Kalima

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Kalima
StatoBandiera del Marocco Marocco
Linguafrancese
Periodicitàmensile
Genereattualità
Fondazione1986
Chiusura25 aprile 1989
DirettoreHind Taarji[1][2]
CondirettoreFatima Mernissi[3]
 

Il Kalima (in arabo كلمة?, letteralmente "una parola"), è stato un periodico marocchino femminista, fondato dall'Union de l'Action Feminine ed attivo alla fine degli anni 1980.

Nonostante i pochi anni di attività, il periodico ha raggiunto una certa notorietà per essere stata la prima rivista marocchina a contenere articoli su argomenti tabù quali: l'aborto, la prostituzione minorile, la droga e la sessualità;[4][5] oltre ad argomenti di attualità come news e cinema.[6]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La rivista venne fondata nel 1986,[7][8] dall'organizzazione femminista Union de l'Action Feminine.[9]

Fin dall'inizio, l'obiettivo del periodico era quello di enfatizzare che «i ruoli di genere, la sessualità e persino la divisione del lavoro non erano né prescritti né ordinati divinamente dalla natura, ma avevano un'origine storica»;[7] adottando un punto di vista femminista progressista nel trattare gli aspetti sociali, economici, politici e culturali della vita delle donne, oltra a trattare questioni critiche in Marocco,[10] come l'abbandono degli infanti.[11]

A causa degli argomenti trattati dalla rivista, il governo marocchino iniziò a confiscare gli articoli a partite da quello del marzo 1989,[10] che trattava della prostituzione maschile e della mancanza di libertà di stampa nel paese,[4] e portando in poco tempo alla chiusura della rivista il 25 aprile 1989.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Loubna H. Skalli, Through a local prism: gender, globalization, and identity in Moroccan women's magazines, Lexington, Lexington Books, 2006, p. 72, ISBN 978-0-7391-3125-1.
  2. ^ (EN) Paul Delaney, "In North Africa, feminists on diverging paths", su nytimes.com, 6 gennaio 1988. URL consultato il 20 dicembre 2020.
  3. ^ (EN) Jon Armajani, Dynamic Islam: liberal Muslim perspectives in a transnational age, University Press of America, 2004, p. 3, ISBN 978-0-7618-2967-6.
  4. ^ a b (EN) Marvine Howe, Morocco: the Islamist awakening and other challenges., Oxford, Oxford University Press, 2005, p. 153, ISBN 978-0-19-534698-5.
  5. ^ (EN) Eve Sandberg & Kenza Agertit, Moroccan women, activists, and gender politics: an institutional analysis, Lexington, Lexington Books, 2014, p. 14, ISBN 978-0-7391-8210-9.
  6. ^ (EN) Valerie Orlando, Screening Morocco: contemporary depictions in film of a changing society, Ohio, Ohio Unuversity Press, 2011, p. 18, ISBN 978-0-89680-281-0.
  7. ^ a b (EN) Fatima Sadiqi & Moha Ennaji, The feminization of public space: women's activism, the family law, and social change in Morocco, Tripoli, Journal of Middle East Women's Studies, 2016, pp. 86-114.
  8. ^ (EN) Dawn Marley, "Language use in women's magazines as a reflection of hybrid linguistic identity in Morocco" (PDF), su epubs.surrey.ac.uk, 2010. URL consultato il 20 dicembre 2020.
  9. ^ (EN) Valerie Orlando, Francophone voices of the "new" Morocco in film and print, Palgrave Macmillan, 2009, p. 143, ISBN 978-0-230-62259-3.
  10. ^ a b (EN) "Morocco confiscates issue of magazine", su articles.latimes.com, 7 maggio 1989. URL consultato il 20 dicembre 2020.
  11. ^ (EN) Jamila Bargach, Orphans of Islam: family, abandonment, and secret adoption in Morocco, Rowman & Littlefield, 2002, p. 166, ISBN 978-0-7425-0027-3.
  12. ^ (EN) Morocco, su hrw.org, 25 aprile 1989. URL consultato il 20 dicembre 2020.