Inawentu

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Inawentu
Ricostruzione artistica
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
SuperordineDinosauria
OrdineSaurischia
Sottordine†Sauropodomorpha
Infraordine†Sauropoda
Clade†Macronaria
Clade†Titanosauria
Clade†Eutitanosauria
GenereInawentu
Filippi et al., 2023
Nomenclatura binomiale
†Inawentu oslatus
Filippi et al., 2023

Inawentu (il cui nome tradotto dal mapudungun significa "imitatore") è un genere estinto di dinosauro sauropode titanosauro vissuto nel Cretaceo superiore, circa 86–83 milioni di anni fa (Santoniano), in quella che oggi è la Formazione Bajo de la Carpa in Argentina. Il genere contiene un'unica specie, I. oslatus, nota per uno scheletro parzialmente articolato che comprende anche il cranio. Il muso squadrato di Inawentu mostra caratteristiche convergenti con quelle dei rebbachisauridi.[1]

Scoperta e denominazione[modifica | modifica wikitesto]

L'esemplare olotipo di Inawentu, MAU-Pv-LI-595, venne scoperto nei sedimenti della Formazione Bajo de la Carpa (Gruppo Neuquén) vicino a Rincón de los Sauces nella Provincia di Neuquén, Argentina. L'esemplare è costituito da uno scheletro parzialmente articolato, compreso un cranio quasi completo, tutte le vertebre dall'atlante all'estremità del sacro (che comprende dodici vertebre cervicali, dieci dorsali e sei sacrali) ed entrambi gli ileo.[1] L'esemplare MAU-Pv-LI-595 è uno dei pochi esemplari di titanosauro conosciuti che conserva un collo completo, nonché uno dei pochissimi provvisti di cranio.[2]

Nel 2016, il ritrovamento è stato presentato in una conferenza in Argentina.[2][3] Nel 2023, Filippi et al. descrisse Inawentu oslatus come un nuovo genere e specie di sauropode titanosauro basato su questi resti fossili. Il nome generico, Inawentu, deriva da una parola Mapundungun che significa "imitare", in riferimento alla forma del muso dell'animale che mostra caratteristiche convergenti a quelle dei rebbachisauridi. Il nome specifico, oslatus, unisce le parole latine os che significa "bocca", e latus che significa "largo".[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il cranio di Inawentu mostra diverse somiglianze convergenti con i rebbachisauridi, come Nigersaurus, come un muso largo e squadrato fortemente ricurvo verso il basso. Il collo di Inawentu era costituito da sole dodici vertebre, meno che in qualsiasi altro titanosauro conosciuto.[1] MCT 1487-R, un esemplare forse riferibile a Uberabatitan[4], ne possedeva tredici, Futalognkosaurus quattordici, e Rapetosaurus diciassette. Pertanto, Inawentu potrebbe aver avuto un collo proporzionalmente più corto rispetto alla maggior parte dei titanosauri. Gli archi centrali e neurali del collo e delle vertebre posteriori sono altamente modificati, il che suggerisce che il collo sarebbe stato capace di movimenti multidirezionali. Come nella maggior parte dei titanosauri, il resto della colonna vertebrale era composta da dieci vertebre dorsali e sei sacrali. I fianchi erano più stretti che in altri titanosauri come Saltasaurus e Neuquensaurus.[1]

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Filippi et al. (2023) recuperarono Inawentu come membro di un clade precedentemente non riconosciuto di eutitanosauri dal muso squadrato, che chiamarono "Clade A", come taxon gemello di Antarctosaurus. I loro risultati differiscono da molti studi precedenti, che di solito trovano una stretta relazione tra lognkosauri e rinconsauri, ma risultati simili erano stati precedentemente ritrovati da Gorscak e O'Connor, nel 2016.[1][5] I risultati delle loro analisi filogenetiche sono mostrati nel cladogramma qui sotto:[1]

Titanosauria

Andesaurus

Sarmientosaurus

Epachthosaurus

Eutitanosauria

Notocolossus

Lognkosauria

Lithostrotia

"Clade A"

Baalsaurus

Bonitasaura

Inawentu

Antarctosaurus

Narambuenatitan

Uberabatitan

Brasilotitan

Rinconsauria

Aeolosaurini

Paleoecologia[modifica | modifica wikitesto]

La Formazione Bajo de la Carpa, dove è stato ritrovato Inawentu, preserva un ecosistema che comprende altri titanosauri, inclusi altri membri del "Clade A": Bonitasaura, Rinconsaurus e Overosaurus.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g (EN) Leonardo S. Filippi, Rubén D. Juárez Valieri, Pablo A. Gallina, Ariel H. Méndez, Federico A. Gianechini e Alberto C. Garrido, A rebbachisaurid-mimicking titanosaur and evidence of a Late Cretaceous faunal disturbance event in South-West Gondwana, in Cretaceous Research, 2023, DOI:10.1016/j.cretres.2023.105754, ISSN 0195-6671 (WC · ACNP).
  2. ^ a b Michael P. Taylor, Almost all known sauropod necks are incomplete and distorted, in PeerJ, vol. 10, 24 gennaio 2022, DOI:10.7717/peerj.12810, ISSN 2167-8359 (WC · ACNP), PMC 8793732.
  3. ^ L. S. Filippi, R. D. Juárez Valieri, P. A. Gallina, A. H. Méndez, F. A. Gianechini e A. C. Garrido, A new titanosaur specimen with highly derived skull from the Santonian of northern Patagonia, Argentina, in 11 Congreso de la Asociación Paleontológica Argentina., 2016.
  4. ^ Julian C. G. Silva Junior, Thiago S. Marinho, Agustín G. Martinelli e Max C. Langer, Osteology and systematics of Uberabatitan ribeiroi (Dinosauria; Sauropoda): a Late Cretaceous titanosaur from Minas Gerais, Brazil, in Zootaxa, vol. 4577, n. 3, 8 aprile 2019, pp. 401, DOI:10.11646/zootaxa.4577.3.1, ISSN 1175-5326 (WC · ACNP). URL consultato il 13 febbraio 2021.
  5. ^ Eric Gorscak e Patrick M. O‘Connor, Time-calibrated models support congruency between Cretaceous continental rifting and titanosaurian evolutionary history, in Biology Letters, vol. 12, n. 4, 30 aprile 2016, pp. 20151047, DOI:10.1098/rsbl.2015.1047, ISSN 1744-9561 (WC · ACNP), PMC 4881341.
  6. ^ Pablo A. Gallina, Bernardo J. González Riga e Leonardo D. Ortiz David, Time for Giants: Titanosaurs from the Berriasian–Santonian Age, in South American Sauropodomorph Dinosaurs, Cham, Springer International Publishing, 2022, pp. 299–340, ISBN 978-3-030-95958-6.

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