Coordinate: 38°34′49″N 22°54′57″E

Iampoli

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Iampoli
Localizzazione
Stato attuale Bandiera della Grecia Grecia
Coordinate 38°34′49″N 22°54′57″E
Cartografia
Mappa di localizzazione: Grecia
Iampoli
Iampoli

Iampoli (in greco antico: Ὑάμπολις?, Hyámpolis) è stata una città della Focide nell'antica Grecia. Alcune fonti antiche indicano che la città era chiamata semplicemente Hya.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Iampoli giaceva in una valle nella zona est della Focide, a circa otto chilometri da Abe, a nord-ovest di Orcomeno e a sud ovest di Atalanti. La città è citata nell'Iliade di Omero (Catalogo delle navi).[2] Ad oggi sono rimasti soltanto un muro del IV secolo a.C. e alcuni altri resti. William Martin Leake nel XIX secolo ha descritto il sito archeologico come segue:[3]

(EN)

«The entire circuit of the fortifications is traceable, but they are most complete on the western side. The masonry is of the third order, nearly approaching to the most regular kind. The circumference is about three-quarters of a mile. The direct distance to this ruin from the summit of Abae is not more than a mile and a half in a north-west direction. Below Vogdháni, on the side of a steep bank which falls to the valley of Khúbavo, a fountain issuing from the rock is discharged through two spouts into a stone reservoir of ancient construction, which stands probably in its original place.»

(IT)

«L'intero perimetro delle fortificazioni risulta tracciabile, ma sono più complete sul lato occidentale. La muratura è del terzo ordine, avvicinandosi al genere più regolare. La circonferenza è di circa 1 200 metri. La distanza di queste rovine dalla vetta del monte Abe non è più di 2 500 metri in direzione nord-ovest. Sotto Vogdháni, sul fianco di una riva scoscesa che scende alla valle di Khúbavo, una fontana che scaturisce dalla roccia si scarica, attraverso due beccucci, in un serbatoio di pietra di antica costruzione, che si trova probabilmente al suo posto originale.»

Nella tradizione antica, si dice che la città sia stata fondata da Iante dopo la sua espulsione dalla Beozia.[4] Ancora uno scolio su Oreste di Euripide menziona Iamo, figlio di Licoreo, come eponimo fondatore di Iampoli.[5]

Iampoli era situata nei pressi della strada principale che, da nord, andava verso la Grecia centrale,[6] all'ingresso della valle che formava un agevole passaggio tra Locride, Focide e Beozia. Pertanto, la città era di importanza strategica e veniva spesso citata nelle opere di storia militare.

Nel 480 a.C., durante le guerre persiane, la città fu distrutta dall'esercito di Serse.[7] Nel 395 a.C., i Beoti assediarono la città, ma non riuscirono a saccheggiarla. Nel 371 a.C., Giasone, tiranno di Fere, distrusse la città bassa non protetta (a volte identificata con il villaggio di Cleone) mentre stava tornando dalla Beozia dopo la Battaglia di Leuttra.[8] Nel 346 a.C. la città subì un altro attacco, questa volta ad opera di Filippo il Macedone, che la distrusse; Pausania afferma che le rovine dell'antica agorà, un piccolo edificio adibito a camera di consiglio, e il teatro erano ancora visibili al suo tempo, essendo sopravvissuti alla distruzione di Filippo.[9] Scavi archeologici eseguiti agli inizi del XX secolo non hanno consentito di trovare alcunché.[10] Dopo la ricostruzione, la città venne nuovamente conquistata nel 198 a.C. da Tito Quinzio Flaminino[11] e cadde sotto il dominio di Roma. Adriano aveva costruito una stoà in città;[9] l'imperatore Settimio Severo è menzionato in un'iscrizione locale. Pausania osserva che il solo pozzo di tutta la città era l'unica fonte di acqua dolce per i cittadini a meno che non fossero in grado di raccogliere l'acqua piovana.[9] Si dice che questo pozzo era una grande cisterna di ellenistica scoperta nel sito.[12]

Cinque chilometri a nord di Iampoli, vicino a Kalapodi, sono state ritrovate rovine di un santuario dedicato ad Artemide Elaphebolos.[13] Artemide Elaphebolos era la dea principale della zona e veniva festeggiata con le Elafebolie. Sulla base di iscrizioni presenti su offerte votive, le più antiche strutture del santuario possono essere datate al periodo geometrico. Nel 575/550 a.C., il tempio venne ricostruito in stile classico e nel 426 a.C. venne danneggiato da un terremoto. I danni vennero riparati alla fine del secolo.

La città è stata popolata e il santuario utilizzato dai tempi dell'Impero Romano. Nelle vicinanze del santuario è stato trovato un luogo di sepoltura del periodo bizantino.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Strabone, Geografia, 9. 3. 15; Diodoro Siculo, Bibliotheca historica, 16. 56. 1
  2. ^ Iliade 2. 521
  3. ^ Travels in Northern Greece (1835), vol. 2, pp. 167 e seguenti come in Smith, vol. 1 p. 1099
  4. ^ Strabone, Geografia, 9. 2. 3; 9. 3. 15
  5. ^ Scolia su Euripide, Oreste, 1094
  6. ^ Pausania, Descrizione della Grecia 10. 35. 5: sulla strada che congiunge Orcomeno e Opus. Cf. Strabone. 9. 2. 42
  7. ^ Erodoto, Storie, 8. 33
  8. ^ Senofonte, Hellenica, 6. 4. 27
  9. ^ a b c Paus. 10. 35. 6
  10. ^ Realencyclopädie, ss. 19 - 20
  11. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, 32. 18
  12. ^ Realencyclopädie, p. 20, riferentesi a Leake, Northern Greece 169, vedi quote sopra.
  13. ^ Il tempio è menzionato in Pausania. 10. 35. 7.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DE) Felix Bölte, Hyampolis, in Paulys Realencyclopädie der Classischen Altertumswissenschaft, vol. IX,1, Stoccarda, 1914, col. 17–22.
  • (DE) Ernst Meyer, Hyampolis, in Der Kleine Pauly, vol. 2, Stoccarda, 1967, col. 1255 f.
  • R. C. S. Felsch: Kalapodi. Bericht über die Grabungen im Heiligtum der Artemis Elaphebolos und des Apollon von Hyampolis. In: Archäologischer Anzeiger 1987, S. 1–26.
  • R. C. S. Felsch: Kalapodi. Ergebnisse der Ausgrabungen im Heiligtum der Artemis und des Apollon von Hyampolis in der antiken Phokis I. Mainz 1996.

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