Joseph Joanovici

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Joseph Joanovici

Joseph Joanovici (Chișinău, 20 febbraio 1905Clichy, 7 febbraio 1965) è stato un mercante russo.

Di famiglia ebraica, scampa i pogrom di Chișinău e fugge insieme alla moglie in Francia diventando mercante di rottami metallici. Durante l'Occupazione nazista della Francia si arricchisce rifornendo le autorità tedesche di metalli per l'industria bellica e allo stesso tempo finanzia la resistenza francese coi proventi delle sue attività commerciali. Nel 1949 viene condannato a cinque anni di prigione per collaborazionismo. Rilasciato con obbligo di dimora a Mende, nel 1957 fugge in Israele sotto falso nome. Quando le autorità israeliane scoprono la sua reale identità e il suo coinvolgimento con il regime nazista viene espulso e inviato in Francia. Finisce nuovamente sotto processo e condannato a un anno di prigione. Muore a Clichy nel 1965.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Joanovici nasce a Chişinău in Bessarabia, regione dell'Impero russo. I suoi genitori vengono uccisi nei pogrom di Chişinău del 1905. Si sposa con Eva, anche lei orfana ebrea, e nel 1925 si stabilisce a Clichy nella periferia parigina. Lavora presso l'azienda dello zio di sua moglie che si occupa della vendita di rottami metallici. Benché analfabeta si dimostra abile nel suo lavoro e nella conduzione degli affari, rileva la società dello zio e si mette in società col fratello Marcel. Secondo diverse fonti entra in contatto con la criminalità organizzata francese.

Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale e l'occupazione nazista della Francia Joanovici si rende conto che in quanto ebreo avrebbe avuto bisogno di un certo tipo di protezione per evitare la deportazione e allo stesso tempo che avrebbe potuto vendere metalli ai tedeschi per rifornire l'industria bellica. Inizia perciò a consegnare metalli alla Abwehr, i servizi segreti nazisti, presso l'Hotel Lutetia. Nel 1941 viene arrestato dalle autorità tedesche per aver venduto materiale di scarsa qualità alla Wirtschaftliche Forschungsgesellschaft ma rilasciato pochi mesi dopo. A partire dal 1942 stringe legami con Henri Lafont, uno dei leader della Carlingue, e ai suoi sodali coinvolti nella gestione del mercato nero parigino. Grazie a queste relazioni ottiene protezione ed evita la deportazione.

La Direction de la Surveillance du territoire, fondata nel 1944, durante i processi postbellici a Joanovici rivela di essere stata in possesso di documenti tedeschi che provavano l'esistenza di un tesserino della Gestapo a nome Joanovici a cui ci si riferisce come mischling. Nello stesso dossier emerge il suo coinvolgimento con la Legione nord-africana per averne fornito le uniformi.

Già nel 1941 Joanovici entra in contatto con la Resistenza francese. Nel luglio 1941 il suo nome appare in alcuni dossier della polizia francese sulla rete partigiana Turma-Vengeance. Con la scoperta di un parte di questa rete si scopre che Joanovici aveva finanziato la fuga in Inghilterra di disertori e prigionieri francesi attraverso la succursale della sua azienda a La Rochelle. Verso la liberazione Joanovici finanzia il gruppo partigiano Honneur de la police, interno alla prefettura di polizia di Parigi, oltre che gruppi comunisti. Denuncia inoltre membri della Gestapo francese di sua conoscenza e consente l'arresto di Pierre Bonny e Henri Lafont il 13 agosto 1944.

Dopo la guerra viene arrestato e interrogato diverse volte per i suoi affari con i nazisti ma viene sempre rilasciato. Roger Wybot, direttore della DST, disse che Joanovici godeva della protezione della prefettura della polizia. Partecipa inoltre a diversi processi testimoniando contro collaborazionisti di grosso calibro. Per questa ragione e per aver finanziato il gruppo partigiano Honneur de la police viene premiato con la Médaille de la Résistance.

Nel 1947, dopo essere tornato da una fuga all'estero, si consegna alla polizia e viene incarcerato al carcere de La Santé. Nel 1949 si celebra il processo a Joanovici accusato di collaborazionismo economico. Viene condannato a cinque anni ma viene liberato già nel 1952. In quanto cittadino straniero le autorità francesi cercano di espellerlo dal territorio nazionale ma nessun paese accetta di riceverlo. Viene perciò mandato lontano da Parigi con obbligo di dimora a Mende dove prova a mettersi di nuovo in affari.

Nel 1957 fugge ad Haifa ed entra in Israele con un passaporto falso. A causa del suo passato di collaboratore nazista viene espulso e incarcerato in Francia il seguente anno. A seguito di un lungo sciopero della fame e ammalato di arteriosclerosi viene liberato nel 1962 per ragioni di salute.

Muore in povertà nella sua modesta abitazione di Clichy nel 1965.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Grégory Auda, , Paris, Michalon, 2002, 254 p., ISBN 2-84186-164-3, OCLC 50493997. Réédition : Grégory Auda, , Paris, Michalon, 2013, 2ª ed., 253 p., ISBN 978-2-84186-678-6.
  • Philippe Bernert, Roger Wybot et la bataille pour la DST, Presses de la Cité, 1975.
  • Philippe Bernert, « Honneur et police », in Le roman vrai de la IIIe et de la IVe République - tome 2, s.d. Gilbert Guilleminault, Robert Laffont, collection « Bouquins », 1991.
  • Jacques Bonny, Mon père, l'inspecteur Bonny, Robert Laffont, Paris, 1975.
  • Alphonse Boudard, L'étrange Monsieur Joseph (Joseph Joanovici), Robert Laffont, Paris, 1998.
  • Jacques Delarue, Trafic et crimes sous l’Occupation, Fayard, 1968.
  • André Goldschmidt, L'affaire Joinovici : collaborateur, résistant... et bouc émissaire, Toulouse, Privat, 2002.
  • Historia, numéros hors-série 26 & 27, « La Gestapo en France », Tallandier, Paris, 1972.
  • Roger Maudhuy, Les Grands procès de la Collaboration, Lucien Souny, 2009.
  • Henry Sergg (un nom de plume de Serge Jacquemard), Paris Gestapo, Laffont, Bonny et les autres, Jacques Grancher, 1989.
  • Henry Sergg, Joinovici : l'empire souterrain du chiffonnier milliardaire, Fleuve noir, 2003.
  • Dominique Venner, Histoire de la collaboration, Pygmalion, Paris, 2002.
  • Pierre Boutang, La République de Joinovici, Amiot-Dumont, 1949.
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