò, per salvarmi, il rischio di perdere i beni e la testa, e non si lasciò dissuadere, dalla pena che commina una legge iniquissima, dal compiere i sacri doveri dell'ospitalità e dell'amicizia.»

(LA)

«Reditus vero meus qui fuerit quis ignorat? Quem ad modum mihi advenienti tamquam totius Italiae atque ipsius patriae dextram porrexerint Brundisini ... cumque me domus eadem optimorum et doctissimorum virorum, M. Laeni Flacci et patris et fratris eius, laetissima accepisset, quae proximo anno maerens receperat et suo praesidio periculoque defenderat»

(IT)

«Chi ignora quale sia stato il mio ritorno? Furono i Brindisini che al mio arrivo mi porsero l'amica destra come se fosse stata quella di tutta Italia e della patria (...) allorché la medesima casa di Lenio Flacco, di suo padre e di suo fratello, uomini ottimi e dottissimi, mi accolse con grande letizia; quella stessa casa che nell'anno precedente mi aveva ricevuto piangente e mi aveva, con la sua protezione, difeso dal pericolo.»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  • M.T. Ciceronis, Epistulae ad Familiares, XIV, 4
  • M.T. Ciceronis, In Pisonem oratio, 38
  • M.T. Ciceronis, Pro Sestio oratio, 63
  • M.T. Ciceronis, Pro Cneo Plancio oratio, 97
  • M.T. Ciceronis, Ad Atticum, III, 4 e 6
  • M.T. Ciceronis, Ad Atticum, IV, 1

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

  • Pasquale Camassa, Brindisini illustri, Brindisi 1909, pp. 10-11.
  • G. Ferrero - C. Barbagallo, Roma antica, II, Firenze 1933, pp. 27-28.
  • Alberto Del Sordo, Ritratti brindisini; presentazione di Aldo Vallone, Bari 1983, pp. 37-40.
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