Josephine Dubray

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Josephine Dubray (Parigi, 31 gennaio 1818 – post 1886) è stata una fotografa francese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La storia di Josephine Gabrielle Angelique Dubray appare interessante perché mostra come la diffusione del dagherrotipo sia stata rapidissima in tutta Europa, in questo caso nell'Italia centrale, dove la Dubray, allieva di Daguerre e fotografa ambulante, come si diceva allora, arrivò a Genova, proseguendo per l'Emilia e toccando anche Firenze, seppur per pochissimo tempo, portando con sé la grande novità che avrebbe rivoluzionato la percezione dell'immagine.

Figlia di Jean Pierre Dubray e di Marie Josephine Louise Fourcade, appartiene ad una famiglia di artisti. Infatti sia il padre che il fratello Vital Gabriel (1813-1892) furono entrambi scultori. Il fratello verrà insignito della Legion d'onore.

Il viaggio di Josephine iniziò nel 1842 quando arriva a Genova e nello stesso anno partorirà un bambino del quale non si conosce il padre ed assumerà il cognome della madre, Luigi Augusto Dubray (1842-1900) che diverrà anche lui fotografo.

Dal 1844 al 1846 Dubray si mosse in varie città emiliane, Parma, Forlì, Bologna e Cesena. In ogni città pubblicizzò la propria attività ed in molti si fecero fotografare da lei. Ad esempio, ecco l'avviso pubblicato sia sulla "Gazzetta di Parma" che su "Il Facchino, giornale di scienze, lettere ed arti":

«La signora Giuseppina De-Bruy ritrattista, col metodo Dagguerrotipo, la quale trovasi già da tre settimane circa in questa Città, e che ha dato saggio di non comune abilità, massimamente nei Ritratti delle Signore, riusciti tutti somigliantissimi, sta ora per partire, e ne dà avviso perché quelli che decidessero valersi dell’opera sua, lo facciano senza indugio. Essa dimora in casa Grassetti, borgo Felino, al piano terreno»

Da un'altra testimonianza, tratta dal volume Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900 a cura di Giuseppina Benasatti e Angela Tromellini, edito nel 1992, si apprende che:

«La suddetta lavora con le ultime nuove scoperte recentemente inventate, e che accrescono la bellezza del lavoro […]. I Ritratti si fanno tutti i giorni dalle otto della mattina sino alle cinque pomeridiane per qualunque tempo, meno quello della pioggia. La Signora Dubray si offre a dare lezioni ai dilettanti, ed ha anche una macchina completa da vendere»

In questi viaggi, come a Bologna nel 1844, sappiamo che, oltre a fotografare, la Dubray insegnò i vari procedimenti fotografici e la teoria e la pratica della fotografia con il dagherrotipo. Ancora nel 1844 andò a Firenze come riporta una notizia della "Gazzetta di Firenze". L'anno successivo la troviamo a Forlì dove ottenne una presentazione perché il padre della storica Zellide Fattiboni, che anni dopo pubblicherà importanti memorie per la conoscenza del territorio cesenate, l'aiuti nella sua professione e le trovi i clienti.

Ed è proprio a Cesena che Dubray conobbe e si innamorò di Antonio Pio (1809-1871), pittore cesenate formatosi all'Accademia nazionale di San Luca di Roma, allievo di Tommaso Minardi. Nel 1847 nacque il figlio Alberto al quale Antonio Pio diede il nome ma venne registrato come illegittimo perché la coppia non era sposata. La nascita avvenne a Milano dove la coppia risiedeva e che non farà più ritorno a Cesena. Il laboratorio cesenate verrà ceduto nel 1856 a Luigi Zanoli che continuerà l'attività di fotografo.

Pio e Dubray si sposarono nel 1865 a Parigi, dove Antonio morirà nel 1871, anche se secondo altre fonti visse e morì a Londra[1]. Successivamente le notizie su Josephine saranno estremamente scarse, sappiamo solo che, dal certificato di matrimonio del figlio Alberto, nel 1886 era ancora viva, residente a Vienna, dove presumibilmente è deceduta.

Tutta l'attività fotografica della Dubray sembra essere andata perduta. Ciò che rimane è il coperchio di una scatola, conservata presso la Biblioteca comunale Mozzi Borgetti di Macerata, che riporta la frase:

Il coperchio di una scatola di fotografie di Josephine Dubray. Tutto ciò che rimane della sua attività di fotografa

«GIUSEPPINA DUBRAY
DI PARIGI
ESEGUISCE
RITRATTI AL
DAGHERROTIPO
In Contrada del Teatro n.27. 1. piano»

Potrebbe forse trattarsi della Contrada del Teatro d'Angennes a Torino, non più esistente. Corrisponde al tratto di via Principe Amedeo, compreso fra la piazza Carignano e piazza Vittorio Veneto[2].

Il figlio Alberto, architetto, dopo aver vissuto e lavorato a lungo a Vienna[3], farà ritorno a Genova nel 1906 dove morirà nel 1911[4] mentre il figlio Luigi arriverà a Milano nel 1875 dove sposerà Pompea Ottino dalla quale avrà tre figli. In Corso Venezia rileverà lo studio fotografico di Francesco Maderni nel 1890[5] e dove morirà nel 1900. L'Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna conserva la foto, scattata nel 1899, dell'ultima discendente della famiglia, Maria Pescio-Pio, deceduta a Genova nel 1948[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Antonio Pio, da Cesena a Londra, in Il Romagnolo, 11 settembre 2022. URL consultato il 23 dicembre 2022.
  2. ^ Vie e luoghi della vecchia Torino che non ci sono più, o hanno cambiato nome, ma non sono stati dimenticati., in Atlante di Torino, le antiche vie. URL consultato il 5 dicembre 2019.
  3. ^ (DE) Albert Pio, in Architektenlexikon Wien 1770-1945, 2009. URL consultato il 2 dicembre 2019.
  4. ^ a b Guia Lelli Mami, Da Parigi con dagherrotipo, in Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali, Regione Emilia Romagna, 2018. URL consultato il 2 dicembre 2019.
  5. ^ Mosè Franchi, Il viaggio in Italia di Josephine Dubray, in Image Mag, 30 gennaio 2022. URL consultato il 4 gennaio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Guia Lelli Mami, Josephine Dubray, una dagherrotipista a Cesena, in Le vite dei cesenati X, Litografia Stampare s.r.l., Cesena, 2016
  • Guia Lelli Mami, Da Parigi a Cesena passando per Firenze, in Antologia Vieusseux, Nuova serie - a. XXIII, n. 68, maggio - agosto 2017, Polistampa, Firenze, 2017
  • Zellide Fattiboni, Memorie storico-biografiche al padre suo dedicate da Zellide Fattiboni, Tipografia Nazionale di G.Vignuzzi, Cesena, 1887
  • Romano Rosati, Camera oscura 1839-1920, fotografi e fotografia a Parma, Artegrafica Silva, Parma, 1990
  • Angela Tromellini, Roberto Spocci, La città rappresentata: note di storia della fotografia a Bologna nellʼOttocento, in Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, a cura di Giuseppina Benasatti, Angela Tromellini, Grafis, Casalecchio di Reno, 1992
  • Claudia Bassi Angelini, Donne nella storia: nel territorio di Ravenna, Faenza e Lugo dal Medioevo al XX secolo, Longo editore, Ravenna, 2000
  • Romano Rosati, Daguerrotipia a Parma, in LʼItalia dʼargento 1839-1859, storia del dagherrotipo in Italia, a cura di Maria Francesca Bonetti, Monica Maffioli, Alinari, Firenze, 2003
  • Anna Ciavarella, Sulle tracce di Antonio Pio, pittore cesenate. Ricerca biografica, in Studi Romagnoli, Stilgraf, Cesena, 2016

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