Isola di Sehel

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Isola di Sehel
Stele iscritte dell'isola di Sehel.
Geografia fisica
Localizzazionefiume Nilo
Coordinate24°03′33″N 32°52′16″E / 24.059167°N 32.871111°E24.059167; 32.871111
Geografia politica
StatoBandiera dell'Egitto Egitto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Egitto
Isola di Sehel
Isola di Sehel
voci di isole dell'Egitto presenti su Wikipedia
Isola di Sehel
CiviltàCiviltà egizia
UtilizzoTempio
Epoca300 a.C.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Egitto Egitto
GovernatoratoAssuan
Altitudine114 m s.l.m.
Amministrazione
EnteCommunity Society of Sehel Island
ResponsabileNimery
Mappa di localizzazione
Map

L'Isola di Sehel è un'isola ed un sito archeologico egiziano, a 4 km da Assuan.

Del gruppo di isole fa parte anche l'isola di File. Il nome antico dell'isola è:

S22
t t
O49

sṯyt - Setit

L'isola, luogo di culto principalmente di Anuqet, figlia del dio Khnum, è dominata da due colline rocciose, coperte da oltre duecento iscrizioni e stele, risalenti in parte all'Antico Regno: queste erano dedicate agli dei, soprattutto da parte delle spedizioni che salivano o scendevano la Prima Cateratta del Nilo, per ringraziarli del buon esito del viaggio.

La più celebre stele, posta sulla parte alta della collina orientale, è la cosiddetta Stele della carestia, inizialmente attribuito al faraone Djoser (III dinastia) per i sette anni di carestia[1] del suo regno dovuti all'abbassamento delle acque del Nilo.

In realtà studi recenti hanno provato che la stele è stata realizzata dai sacerdoti del dio Khnum di Elefantina del periodo tolemaico per rivendicare le terre a loro concesse a suo tempo dal faraone Djoser.

Oggi l'isola è abitata da nubiani raggruppati in un caratteristico villaggio. Il Signor Nimery, un trentenne, guida una organizzazione - Community Society of Sehel Island - che cerca di migliorare le condizioni di vita sull'isola, tramite contributi di benefattori. Finora ha ottenuto una collaborazione svizzera per il miglioramento del ritiro dei rifiuti del villaggio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La tradizione vuole che il faraone risolse il problema donando terre al Tempio di Khnum; la carestia è comunque documentata da alcuni frammenti nel complesso della Piramide di Unis a Saqqara e da testi autobiografici dalla tomba di Ankhtifi ad el-Mahalla

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maurizio Damiano-Appia, Dizionario enciclopedico dell'antico Egitto e delle civiltà nubiane, Mondadori, ISBN 88-7813-611-5
  • Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto, vol. II, Ananke, ISBN 88-7325-115-3
  • Margaret Bunson, Enciclopedia dell'antico Egitto, Fratelli Melita Editori, ISBN 88-403-7360-8

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