I Pitard

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I Pitard
Titolo originaleLes Pitards
AutoreGeorges Simenon
1ª ed. originale1934
1ª ed. italiana1937
Genereromanzo
Lingua originalefrancese
Ambientazionenei mari del nord
ProtagonistiÉmile Lannec
Coprotagonistisua moglie Mathilde Pitard
Altri personaggiGeorges Moinard, Paul Lenglois, Campois, Jallu

I Pitard è un romanzo di Georges Simenon, titolo originale Les Pitard, scritto a Marsilly e pubblicato per la prima volta in 5 puntate su «Les Annales», nn. 2516-2520 dal 15 ottobre al 10 dicembre 1934, quindi in volume presso Gallimard nel 1935.

In italiano è uscito da Mondadori nel 1937 ("Libri arancio"), tradotto da Guido Cantini e quindi da Eliana Vicari per la Adelphi di Milano nel 2000 ("gli Adelphi" n° 178).

Il libro fece dichiarare a Louis-Ferdinand Céline di voler essere un lettore ammirato di Simenon[1].

Nel 1938 lo stesso Simenon con André Allehaut ne scrisse un adattamento radiofonico dal titolo À bord du «Tonnerre-de-Dieu»

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il capitano Émile Lannec, dopo anni a servizio di altri, finalmente naviga a bordo della sua nave appena acquistata (grazie ai soldi della suocera), la "Tonnerre-de-Dieu" (nella trad. di Adelphi "Fulmine del Cielo"), da Rouen a Reykjavík. La presenza a bordo della moglie Mathilde Pitard però produce scompiglio nell'equipaggio. I due litigano: lei è accusata di volerlo controllare, e insomma, di essere una Pitard. Lei lo provoca raccontandogli di un certo Marcel, violinsita che la corteggiava a Caen. Finisce che lei si chiude in cabina, dove però comincia a soffrire di mal di mare. Arrivati ad Amburgo l'atmosfera a bordo è ormai insopportabile: i marinai e lo stesso Lannec fanno salire a bordo due donne, Anna ed Else, e bevono. Durante il resto del viaggio si scatena una burrasca. Moglie e marito continuano a litigare: lei lo accusa di voler dilapidare i soldi della propria famiglia. La nave intanto raccoglie un SOS da un'altra nave, ma durante il soccorso, nella confusione della tempesta, Mathilde cade o si getta in mare e muore. Dopo essere rientrati in porto e durante i funerali Lannec ammette a sé stesso che nonostante litigassero sempre e non avrebbe dovuto permetterle di partire con lui, in fondo l'amava.

Edizioni italiane[modifica | modifica wikitesto]

  • Georges Simenon, I Pitard, trad. di Guido Cantini, Mondadori, Milano 1937
  • Georges Simenon, I Pitard, trad. di Guido Cantini, Mondadori/I Libri del Pavone,1957
  • Georges Simenon, I Pitard, trad. di Eliana Vicari, Adelphi, Milano 2000 ISBN 9788845915710

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ "Se ne dovrebbe parlare ogni giorno", disse. cfr. Pierre Assouline, Simenon, Folio Gallimard, Paris 1996, p. 327.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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