Le genovesi

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Le genovesi
Streghe, sante, prostitute, schiave, muse ed eroine
Figura di donna genovese nell'antichità
AutoreLuca Ponte
1ª ed. originale2004
Generesaggio
Sottogenerestorico
Lingua originaleitaliano

«Dea o donna mortale, non riuscimmo a capire»

Le genovesi, con sottotitolo Streghe, sante, prostitute, schiave, muse ed eroine, è il titolo di un saggio scritto da Luca Ponte[1] e pubblicato nel 2008 dalla Fratelli Frilli Editori di Genova. In prima edizione è stato pubblicato nel 2004 all'interno della collana Xenos.

Il libro consta di nove capitoli incluso quello finale dedicato a proverbi in lingua ligure sulle donne, ed è corredato da un'appendice con un repertorio di nomi di donne genovesi d'epoca contemporanea oltre che da un indice delle liguri citate nel testo.

La navigazione attraverso il testo, ordinato tematicamente, consente una ricostruzione, sia pure parziale, della storia di Genova o, quantomeno, di alcuni suoi costumi, come ad esempio l'applicazione di una gabella sul meretricio istituita nella Repubblica all'inizio del XV secolo.

Ultime matriarche, fra storia e leggenda[modifica | modifica wikitesto]

Con tale saggio l'autore ha inteso delineare una galleria di figure femminili genovesi restituite non in una veste agiografica ma in una chiave ed in un contesto storico-biografico. Non casualmente a fornire lo spunto per delineare questa sorta di excursus delle principali figure femminili che hanno alimentato lo stereotipo delle genovesi sono state numerose fonti storiche e letterarie (incluse alcune leggende tramandate oralmente nei secoli), minuziosamente referenziate nell'ampia bibliografia che correda il volume.

Il testo, in realtà, non si limita a descrivere alcune delle donne genovesi di cui si è occupata la storia, ma prende in esame figure femminili originarie di località che appartengono ad ogni buon conto al cosiddetto arco di Liguria: quella zona, cioè che si estende dall'estrema Liguria degli intemeli (ed oltre, fino alle un tempo genovesi Nizza e Marsiglia) al lembo di regione occupato dall'attuale provincia della Spezia, con escursioni nel Basso Piemonte. In una parola, viene preso in esame tutto il territorio che storicamente apparteneva un tempo alla gloriosa Repubblica di Genova.

Genovesi

Dall'alto e da sinistra: Statuina di presepe genovese al santuario della Madonnetta · Maria Brignole Sale De Ferrari · Maria Pellegrina Amoretti · Paola Frassinetti · Lina Volonghi · Attrici impegnate in una rappresentazione a Palazzo Rosso

L'indagine - che arriva a comprendere, come recita il sottotitolo, una vasta tipologia di donne - prende l'avvio con l'esame della figura femminile così come è apparsa, fra storia e leggenda, fin dai tempi preistorici. La dea o donna mortale citata in apertura di tomo, si riferisce a Circe, dea dalle belle trecce, maga capace di ammaliare (e trasformare in porci) gli uomini di Ulisse, così come Omero racconta nell'Odissea. Ebbene: l'ammaliatrice Circe, che dà il nome anche al promontorio del Circeo (forse la leggendaria isola Eea) e che è stata cantata da Ovidio nelle sue Metamorfosi e da Apollonio Rodio nelle Argonautiche, sarebbe stata originaria della Liguria, come testimonia del resto Euripide ne Le troiane.

Ma le donne genovesi dei tempi più recenti che prendono corpo fra le pagine del libro sono donne in carne ed ossa, non frutto di leggenda. Donne di grande solidità e forza, tanto fisica quanto morale, si dimostrano in grado di competere con l'uomo nel lavoro, nel governo di casati e potentati, di lottare tenacemente accanto a lui nelle moderne conquiste sociali, nelle battaglie patriottiche per la libertà.

Regine del matriarcato, spesso divise fra peccato e santità (passando per la stregoneria delle bàzzure di Triora perseguite dall'Inquisizione), furono fra le ultime a cedere le armi davanti al dilagare della visione patriarcale delle moderne società.

Dettaglio capitoli[modifica | modifica wikitesto]

Titolo Argomento
I Dalla leggenda alla storia Così come la storia dell'antica Janua affonda le sue radici nella mitologia, ugualmente le sue ancestrali abitanti richiamano alla memoria figure sospese fra mito e realtà, come ad esempio quella di Gyptis, figlia di Nanno re dei liguri Segobrigi, andata sposa - per sua propria scelta - a Protis, colono greco di Focea, fondatore della futura Marsiglia; o quella della pastorella Corsa che viaggiando per nave avrebbe casualmente scoperto l'isola poi chiamata Corsica.
II Belle e muse Secondo quanto scriveva in una lettera del 1432 Enea Silvio Piccolomini, futuro papa Pio II, in questa città grande è la libertà delle donne: perciò se qualcuno chiamasse Genova paradiso delle donne, cadrebbe meno in errore che chiamandola diversamente, se non luogo piacevolissimo nel quale gli abitanti non mancano di alcun genere di piacere e di ogni tipo di donna [...].
III Poetesse e letterate Da Maria Pellegrina Amoretti, a Clelia Durazzo, a Fernanda Pivano, galleria di scrittrici, poetesse e donne di scienza, come l'esperta in botanica Clelia Durazzo Pallavicini.
IV Sante e religiose Le figure della santità e della filantropia genovesi da Santa Limbania, a Caterinetta dei genovesi, da Virginia Centurione Bracelli a Eugenia Ravasco, da Rosa Maria Segale (sister Blandina) alla Duchessa di Galliera. Censibili anche attraverso la toponomastica cittadina.
V Prostitute e schiave È il capitolo con maggiori riferimenti storici: da Via del Campo con le sue lucciole, all'uso dei bagni pubblici, dalla Crociata delle Dame finanziata (ma mai partita) dalle signore genovesi del XIV secolo alle schiave provenienti dalle colonie genovesi in Oriente, alla tassa sul meretricio e Montalbano, quartiere della prostituzione medioevale (una cittadella nella città), dalla novella boccaccesca di Savona narrata dall'annalista lucchese Giovanni Sercambi alle conseguenze della Legge Merlin.
VI Streghe e fantasime Fuochi fatui, patti con il diavolo, streghe di Triora e bàzzure di Alassio (incluse le superstizioni su come trovar marito) campeggiano in questo capitolo, avvolto nelle leggende riassumibili in un detto ligure: Quande cieue e lûxe o sö, tûtte e strie fan l'amö (Quando piove e splende il sole, tutte le streghe fan l'amore). Genova e Liguria anche terra di fate (buone e cattive, queste ultime nel genovesato appellate foè), sostenute dalle tradizioni della vicina Provenza. Sulla coda, le storie di Leila, Fantasma dell'Opera del teatro Carlo Felice e la vecchina fantasma di vico Librai.
VII Artiste, attrici e... Le attrici del Novecento (da Lyda Borelli a Lina Volonghi), le voci della lirica, personaggi da romanzo (la Bricicca de La bocca del lupo di Remigio Zena)
VIII Combattenti, vittime ed eroine Donne contro i pirati, le risorgimentali, Nina Giustiniani e il suo rapporto con Camillo Benso, conte di Cavour, donne del XX secolo, inclusa l'eroina dei cieli Carina Massone Negrone.
IX Proverbi genovesi sulle donne e conclusioni Oltre al vasto repertorio dei proverbi in lingua ligure sulla figura femminile, il testo si chiude con una serie di considerazioni sull'identikit emerso dall'esame di una serie di donne spesso diverse tra loro ma unite tra loro, oltre che a volte da un semplice tratto fisiognomico o caratteriale, dalla comune genovesità.

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luca Ponte è studioso di storia popolare e cultura genovese. Ha pubblicato nel 1998 (per l'editore De Ferrari) il libro La parola più usata in Liguria - Remote origini, occulti significati e storia vera di un termine che è sempre sulla bocca di tutti.